Autori: Lauro De Marinis (Achille Lauro), Simonpietro Manzari, Paolo Antonacci, Davide Simonetta
Musica: Matteo Ciceroni, Daniele Nelli, Gregorio Calculli, Paolo Antonacci, Davide Simonetta
Edizioni: Eclectic Music Publishing / De Marinis Publishing / Nuova Nassau / Copyright Control
Oh… bambina
Tutto quello che hai passato è un’università
E tuo padre non tornava la sera
L’hai visto solo di schiena
Lui non sa cosa è stare insieme
No, lo so, gli vuoi bene
L’amore è come una pioggia sopra Villa Borghese
E noi stiamo annegando, naufragando, è un romanzo
Sono solo a fare a botte con gli amici miei
Sto strisciando verso il letto e non ci sei
Amore mio veramente
Se non mi ami muoio giovane
Ti chiamerò da un autogrill
Tra cento vite o giù di lì
Di amore muori veramente
Se non ti amo fallo tu per me
Ti cercherò in un vecchio film
Per sempre noi incoscienti giovani
Oh… bambina
Dormivamo in un Peugeot
Sì, noi due ladri di fiori
E ti ricordi o no?
Noi prima
A dirsi mai una vita come i tuoi
Sì, piuttosto disperati come noi
Maledetti giovani (a fumare in quel bar)
Noi che a pezzi giovani (noi due pieni di guai)
Maledetti, noi incoscienti a dirsi ancora
Fammi una carezza, amore mio
Ma che mi faccia male
Mezza sigaretta e dopo addio
Per noi incoscienti e giovani
Noi due orfanelli alla roulette
Siamo a Las Vegas sotto un led
Amore mio veramente
Incoscienti Giovani è un brano che parla della fragilità e della ribellione tipiche della giovinezza, mescolando malinconia e nostalgia. Achille Lauro racconta la storia di due anime inquiete, cresciute tra difficoltà e sogni infranti, legate da un amore tormentato e irrequieto. Le immagini evocative della canzone, tra piogge su Villa Borghese e fughe notturne in auto, trasmettono il senso di smarrimento e passione di una generazione che vive senza freni, tra desiderio e autodistruzione.
La “quartara” è un recipiente di terracotta usato per trasportare l’acqua. Il proverbio sottolinea come questo oggetto, per quanto resistente, possa rompersi o creparsi a furia di essere usato per andare a prendere l’acqua.
Il significato traslato è che ogni cosa, anche la più solida, è soggetta a usura e può danneggiarsi con il tempo o con l’uso continuo. Allo stesso modo, la vita è piena di rischi e imprevisti, e nessuno è immune da difficoltà o pericoli.
Il proverbio è un monito alla prudenza e alla consapevolezza che la vita è un equilibrio fragile. Ci ricorda di apprezzare ciò che abbiamo e di non dare per scontato il nostro benessere.
Esistono molti proverbi simili in diverse culture, che esprimono lo stesso concetto di fragilità e precarietà della vita. Ad esempio, il detto “Tanto va la gatta al lardo, che ci lascia lo zampino” sottolinea come a volte si rischia troppo pur di ottenere qualcosa.
“A quartara ca va all’acqua, o si rumpi o si ciacca” è un proverbio che invita alla riflessione sulla natura umana e sulla condizione esistenziale. Ci ricorda che siamo tutti vulnerabili e che dobbiamo affrontare la vita con umiltà e consapevolezza.