Palermo – La Direzione Investigativa Antimafia ha eseguito un decreto di sequestro, emesso dal Tribunale di Palermo – Sezione Misure di Prevenzione, nei confronti di Giovanni Palazzolo, imprenditore di 70 anni, originario della provincia di Palermo, del quale se ne ipotizza la vicinanza ad una delle famiglie che costituiscono il mandamento mafioso di San Lorenzo – Tommaso Natale.
Il sequestro di beni pari a 2,5 milioni di euro, riguarda: nove immobili, tra terreni e fabbricati anche ad uso abitativo, nonché del 50% del capitale sociale di una s.a.s. operante nel settore dell’edilizia, beni ubicati tra le province di Palermo e Trapani. Il Tribunale di Palermo – Sezione Misure di Prevenzione, ha accolto parzialmente la proposta di misura di prevenzione personale e patrimoniale a firma congiunta del Procuratore della Repubblica di Palermo e del Direttore della Direzione Investigativa Antimafia.
Gli accertamenti patrimoniali svolti sul conto dell’imprenditore e dei suoi congiunti, hanno restituito, per le annualità prese in esame dal Tribunale, una sproporzione tra i redditi dichiarati e gli acquisti/investimenti realizzati, questi ultimi di valore significativamente superiori alle entrate.
Contestualmente all’esecuzione della misura ablativa, il Tribunale ha fissato per la seconda decade di settembre 2025 l’udienza per la trattazione della proposta di applicazione delle misure di prevenzione.
Il provvedimento arriva a conclusione di un’indagine preventiva effettuata, su delega della Procura – Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo, dal Centro Operativo della D.I.A. di Palermo sul conto dell’imprenditore attivo nei settori dell’edilizia, della logistica e della ristorazione. Lo stesso, il 10 aprile 2024, nell’ambito dell’operazione “Nemesi”, era stato arrestato dalla D.I.A. in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal GIP di Palermo su richiesta della Procura Distrettuale di Palermo. L’interessato risponde delle ipotesi delittuose formulate a suo carico davanti al Tribunale di Palermo, dove si sta celebrando il processo di primo grado nel quale è imputato, fermo restando che lo stesso è da ritenersi innocente sino a sentenza passata in giudicato.
Questa nuova attività è da considerarsi tra quelle avviate da tempo dalla D.I.A. di aggressione delle illecite ricchezze acquisite e riconducibili, direttamente o indirettamente, a contesti delinquenziali di tipo mafioso, a tutela del tessuto economico nazionale e della sana imprenditoria.