Alcamo – Turbolenta mattinata quella del 27 febbraio per gli operatori del Commissariato di Alcamo. Una semplice esecuzione di un provvedimento di detenzione domiciliare, misura alternativa alla detenzione in carcere, si è trasformata in momenti di tensione. Il provvedimento era stato emesso dal Tribunale di Sorveglianza di Palermo nei confronti di un noto pregiudicato alcamese che doveva espiare un residuo di pena per i reati di evasione e lesione personali commessi nel 2017.
Il pregiudicato una volta convocato negli uffici del Commissariato di Alcamo per la redazione degli atti, all’improvviso, è andato in escandescenza, alzandosi e tentando di uscire dall’ufficio minacciando di morte e spintonando gli operatori di Polizia che lo hanno però bloccato. Sono stati vani i tentativi della madre e del fratello che erano presenti di riportarlo alla calma. Visto quanto stava accadendo e dopo avere sentito il Pubblico Ministero della Procura di Trapani, l’uomo è stato arrestato in flagranza di reato per resistenza a Pubblico Ufficiale e, dopo le formalità di rito, trasferito presso la Casa Circondariale di Trapani in attesa del processo per direttissima fissato per il giorno successivo.
Dopo la convalida dell’arresto lo stesso è stato sottoposto alla misura cautelare degli arresti domiciliari con applicazione del braccialetto elettronico. Tuttavia, alla luce di quanto accaduto il giorno precedente, l’Ufficio di Sorveglianza di Trapani aveva sospeso il primo provvedimento che disponeva la misura alternativa della detenzione domiciliare disponendo, nel contempo, che il condannato continuasse ad espiare la pena all’interno di in un istituto penitenziario. Così, il cittadino alcamese è stato nuovamente accompagnato presso il carcere di Trapani, rimanendo a disposizione dell’Autorità Giudiziaria.
Il Marsala Volley continua a stupire e a regalare emozioni ai suoi tifosi. Per la terza volta consecutiva, la squadra di Coach Lino Giangrossi si ritrova a disputare un match al tie-break, confermando carattere, resistenza e grande concentrazione nei momenti decisivi. Stavolta il teatro della battaglia è stato il campo della United Volley Pomezia, dove le siciliane si sono imposte 3-2 dopo cinque set combattutissimi, conquistando due punti preziosi per la classifica.
Lo scontro tra le due formazioni, valido per la quarta giornata del girone di ritorno del campionato di Serie B1 femminile, è stato all’insegna dell’equilibrio e della pallavolo di alto livello. Le ragazze di Giangrossi hanno mostrato grande solidità, mantenendo la calma nei momenti cruciali e dimostrando una volta di più che il Marsala Volley è una delle squadre più ostiche del torneo.
Il match ha visto continui capovolgimenti di fronte, con il Marsala Volley capace di rimontare e colpire nei momenti chiave. Il primo set ha sorriso alle ospiti, che dopo un inizio punto a punto sono riuscite ad allungare nel finale, chiudendo 22-25. Pomezia ha reagito nel secondo set, portandosi avanti in modo deciso e vincendo 25-18.
Nel terzo set, le lilibetane hanno ritrovato ritmo e concretezza, chiudendo 22-25 dopo un parziale equilibrato fino al 21-20. Sembrava l’inizio di una vittoria in quattro set, ma le padrone di casa hanno risposto con veemenza nel quarto, dominandolo per 25-19. Tutto rimandato al tie-break, dove Marsala ha fatto valere la propria superiorità mentale e tecnica, gestendo il vantaggio fin dall’inizio e chiudendo con un meritato 12-15.
Il Marsala Volley ha dimostrato ancora una volta che la sua forza non risiede solo nella tecnica, ma anche nella capacità di gestire la pressione. Nei momenti cruciali, la concentrazione delle siciliane ha fatto la differenza, permettendo di chiudere il tie-break con sicurezza e determinazione. Il cambio in regia con l’ingresso di Erin Grippo ha dato nuova linfa al gioco, mentre l’efficacia di Pozzoni, Bondavalli e Varaldo in attacco ha permesso di costruire azioni decisive.
I dati confermano la solidità del Marsala Volley. Le lilibetane hanno registrato una ricezione al 64%, contro il 40% delle avversarie, e una percentuale d’attacco del 38%, superiore a quella di Pomezia (32%). Anche a muro le siciliane si sono fatte valere, con 8 punti diretti contro i 4 delle padrone di casa.
