Trapani
Trapani e la vela latina: il respiro del mare
"Testimoni del passato marinaro di Trapani, le barche a vela latina solcavano il Mediterraneo guidate dal vento e dalla maestria artigiana."
Trapani Oggi8 Luglio 2025 - Turismo



  • Barche tradizionali a vela latina in navigazione davanti alla costa di TrapaniTurismo

    Quando si viaggiava con il vento

    A Trapani si costruivano barche con la vela latina

    Trapani – C’era un tempo in cui a Trapani si viaggiava con il vento.
    Non era solo un modo di dire, ma una realtà concreta, quotidiana, fatta di mani callose, legno di quercia, vele triangolari tese contro il cielo e il mare. Era il tempo delle barche a vela latina, quando il vento era il motore delle nostre rotte e l’intelligenza dell’uomo era arte.

    Le barche del popolo di mare

    Nel porto di Trapani, un tempo tra i più attivi del Mediterraneo, ormeggiavano buzzi, muciare, schifazzi, costruiti da maestri d’ascia che lavoravano nel silenzio interrotto solo dallo scroscio del mare. Erano barche nate per il lavoro: la pesca del tonno, del corallo, il trasporto del sale, della manna, della speranza.

    La vela latina, con la sua forma semplice e potente, non era solo una vela: era una firma trapanese. Una vela che sapeva ascoltare il vento, piegarsi ad esso senza mai cedere, issarsi come bandiera di un popolo marinaro.

    I maestri d’ascia: artigiani della memoria

    Ogni barca era unica, costruita a mano, senza piani scritti. Bastavano l’occhio, la memoria e la tradizione.
    Diverse Famiglie come , da generazioni, trasformavano tavole grezze in scafi eleganti, capaci di reggere la tempesta e il tempo.
    Dietro ogni chiodo, una preghiera.
    Dietro ogni curva, un ricordo.

    Chi saliva su una barca trapanese, sapeva di affidarsi a qualcosa di più di un semplice mezzo. Era una creatura viva, fatta di legno, sudore e anima.

    Viaggiare con il vento

    Navigare con la vela latina era ascoltare il mare.
    Non c’erano motori, né comandi elettronici. Solo il silenzio rotto dal fruscio del vento sulla vela, dallo scricchiolio delle tavole, dal richiamo dei gabbiani.
    Si imparava a rispettare il mare e le sue regole.
    Si partiva all’alba e si tornava al tramonto, con il sole in faccia e il sale sulla pelle.

    Chi ricorda quei tempi, racconta con gli occhi lucidi la danza delle barche tra le correnti.
    Era una danza lenta, fatta di gesti precisi e pazienti.
    Una danza che oggi, in un mondo che corre, commuove.

    Un’eredità che respira ancora

    Oggi, grazie all’impegno di appassionati e associazioni culturali, alcune di quelle barche sono tornate a solcare le acque.
    Le regate storiche, i corsi di vela tradizionale, le uscite al largo con le vecchie vele issate: tutto questo è resistenza culturale.
    È la memoria che non si arrende.

    A Trapani, dove il mare è ancora parte del carattere della città, la vela latina è un filo che unisce passato e presente. Un simbolo silenzioso che ci ricorda chi siamo e da dove veniamo.

    Il vento soffia ancora

    Oggi i moli di Trapani sono cambiati, ma il vento è lo stesso.
    Soffia tra le barche moderne, ma se ascolti bene, porta con sé la voce di chi navigava senza fretta, di chi conosceva ogni stella, ogni corrente.
    Di chi costruiva con amore, e non per consumo.

    E allora sì, forse dovremmo imparare di nuovo a viaggiare con il vento.
    A fidarci della bellezza semplice, della fatica vera, del legame profondo tra l’uomo e la natura.

    Perché una barca a vela latina non è solo un mezzo. È un insegnamento. È Trapani che respira.

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