Favignana
“Stanno pensando ad un nuovo poltronificio”
L’intervista. Parla Lucio Antinoro: era sindaco delle Egadi ed ebbe ragione a dire di no al “Parco delle Egadi e del Litorale trapanese”. Proposta ora riesumata. “Vogliono mettere le mani sull’arcipelago”
Rino Giacalone23 Luglio 2025 - Attualità



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    Favignana – di Rino Giacalone – Incontriamo l’ex Sindaco di Favignana Lucio Antinoro, mentre legge un articolo sul Parco delle Egadi e del Litorale Trapanese.

    L’intervista

    Buongiorno, possiamo scambiare due battute sull’argomento Parco?

    Buongiorno, certamente!

    Come vuole che la chiami? Sindaco Antinoro o sig. Antinoro?

    Sono più a mio agio quando mi chiamano Lucio, ma capisco che è poco professionale per lei, va benissimo Antinoro.

    Lei è stato il primo Sindaco del Comune di Favignana che si è pronunciato contro l’istituzione del Parco delle Egadi e del Litorale Trapanese. Perché?

    Nel nostro caso, è l’impianto dell’art.26 della L.222/87 raccordato, più in generale, con la normativa sui parchi nazionali che non funziona. Intanto occorre ricordare il periodo storico in cui venne formulata l’ipotesi legislativa. Il contesto politico era quello in cui il Sen. Antonio D’Alì (mentore di questo progetto che riguarda le Egadi), era l’indiscussa figura apicale della politica della nostra provincia e non solo del centro- destra. Poi, conosciamo tutti, quali sono stati i contesti che hanno “condizionato” l’azione del Sen. D’Alì. Contesti che vanno anche ben oltre la politica. Era il suo progetto per mettere il cappello sulle Egadi e su parte del litorale trapanese per farne un feudo, dietro l’inganno del millantato sviluppo economico.

    Ha avuto modo di leggere l’Ordine del Giorno presentato dall’Unione dei Comuni “Elimo Ericini”?

    Si, e mi sono chiesto cos’altro avrebbero potuto dire! E’ un perfetto esercizio di retorica a sostegno di una ipotesi che è stata sempre bocciata dal Comune di Favignana e che, non me ne vogliano, nasce zoppa e cresce senza una vera spina dorsale. Per entrare nel merito delle motivazioni a sostegno del no, basta rileggere, semplicemente, tutto il carteggio e gli atti deliberativi proposti dalla Giunta comunale dell’epoca e approvati all’unanimità dal Consiglio Comunale di Favignana tra gli anni 2009 e 2010. Sono ancora attualissimi. Senza dimenticare, ancora, la deliberazione n.57/2010 con cui la Giunta Regionale reclamò, all’allora Ministero dell’Ambiente, la discontinuità territoriale nella delimitazione dei confini del Parco, raccogliendo in pieno le istanze del Comune di Favignana.

    Può entrare nello specifico?

    Con l’istituzione del Parco e con la sua entrata a regime, il Comune delle Egadi perderebbe completamente il governo su tutto il suo territorio e sull’Area Marina Protetta, perché al Comune si sostituirebbe, completamente, un Ente Parco che, secondo la legislazione ora in vigore, finirebbe per gestire tutto!

    Ma anche per i comuni del litorale trapanese sarebbe così!

    Certamente, ma gli altri Comuni sono interessati solo limitatamente a porzioni più o meno estese del loro territorio, mantenendo la governance su tutto il resto. Per le Egadi, invece, non sarebbe così, tutto il territorio resterebbe coinvolto. Ma non solo per quello, nel nostro caso, sarebbero delegati all’Ente Parco: la programmazione (per es. il PRG), la regolamentazione (per es. l’utilizzo del suolo pubblico), perfino la struttura del Bilancio Comunale.

    L’Ente Parco, però, è un organismo politico e, come tale, può recepire le istanze che provengono dai territori.

