Castellammare del Golfo – di Laura Spanò – A Milano presso l’Istituto di medicina legale mercoledì è stato riaperto il feretro di Francesco Ancona, riesumato dal cimitero di Castellammare del Golfo, per i nuovi accertamenti medico-legali, così come stabilito dalla Procura di Pavia, a coordinare l’inchiesta è il Pm Alberto Palermo, che ha riaperto il caso sulla morte dell’operaio.
L’autopsia e gli esami sono stati affidati al medico legale Cristina Cattaneo, al tossicologo Domenico Di Candia e l’antropologa Debora Mazzarelli. I risultati, attesi entro tre mesi, dovrebbero essere determinanti per arrivare alla verità.
Francesco Ancona è l’operaio di 48 anni, che viveva a Mortara, trovato morto l’11 febbraio 1987 sul ciglio della strada per Ceretto-Robbio, con profonde ferite al cranio e tracce di veleno nello stomaco.
Due gli iscritti nel registro degli indagati: la vedova Giovanna Navarra, 77 anni che da alcuni anni è tornata a vivere a Castellammare del Golfo, e un amico di famiglia, Domenico Scarfò, 70 anni che vive a Vigevano. Ma secondo il pm Palermo ci sarebbero altre persone coinvolte non ancora identificate.
«La mia assistita – dice l’avvocato Vito Coppola legale della vedova – non ha nominato un consulente di parte, dunque al momento non abbiamo elementi su quanto è avvenuto a Milano. Il passo più importante ora è l’esito degli accertamenti. Da lì capiremo se può nascere un rinvio a giudizio oppure se si arriverà, come immaginiamo, a una archiviazione del caso».
All’epoca il caso fu archiviato come suicidio: secondo la ricostruzione della Procura, Francesco Ancona, si sarebbe avvelenato e poi si sarebbe gettato volontariamente contro una betoniera. Una spiegazione che non ha mai convinto familiari e conoscenti. Dopo 38 anni quei dubbi rimasti in sospeso potrebbero presto essere risolti. La Procura di Pavia ha riaperto il caso nel 2023. Per l’accusa Navarra e Scarfò avrebbero avvelenato Ancona, poi lo avrebbero colpito alla testa, cosparso di benzina e investito con una betoniera per inscenare un suicidio. A spingere alla riapertura, nuove testimonianze e intercettazioni che hanno portato la procura a ipotizzare un omicidio premeditato.
Si difende la signora Navarra e lo fa attraverso il suo avvocato Vito Coppola, che l’aveva già difesa nel 2023 dall’accusa di avere pianificato l’omicidio del figlio, Antonino. «Sono innocente, con la morte di mio marito non c’entro, era depresso. Sono estranea alla morte di mio marito. Scarfò? Lo conoscevo, è venuto anche al funerale, tra noi c’è stata una relazione ma molto dopo la morte di mio marito». «La mia assistita – spiega l’avvocato Coppola – ha seri problemi di salute, essendo quasi completamente cieca, e il figlio è da tempo disoccupato. Una situazione familiare molto delicata. Non conosciamo ancora gli atti di questa indagine».
L’abitazione a Castellammare dove vive la donna con il figlio, è stata perquisita: gli agenti della squadra mobile hanno trovato sette valigie piene di carte, vecchi documenti e biglietti manoscritti. È stato tutto sequestrato.
Mortara (Vigevano) – La Procura di Pavia ha riaperto il caso legato alla morte di Francesco Ancona all’epoca 48enne, di Castellammare del Golfo, trovato morto sul ciglio della strada per Ceretto la mattina dell’11 febbraio 1987 con il cranio fracassato, Accusata di aver ucciso il marito con la complicità di un amico, la moglie Giovanna Navarra di Castellammare del Golfo. Alla notizia della riapertura delle indagini i quotidiani della provincia Pavese stanno dando grande risalto in queste ore.
