Campobello di Mazara
Sequestrati beni per 3 milioni all’autista di Messina Denaro [Video]
Maxi sequestro a Campobello di Mazara: bloccati beni per 3 milioni a Giovanni Luppino
Redazione11 Marzo 2025 - Cronaca
  • Estorsione imprenditore Partinico Palermo Cronaca

    Campobello di Mazara –  I finanzieri del comando provinciale di Palermo hanno eseguito un sequestro di beni per oltre 3 milioni di euro nei confronti di Giovanni Luppino, indicato dagli investigatori come l’autista del boss, Matteo Messina Denaro (deceduto). Il provvedimento, emesso dal tribunale di Trapani – sezione misure di prevenzione, ha colpito il patrimonio di Luppino, arrestato il 16 gennaio 2023 insieme al capomafia presso la clinica La Maddalena di Palermo, dove il boss doveva sottoporsi a cure oncologiche.

    La rete di finanziamenti per la latitanza del boss

    Le indagini, coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo, hanno permesso di tracciare flussi di denaro destinati al mantenimento della latitanza di Messina Denaro. Attraverso l’analisi di bonifici e assegni emessi da soggetti vicini al boss, gli inquirenti hanno individuato una rete di finanziamenti a sostegno del mafioso, dimostrando il ruolo attivo di Luppino nell’assicurare il sostegno economico al ricercato.

    I beni sequestrati: aziende, immobili e conti bancari

    Il sequestro ha riguardato un vasto patrimonio, tra cui:

    • Due aziende operanti nel settore della coltivazione, lavorazione e conservazione di frutti oleosi, ortaggi e frutta, con sede a Campobello di Mazara;
    • Sette immobili, tra appartamenti e terreni, distribuiti tra Campobello di Mazara e Castelvetrano;
    • Tre conti correnti bancari;
    • Un’automobile.

    Condanna in primo grado per l’autista del boss

    Giovanni Luppino è stato condannato in primo grado a 9 anni e 2 mesi di reclusione per il suo coinvolgimento nelle attività del clan. La sua vicinanza a Messina Denaro e il ruolo svolto nella rete di supporto al boss hanno portato le autorità a disporre il sequestro preventivo dei suoi beni.

    Un duro colpo alle finanze mafiose

    L’operazione della Guardia di Finanza rappresenta un ulteriore passo avanti nella lotta contro la criminalità organizzata, colpendo le risorse economiche che hanno garantito per anni l’impunità ai vertici di Cosa Nostra in provincia di Trapani. Il sequestro rientra in una strategia più ampia volta a smantellare le basi finanziarie della mafia siciliana e in particolare di quella che ha fino ad oggi finanziato e protetto la trentennale latitanza dell’ormai deceduto boss di Castelvetrano Matteo Messina Denaro.





  • Trapani
    Prosegue il cammino verso il 21 Marzo a Trapani
    Appuntamento il 4 marzo da Libera assieme all'Anpi per presentare il libro "Chi ha ucciso Pio La Torre? Omicidio di mafia o politico?"
    Redazione2 Marzo 2025 - Attualità
  • Incontro su Pio La Torre Attualità

    Trapani – Prosegue il cammino dell’associazione Libera verso l’appuntamento del 21 marzo, giornata dedicata al ricordo delle vittime innocenti delle mafie e che vedrà proprio a Trapani lo svolgersi dell’appuntamento nazionale. Prossimo appuntamento dei 100 passi verso il 21 marzo è l’incontro organizzato per il 4 marzo da Libera assieme all’Anpi, l’associazione nazionale partigiani d’Italia.

