Mazara del Vallo
Scoperta truffa al sistema sanitario, indagato un farmacista nel Trapanese
Coinvolta anche una collaboratrice
Redazione11 Febbraio 2025 - Cronaca
  • Cronaca

    Mazara del Vallo  – Scoperta dalle fiamme gialle una truffa ai danni del servizio sanitario. Militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Trapani hanno concluso un’indagine coordinata dalla Procura della Repubblica di Marsala relativa a una truffa in danno del Servizio Sanitario Nazionale  

    I finanzieri hanno denunciato un farmacista e una dipendente accusati di truffa e falsità materiale nei confronti del sistema sanitario nazionale.

    Le indagini

    Le indagini portate avanti dagli investigatori delle fiamme gialle della Tenenza di Mazara hanno scoperto che il  professionista avrebbe simulato la cessione di farmaci a ignari pazienti, falsificando le relative prescrizioni mediche per beneficiare in modo illegittimo dei rimborsi del servizio sanitario nazionale per circa 5 mila euro.

    Scoperto con gli scatoloni pieni di medicine

    Il professionista è stato bloccato in auto dai militari della tenenza di Mazara del Vallo con uno scatolone pieno di medicine senza i bollini farmaceutici, le cosiddette fustelle. Anche in casa sono stati trovati altri medicinali non consegnati ai pazienti.

    Il ricettario ha fatto scoprire la truffa

    Nei controlli con le ricette elettroniche sarebbe stato accertato il raggiro. I farmaci trovati appartengono, infatti, alla categoria “A”, cioè sono classificati come essenziali e a totale carico del sistema sanitario, permettendo ai pazienti, grazie alla prescrizione medica, di godere dell’esenzione dal pagamento del cosiddetto “ticket”.

    La giustificazione del professionista

    Il professionista, nel vano tentativo di giustificare quanto successo ha regalato farmaci ai pazienti indicati nelle false prescrizioni mediche, facendo loro firmare apposite dichiarazioni in cui si asseriva che vi erano stati degli errori nell’emissione delle ricette oggetto delle indagini.




  • Trapani
    La Polizia arresta presunto molestatore seriale
    L’arrestato, un quarantacinquenne senza fissa dimora
    Redazione8 Febbraio 2025 - Cronaca
  • Arrestato a Marsala un extracomunitario responsabile dell'aggressione subita da un 19enne Cronaca

    Trapani – Personale della Squadra Mobile della Questura di Trapani, su disposizione della Procura della Repubblica di Trapani, ha eseguito una ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal G.I.P. del Tribunale, nei confronti di un uomo indagato per una presunta violenza sessuale.

    Il trapanese agiva a bordo degli autobus, scegliendo le linee più frequentate dagli studenti, talvolta anche minorenni, tentando approcci di naturale sessuale strusciandosi sui passeggeri. Una giovanissima vittima ha trovato il coraggio di raccontare ai familiari e poi agli investigatori della Polizia quanto accaduto sull’autobus, di ritorno da scuola.

    L’indagine, che ha trovato riscontri e conferme nelle preziose testimonianze di altri passeggeri, presenti al momento dell’accaduto, ha fatto emergere un quadro preoccupante di molestie perpetrate dall’uomo in pieno giorno.

    I poliziotti sono riusciti, sulla base della descrizione della vittima e dei testimoni, ad individuare il soggetto e, in considerazione della gravità dei fatti, su impulso della Procura della Repubblica di Trapani e in esecuzione di un ordine di carcerazione, hanno proceduto al suo arresto. L’arrestato, un quarantacinquenne senza fissa dimora, in passato ha commesso fatti della stessa natura mostrandosi incline alla serialità.




