Trapani
I moschettieri del…malaffare
Processo Artemisia, corruzione e massoneria segreta. Il primo giorno di requisitoria consegna al Tribunale uno scenario fatto di soldi, favori e di caccia al voto
Rino Giacalone31 Gennaio 2025 - Cronaca
  • Cronaca

    Trapani – E’ l’ultimo atto prodotto dall’accusa nel processo scaturito dall’operazione dei Carabinieri di Trapani, condotta nel 2019 e indicata con il nome di “Artemisia”. Anzi con l’udienza di oggi siamo alla prima puntata di questo ultimo atto. Imputati sono tanti. A cominciare dall’ex deputato regionale Ncd Giovanni Lo Sciuto, ad una sfilza di politici di Castelvetrano, come l’ex sindaco Felice Errante, da alcuni poliziotti, Passanante, Virgilio, Giacobbe, uno di questi per anni in servizio alla Dia a professionisti componenti di organi di controllo, come il collegio dei sindaci dell’Asp, dal direttore dei servizi medico legali dell’Inps Rosario Orlando all’ex re della formazione professionale in Sicilia, Paolo Genco.
    Il pm Sara Morri oggi ha cominciato a esporre la requisitoria, parlando per quasi sei ore, continuerà domani e forse avrà bisogno ancora di un’altra udienza per giungere alle richieste. Un processo certamente non facile, per il compendio affaristico venuto fuori, condotto a conclusione dal pm Morri che ha gestito l’istruttoria assieme al pm Francesca Urbani: ai giudici, collegio presieduto dal giudice Messina, a latere Bandiera e Cantone, le due pm consegneranno una memoria, un volute di quasi mille pagine. Accompagnando le richieste finali, la previsione è  quella che saranno richieste di condanna pesanti.
    Nella esposizione delle conclusioni, citando il contenuto di intercettazioni e interrogatori, di testimonianze raccolte in aula, dei rapporti investigativi prodotti dal Reparto Operativo del comando provinciale dei Carabinieri di Trapani, è venuto fuori, dalle parole del pm Morri, pesate una per una, ma nette e decise, un quadro che ha rappresentato gli imputati come se fossero dei moschettieri. Uno per tutti e tutti per uno. Moschettieri…del malaffare. La struttura processuale è risultata netta nel descrivere in che modo l’ex deputato Lo Sciuto ed i suoi più fidati collaboratori erano soliti adoperarsi per garantirsi il raggiungimento degli obiettivi prefissati: “Appena uno ha un problema gli altri si adoperano a risolverlo senza remore, tutti a disposizione dell’altro”. Una certa forma di fratellanza, tanto da ricordare quella massonica. Tra le accuse contestate c’è anche quella della partecipazione in forma associativa ad una massoneria segreta, argomento che il pm Morri è previsto affronterà  nell’intervento di domani mattina.
    Una gran bella ammucchiata di nomi. Primo fra tutti quello dell’ex deputato regionale, il castelvetranese Giovanni Lo Sciuto, a sua disposizione ci sarebbero stati anche dei poliziotti, Salvatore Passanante Salvatore Virgilio, Salvatore Giacobbe, e poi il presidente dell’Anfe, Paolo Genco, un medico che controllava le commissioni legali dell’Inps, Rosario Orlando. E ancora politici e pubblici amministratori, l’indagine racconta l’esercizio quotidiano di un potere politico spregiudicato nel regno assoluto del boss Matteo Messina Denaro. E dentro questo circolo c’era chi apprendeva di intercettazioni che dovevano rimanere segrete ancora di più perchè riguardavano le attività di ricerca del capo mafia. Un panorama inquietante.