    Libera assieme all’Anpi

    Nell’aula dedicata al prefetto Fulvio Sodano, a Trapani, Palazzo D’Alì, i giornalisti Fabio Pace e Rino Giacalone dialogheranno con l’avvocato Armando Sorrentino autore col giornalista Paolo Mondani, del libro edito da Castelvecchi “Chi ha ucciso Pio La Torre? Omicidio di mafia o politico?”. Sono trascorsi 43 anni dalla barbara uccisione del deputato e segretario del Pci siciliano Pio La Torre. Chi sono stati gli autori? Si disse la mafia. Negli anni della sua attività di sindacalista, politico e parlamentare, Pio La Torre, un gigante della politica, di nemici ne ha incontrati tanti sulla propria strada. Gli ultimi quelli che hanno osteggiato la sua battaglia contro l’installazione dei missili a Comiso. Una sfida che ha trascinato centinaia di migliaia di persone, a partecipare alla grande manifestazione pacifista.

    Chi era Pio La Torre

    La Torre era “un trascinatore di popolo” e, quindi, da eliminare. Di Pio La Torre, del suo assassinio, insieme al suo autista Rosario Di Salvo, hanno scritto Paolo Mondani, notissimo giornalista, firma di punta di Report e Armando Sorrentino, militante politico nella sinistra e avvocato, che ha rappresentato la parte civile per i delitti politici di Reina (ex segretario DC), Mattarella, La Torre e Di Salvo.

    Oggi Sorrentino è un dirigente dell’ANPI, componente del coordinamento regionale dell’Associazione Nazionale Partigiani.

    L’appuntamento

    Martedì 4 marzo, alle ore 17.30, nella sala Sodano del Palazzo Comunale di Trapani, i giornalisti Fabio Pace e Rino Giacalone dialogheranno con Armando Sorrentino, che parlerà di Pio La Torre “uomo”, dei misteri che si celano riguardo alla sua morte, in un incontro voluto dalla sezione ANPI di Trapani ,nel quadro delle iniziative promosse da Libera “verso il 21 marzo”, data dedicata alla “ Giornata nazionale dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie” .




  • Trapani
    Processo Artemisia: “Lo Sciuto era il direttore d’orchestra”
    Si chiude con la richiesta di condanna per complessive 155 anni la requisitoria del Pm Sara Morri
    Rino Giacalone28 Febbraio 2025 - Cronaca
  • Toga avvocato tribunale Cronaca

    Trapani – Processo Artemisia: politica, affari e massoneria segreta, le conclusioni del pm Morri. Chieste condanne per 155 anni

    L’atto finale del pm Sara Morri davanti al Tribunale presieduto dal giudice Messina, a latere i giudici Bandiera e Cantone. Dopo una minuziosa ricostruzione dei fatti oggetto del processo, riportati dentro una memoria di quasi mille pagine, l’accusa ha chiesto condanne per 155 anni di carcere. Il processo Artemisia ha messo in luce condotte di corruttela col fine di acquisire consenso elettorale, ma assieme a ciò anche una sorta di controllo del territorio, delle istituzioni. Un quadro che inserito nel contesto locale, fatto spesso di enti locali incapaci o svuotati da scelte poco utili alla collettività, spiega molto bene le ragioni di un certo andazzo. L’agire degli imputati del processo, a cominciare dal principale di essi, Giovanni Lo Sciuto, indagato mentre sedeva all’ars da deputato regionale ed era finanche componente della commissione regionale antimafia, sarebbe stato quello di mettere in determinati posti della pubblica amministrazione, propri designati, così che “da remoto” veniva guidata l’azione delle istituzioni: “attivazione remota dei referenti al momento della trattazione di questioni rilevanti per il gruppo”. E questo non per servire la collettività ma il singolo. Queste, secondo l’accusa, le mire di Giovanni Lo Sciuto politico di lungo corso, consigliere comunale a Castelvetrano, poi consigliere e assessore provinciale, e infine deputato regionale alla corte del ministro Angelino Alfano, accusato anche di aver creato una sorta di loggia massonica segreta.

