Analisi mensile pubblicata da Eurostat, riportata da Euronews
Disoccupazione in crescita in Europa: +54mila senza lavoro nell’eurozona
Bruxelles – Nuovo campanello d’allarme per il mercato del lavoro europeo. A maggio 2025 il tasso di disoccupazione nell’eurozona è salito al 6,3%, in aumento di 0,1 punti rispetto ad aprile. Secondo i dati diffusi da Eurostat e rilanciati da Euronews, il numero complessivo di disoccupati nei Paesi che adottano l’euro ammonta a 10,8 milioni di persone, con un incremento di 54mila unità in un solo mese.
Il trend negativo coinvolge anche l’intera Unione Europea, dove i disoccupati sono aumentati di 48mila persone. Si conferma così una tendenza generalizzata che attraversa le principali economie del continente.
A pesare in modo particolare sull’aumento complessivo è il dato italiano. Il numero di disoccupati nel nostro Paese è salito a maggio di ben 112mila unità rispetto ad aprile. Una variazione che non gioca a favore del governo Meloni, già sotto osservazione per le difficoltà strutturali del mercato del lavoro.
Rispetto a un anno fa, l’Italia registra un incremento di 15mila disoccupati. Un segnale che conferma l’instabilità cronica e la difficoltà di assorbire in modo stabile la domanda di lavoro.
Particolarmente preoccupante è la situazione dei giovani under 25. Sempre secondo Eurostat, i disoccupati in questa fascia d’età nell’Ue sono circa 2,9 milioni, di cui 2,3 milioni nell’eurozona. Rispetto ad aprile si registra un aumento di 13mila unità.
Il tasso di disoccupazione giovanile nell’eurozona sale così al 14,4% (dal 14,3%), mentre nell’Ue complessiva arriva al 14,8% (dal 14,7%).
In Italia, però, la situazione è ancora più critica: la disoccupazione giovanile è balzata dal 19,9% al 21,6%. Significa che 303mila giovani italiani sotto i 25 anni sono attualmente senza lavoro e, nella maggior parte dei casi, ancora a carico delle famiglie.
Tra i grandi Paesi dell’eurozona, solo la Francia mostra un segnale positivo con una riduzione di 23mila disoccupati. La Spagna registra un lieve miglioramento (-5mila), mentre la Germania segna un incremento contenuto (+2mila).
Il quadro complessivo, però, resta fragile. Le oscillazioni mensili confermano l’assenza di una vera strategia occupazionale comune e mettono in evidenza le difficoltà dei singoli Stati a invertire la rotta.
Attualita Italia – Dal 28 giugno 2025 entra in vigore in Italia l’Accessibility Act, la legge europea che obbliga aziende e fornitori di servizi digitali a garantire accesso equo e pieno anche a chi ha disabilità visive, uditive, motorie o cognitive. Una svolta che riguarda la quotidianità: dai bancomat alle app, dai siti web all’e-commerce.
Non si tratta più di raccomandazioni o buone intenzioni: stavolta è legge. D’ora in avanti, ogni nuovo prodotto o servizio digitale dovrà essere progettato per essere usabile da tutti. Un principio semplice ma spesso dimenticato, che ora diventa vincolante. Si pensi a un sito internet con testi illeggibili per un non vedente, o a una macchinetta dei biglietti priva di comandi tattili: tutto questo non sarà più tollerato.
L’Accessibility Act nasce nel cuore dell’Europa con la direttiva 2019/882, ma le sue radici affondano nella Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità, firmata nel 2007. Da lì è iniziato un percorso lungo e non sempre lineare, che oggi approda a una normativa concreta e applicabile. L’Italia ha recepito la direttiva con il decreto legislativo 82/2022, estendendola anche alle aziende private.
A partire da sabato, tutti i prodotti e i servizi digitali immessi sul mercato dovranno rispettare precisi standard di accessibilità. L’elenco è lungo e riguarda oggetti di uso comune:
Non è solo una questione tecnica: è un cambiamento culturale. Significa riconoscere che l’accesso alla tecnologia è un diritto e non un lusso.
La legge prevede anche una fase transitoria. Le macchine già in funzione prima del 28 giugno potranno restare operative fino a 20 anni. I contratti di servizio firmati prima di quella data resteranno validi fino a cinque anni. Ma il traguardo è chiaro: entro il 2030 tutto dovrà essere conforme.
