Trapani – E’ iniziata la visita ispettiva dei sindacati della polizia penitenziaria all’interno del carcere Pietro Cerulli, per documentare le condizioni operative e strutturali in cui lavorano gli agenti. La visita, è stata organizzata per accendere i riflettori sulle difficoltà logistiche, organiche e gestionali che quotidianamente affrontano gli agenti che prestano servizio in questa struttura penitenziaria ed è stata organizzata dopo l’inchiesta sulle torture subite da alcuni detenuti proprio ad opera di alcuni agenti della penitenziaria nel reparto blu del Pietro Cerulli.
“Abbiamo deciso di visitare il carcere di Trapani non solo per fotografare le condizioni dei posti di servizio, ma anche per consegnare un segno di vicinanza ai lavoratori, sicuramente scossi per quanto accaduto”, dichiarano i leader sindacali Calogero Navarra (Sappe), Rosario Di Prima (Sinappe), Dario Quattrocchi (Osapp), Gioacchino Veneziano (Uil Polizia Penitenziaria), Francesco D’Antoni (Uspp), Domenico Ballotta (Fns Cisl) e Gaetano Agliozzo (Fp Cgil).
I rappresentanti sindacali denunciano con forza le limitazioni imposte dal DAP – Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, alla possibilità di divulgare fotografie degli ambienti lavorativi, descrivendo tali restrizioni come “un comportamento antisindacale che nasconde una chiara volontà di celare la realtà”. “Ci spiace constatare – sottolineano i sindacalisti – la censura imposta dal DAP e la limitazione all’accesso delle delegazioni sindacali, mentre, ad agosto, in pieno piano ferie del personale, sono stati autorizzati ingressi di oltre 45 persone tra avvocati, garanti e associazioni esterne”.
Le organizzazioni sindacali ritengono che queste restrizioni siano volte a evitare che l’opinione pubblica prenda coscienza delle difficoltà quotidiane degli agenti penitenziari, che operano in contesti complessi e spesso sottodimensionati. “Trasmetteremo le nostre rimostranze agli organi competenti – concludono i sindacati – perché crediamo che il rispetto delle condizioni di lavoro degli agenti sia fondamentale per garantire un sistema penitenziario più efficiente e giusto”.
Secondo quanto emerso dall’inchiesta di Procura e investigatori del Nic di Palermo, nella sezione blu del Pietro Cerulli alcuni detenuti venivano, sistematicamente, maltrattati, derisi, e picchiati. In questo reparto venivano rinchiusi soprattutto detenuti psichici, persone fragili che avevano diversi problemi. Le telecamere piazzate di nascosto in quella che gli agenti ritenevano una zona franca hanno registrato invece numerosi abusi. Spedizioni punitive, lancio di urina da parte degli agenti, insomma punizioni “gratuite” e fuori luogo.