  • Palermo
    Palermo, discoteca dichiara redditi per un euro ma ne aveva guadagnati oltre un milione
    La scoperta dopo una serie di attività della guardia di finanza del comando provinciale
    Redazione5 Febbraio 2025 - Cronaca
  • Cronaca

    Palermo – Dopo una approfondita indagine fiscale i finanzieri del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Palermo hanno scoperto che una discoteca del palermitano tra il 2022 e il 2023 aveva avuto ricavi non dichiarati per oltre un milione di euro. Nonostante l’ingente somma incassata, l’imprenditore aveva dichiarato ufficialmente solo un euro di reddito.

    L’indagine delle Fiamme Gialle

    L’operazione, effettuata dagli investigatori  del 2° Nucleo Operativo Metropolitano del Gruppo di Palermo, ha permesso di individuare l’anomalia grazie a un’attenta attività di controllo economico del territorio. La discoteca molto attiva nell’organizzazione di eventi pubblicizzati assiduamente anche sui social, risultava infatti non aver presentato alcuna dichiarazione dei redditi per l’anno 2023, mentre per il 2022 aveva dichiarato simbolicamente solo un euro.

    L’ispezione fiscale ha incluso anche accertamenti bancari, dai quali è emerso che nel 2022 il locale aveva generato ricavi per oltre 650 mila euro, mentre nel 2023 la somma si aggirava attorno ai 400 mila euro. Questi dati hanno rivelato un’ingente evasione fiscale da parte dell’esercente.

    Le conseguenze fiscali e le sanzioni comminate

    La Guardia di Finanza ha segnalato l’esito del controllo all’Agenzia delle Entrate, che provvederà alle contestazioni necessarie per il recupero dell’imposta evasa e l’applicazione delle relative sanzioni. Le violazioni riscontrate riguardano sia aspetti formali che sostanziali della normativa fiscale.

    “L’operazione si inserisce nel più ampio contesto delle attività di contrasto all’evasione fiscale condotte quotidianamente dalla Guardia di Finanza, volte a garantire la tutela dell’economia legale e il rispetto della concorrenza leale tra le imprese”.




  • Marsala
    Omicidio Marisa Leo, la Procura ha chiesto l’archiviazione dell’indagine
    A decidere sulla richiesta di archiviazione sarà il giudice per le indagini preliminari del tribunale di Marsala
    Redazione4 Febbraio 2025 - Cronaca
  • Cronaca

    Marsala – La procura di Marsala ha chiesto l’archiviazione dell’indagine per l’omicidio di Marisa Leo, la 39enne di Salemi, responsabile marketing e comunicazione di una cantina vinicola, che il pomeriggio del 6 settembre 2023, nelle campagne tra Marsala e Mazara del Vallo, fu uccisa a fucilate dall’ex compagno, il marsalese Angelo Reina, 42 anni, imprenditore agricolo, che qualche ora dopo si suicidò sparandosi un colpo di pistola su un viadotto dell’autostrada A29 Mazara-Palermo, nei pressi di Castellammare del Golfo.

    L’Indagine sulla Provenienza delle Armi

    La coppia aveva una bambina che all’epoca aveva quattro anni. La Procura ha chiesto l’archiviazione per «morte del reo» ma l’indagine è andata avanti a lungo perché, probabilmente, mirava anche a fare luce su come il Reina fosse riuscito a procurarsi il fucile e la pistola, non avendo licenza per detenere armi da
    fuoco. E su questo fronte l’indagine sarebbe stata contro ignoti, per l’eventuale individuazione di favoreggiatori o complici.

    La Decisione del Giudice e la Dinamica dell’Omicidio

    A decidere sulla richiesta di archiviazione sarà il giudice per le indagini preliminari del tribunale di Marsala. Leo fu uccisa dall’ex compagno in contrada Ferla, nell’azienda vivaistica della famiglia Reina. L’uomo le aveva dato appuntamento dicendo che le avrebbe riportato la bambina. E invece Angelo Reina lasciò la piccola dalla nonna e quando incontrò la sua ex le sparò almeno tre volte allo stomaco. Dopo,
    si allontanò in auto, per poi togliersi la vita.