Grazie a questa vittoria, Marsala mantiene la seconda posizione in classifica e continua a inseguire l’obiettivo playoff. La squadra di Giangrossi si prepara ora ai prossimi impegni con la consapevolezza di poter competere ad alti livelli. La capacità di lottare fino all’ultimo punto e la resistenza nei match lunghi sono ormai un marchio di fabbrica di questa squadra, pronta a regalare altre emozioni ai suoi tifosi.
Il Marsala Volley riuscirà a mantenere questa incredibile costanza fino alla fine della stagione? I prossimi incontri daranno la risposta.
Marsala – Nella mattinata di ieri i carabinieri della Compagnia di Marsala hanno denunciato un cittadino straniero 20 anni per tentata estorsione e resistenza a PU.
Il 20enne esercitando attività illecita di parcheggiatore abusivo presso il parcheggio del salato avrebbe chiesto un obolo per poter parcheggiare la propria autovettura ad un cittadino che per sua sfortuna era un carabiniere libero dal servizio della Compagnia di Marsala.
Al rifiuto del militare il 20enne impediva il passaggio mettendo una mano sul petto intimando nuovamente di corrispondere del denaro o in alternativa doveva abbandonare il parcheggio, spintonandolo verso l’autovettura.
Dopo l’ennesimo rifiuto il carabiniere ha chiesto l’intervento di una pattuglia, qualificandosi. Il 20enne allora lo ha spintonato violentemente provando a fuggire ma è stato subito bloccato dal militare e dalla pattuglia giunta sul posto dopo pochi istanti.
Dai successivi accertamenti risultava inoltre la violazione della misura di prevenzione DACUR.
Nel vasto e stratificato universo della lingua siciliana, poche parole possiedono la profondità semantica e la versatilità espressiva di “suca”. Apparentemente semplice, immediata, quasi primordiale, questa esortazione racchiude in sé un microcosmo di significati che si snodano tra la saggezza popolare, l’ironia affilata e una forma di distaccata superiorità esistenziale.
Nella sua forma più pura e incontaminata, “suca” potrebbe essere inteso come un invito a suggere il nettare dell’esistenza, a trarre il massimo dalle esperienze, a lasciarsi andare ai piaceri semplici e autentici che la vita offre. In fondo, cosa c’è di più naturale e primordiale del nutrirsi direttamente dalla fonte?
Ma fermarsi a una sola interpretazione sarebbe riduttivo, quasi offensivo per la ricchezza del termine. “Suca” è una filosofia che varia a seconda del tono, del contesto, della complicità tra chi pronuncia e chi riceve. Può essere un tagliente invito a ignorare le inutili ciance, un’affettuosa dimostrazione di confidenza tra amici, un sublime atto di resistenza contro le avversità della vita.
Il siciliano non spreca parole. Dove altre lingue necessitano di intere frasi per esprimere un concetto, la Sicilia ha la capacità di racchiudere un universo in una singola espressione. “Suca” è la risposta definitiva a qualsiasi tentativo di intromissione non gradita, il sigillo finale su una discussione che non merita ulteriore attenzione, l’arma affilata con cui si tagliano le inutili complicazioni.
Come ogni grande filosofia, anche questa ha il suo lato mistico. Perché in fondo “suca” è anche un mantra, un modo per allontanare le energie negative, per affermare la propria indipendenza mentale e spirituale. Pronunciarlo con la giusta intonazione può avere effetti catartici, liberatori, quasi taumaturgici.
Forse un giorno verrà riconosciuto come patrimonio immateriale dell’umanità, studiato nelle università più prestigiose, citato nei discorsi motivazionali. Nel frattempo, continua a essere la colonna sonora delle strade siciliane, la chiave di volta di molte conversazioni, la sintesi perfetta di un pensiero che non ha bisogno di spiegazioni ulteriori.
Ma qual è il vero significato di “suca”? La verità è che non ne ha uno solo. È un’arma dialettica, una chiusura netta, una sfida silenziosa. Può esprimere superiorità, disinteresse, ma anche leggerezza e gioco. È un atto di ribellione quotidiana, un rifiuto di farsi trascinare nelle sterili polemiche, una dichiarazione d’intenti che comunica, senza mezzi termini, che non vale la pena perdere tempo con certe questioni.
In Sicilia, dove le parole hanno un peso specifico e dove ogni espressione cela una storia, “suca” è il simbolo di un popolo che, con una sola parola, può liquidare una disputa, ridere di un’offesa, o semplicemente godersi la vita con la giusta dose di ironia.
