Trapani
“Il nome dei Melodia è ancora potente” – di Rino Giacalone
Mafia, operazione "Eirene": sentito in Tribunale investigatore dello Sco
Rino Giacalone6 Giugno 2025 - Cronaca



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    Trapani – E’ cominciato con una diatriba tra pm e difese il processo scaturito dall’operazione antimafia “Eirene” che nell’autunno 2024 vide arrestate, con le accuse di mafia, diverse persone tra Alcamo, Calatafimi e Trapani. Una indagine della Polizia che vide in campo investigatori dello Sco, Sisco, Squadra Mobile di Trapani e Palermo e che fotografò la dinamicità di una organizzazione mafiosa del tutto non timorosa dell’incalzare dell’azione giudiziaria nel tempo condotta contro Cosa nostra.

    Gli imputati

    Tra i principali imputati ci sono due politici di rango, l’ex senatore Nino Papania e l’ex vice sindaco di Alcamo Pasquale Perricone. Con loro soggetti alcuni conclamati mafiosi tornati in auge dopo antiche condanne. Tra gli imputati tre in particolare: Francesco Coppola, indicato dalla Procura antimafia di Palermo quale nuovo capo della famiglia mafiosa di Alcamo, il commerciante di origini castellammaresi ma residente a Trapani, Giosuè Di Gregorio e Giuseppe Diego Pipitone, una sorta di “rais” nel rione popolare San Giuliano di Erice. Quasi tutti gli indagati sono ancora in carcere, compresi Papania e Perricone, e in udienza il pm Pierangelo Padova ha chiesto ai giudici (collegio presieduto dal giudice Enzo Agate) ha chiesto, in previsione di una lunga durata del dibattimento, la sospensione dei termini della misura cautelare, questo per evitare scarcerazioni con il processo in corso.

    Le difese si sono opposte, portavoce l’avvocato Gallina che ha definito non tempestiva la richiesta del pm, quando ancora, ha sottolineato, si è all’esordio dell’istruttoria dibattimentale. Il Tribunale deciderà alla prossima udienza.

    I primi testi

    Intanto è cominciata la testimonianza di uno dei principali investigatori, il commissario dello Sco (Servizio Centrale Operativo) Mauro Riccitelli. E’ toccato a lui rispondere alle domande del pm Padova, un esame che non si è concluso e che proseguirà in una udienza già fissata per la fine del mese. Domande poste per evidenziare le “dinamiche” dell’associazione mafiosa che era dedita ad uno stretto controllo criminale del territorio. A Roma lo chiamavano il “mondo di mezzo”, dove la mafia si incontrava con la politica e i “colletti bianchi”, a Trapani alcune indagini su connessioni tra Cosa nostra e borghesia, indussero gli inquirenti che se ne occupavano a parlare di “terra di mezzo”, dove risiedeva e risiede ancora quell’area grigia fatta di soggetti pronti a dare manforte agli interessi mafiosi, l’indagine “Eirene” ha svelato una nuova identificazione letteraria della consorteria mafiosa, “mondo collaterale”. E’ questa la frase finita ascoltata durante le intercettazioni, e a pronunziarla sarebbe stato il personaggio maggiormente noto tra gli arrestati, l’ex senatore alcamese Nino Papania che nel processo con Pasquale Perricone è imputato di voto di scambio politico mafioso.

    L’indagine

    L’indagine è stata condotta per due anni tra il 2021 e il 2023. Durante questi mesi gli investigatori sono stati addosso agli indagati, seguiti anche in occasione di riunioni, come quella con uno degli uomini più potenti della mafia castellammarese, Mariano Asaro (citato nel processo ma non imputato), quando ci fu da rendere ragione al figlio di Pipitone, Diego, che aveva avuto una lite con l’alcamese Sebastiano Dara, mentre lavorava nella security di un locale a Trapani, a Villa Rosina. Un incontro organizzato, ha riferito il teste, da Giosuè Di Gregorio, intercettato a dire che “Asaro è uno importante, un boss”. Asaro, tornato libero da tempo, frattanto ha ottenuto anche la riabilitazione dal giudice di sorveglianza. La sua presenza alla riunione però fu d’aiuto a Pipitone, padre e figlio, “per via dei rapporti forti di Pipitone senior con la mafia castellammarese”. Su Giuseppe Diego Pipitone, l’investigatore dello Sco, ha ricordato, anche se genericamente, senza scendere nello specifico, “i rapporti con la politica trapanese”.

    Le controversie

    Pronto a dirimere controversie anche l’alcamese Coppola, Francesco detto Cicco. Una di queste in particolare avrebbe riguardato Ignazio Melodica, detto “u nico” o soprannominato “ragioniere”, soggetto che il commissario Riccitelli ha detto essere noto per sue precedenti sentenze di condanna. “Il nome dei Melodia è ancora adesso pesante” a proposito di mafia alcamese. Alla nutrita famiglia dei Melodia viene ricondotta per decenni la gestione di Cosa nostra e Coppola sarebbe stato uno dei “successori” dopo che gli esponenti più importanti di questa famiglia sono finiti in carcere o sono deceduti. Giosuè Di Gregorio in una intercettazione è stato ascoltato raccontare le proprie vicissitudini, e di avere scampato ogni pericolo dopo aver scelto “di vivere al fianco dei Melodia. Coppola si sarebbe occupato anche di indurre, tale Graziano Silaco, a lasciare la gestione di un maneggio dopo essere entrato in contrasto con il suo socio, Giuseppe Caruso, genero di Pasquale Perricone. Intervento che Coppola avrebbe condotto proprio su richiesta dell’ex vice sindaco di Alcamo. Tra gli episodi ancora indicati dall’investigatore dello Sco un copioso sequestro di armi e munizioni a casa di uno degli imputati, Antonino Minio.

    Ad apertura di udienza il Tribunale ha conferito a due periti l’incarico della trascrizione di numerose conversazioni indicate sia dal pm quanto dalle difese.





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