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Il coraggio di Pippo Fava, voce libera della Sicilia
Quel 30 aprile che regalò alla Sicilia il coraggio di Pippo Fava
Trapani Oggi29 Aprile 2025 - Altre Notizie



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    Pippo Fava, giornalista e martire dell’antimafia, continua a essere un simbolo di libertà di stampa e coraggio civile in Sicilia.

    Il 30 aprile, a Catania, il cielo aveva quella luce spietata di primavera siciliana, tagliente come la verità che Giuseppe “Pippo” Fava avrebbe inseguìto per tutta la vita. Non era un uomo che amava i compromessi. Non gli piacevano le stanze troppo silenziose né le strette di mano viscide che promettevano favori. Pippo voleva raccontare. E raccontare significava, per lui, rischiare.

    Fondò I Siciliani come si fonda una casa: mattone su mattone, parola su parola. Ogni inchiesta era una finestra aperta su un mondo che troppi preferivano ignorare. Mafia, politica, affari: fili intrecciati in una trama sporca che lui, cocciuto come solo certi siciliani sanno essere, provava a disfare pezzo dopo pezzo.

    Gli diedero tanti nomi. Sognatore. Sovversivo. Rompiscatole. Alla fine, per farlo tacere, usarono il più vigliacco dei mezzi: una pistola. Era il 5 gennaio 1984, una sera come tante. Una sera qualsiasi in cui, però, la Sicilia perse una delle sue voci più limpide.

    Oggi Pippo Fava non è solo una fotografia sbiadita appesa nei corridoi delle scuole o il nome su una targa. È il simbolo vivo di ciò che significa, davvero, libertà di stampa: la scelta di raccontare anche quando raccontare ti costa tutto. Forse, guardando quel cielo catanese ancora tagliente, si può immaginare il suo sorriso beffardo. Come a dire che no, non ce l’hanno fatta. Non del tutto.




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