L’obbligo riguarda le aziende con più di 10 dipendenti e un fatturato superiore a 2 milioni di euro. Le microimprese, per ora, sono escluse. Chi non rispetta la normativa potrà incorrere in sanzioni salate: da 5.000 a 40.000 euro per ogni infrazione. Per le grandi aziende (fatturato oltre 500 milioni), le multe possono toccare il 5% del fatturato annuo.
A vigilare sarà l’AgID – Agenzia per l’Italia Digitale – che offrirà anche linee guida e supporto tecnico alle imprese.
Milano – La crisi dei negozi di moda in Italia ha raggiunto livelli allarmanti: ogni giorno abbassano la saracinesca 18 attività del settore. Un dato che peggiora il bilancio degli ultimi cinque anni e riflette le profonde difficoltà economiche del comparto. Con oltre 23.000 chiusure in un solo anno e 35.000 posti di lavoro andati persi, la moda – pilastro del Made in Italy – vive una fase critica che richiede risposte urgenti dal Governo. Crisi negozi moda Italia: ecco cosa sta accadendo.
Secondo i dati forniti da Federazione Moda Italia – Confcommercio, il 2024 si è chiuso con un saldo drammaticamente negativo: 6.459 attività di moda e abbigliamento hanno cessato l’attività, con una media di 18 chiusure al giorno, contro le 13 del quinquennio precedente.
Oltre alla chiusura dei punti vendita, anche l’occupazione subisce duri colpi: sono 35.000 i posti di lavoro persi nell’ultimo anno, in un settore che oggi conta ancora 164.369 negozi attivi e 299.793 addetti. Il comparto moda continua a rappresentare un pilastro economico, ma sempre più fragile.
Alla base della crisi c’è il boom dell’e-commerce, che ha sottratto clienti ai negozi fisici. A questo si aggiunge la contrazione generale dei consumi, con un calo del -10% negli ultimi cinque anni secondo il report 2025 di Confcommercio sul commercio al dettaglio, disponibile sul sito ufficiale: confcommercio.it.
Il 2024 è stato un anno nero per il settore: -4,2% rispetto al 2023, e i saldi invernali 2025 hanno confermato il trend negativo con un -5,5% nei consumi. Le dinamiche commerciali imposte da alcuni fornitori e gruppi internazionali, spesso fuori da logiche di sostenibilità, stanno schiacciando i piccoli esercenti.
Giulio Felloni, presidente di Federazione Moda Italia, ha richiesto al Governo Meloni un intervento concreto: un Patto Etico di Filiera per riequilibrare i rapporti tra fornitori e negozianti, e l’introduzione di incentivi fiscali, come una detrazione d’imposta per l’acquisto di prodotti sostenibili e un’aliquota IVA agevolata per il settore retail moda. Le richieste sono state rese pubbliche sul portale ufficiale di Confcommercio Moda.
Una possibile via d’uscita arriva dal cosiddetto “shopping tourism”, valorizzato dall’abbassamento della soglia del tax free shopping da 154,96 a 70 euro. Chi ha saputo sfruttare questa opportunità, sottolinea Global Blue in uno studio del 2024, ha registrato un incremento del 54% delle transazioni e un +12% della spesa. Fonte: globalblue.com.
La moda italiana è un asset culturale e produttivo da proteggere. In assenza di un piano di rilancio concreto, il rischio è di perdere un’intera rete commerciale diffusa sul territorio e preziosa per le economie locali.
Cosa ne pensi di questa crisi? Nella tua città hai notato negozi che hanno chiuso? Partecipa al dibattito nei commenti, condividi l’articolo e continua a seguire TrapaniOggi.it
I salari reali in Italia sono oggi inferiori di 8,7 punti percentuali rispetto al 2008. È quanto emerge dal nuovo Rapporto mondiale sui salari 2025 dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro (Ilo), pubblicato il 24 marzo. Un dato drammatico, riportato anche da ANSA, che colloca l’Italia all’ultimo posto tra i Paesi del G20 per andamento salariale nel lungo periodo.
Nonostante un lieve miglioramento registrato nel 2024, il nostro Paese non è riuscito a colmare il divario creatosi dopo le crisi economiche e l’ondata inflattiva post-pandemica. Il risultato? Una perdita significativa e prolungata di potere d’acquisto per milioni di lavoratori.
Secondo il rapporto Ilo, l’Italia si distingue negativamente per una dinamica salariale stagnante che, in 15 anni, non è mai riuscita a invertire la rotta. Gli aumenti registrati nel breve periodo non sono stati sufficienti a compensare le perdite accumulate, in particolare nel triennio 2021–2023 segnato dall’inflazione a doppia cifra.