    L’Adozione della Bambina e il Ruolo degli Avvocati

    Intanto, lo studio legale di Giacomo Frazzitta, che con gli avvocati Roberta Tranchida e Antonino Mastrantoni ha curato, nell’interesse della minore, la procedura per l’adozione della figlia della coppia, rimasta orfana di entrambi i genitori, fa sapere che esaminerà tutti gli atti che «sicuramente la Procura
    ha svolto con il massimo scrupolo» per «conoscere meglio tutti gli aspetti di questa tragica vicenda».




  • Caltanissetta
    Stragi, archiviata l’indagine per depistaggio sull’ex poliziotto Federico
    Si chiude il calvario giudiziario per Antonio Federico.
    Redazione4 Febbraio 2025 - Cronaca
  • "Incidente lavoro Francis Paulet" Cronaca

    Caltanissetta – Non c’è stato nessun tentativo di depistare le indagini da parte dell’ex poliziotto Antonio Federico. Per questo motivo il procuratore capo di Caltanissetta, Salvatore de Luca, l’aggiunto Pasquale Pacifico e la sostituta Nadia Caruso hanno chiesto e ottenuto l’archiviazione per l’ex sovrintendente di polizia in servizio al commissariato di Alcamo, ormai in quiescenza. Inizialmente indagato per depistaggio , accusa poi derubricata in false dichiarazioni al pm, Federico è stato scagionato da tutte le contestazioni.

    La vicenda

    La vicenda del poliziotto di Alcamo, assistito dagli avvocati Vito Galbo e Maurizio Miceli, incrocia il filone investigativo condotto dagli inquirenti nisseni per cercare riscontri alle dichiarazioni del collaboratore di giustizia Armando Palmieri, poi deceduto all’improvviso nel 2023. Il pentito aveva raccontato gli incontri tra l’uomo d’onore alcamese Vincenzo Milazzo ed altri esponenti, “mai identificati con certezza”, che sarebbero “appartenenti ad apparati deviati dello Stato”. Incontri che sarebbero stati “mediati dalla presenza del medico e politico alcamese Lauria Baldassarre”. Vicenda giudiziaria già conclusa con l’archiviazione per Lauria, ex senatore di Forza Italia. In questo contesto, Federico è stato nuovamente ascoltato a Caltanissetta, visto che nel corso degli anni ha raccontato a diverse procure di aver avuto “contatti di un certo rilevo con una sua fonte confidenziale, appartenente ad ambienti istituzionali”. Grazie a questa fonte ha compiuto la perquisizione a “due agenti dell’Arma dei carabinieri in servizio ad Alcamo”, in cui è stato trovato un “cospicuo arsenale illegalmente detenuto”. La “fonte confidenziale” aveva informato l’ex poliziotto che avrebbe trovato anche “una fotografia di una donna”, che avrebbe anche lei fatto parte “a non meglio definiti apparati di sicurezza dello Stato”, e che avrebbe dovuto mostrare lo scatto a chi era presente alle perquisizioni, perché “avrebbero capito”. Un elemento per i magistrati nisseni rilevante, considerato che continuano ad indagare sulle stragi e proprio in quella Capaci è stato ritrovato “un guanto in lattice contenente anche un profilo di Dna femminile di cui non è stata, ad oggi, mai chiarita la provenienza”.

    Nella richiesta di archiviazione, i magistrati di Caltanissetta scrivono anche che in seguito alle indagini delle Dda di Firenze “è emerso con certezza che l’effige fotografica rinvenuta da Federico ritraesse Rosa Belotti”, ma che la figura della donna non è “mai emersa in relazioni alle attività di indagine svolte” e “non risulta avere alcun legame con ambienti istituzionali ricollegabili ai servizi di sicurezza”. Inoltre, il Dna recuperato a Capaci e comparato con quello di Belotti “ha dato esito negativo”. La donna è indagata dalla Dda di Firenze con l’accusa di essere “l’esecutrice materiale che ha guidato la Fiat Uno grigia imbottita di esplosivo sottratta alla proprietaria (…) condotta in via Palestro per colpire il PAC (Padiglione d’Arte Contemporanea, ndr.) nell’ambito della strage a Milano del 27 luglio 1993”. Belotti ha però sempre negato il suo coinvolgimento.