    Nelle parole del pm, Giovanni Lo Sciuto emerge come un politico in possesso di una “spiccata attitudine al crimine” e capace di orientare consenso a proprio favore usando la corruzione. Faccia da gran simpaticone, medico con la passione per la politica, consigliere e assessore comunale a Castelvetrano, consigliere e assessore alla Provincia regionale, poi l’arrivo a Sala d’Ercole nella XVI legislatura (2012/2017), dove è andato a sedere anche dentro la commissione regionale antimafia, nonostante i suoi passati giovanili che lo hanno visto anche immortalato in una foto con l’allora giovanissimo, come lui d’altra parte, Matteo Messina Denaro. Oggi la pubblica accusa ha molto insistito sul rapporto tra Lo Sciuto e Genco, quest’ultimo detto “il tonno”, forse per la spiccata capacità di nuotare in qualsiasi mare, o come il tonno di lui non si buttava via mai nulla, tutto quello che faceva era buono a dar forza al cerchio magico di Lo Sciuto, ad accrescere il suo potere. Lo Sciuto soddisfatto poi commentava, “io a tutti do una cosa”. Per Genco, l’on. Lo Sciuto era l’uomo giusto in Parlamento regionale per garantirsi fondi per l’Anfe, ricambiava con sostegno elettorale, innanzitutto finanziario, assunzioni. E Lo Sciuto a Genco non solo avrebbe aperto le porte di Parlamento e assessorati a Palermo, ma anche uffici ministeriali a Roma. Se qualcuno si metteva di traverso ecco che partiva l’offensiva, ne sanno qualcosa l’allora assessore regionale alla Formazione, Bruno Marziano, o la dirigente di una scuola superiore di Castellammare del Golfo, Loana Giacalone.
    Il primo subì una campagna per spingerlo alle dimissioni, “scateneremo l’inferno”, ma a parlare non era il generale romano Massimo Decimo Meridio, ma Lo Sciuto e Genco decisi a pressare l’assessore per rifare daccapo la procedura per dividere i soldi per la formazione e concedere la fetta più grossa all’Anfe; l’altra, la preside Giacalone, venne affrontata in maniera brusca e minacciosa per non aver acconsentito a concedere le aule ad un corso dell’Anfe.
    Solo e soltanto “logiche clientelari”, “logiche utili ad accentrare potere e controllare la pubblica amministrazione”, comportamenti che il pm Morri ha posto a carico dell’ex deputato Lo Sciuto. Tra le nomine conquistate quella di Gaspare Magro, commercialista, nel collegio dei revisori dei conti dell’Asp di Trapani. Magro oltre che essere un finanziatore delle campagne elettorali di Lo Sciuto, è  anche un iscritto alla massoneria. Quando arrivò la nomina all’Asp, decise di “mettersi in sonno”, di sospendere la frequentazione della loggia alla quale era iscritto, informando di questo proprio Lo Sciuto che gli rispondeva di aver fatto bene, “dinanzi ai teoremi e sospetti che la magistratura alimenta” e infine i due si salutavano dandosi del “Fratello”, con la f maiuscola. Avrà significato qualcosa?
    L’indagine “Artemisia” descritta in queste prime sei ore di requisitoria del pm Sara Morri, ha fatto scoprire l’esistenza di un campo minato, “un territorio tenuto occupato, governato con la corruzione, dove non valeva la meritocrazia o il riconoscimento di un bisogno, ma funzionava il favore, la raccomandazione, in cambio innanzitutto di consenso elettorale”.




