Trapani – In provincia di Trapani e in generale in Sicilia, esistono due diverse tipologie di sanità. Leggendo lo scandalo scoppiato in particolare all’Asp di Trapani, mi sono convinta che veramente esistono quasi due Italie.
Da un lato lo squallore: la vicenda dei ritardi nella refertazione degli esami istologici a Trapani è qualcosa di inaudito e scandaloso, ancora di più se pensiamo che molti di questi si sarebbero persi nel viaggio tra Castelvetrano e Trapani o viceversa, ed ancora che in mancanza di questi alcuni medici hanno effettuato interventi al “buio”su pazienti nel tentativo intanto di salvargli la vita. Ancora più squallido è che a far uscire la melma che intanto si stava accumulando all’Asp di Trapani siano stati i pazienti che nel caso dell’insegnante di Mazara del Vallo, proprio il ritardo di otto mesi nella consegna dell’esame ha di fatto prodotto una metastasi nel suo corpo e portato un cancro al quarto stadio. O come l’ex infermiere di Salemi, a cui sono arrivati gli esami dieci giorni dopo essere deceduto, o il caso del ragazzo di Trapani anche lui in attesa da settembre 2024 di questi esami per iniziare la sua terapia.
L’allarme lanciato dai pazienti
Forse sarebbe stato il caso che a denunciare e a dare la stura alla gravità della situazione fossero stati proprio i medici, gli analisti, gli infermieri e non i pazienti che già devono combattere con un male oscuro e pervicace.
Il paradosso in questa storia poi sono i fatti come si sono evoluti nel corso dei mesi. L’allarme lanciato dall’anatomopatologo del Sant’Antonio (poi andato in pensione a novembre) avviene tra giugno e luglio: ci sono tre mila esami da refertare e poco personale. L’sos lanciato dal manager Ferdinando Croce viene fatto dopo alcuni giorni, altri giorni forse troppi sarebbero trascorsi per la convenzione con l’Asp di un’altra provincia che aveva risposto all’aiuto.
Le spese pazze per pubblicizzare l’Ente
E nel frattempo cosa fa l’Asp spende oltre centomila euro per farsi pubblicità. Insomma invece di correre ai ripari e venire incontro alle esigenze prioritarie di migliaia di pazienti paga eventi a destra e manca a cominciare dal “Premio Troisi” sull’isole Eolie dove si parla anche di comunicazione della sanità nel cinema, spiegatemi la connessione, o al cous cous fest di San Vito Lo Capo, o la pubblicità sui bus, ma sono solo alcune. Centomila euro, e nel frattempo gli esami aumentavano. Tutto questo nel silenzio più assordante.
L’altra sanità che sta dalla parte dei pazienti
L’altra parte della sanità pubblica che sta dalla parte del paziente è quella che mi riguarda personalmente. Anche io che scrivo sono una paziente oncologica. Difficile scriverlo, ma è così. Ma nell’inferno della malattia, io sono una delle fortunate ad avere incontrato lungo il mio percorso di malata oncologica dei medici degli infermieri che hanno svolto con coscienza la loro professione e non perchè fossi una giornalista, no vi assicuro che non è così. Ho trovato dei professionisti che non hanno mai tradito quel giuramento che hanno espresso il giorno in cui sono diventati medici.
L’iter seguito regolarmente dalla paziente
A cominciare dal dott. Giovanni Franco di Valderice (ematologo) che in poche settimane scoperta la patologia ha smosso mare e monti per farmi eseguire tutta una serie di esami e accertamenti tecnici, tra cui Tac e Pet. Proseguendo dalla dottoressa Salvatrice Mancuso, responsabile dell’ambulatorio di Ematologia Oncologica del Policlinico di Palermo, che assieme ai suoi assitenti, ha saputo gestire la mia patologia in tempi direi normali per come dovrebbe essere per tutti immagino: due biopsie eseguite a distanza di alcune settimane, e in poco meno di otto giorni la prima e dieci la seconda, l’arrivo del risultato del referto. E di seguito l’inizio della lunga terapia sempre all’ambulatorio di Ematologia oncologica del Policlinico.
Unica nota che stona l’ambulatorio di Ematologia Oncologica del Policlinico
E qui l’altra sorpresa, in quel reparto, dove l’unica cosa che stona veramente, è la struttura non adatta sicuramente per accogliere quella tipologia di pazienti, ammassati in un budello di corridoio con poche sedie e nulla più. Un ambulatorio che neppure aiuta il lavoro di medici e infermieri che li seguono i pazienti in condizioni non sufficientemente adeguate. Anche qua ho trovato un personale infermieristico altamente professionale, competente e sempre con il sorriso sulle labbra. Medici e infermieri sempre pronti a supportarti, mai assenti nella vita del malato.
Il ruolo della sanità privata e i suoi medici
Infine assieme ai medici di questa sanità pubblica ligia ai propri doveri aggiungo anche i medici della sanità privata a cui poi sono ricorsa, ma solo su input di quegli stessi medici che fino a quel momento mi avevano seguito che non ringranzierò mai abbastanza.
Il mio animale è recidivo e quindi per il proseguo della cura della mia malattia sono dovuta ricorrere per non perdere altro tempo ad una struttura privata quella della “La Maddalena” e anche qua vi assicuro ho trovato medici, infermieri e personale sanitario per come uno si immagina che deve essere la sanità, sia essa pubblica che privata. Lì il percorso di raccolta delle cellule e trapianto e anche in questo caso ho avuto la percezione di trovarmi in un ospedale di un qualsiasi Paese del nord Europa. Ho trovato l’equipe guidata dal Prof. Maurizio Musso – Direttore dell’ UOC di Oncoematologia e TMO de “La Maddalena”, professionale, attento alla persona, preparato. Anche loro con quel giuramento sempre nel cuore.
Le conclusioni
Ecco alla fine come vedete esistono veramente due sanità. Quella venuta fuori in questi giorni, scandalosa e quella che nel silenzio totale continua a funzionare senza clamori e nell’interesse solamente dei pazienti come sta accadendo nel mio caso.