    Le richieste

    Per Lo Sciuto sono stati chiesti 14 anni. Nove anni per l’ex re della formazione professionale Paolo Genco, otto anni per Gaspare Magro, sei anni per l’ex sindaco di Castelvetrano Felice Errante, sette anni per Gaspare Angileri, due anni per Maria Luisa Mortillaro, sei anni e sei mesi per Isidoro Calcara, nove anni e sei mesi per l’ex coordinatore Inps Rosario Orlando, sei anni per Tommaso Geraci, due anni e sei mesi ciascuni per Vincenzo Chiofalo, Gaspare Berlino e Luciano Perricone, sette anni per Vincenzo Giammarinato. Tra gli imputati anche tre poliziotti: otto anni sono stati chiesti per Vincenzo Passanante, sette anni e sei mesi per Salvatore Virgilio, undici anni per Salvatore Giacobbe.

    La loggia

    Il quadro offerto quello dell’esistenza di una organizzata associazione a delinquere che si è articolata anche dentro una associazione segreta, una sorta di massoneria che non era “affare” estraneo a molti degli indagati risultati fare parte di logge ufficiali, come la loggia Hypsas di Castelvetrano. Ma quella finita sotto indagine era non tanto una vera e propria loggia, ma un gruppo di persone che agivano anche sotto il vincolo di quella segretezza che trova riferimenti proprio in certi ordinamenti massonici.  Per la Procura di Trapani rappresentata in giudizio dal pm Sara Morri, tutti gli imputati avrebbero partecipato ad un sistema che agiva con la corruzione, e che puntava ad inquinare la politica. In molti casi riuscendoci. Le regole massoniche sono servite a mascherare “l’inquinamento politico delle istituzioni locali”. Non va dimenticato che anche l’indagine Artemisia portò allo scioglimento degli organi istituzionali del Comune di Castelvetrano.

    Le conclusioni del Pm Sara Morri

    “Per Lo Sciuto – ha detto il pm Morri – la massoneria era l’aggancio giusto per far carriera e porre in essere meccanismi per raggiungere gli obiettivi prefissati dal gruppo”. Le regole proprie della massoneria applicate nel malaffare emerso vengono tradite proprio da alcune intercettazioni, dove gli indagati vengono sentiti dire che la forza del gruppo era quella “di sapere di poter contare gli uni sugli altri”. Una fratellanza che nel loro agire divenne un sodalizio perverso, “così da conciliare con gli interessi dell’on. Lo Sciuto”. Il pm si è chiesto se tutto questo possa tradursi in una lecita attività politica. “Niente affatto – ha spiegato – trovandoci dinanzi al perseguimento di finalità individuali, esercitate dentro al mondo della formazione professionale, nel mondo accademico, fin dentro le stanze dell’Inps di Trapani…non erano raccomandazioni ma ripetuti tentativi che talvolta non andando a buon fine rappresentavano ugualmente a quelle riuscite una chiara azione a modificare gli ordinati corsi decisionali”. Il pm ha colto e proposto al Tribunale parecchie analogie tra il caso della Iside 2, la loggia segreta scoperta a Trapani nel 1986 e che nel 1993 portò alla condanna dell’allora gran maestro Gianni Grimaudo, e quello della loggia attribuita alla guida di Lo Sciuto e alla quale sarebbero appartenuti politici, come l’allora sindaco di Castelvetrano Felice Errante e l’ex assessore Luciano Perricone, ma anche poliziotti come Vincenzo Passanante. “Oggi come ieri – ha evidenziato il pm Morri – ci ritroviamo la spartizione pianificata delle poltrone pubbliche, l’occupazione delle istituzioni”. “Oggi come ieri – ha continuato – ci troviamo dinanzi i vincoli della segretezza, l’agire con l’obiettivo della interferenza, la pluralità di iniziative volte a condizionare i pubblici poteri”. I fatti specifici sono contestati in diciannove capi di imputazione. Si è quasi messo alla berlina durante il processo il fatto che “le riunioni” di questa sorta di loggia erano solite farsi in una pizzeria, ma su questo aspetto il pm ha invitato a sorridere meno considerato che risulta come fatto accertato come la stessa pizzeria è citata in una indagine antimafia, “Anno Zero”, per il fatto di essere stata sotto la gestione di persone vicine all’allora latitante Matteo Messina Denaro, insomma le riunioni non avvenivano in un luogo qualsiasi.

