Valderice
A Villa Betania ipotizzate dimissioni di pazienti adulti con disturbi spettro autistico
Il deputato M5S Ciminnisi chiede audizione urgente in commissione Salute all’ARS
Redazione9 Febbraio 2025 - Salute
  • Salute

    Valderice -«Voci allarmate giungono da genitori e famiglie sulla possibile chiusura di alcuni reparti del centro per l’autismo di Villa Betania, con conseguenti dimissioni di pazienti adulti, provenienti da tutta la Sicilia, che da anni sono assistititi nella struttura di Valderice».

    Il deputato trapanese del M5S all’ARS, Cristina Ciminnisi, accogliendo le preoccupate segnalazioni che le sono giunte negli ultimi giorni, ha avanzato una richiesta di audizione urgente al Presidente della VI Commissione “Salute, Servizi Sociali e Sanitari”, Giuseppe Laccoto, per capire quali siano le ragioni della ipotizzata chiusura e per porre in evidenza – si legge nella richiesta – come «in assenza di alternative concrete e immediate, rischierebbe di tradursi in un drammatico vuoto assistenziale, con conseguenze gravissime sul benessere e sulla dignità di queste persone e delle loro famiglie». L’on. Ciminnisi ha chiesto l’audizione dell’Assessore regionale per la Salute, Daniela Faraoni, e del Direttore Generale dell’ASP di Trapani, Ferdinando Croce.

    «Villa Betania è una struttura di eccellenza che offre cure e assistenza avanzate con approccio integrato e personalizzato. Non possiamo permettere – conclude la deputata trapanese – che venga disperso un patrimonio di esperienza e competenza da anni al servizio della comunità siciliana, soprattutto non possiamo tradire il diritto alla salute e alla assistenza delle persone più fragili».




  • Trapani
    Ciaccio Montalto, 42 anni dopo mai una parola di scuse
    Trapani e il delitto del magistrato ucciso e mascariato
    Rino Giacalone25 Gennaio 2025 - Cronaca
  • Memoria e giustizia: il cammino verso il 21 marzo a Trapani con Libera Cronaca

    Trapani – Vado diretto. Senza giri di parole. Anche su di giri, lo riconosco. Non sono speranzoso di aprire chissà quale breccia, però sono abituato a non mandare a dire le cose.

    Sono trascorsi con oggi 42 anni dall’omicidio mafioso del magistrato Gian Giacomo Ciaccio Montalto. Quando fu ammazzato, in quel di Valderice, il 25 gennaio 1983, aveva 42 anni, era pm a Trapani in procinto di assumere lo stesso ufficio a Firenze. Stava andando via da Trapani, la mafia trapanese decise di liberarsi di lui in maniera definitiva. Ci vorranno decenni a capire il perché di quella decisione. In Toscana Cosa nostra aveva già la sua base, c’erano all’opera i mafiosi della provincia di Trapani, che lì riciclavano i capitali nel mondo delle imprese, e negli affari. Era evidente che il delitto era di mafia, ma Cosa nostra si diede subito da fare a sporcare, a mascariare, il nome di quel magistrato. Non dovette sforzarsi molto, riuscì subito nell’intento, complice una società che all’epoca negava l’esistenza della mafia. Ma le complicità non erano solo in giro per le strade della città, albergavano nei salotti, in mezzo alla borghesia cittadina, dentro a quel Tribunale, dove girava il verme della corruzione, dove c’era un procuratore della Repubblica che spesso faceva passare per incerto quello che a lui stesso risultava certo. Le parole non sono mie, ma proprio del magistrato Ciaccio Montalto, scritte in una delle lettere che si scambiò con un altro giudice per bene, Mario Almerighi.

    Veniamo al dunque!

    Ecco, vengo al dunque: in 42 anni da quel delitto non ho mai sentito una sola persona chiedere scusa a Gian Giacomo Ciaccio Montalto. Tante iniziative a ricordarlo, mostre, teatro, convegni, barche a vela (cosa questa che fa impazzire la città, dimenticando che con le vele la mafia ha fatto grandi business), ma mai nessuno a chiedere perdono, per aver maltrattato quel magistrato, in vita e poi anche dopo essere stato vittima della mafia. Ciaccio Montalto fu il primo pm ad essere ucciso, fino ad allora la mafia aveva usato i sicari per uccidere i capi degli uffici, delitti orribili, ma fino al 1983 aveva risparmiato i sostituti procuratori. In Ciaccio Montalto aveva riconosciuto l’inquirente che non si sarebbe fermato mai davanti a niente, che nessuno sarebbe mai riuscito a convincere “ad abbassare i toni”, il nemico da sconfiggere. Perché era anche quello che dentro al mondo della giustizia aveva saputo riconoscere i mali, quei problemi da sconfiggere per riuscire a saper rendere Giustizia.

    Ci sono carte da rileggere molto bene.

    La politica, allora quella di governo rappresentata dalla Dc, che metteva mano nelle nomine dei vertici giudiziari. La politica che grazie a certi procuratori modellava le leggi in certa maniera, “senza tenere conto dell’interesse pubblico”. Ciaccio Montalto che riconosceva di “vivere in fondo al sacco”, ma che Trapani era un osservatorio privilegiato per capire come andavano certe cose, perché, riconosceva, c’erano decisioni sottoscritte a Roma o a Palermo, ma che era qui, dove viveva lui, che venivano prese. Trapani, dove in quegli anni la mafia con la politica, e la massoneria, avevano costituito un invincibile convitato di pietra. Capace di spiare il lavoro di magistrati e mandare a dire a certi poliziotti, per esempio, che il regno degli esattori Salvo di Salemi non doveva essere mai toccato. Ucciso Ciaccio Montalto, pochi mesi dopo, a Palermo, la stessa mafia fece a pezzi con l’esplosivo il capo dell’ufficio Istruzione, il giudice Rocco Chinnici. Ciaccio Montalto che scriveva del mondo delle carceri. Pare leggere qualcosa di attuale, i mafiosi trattati con rispetto, i poveracci maltrattati. O ancora, il passaggio nei suoi scritti dedicato al terrorismo, “usato come specchietto per le allodole”, per non far guardare verso altri versanti. Ma non vi sembra che la situazione di quegli anni è sovrapponibile a quella di oggi?