    Le dichiarazioni degli avvocati difensori

    “Il decreto, – dicono i suoi avvocati Maurizio Miceli e Vito Galbo – nel fare proprie le ragioni del pubblico ministero scolpite nella richiesta di archiviazione, riconosce come il Federico nonostante abbia tenuto riserbo per tanto tempo per ragioni comprensibili, legate anche alla tutela dell’incolumità propria e dei propri cari e alla custodia delle proprie fonti, rivelandole soltanto innanzi alla Procura di Firenze, a distanza di anni, condividendo il proprio ingombrante sapere. Soltanto dopo le dichiarazioni rese agli inquirenti fiorentini, infatti, – aggiungono – è stato iscritto un procedimento penale con questa accusa decisamente infamante, dissoltasi dopo aver rinnovato la propria disponibilità ad essere interrogato e chiarire i contorni di questo incandescente patrimonio conoscitivo a seguito di un interrogatorio fiume di oltre cinque ore nella sede della Direzione Nazionale Antimafia, compulsato da due eminenti procuratori, di Firenze e di Caltanissetta”. Federico, peraltro, ha cercato, per quanto possibile, di chiarire alcuni aspetti che le autorità vaglieranno ai fini del buon esito delle indagini. “Un servitore dello Stato – puntualizzano – che ha rivelato quanto di sua conoscenza alla procura fiorentina senza indugi e senza sospettare di poter essere indagato per questo, di propria sponte, ci teniamo a sottolinearlo. Adesso il Federico è un uomo libero- concludono i suoi avvocati – tanto da censure penali quanto dal peso di alcuni segreti su vicende così rilevanti della parte più tragica della storia nazionale”.




  • Palermo
    Covid: mascherine fuorilegge, sequestro da 10 milioni di euro della Finanza
    Tre le persone indagate due le società coinvolte
    Redazione3 Febbraio 2025 - Cronaca
  • Cronaca

    PALERMO – Quattro anni fa la pandemia. Oggi la guardia di Finanza del comando provinciale di Palermo, dopo una serie di indagini ha sequestrato beni e disponibilità finanziarie per oltre 10 milioni di euro nei confronti di due società, con sede a Palermo e in provincia di Enna, e dei rispettivi amministratori.

    I finanzieri hanno accertato che le mascherine anti Covid non sarebbero state conformi agli standard di sicurezza, mentre i documenti che ne certificavano la qualità sarebbero stati contraffatti.

    I nomi degli indagati

    Gli indagati per frode nelle pubbliche forniture sono Carmelo Grassia della “Keiwell Solution Italia srl” di Troina e due cittadini di origine indiana Gupta e Dipyn Fankay della “Italia Paramount Strategies” di Palermo.

    I finanzieri del Nucleo di polizia economico-finanziaria avrebbero riscontrato “significative irregolarità in relazione a numerose forniture di mascherine chirurgiche e dispositivi di protezione individuale” vendute al Dipartimento della Protezione civile della Regione siciliana durante l’emergenza Covid.

    Secondo l’accusa, pur di massimizzare i propri guadagni i tre indagati avrebbero fornito “prodotti non conformi ai previsti standard di sicurezza, producendo a corredo documentazione viziata da gravi lacune e contraffatta”. Nel periodo dell’emergenza Coronavirus la guardia di finanza aveva sequestrato 35 milioni di pezzi insicuri, di cui due milioni forniti dalle due società colpite dal sequestro.

