Castelvetrano – Dino Taschetta, presidente della cooperativa vitivinicola che opera in provincia di Trapani con oltre 2400 vigneron, commenta la notizia delle ultime ore relativa alla decisione del MIT di continuare a invasare acqua, per raggiungere 2 milioni e 500 mila metri cubi di acqua.
«Desideriamo esprimere un sincero ringraziamento al presidente della Regione Siciliana Renato Schifani, al Governo regionale, al commissario ad acta Salvo Cocina, alle organizzazioni sindacali e all’on. Giorgio Mulè, per l’impegno profuso nella risoluzione della questione relativa alla Diga Trinità di Castelvetrano. Dopo anni di incertezze e immobilismo, l’intervento delle istituzioni ha finalmente permesso di evitare il fuori esercizio dell’invaso, consentendo la ripresa dell’accumulo idrico e restituendo una risorsa fondamentale agli agricoltori del territorio».
«Uno notizia che ci rincuora e che ci fa guardare al futuro con maggiore ottimismo – continua Taschetta – tuttavia non possiamo ignorare il prezzo che gli agricoltori hanno già pagato per le scelte errate del passato. Decenni di cattiva gestione e decisioni che hanno letteralmente distrutto una parte significativa del patrimonio agricolo siciliano, lasciando i produttori in balia di una crisi idrica devastante. Oggi ci troviamo di fronte a una realtà in cui migliaia di ettari di vigneti sono andati persi, a causa della mancata manutenzione degli impianti, della dispersione incontrollata delle risorse idriche e dell’assenza di una strategia lungimirante. L’agricoltura siciliana ha subito un colpo durissimo, e i danni non si misurano solo in ettari coltivati, ma anche nelle famiglie che hanno visto sfumare anni di lavoro e investimenti. Speriamo che questa sia solo la prima tappa di un percorso più ampio, in cui le istituzioni, insieme alle aziende e agli agricoltori, possano finalmente costruire una strategia efficace per la gestione dell’acqua in Sicilia».
«La Diga Trinità deve tornare ad essere una risorsa stabile e affidabile per il territorio, non un’incognita che mette a rischio ogni anno il futuro delle nostre produzioni – conclude Taschetta – Chiediamo dunque che questo impegno non si esaurisca qui, ma che si lavori fin da subito per pianificare interventi strutturali che garantiscano una gestione razionale dell’invaso e per stabilire un piano di manutenzione regolare per evitare il ripetersi di queste emergenze, ascoltando la voce degli agricoltori e delle aziende vitivinicole, che conoscono il territorio e le sue esigenze reali. L’agricoltura è il cuore pulsante della Sicilia, e l’acqua è il suo bene più prezioso. È tempo di adottare scelte concrete per proteggerlo».
Castelvetrano – «Il Mit ci ha appena informati che, preso atto degli esiti positivi di prima fase delle valutazioni, delle analisi e delle verifiche geotecniche e strutturali effettuate dalla Regione, ha sospeso il provvedimento di messa fuori esercizio della Diga Trinità di Castelvetrano». Lo annuncia il presidente della Regione Siciliana Renato Schifani, dopo aver ricevuto la comunicazione del Ministero delle Infrastrutture che lo scorso 14 gennaio aveva deciso la chiusura dell’invaso. Nell’attesa che vengano completate le attività di verifica e calcolo, nonché le ulteriori verifiche di sicurezza dei cunicoli di ispezione e di drenaggio, quindi il livello dell’acqua all’interno della diga potrà raggiungere di nuovo quota 62 metri, per un totale di 2 milioni e 500 mila metri cubi.
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Metadescrizione: Il MIT sospende la chiusura della Diga Trinità di Castelvetrano. Il livello dell’acqua tornerà a 62 metri, beneficiando oltre 6.000 ettari di territorio.
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Castelvetrano – Dunque sulla Diga Trinità non ci sta nessun pericolo di crollo. E’ quanto stabilito a seguito delle verifiche tecniche condotte dalla Regione Siciliana con il supporto di esperti del settore, coordinati dal professore Salvatore Miliziano. Tecnici che hanno confermato che, pur trattandosi di un’infrastruttura realizzata nel 1959 e quindi antecedente alla normativa antisismica, non esiste un imminente pericolo di crollo per la Diga Trinità nel territorio di Castelvetrano.