L’Ilo sottolinea come il problema non sia solo economico, ma anche sociale: l’assenza di crescita salariale ha ridotto la fiducia dei cittadini e aumentato le diseguaglianze, frenando i consumi e la coesione interna.
“La performance italiana è la peggiore tra tutti i Paesi del G20”, ha dichiarato Giulia de Lazzari, economista dell’Ilo.
(Fonte: ANSA – 24 marzo 2025, ore 11:26)
Mentre altri Paesi del G20 sono riusciti a superare i livelli retributivi del 2008, l’Italia è l’unico Stato in cui i salari reali sono ancora più bassi rispetto a 17 anni fa.
Questa situazione penalizza soprattutto le nuove generazioni e le famiglie a basso reddito, colpite dalla doppia crisi dei prezzi e del lavoro precario.
La crisi salariale ha già effetti visibili: cervelli in fuga, contrazione dei consumi, aumento delle richieste di sostegno al reddito. L’assenza di un piano strategico per rivalutare i salari rischia di cristallizzare il divario tra Italia e il resto d’Europa.
Per superare questa crisi, secondo l’Ilo, l’Italia dovrà:
Solo così si potrà recuperare il potere d’acquisto perduto e garantire un futuro dignitoso ai lavoratori italiani.
L’Italia parte forte e fa sognare con il gol di Sandro Tonali, ma la Germania ribalta tutto nella ripresa e vince 2-1 al Meazza. Ora, per sperare nella qualificazione alle Finals di Nations League, servirà un’impresa a Dortmund. La rimonta Germania contro Italia fa male soprattutto per come è arrivata: nonostante un primo tempo positivo, gli Azzurri pagano due disattenzioni su palle alte e una minore esperienza internazionale.
Nel primo tempo la squadra di Luciano Spalletti sorprende tutti con un bel gol di Sandro Tonali, che sfrutta una disattenzione tedesca e firma l’1-0. L’azione nasce da un’ottima verticalizzazione di Barella per Politano, che brucia Raum e serve Tonali: l’ex rossonero non sbaglia davanti alla curva che l’ha amato. L’Italia chiude avanti il primo tempo dopo aver anche sfiorato il raddoppio con lo stesso Tonali e con Kean.
Al rientro in campo, però, la musica cambia. La Germania prende in mano il gioco e inizia a sfruttare meglio le corsie laterali. Dopo alcuni pericoli sventati, arriva il pari: è Kleindienst a colpire di testa su cross di Kimmich, approfittando di un errore di marcatura. Poco dopo è Goretzka, sempre di testa, a firmare il sorpasso. Entrambe le reti evidenziano ancora una volta le difficoltà italiane sulle palle inattive, già viste contro la Francia.
Nonostante la sconfitta, l’Italia ha poco da rimproverarsi dal punto di vista dell’atteggiamento. Spalletti aveva preparato bene il match e, nel primo tempo, la squadra era riuscita a contenere gli attacchi tedeschi e a creare occasioni importanti. Solo gli interventi del portiere Baumann, in giornata di grazia, hanno evitato il 2-0 azzurro. I cambi di Julian Nagelsmann, però, si rivelano più efficaci: la Germania mostra più cinismo e porta a casa una vittoria pesante.
Il bilancio degli scontri recenti contro la Germania si fa pesante: l’Italia non vince contro i tedeschi dal 2012, e ora dovrà espugnare Dortmund domenica per continuare a sognare la Nations League. Sarà fondamentale migliorare la fase difensiva sulle palle inattive e recuperare energie fisiche e mentali.
L’introduzione di un salario minimo legale in Italia è un tema centrale nel dibattito politico ed economico. A differenza di molti altri Paesi europei, l’Italia non prevede una soglia minima di retribuzione stabilita per legge, affidandosi ai contratti collettivi nazionali di lavoro (CCNL), che regolano circa il 90% dei rapporti di lavoro. Tuttavia, cresce la pressione per istituire una soglia minima salariale che garantisca un reddito dignitoso, soprattutto per i lavoratori precari o esclusi dalla contrattazione collettiva.
Diverse forze politiche e sindacali hanno avanzato proposte con importi e criteri differenti:
Vantaggi
Criticità
L’Italia è tra i pochi Paesi dell’Unione Europea a non avere un salario minimo legale. In nazioni come Germania, Francia e Spagna, il salario minimo ha prodotto effetti diversi, mentre nei Paesi Scandinavi si continua a puntare esclusivamente sulla contrattazione collettiva.