    “L’operazione di oggi testimonia la costante attenzione e l’impegno profuso dalla guardia di finanza, nell’ambito delle indagini delegate dalla Procura della Repubblica di Palermo – si legge in una nota del comando provinciale – nel contrasto agli illeciti ai danni della pubblica amministrazione che incidono sulla qualità dei servizi forniti ai cittadini, mettendo a rischio, in taluni casi, la sicurezza e la salute degli stessi”.

     




  • Alcamo
    Riesame respinge scarcerazione dell’ex senatore Papania e dell’ex vicesindaco di Alcamo Perricone
    Per i giudici del riesame che hanno confermato il carcere rimangono valide le misure cautelari imposte dal giudice per le indagini preliminari
    Redazione2 Febbraio 2025 - Cronaca
  • Papania e Perricone Cronaca

    Alcamo – Rimangono in carcere l’ex senatore del Pd l’alcamese Nino Papania e l’ex vicesindaco di Alcamo, Pasquale Perricone, entrambi coinvolti nell’operazione della squadra Mobile di Trapani Eirene accusati di scambio politico-mafioso. Il Tribunale del Riesame di Palermo infatti ha respinto il ricorso presentato dagli avvocati dei due ex politici con il quale chiedevano una misura meno afflittiva: la detenzione domiciliare. I legali infatti nel ricorso sostenevano che: “non sussistessero elementi di inquinamento delle prove né pericolo di reiterazione del reato o rischio di fuga”. Il Riesame però ha confermato il carcere, ritenendo valide le misure cautelari imposte dal giudice per le indagini preliminari. Appena i legali conosceranno le motivazioni presenteranno ricorso in Cassazione. Già la Suprema Corte aveva rigettato, il primo ricorso per la scarcerazione, presentato dai difensori subito dopo gli arresti avvenuti lo scorso 15 settembre.

    L’operazione Eirene

    L’operazione Eirene, effettuata ad Alcamo e Calatafimi Segesta dalla squadra Mobile di Trapani e coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Palermo, riguardava un presunto sistema di scambio elettorale tra politica e mafia in occasione delle elezioni regionali del 2022. Secondo l’accusa, Papania e Perricone avrebbero garantito sostegno elettorale in cambio di favori, coinvolgendo esponenti del clan mafioso locale. Le accuse a vario titolo (nell’inchiesta finirono indagati anche altre persone)  vanno dall’associazione mafiosa, all’estorsione, detenzione di armi e su alcuni episodi di voto di scambio politico-mafioso per le elezioni regionali del 2022.  Papania e Perricone in particolare sono indagati solo per voto di scambio politico-mafioso (art. 416 ter).

    Gli altri indagati

    Intanto dopo la consegna dell’avviso di conclusione indagini, avvenuta lo scorso dicembre, si attende la fissazione dell’udienza preliminare per l’eventuale rinvio a giudizio e quindi a seguire la data di inizio del processo che potrebbe arrivare subito dopo l’estate. Udienza preliminare che vedrà davanti al Gip tredici indagati coinvolti nell’operazione Eirene. I due ex esponenti politici alcamesi sono in carcere al Pagliarelli di Palermo.

     




  • Castellammare del Golfo
    Si finge carabiniere e truffa una anziana. Scoperto viene arrestato da veri carabinieri
    E' accaduto a Castellammare del Golfo, in manette un pregiudicato napoletano
    Redazione1 Febbraio 2025 - Cronaca
  • Cronaca

    Castellammare del Golfo – In manette con l’accusa di truffa aggravata e sostituzione di persona un 49enne pregiudicato napoletano. L’uomo è stato arrestato dai carabinieri di Castellammare del Golfo che hanno eseguito un’ordinanza di misura cautelare degli arresti domiciliari, emessa dal Tribunale di Trapani.
    Il provvedimento scaturisce da un’indagine scattata dopo la denuncia presentata, lo scorso mese di ottobre, da una donna di 78 anni che aveva subito una truffa col metodo del sedicente Carabiniere e del finto incidente stradale di un familiare.