Alla luce di questi esiti positivi, è stata formalmente richiesta al ministero delle Infrastrutture l’autorizzazione a innalzare la quota di invaso a 64 metri, rispetto alla disposizione attuale di svuotamento e di messa fuori esercizio della diga.
Le nuove ispezioni e le verifiche di sicurezza di prima fase, condotte in venti giorni da uno staff di una decina di specialisti, hanno permesso di chiarire che le criticità evidenziate nella precedente relazione tecnica – la quale presentava alcune incongruenze e valutazioni contraddittorie – non trovano riscontro nei più recenti studi. Le indagini effettuate sul coronamento della diga, il prelievo e l’analisi di campioni del nucleo, oltre alle ispezioni delle strutture esistenti cunicoli e gallerie, paratie hanno escluso fenomeni di degrado significativo o elementi di rischio tali da giustificare la chiusura dell’invaso.
La decisione del presidente della Regione, Renato Schifani, di commissariare il dipartimento Acqua e rifiuti per i ritardi nella definizione della vicenda, affidando la gestione dell’emergenza al capo della Protezione civile siciliana, Salvatore Cocina, ha permesso di accelerare notevolmente l’iter tecnico e amministrativo.
«Da quando ho disposto il commissariamento – sottolinea il presidente Schifani – abbiamo rapidamente portato avanti gli approfondimenti tecnici necessari, dimostrando che la diga non presenta situazioni attuali di pericolo tali da giustificare la chiusura. Elevare il livello a 64 metri consentirà di invasare una quantità d’acqua preziosa, fondamentale per garantire almeno un minimo di irrigazione alla zona, estesa seimila ettari, evitando sprechi ingiustificati e un grave danno economico agli agricoltori».
La Regione attende ora il via libera formale dal ministero, con fiducia in un esito positivo. L’autorizzazione all’innalzamento della quota consentirebbe già nelle prossime ore di trattenere una maggiore quantità d’acqua, sfruttando le precipitazioni previste, con effetti immediati sulla riserva idrica disponibile per i mesi a venire. «Siamo fiduciosi in una risposta celere – conclude Schifani – perché ogni giorno di attesa significa acqua persa. Il nostro obiettivo è garantire una gestione efficiente delle risorse idriche, a tutela del territorio e della comunità».
L’intervento sulla diga prevede due fasi distinte, che erano state un impegno preso dal presidente Schifani in occasione della riunione svoltasi a Roma, presso il ministero lo scorso 29 gennaio. Concluso questo primo step, si passa adesso agli interventi più urgenti per migliorare la sicurezza e al progetto complessivo di riqualificazione dell’infrastruttura. Il secondo intervento di riqualificazione sismica richiederà tempi più lunghi e risorse finanziarie maggiori, per garantire la piena funzionalità dell’invaso e la sua conformità agli standard di sicurezza più recenti.
In pratica in queste settimane, migliaia di metri cubi d’acqua, sarebbero stati dispersi in modo irresponsabile. A un ritmo vertiginoso di 100.000 metri cubi di acqua al giorno, lo specchio d’acqua è stato in queste settimane svuotato e sversato in mare, in seguito alla decisione del Ministero delle Infrastrutture di mettere fuori servizio la diga. La scelta di svuotare il bacino era stata presa a seguito di preoccupazioni riguardanti la tenuta antisismica della diga, considerata ormai obsoleta e pericolosa. Lo svuotamento del lago Trinità avrà però ripercussioni significative sull’economia locale, in particolare sul settore agricolo.
Oggi il pericolo è rientrato ma l’acqua ormai sversata no!
Castelvetrano – «Vergognoso dover apprendere dalla stampa del sopralluogo alla diga Trinità e delle nuove previsioni di quota a 60, 61 metri, quando abbiamo ripetutamente chiesto che in caso di ulteriori sviluppi venissero aggiornati i lavori della III Commissione che proprio venti giorni fa s’era riunita per prendere in esame la situazione dell’invaso. L’intesa, cui però non è stato dato seguito, era che sarebbe stata convocata una nuova audizione del Governo e dei suoi organismi tecnici».