    Iniziate anche le discussione delle difese

    Nel corso della stessa udienza hanno cominciato a discutere le difese. E’ toccato agli avvocati Tricoli e Pantaleo, tutti e due a difesa di Tommaso Geraci. E Tricoli è intervenuto anche anche a difesa del commercialista Gaspare Magro. L’avvocato Tricoli in particolare ha cercato di smontare le accuse attribuendo all’ex deputato Lo Sciuto la figura di un “miles gloriosus”, per dire che sarebbe stato un politico fanfarone e non tanto un agitatore di azioni del malaffare. A dargli ragione anche l’avvocato Pantaleo, pronto a sostenere che “Lo Sciuto si presentava ai suoi accoliti come una sorta di onnipotente”. E questo lo hanno detto per affievolire e smarcare i propri assistiti dalle accuse di corruzione e partecipazione, nel caso di Magro all’associazione segreta. L’avvocato Tricoli non è stato leggero nelle sue affermazioni e ha pure citato Falcone, “i processi vuoti non si portano a dibattimento perché fanno male alla giustizia”. “Quella di Lo Sciuto era attività politica nient’altro, e ha descritto il sodalizio attorno a Lo Sciuto come un gruppo di amici, “si chiacchiera e si diventa chiacchierati e si aprono i processi penali”. Un’arringa decisamente in controtendenza rispetto alla voluminosa requisitoria racchiusa in quasi mille pagine, che racconta ben altra realtà. E se per l’avvocato Tricoli non ha senso paragonare le accuse di oggi con il quadro accertato giudiziariamente a proposito della loggia segreta Iside 2, oggi come ieri, viene da dire, seguendo l’incipit del pm, ci siamo ritrovati imputati e testimoni a sostenere la stessa difesa pronunciata dal gran maestro della Iside 2 Gianni Grimaudo: “nient’altro che banali raccomandazioni; il deprecabile sistema delle raccomandazioni”; e ancora, si giustificava il professore, sostenendo in modo inverosimile che gli interventi ad adiuvandum fossero comunque circoscritti entro la sfera «del lecito, del giusto e dell’onesto». Ma quella non sarebbero state raccomandazioni ma sistematica maniera per addomesticare ai propri interessi la politica, le istituzioni, la pubblica amministrazione.




  • Catania
    Il deputato Castiglione si dimette dalla Commissione Antimafia e dal gruppo dei Popolari dopo l’arresto
    Il presidente della commissione, Antonello Cracolici, aveva già proposto la decadenza del parlamentare
    Redazione24 Febbraio 2025 - Cronaca
  • giuseppe_castiglione ars - foto Mike Palazzotto Cronaca

    Palermo – Giuseppe Castiglione, deputato regionale all’Ars arrestato stamane nell’ambito dell’operazione “Mercurio”  eseguita dai carabinieri del Ros di Catania, ha espresso la volontà di dimettersi dal gruppo Popolari e autonomisti e dalle commissioni legislative di cui era componente, Affari istituzionali e Antimafia. È quanto ha appreso il suo legale, l’avvocato Salvo Pace.

    Il presidente della commissione regionale Antimafia, Antonello Cracolici, aveva già proposto al presidente dell’Ars Gaetano Galvagno, secondo quanto stabilito dal regolamento, la decadenza di Castiglione da componente della stessa commissione.