La Direttiva UE 2022/2041 esorta gli Stati membri a garantire salari adeguati, senza imporre un modello unico, lasciando libertà di scelta tra salario minimo legale e contrattazione collettiva rafforzata.
Il confronto resta aperto: le opposizioni spingono per una soglia minima di legge, mentre il governo propone soluzioni alternative. Intanto, milioni di lavoratori italiani continuano a percepire stipendi giudicati insufficienti rispetto al costo della vita, rendendo urgente una decisione.
E tu, sei favorevole o contrario all’introduzione del salario minimo in Italia?
Anche quest’anno, l’Italia è tra le mete più amate dai viaggiatori di Tripadvisor nei Travelers’ Choice Awards. Nel prestigioso Best of the Best 2025, che si basa sui voti e le recensioni lasciate dagli utenti della popolare piattaforma di viaggi, l’Italia si distingue con ben due località nella Top 10 mondiale.
La classifica delle dieci migliori destinazioni scelte dai viaggiatori include cinque mete europee, tra cui due italiane: la Sicilia al quarto posto e Roma al sesto. Le altre tre destinazioni europee sono Londra, che domina la classifica, Parigi in quinta posizione e Creta al nono posto.
La Sicilia si conferma una meta d’eccezione. Nel 2025, infatti, vanta due titoli importanti: Regione Europea della Gastronomia e Agrigento come Capitale Europea della Cultura. Questi riconoscimenti hanno contribuito a rafforzare il fascino dell’isola tra i viaggiatori.
Tripadvisor elogia la Sicilia con queste parole: “La più grande isola del Mediterraneo è separata dalla terraferma dallo Stretto di Messina. Luogo montuoso, la costa siciliana e le sue piccole isole si estendono ai piedi dei vulcani Etna, Stromboli e Vulcano”.
Oltre ai paesaggi incredibili, la Sicilia vanta un patrimonio culturale straordinario, con influenze greche, romane, normanne e barocche che si riflettono nelle sue 9 provincie.
Roma, nonostante i suoi problemi, rimane una delle città più amate dai viaggiatori. Tripadvisor la descrive così: “Un giorno non è bastato per costruire Roma, ma non basterà neanche per girarla tutta. La città stessa è come la sala espositiva di un gigantesco museo all’aperto, un vero e proprio collage di piazze, mercati e siti storici sbalorditivi”.
Dai monumenti iconici come il Colosseo, il Pantheon e la Fontana di Trevi, fino ai quartieri pittoreschi e alla cucina ineguagliabile, la Capitale d’Italia continua ad attrarre milioni di visitatori ogni anno.
Tripadvisor suggerisce ai turisti di gettare una monetina nella Fontana di Trevi, di assaggiare la pasta fresca e i piatti tipici romani, come i carciofi alla giudia e la coda alla vaccinara, per un’esperienza culinaria autentica e indimenticabile.
Ecco le prime 10 destinazioni più apprezzate dai viaggiatori di Tripadvisor nel mondo:
Oltre al successo nei Travelers’ Choice Awards 2025, l’Italia ha recentemente conquistato il primo posto nell’European Tourism Reputation Index, confermando la sua posizione come una delle destinazioni più ambite al mondo. Sicilia e Roma rappresentano il fiore all’occhiello del turismo italiano, offrendo un mix perfetto di cultura, paesaggi e gastronomia.
Roma – Fulco Pratesi, 90 anni compiuti 5 mesi fa, fondatore del WWF Italia e pioniere del movimento ambientalista in Italia si è spento oggi a Roma. Architetto, giornalista, autore, disegnatore, fondatore del WWF Italia di cui è stato a lungo Presidente oltre che esempio vivente di ecologismo attivo, Fulco Pratesi è stato la guida per un’intera generazione di naturalisti. È stato anche parlamentare dal 1995 al 1997 con i Verdi. Nel 2020 l’Università di Palermo gli ha conferito la Laurea Honoris Causa in Biodiversità e biologia ambientale. Era Presidente onorario del WWF Italia e Direttore Responsabile dello storico magazine Panda sin dalla sua fondazione. Il suo contributo è stato attivo fino all’ultimo. La moglie Fabrizia – il loro un sodalizio lunghissimo iniziato oltre 70 anni fa – si era spenta meno di 5 mesi fa, il 4 ottobre 2024: lascia 4 figli e 6 nipoti. Il suo inseparabile cagnolino, Robin, 14 anni, se ne è andato nei giorni scorsi, pochi giorni dopo il ricovero di Fulco. Il suo ultimo articolo, dedicato a Federico II, è pubblicato in questi giorni su “Panda”.