Lo ha detto il deputato regionale del M5S, Cristina Ciminnisi, dopo aver appreso da un articolo del Giornale di Sicilia del sopralluogo all’invaso e alla diga Trinità effettuato dal consulente della Regione Siciliana, prof. Salvatore Miliziano. Secondo quanto riportato la previsione di massima portata per scongiurare lo svuotamento dell’invaso sarebbe di tenere l’acqua al massimo a 60 o 61 metri.
«Se dovesse essere confermata questa quota limite – aggiunge Ciminnisi –, ben al di sotto del reale fabbisogno che è di 63 / 64 metri, è chiaro che l’invaso non sarebbe in grado di garantire neppure l’irrigazione di soccorso. Mancherebbero almeno un milione di metri cubi di acque, forse anche di più, necessari per garantire l’irrigazione e lo sviluppo delle colture del comprensorio. Ci aspettiamo che venga al più presto possibile convocata l’audizione della III commissione, così come era stato concordato, perché il Governo e i suoi organismi tecnici ci dicano dove prendere l’acqua che manca, necessaria per assicurare la stagione irrigua nel Belìce e nelle aree limitrofe».
Castelvetrano – E’ un ingegnere che ha già lavorato in Sicilia, professore dell’università Sapienza e tra i massimi conoscitori della materia il nuovo consulente nominato dalla Protezione civile siciliana per salvare la diga Trinità di Castelvetrano dalla chiusura. Una possibilità questa ventilata lo scorso mese dal ministero delle Infrastrutture a causa delle criticità statiche dell’invaso con un aut aut lanciato al Dipartimento regionale Acqua e rifiuti (Dar), in cui, nell’attesa di una soluzione tra la fine dei problemi di tenuta o il radicale game over dell’impianto, Roma aveva chiesto di sversarne il contenuto a mare al ritmo di oltre 100 mila metri cubi di acqua al giorno.
La diga Trinità infatti la cui costruzione risale agli anni Cinquanta è tra le dighe siciliane mai collaudate. E, allora, c’è il rischio che una pressione eccessiva dell’acqua possa avere effetti devastanti. Per questa ragione le nuove direttive del ministero delle Infrastrutture. Un grande spreco per l’invaso che potrebbe contenere 16 milioni di metri cubi.
Intanto rimane osservato speciale il fiume Delia, che scorre in modo violento a causa dell’acqua che arriva dalle sorgenti naturali tra i monti San Giuseppe, Monte Calemici e Pietralunga, ma anche dalle acque che la Diga Trinità dovrebbe trattenere per gli agricoltori del territorio, che invece da settimane assistono impotenti a uno spreco inaccettabile. La grande quantità d’acqua che si riversa fino in mare continua a tenere aperta una ferita per il settore agricolo, che vede sfumare la risorsa primaria per le loro colture.
A Mazara il sindaco Salvatore Quinci in questi giorni ha attivato il Coc, per assicurare una vigilanza rinforzata in corrispondenza degli argini del fiume Delia a seguito dei rischi a valle legati allo sversamento delle acque per la riduzione dei livelli idrici della diga Trinità ma anche alle precipitazioni di questi giorni. L’abbassamento pilotato per motivi di sicurezza dei livelli della diga Trinità comporta il deflusso delle acque direttamente nel fiume Delia. In particolare con l’ausilio delle associazioni del territorio che in questa fase sono Giva, Guardie ai Fuochi, Guardie Ambientali Trinacria, Cpas e Associazione Vigili del Fuoco in Congedo, gli argini del fiume Delia ed il livello delle acque sono monitorati con passaggi giornalieri e notturni fino a cessata emergenza. Dal monitoraggio effettuato al momento il livello delle acque del fiume risulta entro i limiti.
Mazara del Vallo -Il sindaco Salvatore Quinci ha riattivato il C.O.C. (Centro Operativo Comunale di Protezione Civile ). L’obiettivo è assicurare la vigilanza rinforzata in corrispondenza degli argini del fiume Delia a seguito dei rischi a valle legati allo sversamento delle acque per la riduzione dei livelli idrici della diga Trinità ed alla contestuale allerta meteo diramata dal Dipartimento di Protezione Civile. L’abbassamento pilotato per motivi di sicurezza dei livelli della diga Trinità comporta il deflusso delle acque direttamente nel fiume Delia.
