Roma – I medici del Gemelli hanno sciolto la prognosi di Papa Francesco, confermando il miglioramento del quadro clinico. Tuttavia, il Santo Padre proseguirà con la terapia farmacologica per alcuni giorni in ospedale, a causa della complessità della sua condizione e della polmonite non ancora completamente superata.
Il bollettino medico diffuso dal Vaticano conferma che le condizioni del Papa sono stabili e in costante miglioramento. I progressi osservati nei giorni scorsi si sono ulteriormente consolidati, come dimostrato dagli esami clinici e dalla buona risposta ai trattamenti farmacologici.
Nonostante il miglioramento, i sanitari mantengono un approccio prudente, considerando l’età avanzata del Pontefice, 88 anni, e la necessità di un monitoraggio costante per prevenire eventuali complicazioni.
Lunedì mattina, Papa Francesco ha seguito gli Esercizi spirituali della Curia in collegamento video con l’Aula Paolo VI. Successivamente, ha ricevuto l’eucarestia e ha dedicato un momento di preghiera nella cappellina del suo appartamento privato. Nel pomeriggio ha ripreso la partecipazione agli esercizi spirituali, alternando momenti di preghiera e riposo.
Secondo fonti vaticane, il quadro clinico resta complesso, ma il Papa non è più in imminente pericolo di vita. L’ottimismo dei medici è cauto: la polmonite non è del tutto risolta e potrebbero presentarsi ulteriori difficoltà. Tuttavia, lo scioglimento della prognosi rappresenta un segnale positivo per il recupero.
Nonostante la degenza, Papa Francesco ha inviato un telegramma all’arcivescovo di Bahia Blanca, mons. Carlos Alfonso Azpiroz Costa, esprimendo vicinanza alle vittime della devastante alluvione in Argentina. Nel messaggio, il Pontefice ha pregato per le vittime, i soccorritori e le famiglie colpite dalla calamità, chiedendo conforto e speranza per chi soffre.
La comunità cattolica continua a pregare per la guarigione di Papa Francesco, mentre i fedeli attendono aggiornamenti sulle sue condizioni. Il Pontefice, con il suo spirito resiliente, dimostra ancora una volta la sua forza, partecipando attivamente alla vita della Chiesa anche dal ricovero.