    Il contatto telefonico

    La donna sarebbe stata contattata di buon mattino da un soggetto che, qualificatosi quale maresciallo dei carabinieri, le aveva richiesto soldi o monili in oro per risarcire la vittima di un finto incidente stradale causato dal figlio. Immediatamente si era quindi presentato a casa dell’anziana un complice (l’odierno arrestato) a cui la donna aveva poi consegnato monili in oro per un ammontare di circa 5000 euro.
    La signora quindi aveva finalmente contattato il proprio figlio e qui l’amara sorpresa era stata  truffata e quindi la conseguente denuncia ai carabinieri.

    Contributo delle immagini della videosorveglianza

    Grazie alla visione delle immagini di impianti di videosorveglianza pubblici e privati, i militari dell’arma sono riusciti ad individuare l’autore della truffa che è stato ora ristretto agli arresti domiciliari presso la propria abitazione di Caivano (NA).

    L’Arma dei Carabinieri di Trapani, coordinata dalla Procura, ha svolto nei mesi scorsi diverse attività di contrasto al fenomeno delle truffe ai danni di anziani che hanno consentito di arrestare 3 persone in flagranza e denunciare numerose persone.

    L’impegno costante dei Carabinieri

    Continua a rimanere alto l’impegno dell’Arma anche sotto il profilo della prevenzione, con incontri da parte dei militari nei circoli ricreativi, associativi e nelle parrocchie per informare la cittadinanza del rischio e delle modalità con cui vengono perpetrate queste truffe.




  • Alcamo
    “EQUALIZE”: parte da Alcamo l’inchiesta sul dossieraggio che ha raccolto migliaia di dati sensibili
    Il vaso di Pandora scoperchiato anche grazie all’attenta analisi di un avvocato di Alcamo
    Redazione28 Gennaio 2025 - Cronaca
  • Equalize dossieraggio dati sensibili Cronaca

    Alcamo – Parte dalla città di Alcamo il dossieraggio della società Equalize che, a livello nazionale, ha raccolto migliaia di dati sensibili persino sulle più alte cariche di Stato.

    Il vaso di Pandora è stato scoperchiato anche grazie all’attenta analisi di un avvocato di Alcamo. È stato infatti Vincenzo Abate a depositare in Procura la denuncia querela contro il primo report venuto fuori e citato negli atti delle indagini dell’attività di dossieraggio industriale di Equalize: un network di presunte spie guidato dall’ex super poliziotto Carmine Gallo, braccio operativo di Enrico Pazzali, il presidente di Fondazione Fiera.

    La Dda di Milano

    Per la Dda di Milano la società riconducibile al gruppo di hacker avrebbe fabbricato dossier attraverso dati e informazioni segrete per incassare milioni di euro di profitti illeciti raccogliendo migliaia di dati persino sulle più alte cariche di Stato.

    Da dove nasce l’indagine

    Vincenzo Abate, 43 anni, avvocato di Alcamo e of counsel dello studio legale Lexia, due anni fa presentò una denuncia-querela per conto dell’imprenditore del settore petrolifero Francesco Mazzagatti, tirato in ballo dal report del 25 ottobre 2021 firmato dall’amministratore delegato di Equalize, Carmine Gallo. Da quella denuncia il sistema illecito di spionaggio inizia ad incrinarsi: Abate denuncia all’autorità giudiziaria l’esistenza di delitti contro l’amministrazione della giustizia, nonché il reato di diffamazione aggravata. Il documento prodotto dalla società d’investigazioni di Milano era un insieme di asserzioni ambigue ed allusive. Da questo parte l’inchiesta nazionale. Il report predisposto ad hoc da Equalize, su specifico incarico di Eni, indica presunti rapporti commerciali tra l’avvocato Piero Amara e Mazzagatti. Come accertato dai Pm, le valutazioni contenute nel documento provenivano da “materiale illecitamente acquisito” e modificato per denigrare l’immagine dei target dell’indagine farlocca. Tanto che Gallo -dal colloquio captato dagli inquirenti nel corso delle indagini- al tecnico informatico Samuele Calamucci (entrambi arrestati nell’inchiesta milanese su Equalize) dice: «non vorrei magari che poi facciamo la stessa cosa che abbiamo fatto con Eni, ci troviamo nei guai» facendo specifico riferimento alle conseguenze della denuncia sporta proprio dall’avvocato Abate.