Il provvedimento fa seguito alla riunione operativa ed alla nota prefettizia con cui si allertano gli Enti per l’attuazione del documento di Protezione Civile “Pericolo Diga”. Riunione cui ha partecipato l’assessore comunale all’Ambiente Giampaolo Caruso che d’intesa con il Sindaco ed i responsabili della Protezione civile cittadina ha richiesto l’attivazione del Coc.
In particolare anche con l’ausilio delle associazioni del territorio che in questa fase sono Giva, Guardie ai Fuochi, Guardie Ambientali Trinacria, Cpas e Associazione Vigili del Fuoco in Congedo, gli argini del fiume Delia ed il livello delle acque sono monitorati con passaggi giornalieri e notturni fino a cessata emergenza. Dal monitoraggio effettuato al momento il livello delle acque del fiume risulta entro i limiti.
Sarà la Protezione civile regionale a gestire a gestire l’emergenza della diga Trinità di Castelvetrano. Lo ha deciso il presidente della Regione Siciliana, Renato Schifani, con un decreto d’urgenza, già pubblicato ieri, che affida al dirigente generale del Dipartimento, Salvo Cocina, pieni poteri per superare una situazione di stallo che si protrae da mesi.
Una nomina che si è resa necessaria in seguito al provvedimento del Mit dello scorso 14 gennaio che sollecitava lo svuotamento dell’invaso ubicato in provincia di Trapani per ragioni di sicurezza e in cui venivano evidenziate una serie di inadempienze da parte del dipartimento regionale dell’Acqua e dei rifiuti, tra queste il ritardo nell’emanazione dell'”avviso di pericolo”, l’assenza di comunicazione alla Presidenza della Regione della situazione critica e la grave carenza di interlocuzione con gli uffici ministeriali nonostante le sollecitazioni ufficiali.
Di fronte a questa paralisi amministrativa, il presidente Schifani ha dovuto assumere l’iniziativa in prima persona organizzando un incontro urgente, il 29 gennaio scorso, con il Mit nel corso del quale era stata concordata la nomina da parte del dipartimento Acqua e rifiuti di un consulente per gli accertamenti propedeutici a risolvere le criticità strutturali della diga. Ma il Dar non ha mai dato seguito a questa disposizione. Da qui la decisione di affidare tutto alla Protezione civile a cominciare dalla nomina dell’esperto.
Roma – Si è appena conclusa al ministero delle Infrastrutture, a Roma, una riunione sulla diga Trinità di Castelvetrano. All’incontro, al quale era presente il presidente della Regione Renato Schifani, accompagnato dal capo della Protezione civile siciliana Salvo Cocina, hanno partecipato la coordinatrice della Struttura tecnica di missione del Mit Elisabetta Pellegrini e il direttore generale per le Dighe Angelica Catalano.
In piena sintonia di collaborazione istituzionale, si è delineato il percorso amministrativo che la Regione seguirà di concerto con il Ministero per superare le criticità attuali a tutela delle produzioni del territorio e per programmare successivi interventi per la normale funzionalità dell’invaso.
In particolare, con immediatezza, la Regione procederà a dare incarico a un consulente specializzato per un approfondimento sulle condizioni strutturali del corpo diga e dell’invaso nel suo complesso, nonché per una rivalutazione delle verifiche statiche e sismiche atte a garantire la sicurezza dell’infrastruttura con il minimo quantitativo di acqua senza rischio per la popolazione e, infine, per individuare gli interventi più urgenti da attuare. Questa fase dovrebbe essere completata entro un mese.
Un secondo step, con tempi e risorse finanziarie maggiori, riguarderà il progetto complessivo di messa in sicurezza totale della diga.
Castelvetrano – Un report giornaliero sullo stato di attuazione dell’attività di riduzione dei livelli idrici della diga Trinità di Castelvetrano, nel Trapanese. L’ha richiesto, con una lettera ufficiale al dirigente generale del dipartimento Acqua e rifiuti (Dar), il presidente della Regione Siciliana, Renato Schifani.
La nota segue la riunione che si è tenuta a Palazzo d’Orleans martedì scorso per affrontare le problematiche connesse alle gravi carenze di sicurezza dell’invaso. È stato il ministero delle Infrastrutture il 14 gennaio – così come emerso nel corso dell’incontro del 21 gennaio in Presidenza – a chiedere al Dar di adeguarsi a quanto previsto dal documento di Protezione civile della diga.