E si stringe con commozione alla famiglia Pratesi: i figli Isabella, Carlo Alberto, Francesco e Olympia e tutti i suoi nipoti. Fondamentale il suo contributo alla definizione e approvazione di leggi fondamentali per la tutela della natura italiana, dalla legge 157 sulla fauna a quella sui parchi del 1991. Ma il suo orgoglio più grande erano le oltre 100 Oasi del WWF che amava e conosceva una per una. Fulco Pratesi ha reso migliore il nostro Paese per tutti questi motivi e tanti altri, a cominciare dalla grande vocazione alla divulgazione: storico collaboratore del Corriere della Sera, ha pubblicato una dozzina di libri e curato decine di pubblicazioni anche per ragazzi, trasmettendo la sua grande passione per piante e animali a milioni di italiani attraverso testi accattivanti e disegni dal tratto unico. Ha viaggiato in tutto il mondo, dall’India all’America latina, e tutti i suoi incontri con la natura sono documentati nei suoi inseparabili taccuini.
Fulco Pratesi, nato a Roma nel 1934 e sfollato nella prima infanzia con la famiglia nella proprietà di campagna nel viterbese, è entrato presto a contatto con la natura. Fin da piccolissimo s’innamorò degli animali e del disegno. Dopo un’infatuazione giovanile per la caccia, convertì il suo interesse per la natura e gli animali nella conservazione. La sua seconda vita iniziò nel 1963, nelle foreste dell’Anatolia, in Turchia, dove si era recato a caccia. Gli si parò di fronte un’orsa con tre piccoli. Fu un incontro “folgorante” come lui stessoò lo ha definito tante volte. Un incontro che gli fece cambiare totalmente prospettiva. Tornato in Italia, vendette il fucile e acquistò una macchina fotografica. Presto, si convertì all’amore incondizionato per tutte le forme viventi e decise di impegnarsi per la conservazione, tanto da abbandonare la professione di architetto. Saputo della nascita del World Wildlife fund in Svizzera, li contattò per far nascere la sezione italiana. “Ma dovrà trovare lei i soldi necessari al progetto” fu la risposta. Con famiglia e già 4 figli, non era facile. Riuniti alcuni amici illuminati nel suo studio di architetto, nacque nel 1966 il WWF Italia, con pochi soldi e tanto entusiasmo. Entusiasmo che è rimasto sempre stato il suo tratto distintivo fino agli ultimi giorni della sua vita. Seppe fare quello che solo i grandi sanno fare: trasformare un sogno per pochi (la protezione della natura in Italia, la tutela di animali allora braccati come lupi e orsi) in una realtà consolidata. Con un vero e proprio atto di coraggio, con pochi soldi in cassa (i primi soci si erano autotassati), la prima azione del neonato WWF Italia fu quella di acquisire i diritti di caccia della laguna di Burano, dando il via alla nascita dell’Oasi di protezione e del “modello Oasi”, che contraddistingue il WWF Italia dagli altri WWF nel mondo. Oggi le aree gestite o di proprietà sono oltre 100 e proteggono circa 27.000 ettari di natura.
E tutto questo attraverso studi, piani e la spinta all’approvazione della legge quadro sulle aree protette del 1991. Sempre, gettando il cuore oltre l’ostacolo: come quando, nel 1985, l’Associazione raccolse oltre 600 milioni di lire – con un vero e proprio crowdfunding ante litteram – per l’acquisto dell’area di Monte Arcosu, con l’obiettivo di salvare il cervo sardo dal bracconaggio e dall’estinzione. La sua vita racconta la storia della nostra Associazione. Proverbiali le sue battaglie contro la caccia (per impedire ai cacciatori di entrare nei fondi privati), che lo portarono a ricevere insulti e minacce. Ma anche per la salvaguardia delle creature marine, dai cetacei alla foca monaca, dalle reti spadare. Aveva una grande passione per i piccoli uccelli e per gli ambienti di palude, considerati malsani dai più e invece visti da Fulco, giustamente, come ecosistemi ricchissimi di biodiversità. Da tutelare. In natura passava ore a osservare gli uccelli e a comporre i primi schizzi per i suoi acquerelli.
