Mazara del Vallo
Morto Matteo Messina Denaro il sistema mafioso non si è per nulla indebolito
Emergono nomi nuovi e vecchie conoscenze della criminalità organizzata
Redazione17 Dicembre 2024 - Cronaca
  • Cronaca

    Mazara del Vallo – Emergono nomi nuovi e vecchie conoscenze della criminalità organizzata tra le carte del blitz antimafia condotto dalle fiamme gialle di Palermo e coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia (DDA). Tra Marsala e Mazara però il sistema rimane quello di una mafia quasi tradizionale e rurale, il controllo delle campagne e delle aste giudiziarie truccate. Le indagini hanno smantellato il sistema di controllo economico e criminale messo in atto dai solidali appartenenti al mandamento mafioso di Mazara del Vallo. Morto Matteo Messina Denaro, dunque, questa ha continuato in maniera sommersa a fare affari ha continuato ad imporsi. A cominciare dal controllo del territorio, un controllo capillare, sfruttando metodi coercitivi per dominare settori strategici. Poi l’altro aspetto è il dominio sulle aste fallimentari, un aspetto che già in passato e in altre indagini sempre legate allo stesso mandamento e più specificatamente nella cosca di Marsala era venuto fuori. Gli indagati, tra cui Domenico Centonze e Michele Marino, avrebbero manipolato la vendita di beni immobili impedendo una competizione trasparente e favorendo così l’acquisizione dei beni da parte della mafia. Al centro del caso, la vendita giudiziaria del bene immobile appartenente alla società Orto Verde di Giuseppe Alberto Argano s.a.s., situato tra Mazara del Vallo e Petrosino.

    Il controllo sulle aree di pascolo, con episodi documentati di violenza contro chi non rispettava gli accordi imposti dalla mafia. Gli affiliati utilizzavano minacce per costringere allevatori e imprenditori a cedere beni o denaro, rafforzando così il controllo economico sul territorio. Ma anche l’intervento su piccole e grandi controversie. E’ questa la mafia delle famiglie di Mazara e Marsala che viene fuori e che ieri ha portato a 18 misure cautelari: 7 arresti in carcere, 10 domiciliari e 1 obbligo di dimora.

    Elementi chiave del mandamento mafioso i cugini Domenico e Pietro Centonze. I due hanno un ruolo diretto nella gestione delle risorse agricole nella contrada Grinesti. Attraverso minacce e intimidazioni, i Centonze avrebbero costretto allevatori a cedere i terreni, consolidando il controllo mafioso nella zona. Le intercettazioni rivelano piani per intimidire allevatori e imporre il dominio sulle aree rurali, rafforzando così le accuse contro di loro. I due Centonze però vantano anche significativi precedenti penali legati a reati mafiosi e violenze nel territorio. Ancora le intercettazioni mostrano i Centonze pianificare l’allontanamento forzato degli allevatori, imponendo pagamenti o abbandoni dei terreni. Un allevatore ha raccontato di minacce di violenza fisica e danni economici qualora non avesse accettato le loro condizioni. I cugini Centonze erano soliti detenere armi da fuoco per consolidare il loro potere. Le intercettazioni rivelano piani per intimidire allevatori e discutere la gestione delle aree di pascolo, rafforzando le accuse a loro carico. Figura chiave in questa inchiesta è soprattutto Domenico Centonze. Gli investigatori dicono che fosse il braccio destro del capo mandamento attualmente detenuto Dario Messina. Ma Domenico Centonze è anche cugino del capomafia ergastolano Natale Bonafede. Nel 2021 fu assolto, per «non aver commesso il fatto», dalla Corte d’assise d’appello di Palermo dall’accusa di avere ucciso due tunisini Rafik El Mabrouk e Alì Essid, di 31 e 34 anni, con due colpi di fucile, la notte del 3 giugno 2015, in contrada Samperi, tra Marsala e Mazara. In primo grado, l’allevatore era stato condannato dal gup di Marsala a 20 anni di carcere insieme al cugino Pietro Centonze, di 55 anni in passato condannato per favoreggiamento alla mafia, che dal duplice delitto è stato assolto nel processo d’appello. Il duplice omicidio rimane, ancora, senza colpevoli.

    Nome storico quello di Pietro Burzotta, figura chiave nel mandamento di Mazara del Vallo. Genero del defunto boss Vito Gondola, Burzotta ha assunto un ruolo di primo piano nella gestione delle aree di pascolo. Fa parte di una famiglia profondamente radicata in Cosa Nostra. E’ fratello di Diego Santino Burzotta, noto killer mafioso condannato all’ergastolo per molteplici omicidi, e di Luca Burzotta, definitivamente condannato per associazione mafiosa. Pietro coinvolto in un processo per associazione mafiosa, era stato assolto a causa di testimonianze contraddittorie tra i collaboratori di giustizia. Nonostante ciò, le indagini più recenti lo descrivono come figura attiva e influente nel mandamento mazarese. Dopo la morte del suocero, Vito Gondola detto “Coffa”, nel 2017, Burzotta con Paolo Apollo, Ignazio Di Vita e Aurelio Anzelmo, ha preso in mano la gestione delle terre di pascolo nella zona di Mazara. Utilizzando il sistema mafioso del suocero che si basa su un rigido controllo delle aree rurali, con intimidazioni e minacce volte a escludere proprietari legittimi e a favorire affiliati e complici. Nelle intercettazioni viene descritto come uno dei principali organizzatori del sistema di assegnazione delle terre, imponendo il dominio del mandamento e risolvendo controversie al di fuori delle istituzioni, attraverso minacce e violenze.

    Poi emerge anche la figura dell’imprenditore Luigi Prenci. Accusato di concorso esterno in associazione mafiosa Prenci avrebbe garantito protezione mafiosa per le sue attività imprenditoriali, offrendo in cambio sostegni finanziari e favori economici agli affiliati. Uno degli aspetti più inquietanti emersi dall’indagine è il ricorso sistematico di Prenci alla “giustizia” mafiosa per risolvere problemi imprenditoriali. I sodali di Cosa Nostra avrebbero garantito una forma di arbitrato criminale, sostituendosi alle autorità e legittimando la loro presenza sul territorio. Questo sistema avrebbe permesso a Prenci di consolidare i propri affari in un contesto di totale omertà e intimidazione.




  • Altre Notizie
  • Altre Notizie di Cronaca