    “L’ennesimo blitz antimafia operato in Sicilia da magistratura e Carabinieri, cui va il nostro grandissimo plauso, conferma, ove ce ne fosse ancora bisogno, che tanta strada si deve ancora fare lungo il tortuoso cammino della lotta alla mafia. Siamo di fronte a un quadro inquietante e la presenza di politici tra i destinatari dei provvedimenti di custodia cautelare emessi nel Catanese non può che alimentare il nostro disappunto e la sfiducia dei cittadini nei confronti delle istituzioni. Per questo chiediamo al deputato regionale Giuseppe Castiglione di dimettersi quantomeno dalla commissione Antimafia ancora prima di un eventuale provvedimento di decadenza. Siamo consapevoli che nessuno sia colpevole prima del terzo grado di giudizio, ma è anche vero, che dopo un provvedimento del genere, la sua permanenza all’interno di un organismo altamente simbolico come la commissione Antimafia sarebbe un pessimo segnale per la collettività. Schifani, una volta tanto, vada oltre le dichiarazioni di circostanza e chieda, anche lui, un passo indietro al deputato che sostiene la sua maggioranza. La questione morale va messa ai primissimi punti dell’agenda presidenziale”.  Lo affermano per il M5S, il capogruppo all’Ars Antonio De Luca e il coordinatore regionale per la Sicilia Nuccio Di Paola.

    A chiedere le dimissioni di Castiglione era stato anche il deputato regionale Ismaele La Vardera che ha organizzato per domani (25 febbraio) un sit-in di protesta alle 15 davanti la sede dell’Ars.




  • Trapani
    Tornano in carcere Raffaele Urso e Nicola Accardo
    Entrambi erano rimasti coinvolti nell'operazione antimafia Anno Zero
    Redazione24 Febbraio 2025 - Cronaca
  • carabinieri trapani Cronaca

    Trapani – I carabinieri di Trapani, coadiuvati dai militari di Torino e La Spezia, hanno dato esecuzione all’ordine di carcerazione nei confronti di Raffaele Urso, 66 anni, e Nicola Accardo, di 6O, presunti favoreggiatori del boss mafioso (oggi defunto) Matteo Messina Denaro.

    Il Pg della corte di appello aveva fatto ricorso dopo la scarcerazione dei due, lo scorso ottobre, per la decorrenza dei termini massimi di custodia cautelare. Urso e Accardo erano stati arrestati nell’ambito
    dell’operazione antimafia Anno Zero per smantellare la rete di fiancheggiatori dell’allora latitante Matteo Messina Denaro. Dopo la scarcerazione i due erano sottoposti, a Torino e La Spezia, alle misure cautelari dell’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria, divieto di espatrio e divieto di dimora in Sicilia.

    La nuova ordinanza di custodia cautelare in carcere è stata disposta anche a seguito di una specifica pronuncia della Suprema Corte di Cassazione, che ha ritenuto fondati i motivi dell’appello avanzato dalla Procura Generale. I due arrestati sono stati tradotti presso le Case Circondariali del Nord Italia, dove resteranno a disposizione dell’autorità giudiziaria.

     




  • Catania
    I nomi dei 19 indagati nel blitz antimafia di Catania
    Blitz antimafia a Catania, i nomi
    Redazione24 Febbraio 2025 - Cronaca
  • Blitz antimafia a Catania Cronaca

    Catania – Oltre al deputato regionale Giuseppe Castiglione nel blitz antimafia “Mercurio” compaiono anche un sindaco e consiglieri. Il nome del deputato è nell’elenco dei 19 destinatari dell’ordinanza di custodia cautelare in carcere. Secondo gli inquirenti, sarebbero tutti affiliati al sodalizio mafioso Santapaola-Ercolano.

    I nomi degli arrestati

    L’ordinanza di custodia cautelare in carcere riguarda i seguenti indagati. BERGAMO Antonino. BONACCORSO Emanuele. BUCOLO Rosario. CASTIGLIONE Giuseppe (cl.79). COCO Giuseppe. DELLA VITA Antonino. DI BENEDETTO Antonio. Ed ancora: DI GAETANO Domenico. DI GAETANO Pierpaolo Luca. FRESTA Vincenzo. FORNARO Salvatore. MARCHESE Matteo. MARLETTA Ernesto. MARLETTA Rosario. MENDOLIA Salvatore. MIRABELLA Salvatore. MISSALE Santo. RIZZO Vincenzo. VITALE Nunzio.

    Sono gravemente indiziati, con 15 diversi capi d’imputazione, dei reati di “associazione di tipo mafioso, scambio elettorale politico mafioso, estorsione e trasferimento fraudolento di valori”.