Intanto ogni secondo dalla diga fuoriescono 1500 litri di acqua che percorrono il fiume Delia fino a sfociare in mare, a Mazara del Vallo. E questo succede da circa una settimana. L’invaso, secondo quanto stabilito dal Ministero delle Infrastrutture, deve scendere a 50 metri sul livello del mare. La diga non rispetta i canoni di sicurezza.
Trapani – In seguito al provvedimento del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti – Direzione generale per le dighe e le infrastrutture idriche con cui è stata disposta “la messa fuori esercizio” dell’invaso di Trinità, il responsabile della sicurezza della diga Trinità ha diramato un’allerta di “pericolo per rischio diga” conseguente alla presenza di un livello idrico divenuto superiore a quello autorizzato.
Presso la Prefettura di Trapani da due giorni si susseguono riunioni quotidiane con i Comuni di Castelvetrano, Mazara del Vallo, le Forze dell’ordine, il Dipartimento regionale di protezione civile ed i competenti uffici tecnici dell’Amministrazione regionale, per acquisire aggiornati elementi sulla sicurezza dell’invaso e sulle misure da attivare per la tutela del territorio a valle.
In relazione al livello di allerta, d’intesa con il Dipartimento regionale di protezione civile – sottolineano dalla Prefettura – è stato attivato il Piano di protezione civile della diga con monitoraggio costante degli
attraversamenti fluviali a valle dell’invaso, attualmente in fase di graduale svuotamento con un
rilascio di circa 1,5 m3/s, che – come riferito in riunione dal Dipartimento Regionale delle aque e
dei rifiuti – non comporterebbe allo stato criticità per il territorio a valle. Tutti gli organi interessati sono stati pertanto invitati a monitorare e verificare tempestivamente l’efficacia e l’efficienza delle misure di competenza, a tutela della pubblica e privata incolumità.
“La situazione – fanno sapere dalla Prefettura – è costantemente seguita con la collaborazione delle Amministrazioni comunali, Provinciali, delle Forze dell’ordine, delle Polizie Municipali e dei volontari di protezione civile e delle componenti tecniche regionali.
Castelvetrano – Non ci va tanto per il sottile il deputato trapanese del M5S, Cristina Ciminnisi, e sulla vicenda che da giorni tiene banco in tutta la Sicilia e nelle stanze che contano a Roma, quella relativa alla messa fuori servizio della diga Trinità di Castelvetrano, dice la sua.
«Il gatto e la volpe, maestri dell’inganno: Renato Schifani e Nello Musumeci. Il primo, attuale presidente della Regione, apprende solo dopo una settimana che da Roma è giunta la lettera che dispone la chiusura della diga Trinità. Il secondo, ministro dalla memoria corta, nel question time in Parlamento, punta l’indice sul “gestore” della diga Trinità, proprio la Regione Siciliana, dimenticando che proprio lui è stato Presidente prima di Schifani. Ma noi, che non siamo altrettanto smemorati come Musumeci, ricordiamo bene quando nel 2019 si dichiarò stupito delle condizioni delle nostre dighe, con problemi strutturali e limitazioni d’invaso».
Il deputato regionale trapanese del M5S, Cristina Ciminnisi, riprende una dichiarazione dell’allora Presidente Musumeci per denunciare sei lunghi anni di colpevole inerzia dei governi di centrodestra. Tanti ne sono trascorsi da quel gennaio del 2019, quando Musumeci annunciava che in un anno, insieme al Dirigente Cocina, oggi a capo della Cabina di regia regionale per la crisi idrica, stavano facendo per la messa in sicurezza delle dighe tutto ciò non era stato fatto nei precedenti 30.
«Il risultato di quelle parole, lo vediamo in questi giorni – dice Ciminnisi –. Sei anni dopo quella dichiarazione, l’Ufficio Dighe ha messo fuori esercizio la diga Trinità per gravi carenze infrastrutturali, certificando, semmai ve ne fosse bisogno, il fallimento del duo Musumeci-Schifani, “amici” a fasi alterne. A farne le spese sono gli agricoltori trapanesi, vittime di una “continuità” politica di cui tutto il centrodestra siciliano, che governa da sette anni, dovrebbe vergognarsi».