  • Trapani
    Bulgarella contro Tranchida
    Ieri udienza pre dibattimentale dopo la querela dell’imprenditore contro il sindaco. Prima udienza il 5 marzo
    Redazione17 Gennaio 2025 - Cronaca
  • Bulgarella contro Tranchida Cronaca

    Trapani – Il Sindaco Tranchida dovrà comparire avanti al Tribunale di Trapani, giudice dott. Roberta Nodari, all’udienza del 5 marzo 2025 per rispondere del reato di diffamazione aggravata in danno dell’imprenditore Andrea Bulgarella.

    Richiesta di giudizio a seguito indagini preliminari.

    A chiedere il giudizio a conclusione delle indagini preliminari è stato il pm Matteo Delpini. Ieri l’udienza pre-dibattimentale affidata al giudice Franco Messina che ha disposto la prosecuzione del dibattimento il prossimo 5 marzo, davanti al giudice monocratico Roberta Nodari. Bulgarella e la sua omonima società imprenditoriale si sono costituiti parte civile con l’avv. Marco Siragusa.

    La querela è legata ad un intervento fatto dal sindaco Tranchida su un quotidiano on line

    Tranchida è difeso dall’avvocato Giuseppe Rando. La querela è legata ad un intervento fatto dal sindaco Tranchida su un quotidiano on line, a proposito di interventi edilizi condotti nel tempo che sarebbero stati causa di allagamenti in città.

    450.000 € la richiesta di risarcimento

    Bulgarella e la sua società hanno chiesto un risarcimento complessivo per 450 mila euro.




  • Trapani
    Malasanità. Oggi il processo al medico pediatra accusato di omicidio colposo
    Il bambino di cinque anni morì nel giugno del 2023
    Laura Spanò8 Gennaio 2025 - Cronaca
  • Bulgarella contro Tranchida Cronaca

    Trapani – Approda oggi innanzi il tribunale di Trapani, il processo a carico di un medico pediatra di libera scelta, accusato di omicidio colposo in relazione alla tragica morte di Giorgio, un bambino di cinque anni deceduto nel giugno 2023 all’ospedale “Di Cristina” di Palermo. Si tratta di un processo per un presunto caso di malasanità a Trapani.

    Il rinvio a giudizio era stato disposto a ottobre dal Gup di Trapani, dopo un’udienza preliminare in cui si è costituita parte civile anche l’Azienda Sanitaria Provinciale di Trapani, individuata come responsabile civile.

    La cronaca

    La vicenda giudiziaria scatta dopo la denuncia presentata dai genitori di Giorgio, di cinque anni, deceduto, nel giugno del 2023, al “Di Cristina”di Palermo dov’era ricoverato. Il rinvio a giudizio è stato disposto dal Gup a conclusione dell’udienza preliminare. Si sono costituiti parte civile i genitori del piccolo, rappresentati dall’avvocato Massimiliano Fabio e l’Asp di Trapani. Nel capo d’imputazione per omicidio colposo o lesioni personali in ambito sanitario vengono contestati al pediatra: l’omissione di cautela, scrupolo, attenzione e diligenza nelle cure prestate al minore, dopo che i genitori richiedevano allarmati l’intervento dello specialista, mostrando un atteggiamento di insofferenza nei confronti dei timori manifestati dagli stessi, non interpretando correttamente la sintomatologia e senza sottoporre il piccolo ad ulteriori ed approfonditi accertamenti. Era stata la mamma a chiedere la visita del pediatra di fiducia preoccupata dai sintomi accusati dal figlio, ma solo dopo ripetute sollecitazioni ed un colloquio telefonico nel quale aveva consigliato la somministrazione di un integratore in gocce e a fronte dell’insistenza della madre, lo specialista sottopose il bambino ad una fugace visita ambulatoriale che, nonostante le condizioni di astenia, scarsa vigilanza e stato soporoso del piccolo, si concluse con la diagnosi di una comune gastroenterite. A circa 24 ore dalla visita però Giorgio si aggrava ed i genitori lo portano al pronto soccorso dell’ospedale di Trapani dove viene operato d’urgenza con diagnosi di “Appendicite acuta con peritonite”,da qui viene trasferito in rianimazione al “Di Cristina”, con diagnosi post-operatoria di “Occlusione Intestinale da appendicite acuta perforata”, Giorgio morirà il 29 giugno. Agli atti anche il responso della perizia affidata ad un collegio di medici esperti dal PM Antonio D’Antona della Procura di Trapani, che escluse censure sull’operato dei sanitari delle strutture ospedaliere.

    «Ci rimettiamo con piena fiducia alle valutazioni degli organi di giustizia – aveva scritto l’avvocato Massimiliano Fabio – sulla scorta anche della scrupolosa attività di indagine compiuta e della consulenza tecnica del collegio di esperti già agli atti, affinché sia accertato qualunque eventuale profilo di responsabilità, consapevoli che nulla riuscirà mai a lenire il dolore dei genitori per l’immane tragedia che hanno subito».




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