“Se considereremo la natura e il nostro Pianeta come un posto da conquistare e dominare, allora sarà la nostra fine” ha ripetuto nell’ultima intervista. Luciano Di Tizio, Presidente WWF Italia: “Ho conosciuto Fulco Pratesi nei primi anni ‘70 del secolo scorso, quando era impegnato nella “Operazione San Francesco” per la salvezza del lupo, allora sull’orlo dell’estinzione. Un incontro dal quale è nata una, direi, “complicità” legata al comune sentire e agli analoghi interessi. Negli anni ci siamo poi sentiti e incontrati decine di volte e in ogni occasione ho avuto qualcosa da imparare da lui, promotore e artefice di una vera e propria rivoluzione culturale. Amava profondamente la sua famiglia e amava d’un amore profondo la natura e il WWF, “il mio quinto figlio”, come lui stesso ci ha definiti. La sua azione, personale e attraverso l’associazione del Panda, è stata fondamentale per la tutela della natura in Italia. Oggi sento, insieme a tutto il popolo del WWF, un vuoto immenso: abbiamo perso un padre e una insostituibile fonte di saggezza. Lo salutiamo commossi e infinitamente tristi, ma anche con una certezza: il WWF continuerà ogni giorno a onorare la sua memoria, perseguendo con convinzione i suoi stessi ideali. Fulco sarà sempre con noi”.
“Se il WWF tutto è in qualche modo figlio di Fulco, e se oggi abbiamo tutti perso una colonna fondante della nostra famiglia, per alcuni tra cui me Fulco è parte delle memorie dell’infanzia più antica, con la sua firma elegante in calce alle lettere che ci facevano sognare raccontando di animali e luoghi meravigliosi e con il tratto inconfondibile dei suoi disegni. È una di quelle persone per le quali può essere usato senza timore l’aggettivo “irripetibile”. Appassionato, straordinario conoscitore di piante e animali, che osservava e disegnava con attenzione maniacale, è stato un grande trascinatore. Il suo entusiasmo, le sue intuizioni, fin dalla fine degli anni ‘60 hanno portato prima alla nascita del WWF, poi ai risultati tangibili come la protezione di lupo, orso e altre specie ritenute, prima di lui “nocive”, alla limitazione della caccia. È stato il creatore del movimento ecologista italiano per come lo conosciamo e l’inventore della cosiddetta “ecologia domestica”, indispensabile per comprendere come ogni nostro piccolo gesto possa far bene al pianeta. Lo salutiamo con un grandissimo senso di gratitudine, e certi che il mondo migliore per cui ha lavorato tutta la vita sia un passo più vicino grazie a lui e alle persone che ha saputo far innamorare della natura. Noi del WWF siamo in un certo senso tutti figli suoi, e oggi è come se avessimo perso la colonna fondante della nostra famiglia”.
Venezia – Alberto Trentini, operatore umanitario italiano, è stato arrestato il 15 novembre 2024 in Venezuela mentre svolgeva il suo lavoro per una ONG internazionale. Da allora, è in isolamento totale, senza contatti con la famiglia, avvocati o rappresentanti consolari.
A quasi tre mesi dalla sua detenzione, le sue condizioni fisiche e mentali restano sconosciute, sollevando gravi preoccupazioni per la sua sicurezza. Le istituzioni italiane, europee e le Nazioni Unite sono chiamate ad agire con urgenza per ottenere il rilascio immediato di Alberto, garantendo l’accesso all’assistenza legale, consolare e medica, nonché il diritto di comunicare con i propri cari.
E’ notizia di oggi che Alberto Trentini, il cooperante italiano arrestato a Caracas il 15 novembre scorso, è vivo e detenuto in condizioni discrete in un carcere della capitale venezuelana. Un mese fa, il governo venezuelano ha inviato una prova della sua condizione, avviando un dialogo per il suo rimpatrio
La comunità internazionale deve ribadire l’importanza della protezione degli operatori umanitari, spesso esposti a rischi elevati nel loro impegno per il bene comune. Il caso di Alberto Trentini richiede un intervento deciso affinché possa tornare a casa al più presto. Visita la pagina facebook
Trapani – Prosegue anche oggi, per il nono giorno consecutivo, la campagna digitale messa in atto dal gruppo di hacker filorussi NoName057 contro siti italiani. I target di oggi sono siti della Pubblica amministrazione locale.
Al momento non risultano raggiungibili i siti delle Province di Trapani, Ragusa, Caltanissetta, Enna, del Comune di Catania e della Regione Puglia.
L’Agenzia per la cybersicurezza nazionale ha allertato i bersagli e le autorità e fornito suggerimenti per la mitigazione dell’impatto.