    Sodalizio mafioso Santapaola-Ercolano

    Per gli inquirenti, sarebbero tutti affiliati al sodalizio mafioso Santapaola-Ercolano. E sono gravemente indiziati, con 15 diversi capi d’imputazione, dei reati di “associazione di tipo mafioso, scambio elettorale politico mafioso, estorsione e trasferimento fraudolento di valori”.

    Società coinvolte

    Sono due le società coinvolte e sequestrate: la Società Nicotra Biagio Alessio e le Onoranze Funebri San Marco, valore oltre 300 mila euro.

    Al centro deelle attività investigatire del Ros, le Regionali del 2022 e le ultime amministrative di Misterbianco e Ramacca. C’è anche un altro politico che è finito dietro le sbarre: è il consigliere comunale Matteo Marchese.

     

     




  • Catania
    Operazione antimafia a Catania, 19 arresti, c’è pure il deputato regionale Castiglione
    I reati ipotizzati sono di associazione di tipo mafioso, estorsione, traffico e spaccio di sostanze stupefacenti, trasferimento fraudolento di valori e scambio elettorale politico mafioso
    Redazione24 Febbraio 2025 - Cronaca
  • operazione dei carabinieri ROS Cronaca

    Catania – Eseguite nel corso della notte 19 misure cautelari nel corso del blitz denominato “Mercurio” – condotto dai carabinieri del Ros contro Cosa nostra catanese tra le province di Catania e Siracusa.

    L’ordinanza ha coinvolto anche il deputato regionale Giuseppe Castiglione. Il capogruppo del movimento Popolari e autonomisti è tra i destinatari del provvedimento cautelare del blitz dei Ros contro Cosa nostra etnea. Eletto nel novembre del 2022 ha ricoperto ruoli in commissione regionale Antimafia e nelle commissioni Affari istituzionali e Attività produttive. Prima di essere eletto all’Ars era stato eletto al consiglio comunale di Catania, di cui era presidente d’Aula.

    Assieme ad un consigliere comunale di Misterbianco.

    I reati ipotizzati sono di associazione di tipo mafioso, estorsione, traffico e spaccio di sostanze stupefacenti, trasferimento fraudolento di valori e scambio elettorale politico mafioso. I militari specificano che sono invischiati anche “rappresentanti istituzionali. Ulteriori particolari verrano resi noti nel corso della mattinata”.

    In corso di esecuzione anche un decreto di sequestro preventivo di aziende e beni per un valore di 1 milione di euro. Il provvedimento è eseguito dal Ros con il supporto in fase esecutiva del Comando provinciale Carabinieri di Catania, dello squadrone eliportato Cacciatori Sicilia e del XII nucleo elicotteri dell’Arma, che hanno garantito il presidio del territorio e il coordinamento logistico durante le operazioni.

    Un colpo al  sistema mafioso

    L’inchiesta rappresenta un ulteriore duro colpo al sistema mafioso radicato nel territorio etneo, evidenziando il costante impegno delle forze dell’ordine e della magistratura nella lotta alla criminalità organizzata. Le indagini proseguono per delineare i collegamenti tra i clan e individuare eventuali ulteriori ramificazioni dell’organizzazione mafiosa.




  • Italia
    Arrestato da polizia e carabinieri il latitante Gaspare Ofria. E’ nipote di Gaetano Badalamenti
    Dopo la convalida dell’arresto dall’autorità giudiziaria bulgara Ofria è stato tradotto in Italia su un volo aereo
    Redazione22 Febbraio 2025 - Cronaca
  • Arresto latitante Gaspare Ofria Cronaca

    Genova – In manette da ieri il latitante Gaspare Ofria palermitano. La sua cattura rientra nell’ambito del progetto denominato «Wanted», che mira alla ricerca e alla cattura di latitanti, con particolare riguardo a bersagli ricercati in cooperazione con le autorità estere.