    Questo è vero solo in linea teorica, è la composizione del Consiglio dell’Ente Parco che non funziona e non dà le giuste garanzie al Comune di Favignana. Per dirla tutta: avremmo un presidente di nomina ministeriale (è facile pensare ad un politico a cui garantire un posto di sottogoverno) ed un peso livellato tra singole rappresentanze politiche comunali. Poi occorre garantire un ruolo all’ associazionismo ambientale e chissà di cos’altro ancora! In buona sostanza, mi sia consentita la semplificazione: il Comune di Favignana che conferisce nel progetto Parco “tutti i suoi gioielli ed i più pregiati”, non può avere lo stesso peso degli altri Comuni che mettono solo “piccole porzioni del loro tesoro” o, addirittura, di quanti mettono solo l’enfasi delle parole e qualche buon proposito ma senza avere la responsabilità della gestione e delle risposte da dare alle comunità amministrate.

    Ma ci sono esigenze di natura ambientale, di sviluppo economico, di gestione di fondi europei che possono essere intercettati, e così via! Si può non considerare queste cose?

    Giustissimo! E chi più del Comune di Favignana, anche attraverso l’A.M.P., ha dimostrato, nel tempo, la sua sensibilità verso tali temi? Ma, mi ripeto, è il principio istitutivo e la gestione politica che non danno le giuste garanzie.

    Può essere più chiaro?

    Gli attori politici della nostra Provincia (ma un po’ dappertutto), ci hanno abituati più all’occupazione delle poltrone e alla tutela degli interessi degli schieramenti partitici che alla salvaguardia, la buona gestione e lo sviluppo dei territori.

    Ma, allora, come si potrebbe recuperare un’idea che non sembra malvagia a prescindere?

    Le esperienze della vita e della politica, mi hanno insegnato che non bisogna mai “buttare il bambino con l’acqua sporca”, le guerre ideologiche non portano a nulla, perciò occorre cogliere il meglio da certe intuizioni che possono costituire una svolta anche se hanno bisogno di correzioni.

    Andiamo al dunque!

    Occorre cambiare radicalmente il progetto istitutivo, in prima battuta non allargando troppo il “campo di gioco”, modificare, ma dico io, rendere più attuale ed elastico il quadro normativo di riferimento. La reclamata, serrata trattativa in un tavolo tecnico-politico, preliminarmente deve prevedere che il Comune di Favignana mantenga la sua autonomia gestionale (un po’ come le Regioni a statuto speciale nei confronti dello Stato centrale) ed il mantenimento della gestione diretta dell’A.M.P. Continuando poi, la trattativa con lo Stato e la Regione Siciliana (attori sinergici), deve comprendere, anche, l’inserimento di alcune materie che, nel tempo, sono rimaste sempre in sospeso e che hanno generato disagi ed incertezze: trasporti, rifiuti, risorse idriche, sostegno alle famiglie che subiscono la prevaricazione del fenomeno turistico (ad es. con contributi sugli affitti per gli alloggi locati a giovani coppie e non), scuola, sanità. Ma anche, Demanio marittimo (una fetta sostanziosa delle risorse economiche riscosse dalla Regione, deve ritornare ai Comuni che non possono essere, solo, gravati dai costi dei servizi da garantire). Una percentuale di riserva dei fondi europei intercettati da destinare prioritariamente al recupero dei beni culturali nelle isole, degli uffici comuni per le progettazioni, che seguano i bandi pubblici e agiscano secondo delle scalette di priorità. Ci sarebbe tanto e tanto altro ancora da inserire tra le argomentazioni da porre al reclamato tavolo di concertazione, ma è giusto lasciarli al buon senso dei protagonisti di quel tavolo.

    Insomma, lei vorrebbe un ruolo egemone delle Egadi!

    Egemone non è l’aggettivo corretto, ma autorevole si, quello è l’aggettivo giusto.

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