    L’impegno:

    Oggi che si dice che l’emergenza sono i migranti o ancora tante altre cose, compresi i chiodi infilzati nelle centraline ferroviarie, o che è dispendioso dare risorse ai Palazzi di Giustizia, ogni giorno svuotati di qualcosa. La mafia comandava e intanto Ciaccio Montalto passava per uno ammazzato per questioni amorose. Lui che aveva scelto di animare una corrente della magistratura dal nome altosonante, Impegno Costituzionale. Lui nella Costituzione ci credeva per davvero, tanto da perderci la propria vita. Ed allora chiudete con le scuse quella stagione infame. Così davvero si potrà ricordare per come merita il magistrato Gian Giacomo Ciaccio Montalto.




  • Valderice
    Ricordato a Valderice il giudice GianGiacomo Ciaccio Montalto
    Un magistrato che prima di tutti aveva capito dove colpire la mafia e i suoi solidali
    Laura Spanò24 Gennaio 2025 - Cronaca
  • Cronaca

    Valderice – Il 25 gennaio del 1983 a Valderice fu ammazzato per mano mafiosa un Servitore dello Stato il giudice GianGiacomo Ciaccio Montalto. Quella di Ciaccio Montalto è la storia di un magistrato onesto, di un magistrato che prima di tutti aveva capito dove colpire la mafia e i suoi solidali per vederla sconfitta, i soldi.

    Oggi Valderice ha ricordato il sacrificio del giudice Gian Giacomo Ciaccio Montalto, ucciso in una stradina della cittadina, mentre rincasava presso la sua abitazione.

    Francesco stabile Sindaco di Valderice:

    “È doveroso – scrive il sindaco Franceco Stabile –  in questo giorno, ricordare e mettere in risalto la grande integrità morale del Giudice, e con i giovani presenti ci siamo confrontati sui temi della legalità e dell’agire, che deve essere sempre in contrasto con ogni atteggiamento malavitoso e di sopraffazione.
    Il grande lavoro che il Giudice ha svolto per il nostro territorio, va tramandato agli studenti che, ogni anno, partecipano alla commemorazione, perché è solo preservando la memoria storica, e confrontandosi sulle azioni che ognuno di noi mette in campo, a prescindere dal ruolo che assume in società, che si può avere un cambiamento sociale e civile, che di certo non deve essere omertoso né tantomeno sottomesso ai soprusi del malaffare”.

    La mafia è sempre la stessa….

    La mafia di quegli anni di Ciaccio Montalto è la stessa di oggi. Una mafia che non spara più ma che si è infiltrata nelle istituzioni, nell’impresa, nelle banche come ai tempi di Ciaccio Montalto, che era andato a bussare alla porta di alcune di queste prendendosi e portandosi in ufficio gli assegni dei boss, i guadagni dei traffici di droga, delle raffinerie di eroina impiantate nel trapanese, degli appalti. La mafia che uccise Ciaccio Montalto è la stessa che oggi potente ha saputo proteggere il suo nuovo capo Matteo Messina Denaro. Nonostante le numerose minacce Ciaccio Montalto, non si arrese mai, continuando a lavorare con disciplina e rigore. Attualissime rimangono ancora ora le indagini di quel giudice che prima di essere ammazzato stava per essere trasferito a Firenze.  Il giudice Ciaccio Montalto è una delle prime vittime eccellenti nel segno dell’aggressione voluta dal boss Totò Riina.

    I ringraziamenti

    Il sindaco di Valderice Stabile ha voluto ringraziare le Autorità civili e militari intervenute alla cerimonia, le Scuole i Cittadini e l’Associazione forense A.L.A. di Palermo, “per aver onorato, insieme a noi, il ricordo del Giudice Montalto e aver promosso valori come quelli della legalità e della giustizia”.



  • Erice
    Senza illuminazione un tratto della Provinciale che porta ad Erice
    Interrogazione del consigliere comunale Vincenzo Maltese
    Redazione19 Gennaio 2025 - Politica
  • Erice al buio: guasto all'illuminazione pubblica sulla strada provinciale mette a rischio la sicurezza Politica

    Erice –“Parte della strada provinciale che porta ad Erice è completamente al buio da circa 8 giorni; su circa 80 pali, da Fontanarossa fino al bivio Valderice ne funzionano soltanto 6. Inoltre i faretti posti sugli alberi lungo il rettilineo finale per arrivare a porta Spada nonché i due faretti su viale delle pinete sono invasi dai rami e foglie e l’illuminazione è insufficiente. Ci sono grossi problemi di visibilità quando scende la nebbia”.

    Vincenzo maltese sull’argomento:

    Lo scrive in una interrogazione il consigliere comunale di Erice Vincenzo Maltese, il quale continua: “È un problema di sicurezza stradale per chi abitando ad Erice sale e scende passando da questo tratto di strada. La scorsa seduta tutto il Consiglio comunale approvò un mio “atto di indirizzo” (firmato anche da Piero Spina) che prevede una ricognizione degli impianti di illuminazione ed un ripristino della pubblica illuminazione. Venerdì ho depositato una interrogazione, e la foto di ieri della strada”.




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