    A Genova polizia e carabinieri hanno arrestato il latitante Gaspare Ofria. Con un provvedimento definitivo di condanna di 6 anni e 8 mesi di reclusione, è nipote del boss mafioso Gaetano Badalamenti, era latitante da circa 2 anni. Ofria era stato condannato nel 2023 ad espiare un cumulo di pene relativo ad alcune condanne subite negli anni precedenti, tra cui una per bancarotta fraudolenta in concorso, un’altra per uso illecito di carte di credito in concorso, e infine un’ultima per la violazione degli obblighi di assistenza familiare.

    Ofria, grazie alle attività d’indagine coordinate dalla Procura di Genova e svolte dalla Polizia di Stato e dai Carabinieri, tra cui servizi di osservazione nei confronti dei familiari, dopo mesi di indagine è stato localizzato a Sofia, in Bulgaria. Dopo la convalida dell’arresto dall’autorità giudiziaria bulgara Ofria è stato tradotto in Italia su un volo aereo.

    A Caserta invece un 52enne di nazionalità albanese, latitante dal 2000 con una condanna a 21 anni, è stato arrestato ieri al termine di attività di indagine durate circa un anno, condotte dal Servizio Centrale Operativo e dalla Squadra Mobile di Caserta, coordinata dalla Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere, il Dipartimento di Polizia Criminale Albanese, in collaborazione con l’Ufficio dell’Esperto per la Sicurezza in Albania della Direzione Centrale della Polizia Criminale-Servizio per la Cooperazione Internazionale di Polizia. L’uomo è ritenuto essere l’organizzatore di un’associazione finalizzata al traffico illecito di stupefacenti a carattere transnazionale.

    Gli arresti dei 2 uomini, sono arrivati grazie alla cooperazione con le polizie bulgara e albanese.




  • Trapani
    “21 Marzo Giornata della Memoria e dell’Impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie”a Trapani, definito il programma
    Attesi a Trapani da ogni parte del mondo
    Redazione21 Febbraio 2025 - Cronaca
  • Trapani ospita la Giornata della Memoria il 21 marzo, un evento per ricordare le vittime innocenti delle mafie e promuovere la legalità. Cronaca

    Trapani – Definito il programma della “Giornata della Memoria e dell’Impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie”, promossa da Libera e Avviso Pubblico che si svolgerà a Trapani, con il Patrocinio della Rai e del Comune di Trapani prevista per il 21 Marzo a Trapani.

    Intanto “Giovedì 20 marzo, Trapani, la Sicilia abbraccia le centinaia di familiari provenienti dalla Calabria, Sicilia, Puglia, Campania, dal Nord Italia, dall’Europa, America Latina e Africa che si ritroveranno alle 15 presso il cinema/teatro Ariston per Assemblea Nazionale a seguire la Veglia ecumenica presso Cattedrale di San Lorenzo – sottolineano i promotori -. Trapani e la Sicilia rappresentano un territorio ricco di storia, di cultura e di sviluppo civico. Sono luoghi depredati dalla forza criminale, ma capaci di percorsi di alternativa, che illumineremo nell’ambito di un periodo che novembre del 2024 ci porterà fino al 21 marzo 2025, e che darà la forza anche per un ulteriore impegno territoriale successivo alla manifestazione”.

    E poi proseguono: “Cammineremo, come ogni anno, al fianco dei familiari delle vittime innocenti, per sostenere le loro istanze di giustizia e verità e per rinnovare la memoria collettiva e il nostro impegno per il bene comune. Continueremo a chiedere piena luce sulle troppe stragi d’Italia che ancora aspettano che sia scritta la verità piena e accertata. Attraverso il percorso che ci condurrà al 21 marzo e negli esiti che la Giornata produrrà, affronteremo le problematiche che oggi rendono la provincia di Trapani e la Sicilia tutta un feudo per criminalità mafiosa, massoneria deviata e corruzione sistemica. Lo faremo insieme alle migliaia di cittadini e cittadine e alle centinaia di realtà sociali, che quotidianamente si battono per vivere in un luogo in cui la cultura del diritto prevalga sulla cultura del privilegio e della sopraffazione. Lo faremo creando spazi di confronto e protagonismo delle tante realtà positive che quotidianamente costruiscono spazi che rispondono ai principi della Carta Costituzionale”.

