Trapani – “L’umanità soffocata dalle disuguaglianze e dall’odio diventa preghiera, grido all’Altissimo Ci hanno insegnato che il potere si conta con i soldi, con l’essere famosi, con l’affermazione di noi stessi. Adesso vediamo la potenza di Dio crocifisso che sta per donare la vita per la nostra vita.
Il vero potere sta lì, umiliato, uomo dei dolori che conosce il patir. Eppure, egli si è caricato delle nostre sofferenze, si è addossato i nostri dolori. L’Onnipotenza di Dio si rivela come Amore donato: con l’adorazione della Croce oggi celebriamo l’amore infinito. La vera potenza-sapiente di Dio passa attraverso il Calvario: ci vuole molta potenza per cancellarsi, per abbassarsi così tanto; una lezione importante”.
Carissimi fratelli e sorelle,
abbiamo davanti agli occhi il servo di Jahvè, presentato nella prima lettura: “Egli è stato trafitto per le nostre colpe”. La seconda lettura ci ha introdotti nel mistero di Cristo, che imparò l’obbedienza e divenne causa di salvezza per tutti coloro che gli obbediscono. Infine, il racconto della Passione nel vangelo di san Giovanni ci ricorda quanto la Scrittura ha detto del messia: “Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto”.
Sì, oggi siamo chiamati a volgere lo sguardo a Colui è stato trafitto e a tutti i trafitti della storia di ieri, di oggi e di sempre. Le vicende dolorose della nostra epoca ci fanno volgere lo sguardo alle vittime delle guerre su tutta la terra, come anche alle vittime degli interminabili
naufragi, agli incalcolabili figli degli esseri umani non autorizzati a entrare sulla nostra terra, alle persone vittime di tratta. E così via! Essi non hanno bisogno di gridare all’umanità e a Dio. La loro stessa condizione è già preghiera. Rabbi Bunam, per insegnare cosa è la preghiera, diceva: “è come un povero che non ha mangiato da tre giorni e i suoi abiti sono stracciati e così egli appare davanti al re; ha forse bisogno di dire che cosa desidera? Così
stava Davide davanti a Dio, egli stesso era preghiera” (M. Buber, I racconti dei Chassidim, Garzanti 1978, p. 577). L’umanità soffocata dalle disuguaglianze e dall’odio diventa preghiera, grido all’Altissimo. Cristo che contempliamo morto in croce è la più grande preghiera che sale dalla terra al cielo.
Non c’è liturgia, oggi. Il Venerdì Santo del mondo cristiano ci chiama al grande silenzio. Come san Francesco che pregava con le braccia stese a forma di croce, anche il celebrante e con lui tutta l’assemblea si pongono sulla nuda terra, nella condizione di povertà estrema, di condivisione della morte violenta, dell’ingiustizia, di ogni forma di negazione dell’umana dignità. Portiamo nel cuore la speranza che anche i pellegrinaggi più terribili delle storie umane possano diventare sorgente di vera e perfetta letizia, come insegna Francesco. Bisogna essere stati al Calvario, aver visto il vero volto del Dio Crocifisso, stoltezza per i Greci, scandalo per i Giudei: lì sorge, per coloro che sono chiamati, sia Giudei che Greci, la luce della fede in Cristo potenza di Dio e sapienza di Dio.
Il Creatore di tutto l’universo, Dio onnipotente percorre la via impotente del Calvario e lo fa per amore. Che cosa vedi quando guardi il Crocifisso? Amore e solo Amore, Amore che non sa fare altro che donare, donarsi. Un Dio che non sta nei cieli a guardare, ma che assume le nostre sofferenze,
soffre insieme a noi e per noi. Amore donato, ecco cosa vedo nel Crocifisso: non morte, ma amore. In questo anno speciale dove è protagonista la speranza, non possiamo vedere morte nel Crocifisso. Amore è vita, amare significa vivere. In qualunque situazione ci troviamo Dio non è lontano dal
comprenderci: il suo amore è la fonte della speranza. Troviamo l’opportunità per iniziare di nuovo a sperare, per credere ancora una volta che la morte è vinta. Ci hanno insegnato che il potere si conta con i soldi, con l’essere famosi, con l’affermazione
di noi stessi.
Adesso vediamo la potenza di Dio crocifisso che sta per donare la vita per la nostra vita. Il vero potere sta lì, umiliato, uomo dei dolori che conosce il patir. Eppure, egli si è caricato delle nostre sofferenze, si è addossato i nostri dolori. L’Onnipotenza di Dio si rivela come Amore donato:
con l’adorazione della Croce oggi celebriamo l’amore infinito. La vera potenza-sapiente di Dio passa attraverso il Calvario: ci vuole molta potenza per cancellarsi, per abbassarsi così tanto; una lezione importante. Papa Francesco parla spesso dei santi della porta accanto; santi che non cercano le lodi, ma si nascondono, stanno fuori dai riflettori. Tra pochi giorni vedremo elevato agli onori degli altari un giovane, un quindicenne, che nella sofferenza ha saputo donarsi, nella malattia ha saputo continuare a sperare anche se non vi era più speranza. Carlo Acutis non è lontano dalla nostra esperienza; anche noi oggi possiamo scegliere di sperare, di continuare ad amare.
Il Crocifisso non è morte, ma risurrezione. Egli continua a dire a Trapani, a ciascuno di noi e al mondo intero: “Quando sarò innalzato da terra attirerò tutti a me”. I nostri volti non devono essere tristi perché il Crocifisso è risorto; si è addossato la mia morte. Per le sue piaghe e per la sua morte abbiamo la vita nel perdono dei peccati.