Rita Atria: Il Coraggio di una Giovane Testimone di Giustizia
Rita Atria nacque il 4 settembre 1974 a Partanna, un piccolo paese della provincia di Trapani, in una famiglia legata ad ambienti mafiosi. Il padre, Vito Atria, era un boss locale ucciso in un regolamento di conti nel 1985. La morte del padre segnò profondamente Rita, spingendola a cercare giustizia al di fuori del codice mafioso dell’omertà.
Dopo la morte del fratello Nicola, anch’egli coinvolto in dinamiche criminali e assassinato nel 1991, Rita decise di rompere con il passato e di collaborare con la giustizia.
Rita Atria trovò una guida e una protezione in Paolo Borsellino, il magistrato che si occupava delle sue dichiarazioni. A soli 17 anni, decise di testimoniare contro i clan mafiosi della sua terra, offrendo informazioni preziose che contribuirono a far luce su diversi crimini.
Venne trasferita a Roma sotto protezione, vivendo in isolamento e sotto falsa identità. La sua vita cambiò radicalmente: da giovane di una famiglia mafiosa divenne testimone di giustizia, pagando un prezzo altissimo per la sua scelta.
Il 19 luglio 1992 Paolo Borsellino venne ucciso nella strage di via D’Amelio. La sua morte fu un colpo devastante per Rita, che perse l’unico punto di riferimento rimastole. Sola, isolata e priva di protezione, il 26 luglio 1992, una settimana dopo la strage, si tolse la vita lanciandosi dal settimo piano del suo appartamento a Roma.
Rita Atria è diventata un simbolo della resistenza contro la mafia. La sua storia, a lungo ignorata, oggi viene ricordata come esempio di coraggio e ribellione contro un sistema di violenza e omertà. Il suo nome è associato a numerose iniziative antimafia, scuole, associazioni e movimenti che lottano per la legalità, in particolare in Sicilia e a Trapani, dove il suo sacrificio è sempre più riconosciuto.
A Partanna e in altre città siciliane, gruppi di attivisti continuano a portare avanti il suo messaggio, affinché nessun giovane si senta più solo nella scelta di opporsi alla mafia.
La storia di Rita Atria ci ricorda che la lotta alla mafia è anche una questione di scelte individuali e di coraggio. Il suo sacrificio non è stato vano, e il suo esempio continua a ispirare nuove generazioni nella battaglia per la giustizia e la verità.
Palermo – Un uomo è stato segnalato all’Autorità Giudiziaria dalla polizia. L’uomo a bordo di una vettura, all’altezza dello svincolo di Scillato, direzione Catania, è stato sorpreso a percorrere il tratto autostradale in retromarcia.
L’intervento provvidenziale di una pattuglia della Polizia Stradale, sottosezione di Buonfornello, che ha sorpreso “l’uomo nella condotta di guida tanto azzardata quanto spregiudicata” – scrivono gli investigatori, ha così scongiurato il possibile verificarsi di collisioni con altri veicoli sull’autostrada Palermo-Catania.
L’uomo, nei giorni scorsi, è stato intercettato da una pattuglia della polstrada che, vedendo l’autovettura procedere in retromarcia zigzagando e creando momenti di panico tra chi in quei frangenti si trovava a percorrere quel tratto dell’autostrada, gli ha intimato l’alt polizia. Il conducente non ha aderito, a tale richiesta, continuando nella condotta di guida per più di un chilometro, finché non è stato raggiunto e bloccato dai poliziotti.
Il conducente, sottoposto a controllo, è risultato avere la patente di guida revocata, e pertanto è stato segnalato all’Autorità Giudiziaria ai sensi dell’art 116 comma15/17 CdS, per guida con patente revocata con recidiva nel biennio; inoltre è stato indagato ai sensi dell’art.187 comma 8 del CdS per il rifiuto di sottoporsi agli accertamenti per rilevare un eventuale stato di agitazione (rifiuto drug test) e per resistenza a Pubblico Ufficiale, per non avere ottemperato all’Alt Polizia.
L’autovettura è stata posta sotto sequestro.
Giova precisare che l’odierno indagato, è, allo stato, indiziato in merito al reato contestato e che la sua posizione sarà definitiva solo dopo l’emissione di una, eventuale, sentenza passata in giudicato, in ossequio al principio costituzionale della presunzione di innocenza.