Italia
Venerdì 17 tra superstizione e ironia
Il giorno che unisce paura e sorriso nella tradizione italiana
Redazione17 Ottobre 2025 - Attualità
  • Venerdì 17 ottobre 2025 con gatto nero, ferro di cavallo e cornetto portafortunaAttualità

    Venerdì 17: tra superstizione e sorriso, un giorno tutto italiano


    Attualita – Tra ferri di cavallo, gatti neri e cornetti rossi, torna il giorno che gli italiani guardano con un misto di timore e ironia. Ma da dove nasce la fama del “venerdì 17”? Un viaggio tra antiche credenze, simboli religiosi e un pizzico di scaramanzia. E alla fine, forse, il modo migliore per affrontarlo è non prenderlo troppo sul serio.

    Un giorno “storto” fin dal principio

    C’è chi oggi ha preferito restare a casa, chi ha rimandato un viaggio, chi non ha voluto firmare un contratto o fissare un appuntamento importante.
    Il motivo? È venerdì 17, il giorno che, secondo la tradizione tutta italiana, porta sfortuna.
    Ma da dove nasce questa convinzione che, ancora oggi, ci fa sorridere e al tempo stesso ci mette un piccolo brivido?

    Nel calendario cristiano, il venerdì è da sempre un giorno carico di significato: è il giorno della Passione di Cristo, della crocifissione, del dolore.
    Per secoli il popolo ha pensato che quel giorno non fosse di buon auspicio. Non a caso si diceva:

    “Di venerdì né si sposa né si parte.”
    Meglio aspettare un giorno più sereno — che il cielo, si sa, ha i suoi umori.

    Il 17, numero che rompe l’armonia

    Già da solo, il 17 ha fama di numero “sfigato”.
    In numeri romani si scrive XVII, e se lo si anagramma diventa VIXI, che in latino significa “ho vissuto”, cioè “sono morto”.
    Una parola che bastava a evocare il lutto e la fine.
    Persino i pitagorici, amanti dell’armonia dei numeri, lo consideravano disarmonico: il 16 e il 18 sono numeri perfetti, il 17 invece “rompe” l’equilibrio.

    Quando il venerdì incontra il 17

    E così, mettendo insieme il giorno della croce e il numero della morte, nasce la data “maledetta”: venerdì 17.
    Nel Medioevo si sarebbe detto: “Dio ce ne scampi e liberi”.
    Oggi, invece, ci limitiamo a fare gli scongiuri.

    In Italia, la superstizione è così radicata che molte compagnie aeree non hanno la fila 17, e alcune auto – come la Renault negli anni ’90 – evitarono di chiamare un modello “17”.
    Un caso tutto nostro: mentre gli anglosassoni temono il venerdì 13 e gli spagnoli il martedì 13, noi abbiamo scelto il 17. Questione di stile, o forse di carattere.

    Tra fede e ironia

    In fondo, ogni venerdì 17 è anche un piccolo specchio del nostro modo di essere: scaramantici ma ironici, legati al passato ma capaci di riderci su.
    La vera sfortuna, forse, è farsi condizionare dalle superstizioni.
    Perché credere nella cattiva sorte è anche un modo per dimenticare quante volte la vita ci sorprende… in bene.

    Come diceva un vecchio contadino dalle nostre parti:

    “Le superstizioni? Meglio non crederci… ma neanche sfidarle troppo.”

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