Turismo – L’odore di zagara nell’aria, i primi raggi di sole che scaldano le pietre delle stradine nei centri storici, le voci che rimbalzano tra i vicoli come promesse d’estate. A fine marzo, la Sicilia si prepara come una sposa alla festa. Ma questa volta non è una semplice Pasqua: è un assalto, dolce e frenetico, da quasi due milioni di viaggiatori.
Valigie trascinate su marciapiedi assolati, taxi pieni già all’alba, hotel che chiudono le prenotazioni settimane prima. Pasqua 2025 ha il sapore di un piccolo record: l’Isola accoglierà 1,8 milioni di turisti, molti più di quanti vivano stabilmente sull’Isola. Numeri che non si vedevano da tempo.
A spingere questa “migrazione felice” è una primavera allungata, fatta di ponti strategici, voli low cost agguantati con mesi d’anticipo, e soprattutto il desiderio di tornare a godere della vita. Quella vera. Quella che in Sicilia passa per un piatto di pasta con le sarde, una granita con panna a colazione, un tramonto sui templi o tra le barche dei pescatori.
Secondo i dati del Centro Studi Conflavoro, il trend è nazionale: 12,5 milioni di italiani in viaggio, più quasi 3 milioni di stranieri. Ma è la Sicilia a spiccare: da sola attira il 14% delle presenze. E mentre nel resto d’Italia si parla ancora di “ripresa”, qui sembra già una nuova età dell’oro.
Anche la durata dei soggiorni aumenta, sfiorando le 4 notti e mezza. Segno che la Sicilia non è più solo una fuga, ma una scelta di lentezza. La spesa media per turista? Si avvicina ai 400 euro. Un investimento, più che una vacanza.
Una settimana in Sicilia, tra voli, alloggio e qualche sfizio, può arrivare a costare tra i 1.130 e i 1.300 euro a persona. I prezzi sono saliti, è vero. Eppure la domanda tiene. Anzi: cresce. Come se l’Isola riuscisse, ancora una volta, a toccare qualcosa di profondo nel cuore dei viaggiatori.
Chi prenota un volo nazionale spende sui 90 euro, chi arriva dall’estero – magari dalla Francia, dalla Germania o dagli Stati Uniti – ne spende in media 177 a tratta. Ma lo fa lo stesso. Perché in cambio trova il mare in primavera, i cannoli caldi, le passeggiate tra i mosaici normanni e i profili arabi che si disegnano nella pietra.
La ricaduta sull’economia locale è massiccia: si parla di 567.000 nuovi posti stagionali e un impatto mensile sul reddito da quasi 900 milioni di euro. Numeri che fanno sorridere gli operatori del settore e danno ossigeno ai territori.
Eppure, non è tutto oro. Il 43% delle famiglie italiane, per permettersi una vacanza, ha dovuto chiedere un prestito o optare per il pagamento a rate. Viaggiare è diventato un bisogno. Quasi una resistenza civile contro la fatica quotidiana. Ma anche un piccolo lusso per cui vale la pena indebitarsi.
Il turista tipo? Non esiste. Ma qualche profilo emerge:
– Le famiglie, che rappresentano il 40% dei viaggiatori, spendono in media tra i 150 e i 200 euro al giorno.
– I giovani, più agili e affamati d’esperienze, cercano alternative più economiche, rimanendo tra i 70 e i 100 euro giornalieri.
La Sicilia si piazza dietro solo a Lazio, Toscana e Campania, ma davanti alla Puglia. Un risultato che non è solo numerico: è la fotografia di un’Isola che sa ancora raccontarsi, accogliere, emozionare.
La forza della Sicilia resta la sua offerta poliedrica: città d’arte, borghi sospesi nel tempo, spiagge che a fine aprile sembrano già ad agosto. Ma anche sagre nei paesi, processioni sentite, pranzi lunghissimi nelle masserie.
Il tutto esaurito nelle strutture ricettive lo conferma: chi arriva, spesso torna. E chi non c’è mai stato, finisce per chiedersi: “Ma cosa sto aspettando?”.
Pasqua 2025, allora, sarà ricordata come un momento speciale. Perché mentre il mondo cambia, la Sicilia resta. Un faro. Un’isola. Un’idea di felicità concreta e un po’ sognante, come solo qui sa essere.