Si riapre così dopo 38 anni, con un avviso di accertamenti tecnici irripetibili da svolgere in questi giorni, il caso della morte di Francesco Ancona.
Nel cimitero di Castellammare del Golfo dove riposavano le spoglie dell’operaio c’è stata la riesumazione della salma che saranno portate a Medicina legale di Milano, dove il 6 agosto partiranno gli accertamenti con tre periti della procura.
Così dopo 38 anni, si riapre un caso finito archiviato all’epoca come suicidio, ma che ora il pubblico ministero pavese Alberto Palermo tratta come omicidio, con indagini curate dalla polizia di Stato anche con il servizio centrale operativo di Roma che sta riaprendo molti “cold case”.
Indagati per il delitto, con un’accusa di omicidio aggravato ancora tutta da dimostrare in un eventuale giudizio, la moglie Giovanna Navarra, ora 74enne e residente a Castellammare del Golfo, e Domenico Scarfò, un 70enne che risulta residente a Vigevano che all’epoca frequentava la casa degli Ancona a Mortara.
I due indagati sono accusati di omicidio aggravato in concorso tra loro e con soggetti terzi (non specificati).
La famiglia di Ancona era arrivata dalla Sicilia a Mortara, in una casa vicino alle scuole elementari, da pochi anni: il muratore aveva lasciato orfani tre figli, all’epoca minorenni. Secondo le ricostruzioni giornalistiche dell’epoca, nel pomeriggio del 10 febbraio 1987, un martedì, Ancona e la moglie erano usciti in auto. Avevano percorso poche centinaia di metri, parcheggiando alla stazione di Mortara. Poi erano saliti sul treno delle 17.38 per Vigevano.
Francesco Ancona doveva sbrigare una pratica per una vertenza con un datore di lavoro alla Camera del lavoro di Vigevano, in quel periodo era disoccupato. Mentre la moglie, doveva svolgere una commissione a Vigevano. Alle 19 circa Giovanna Navarra, all’epoca non c’erano i cellulari ma solo le cabine, aveva telefonato alla Camera del lavoro per sapere se il marito fosse ancora lì e le fu risposto che si trovava ancora nell’ufficio. Allora la moglie si era incamminata verso la stazione di Vigevano, facendo un’altra chiamata al sindacato: dalla Cgil le avevano risposto dicendo che il marito era uscito. Così la donna era arrivata in stazione. Ma non aveva visto arrivare il marito. Allora era salita sul treno delle 20.22 per Mortara, pensando poi di trovare Francesco a casa, ma lì il 48enne non c’era, era sparito.
Già quella sera la donna era andata a denunciare la scomparsa ai carabinieri di Mortara. Nessuna traccia del marito nemmeno nella notte, così la mattina seguente era tornata dai carabinieri. Il corpo dell’uomo era stato trovato poco prima delle 12 a lato della strada per Ceretto, secondo i primi riscontri era già morto da alcune ore.
Non solo il sospetto di avere ucciso il marito, Francesco Ancona, 38 anni fa, con la complicità di un amico dell’epoca. Nella vita di Giovanna Navarra, la donna di 74 anni ora indagata dalla Procura di Pavia per omicidio volontario, c’è un’altra ombra: nel 2023, secondo quanto ricostruito da un processo, cercò di assoldare un killer per far uccidere suo figlio, Antonino Ancona, di 53 anni, che a suo dire la maltrattava.
Il piano fallì perché il sicario, alla fine, si tirò indietro e proprio questo fallimento evitò alla donna una condanna, perché quell’idea, per quanto criminale, rimase a livello di intenzione e non si concretizzò in un omicidio, nemmeno tentato.
Ma da quelle indagini, e in particolare da alcune intercettazioni telefoniche, sono emersi sospetti sulla morte del marito, bollata 38 anni fa come suicidio. Si spiega così la riapertura delle indagini sulla morte di Francesco Ancona, che si riteneva ormai archiviata.