    L’avvocato Abate: «I primi dire che l’attività investigativa era dubbia»

    «Siamo stati i primi ad inculcare negli inquirenti il dubbio che il contenuto dell’attività investigativa della Equalize non fosse genuino, così come avevamo accertato dallo studio degli atti acquisiti nell’ambito del cosiddetto “complotto Eni” -spiega l’avvocato Vincenzo Abate. Abbiamo quindi subito denunciato i fatti alla Procura di Milano ed a quella di Terni». Da qui parte l’inchiesta e viene fuori la vicenda Equalize: un network di spie che aveva rapporti con mafie e servizi segreti anche esteri, con raccolte informative ed innumerevoli intrusioni illegittime su server e banche dati come è emerso nell’inchiesta della DDA di Milano

    La punta di un pericoloso iceberg che ha cominciato a sciogliersi grazie alla fiamma del dubbio accesa dall’avvocato siciliano

    «Le informazioni contenute nel report erano prive di ogni aggancio documentale e quindi integravano il reato di diffamazione. L’indagine della D.D.A. ha avuto il merito di appurare come i dati trovati su Mazzagatti, e su tutti gli altri “bersagli” politici, istituzionali ed imprenditoriali dell’agenzia, erano il frutto di una sistematica attività di violazione del server dell’agenzia delle entrate, ma circostanza ancor più grave– conclude l’intuitivo avvocato Abate-, dei data base e dei server delle forze di polizia».

     




  • Trapani
    Archiviata la posizione dell’oncologo Filippo Zerilli. Il suo nome associato a quello di Matteo Messina Denaro.
    La vicenda è relativa ad una visita presso l’UOC del Sant'Antonio Abate segnata 9 dicembre 2020
    Redazione28 Gennaio 2025 - Cronaca
  • Archiviazione oncologo Trapani Zerilli Cronaca

    Trapani – Arriva l’archiviazione per  l’oncologo trapanese Filippo Zerilli primario del reparto di oncologia dell’ospedale Sant’Antonio Abate del capoluogo. Zerilli era stato  indagato nel febbraio del 2023 nell’ambito dell’inchiesta sui favoreggiatori del boss castelvetranese.

    Per il medico ora, è arrivata l’archiviazione. Fin da subito l’oncologo con una nota personale aveva cercato di chiarire la sua posizione. “Non ho mai conosciuto Andrea Bonafede prima del suo ingresso in ospedale né ho avuto con lui contatti personali per fissare la visita oncologica”. Per l’accusa però Zerilli avrebbe sottoposto il boss ad alcuni esami legati alla sua malattia. Anche in questo caso come poi si scoprirà per altre visite e prescrizioni, Matteo Messina Denaro si sarebbe presentato con il falso nome di Andrea Bonafede.

    “Ho sempre esercitato la professione con scienza e coscienza – si era difeso l’oncologo – e non fa eccezione quanto accaduto in relazione al paziente Andrea Bonafede per il quale, il 3 dicembre 2020, in risposta a una richiesta di visita oncologica della Chirurgia di Mazara del Vallo, supportata da un referto istologico del laboratorio di Anatomia patologica dell’ospedale di Castelvetrano del 24 novembre 2020, è stata fissata all’Unità operativa che dirigo, segnata nell’agenda di reparto il 9 dicembre 2020. Non vi è altra documentazione, a mia conoscenza, dalla quale risulti la presenza del paziente Andrea Bonafede all’ospedale di Trapani”. Ora può tirare un sospiro di sollievo l’incubo è finito.




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