    C’è un’Italia che reagisce all’indifferenza, all’illegalità, alle mafie e alla corruzione che devasta i beni comuni e ruba la speranza. Un’Italia consapevole che la convivenza civile e pacifica si fonda sulla giustizia sociale, sulla dignità e la libertà di ogni persona. Un’Italia che il 21 marzo si mobilita con momenti di lettura, di riflessioni, di incontri per ricordare gli oltre 1000 nomi delle vittime innocenti delle mafie.

    “La Giornata promossa da Libera – spiegano i promotori -, dal 2017 è stata riconosciuta dallo Stato e vedrà una grande partecipazione: giovani, associazioni, gruppi, rappresentanti delle istituzioni, del sindacato, del mondo della scuola, della cultura, dello sport.” “Ad un mese dalla manifestazione – aggiungono -, sono più di 100 le iniziative, incontri nelle scuole, seminari che si sono svolti e continueranno a svolgersi in tutta la regione nei 100 passi in preparazione al 21 marzo.

     




  • Italia
    Le Strade della Memoria: L’Impegno di Margherita Asta e Rino Giacalone
    Due testimoni della verità tra Trapani e Genova, nel segno della Memoria
    Redazione20 Febbraio 2025 - Attualità
  • Attualità

    Genova – Le storie di Margherita Asta e Rino Giacalone si sono intrecciate nel tempo, unite dal comune impegno per la verità e la giustizia. Rino Giacalone, direttore di TrapaniOggi.it e giornalista di cronaca, ha incontrato Margherita anni fa, intervistandola sulla tragica strage di Pizzolungo, avvenuta il 2 aprile 1985. Quel giorno, la mafia uccise la madre di Margherita, Barbara Rizzo, 31 anni, e i suoi fratellini gemelli Giuseppe e Salvatore, di appena 6 anni.

    Pizzolungo 1985: una storia che non si può dimenticare

    “Una storia apparentemente piccola, che molti volevano dimenticare – racconta Rino Giacalone – ma che da sempre sappiamo essere parte di una vicenda molto più grande: quella del nostro Paese. La nostra democrazia e la nostra libertà si fondano su commistioni e compromessi tra pezzi delle istituzioni e la mafia, una realtà di una gravità assoluta”. La strage di Pizzolungo non fu un episodio isolato, ma il riflesso di un sistema criminale che ha cercato di piegare la società civile al proprio potere”.

    Un percorso parallelo tra Genova e il Tigullio

    Anche se senza incontrarsi direttamente, negli ultimi giorni le loro strade si sono incrociate ancora una volta tra Genova e il Tigullio. Il 6 febbraio, Margherita Asta ha portato la sua testimonianza nelle scuole del Tigullio, sottolineando come la Memoria non sia solo un dovere di chi ha subito perdite personali, ma un impegno collettivo, necessario per costruire un futuro libero dalle mafie.

    Il 14 febbraio, Rino Giacalone ha parlato davanti a una sala gremita al Genova Blue District, raccontando la sua esperienza di giornalista e cittadino impegnato nella ricerca della verità. Due incontri, due storie, un’unica missione: quella di far conoscere e ricordare ciò che è stato, affinché non si ripeta.

    Trapani e il 21 marzo: un nuovo appuntamento con la Memoria

    Questi due percorsi si intrecciano in un anno significativo: il 21 marzo, Giornata della Memoria e dell’Impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie, sarà celebrato a Trapani. La città che ha segnato profondamente le loro vite diventerà il centro di una riflessione collettiva sulla necessità di un impegno continuo contro la criminalità organizzata.

    Margherita Asta e Rino Giacalone ci ricordano che il cambiamento passa attraverso le scelte di ognuno di noi. La Memoria non è solo un esercizio del passato, ma uno strumento per costruire un presente e un futuro più giusti.




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