Trapani – “Il sogno di Delmastro è togliere il respiro ai detenuti? Il carcere Cerulli di Trapani è quello in cui il suo desiderio si realizza pienamente. Stamani l’ho visitato e ho potuto constatare che le condizioni di detenzione sono ai limiti dell’impossibile. E’ vero, è lo stesso carcere in cui si sono verificati dei casi di tortura nei confronti dei detenuti. E per questo è bene che la giustizia faccia il suo corso e i responsabili vengano perseguiti”. Lo sottolinea il capogruppo alla Camera di Italia Viva, il deputato Davide Faraone, stamane in visita alla casa circondariale di Trapani. E poi continua: “Ma guai a fare di tutta l’erba un fascio. Al Cerulli stanno male tutti. Gli agenti, che sono sotto organico del 30% e si devono fare in quattro per gestire anche i detenuti con problemi psichiatrici. Gli stessi detenuti, che vivono in ambienti che necessiterebbero di interventi strutturali e per mancanza di personale stanno in celle stracolme, rinunciando a tante altre attività. A chi vive nel carcere di Trapani il respiro manca davvero. I mafiosi, complici di Matteo Messina Denaro, nella stessa provincia, stanno sicuramente meglio, continuano ad uscire dal carcere, perché il Governo non fa nulla per evitarlo”.
Intanto proseguono gli interrogatori di garanzia nei confronti degli indagati coinvolti nel blitz della scorsa settimana. E tra le ultime pagine dell’ordinanza vi è allegata anche la querela denuncia di uno detenuti che partecipò alla rivolta inscenata il 10 marzo del 2020 in pieno lockdown per via del covid nel penitenziario trapanese. La denuncia querela è stata presentata dal recluso il 19 aprile del 2023. L’uomo racconta a magistrati e investigatori, l’indagine è stata effettuata dagli agenti del Nic di Palermo coordinati dal procuratore Gabriele Paci della Procura di Trapani, di avere partecipato alla rivolta organizzata da un gruppo di reclusi del reparto “Mediterraneo”.
Naturalmente è tutto da accertare e chiarire e chi ha investigato così come la Procura che in questi tre anni di indagine ha coordinato, vista la delicatezza continua a verificare la fondatezza dei fatti raccontati anche da questo detenuto, visto che non c’è un riscontro video o una qualsiasi intercettazione relativa a questo specifico evento. Ma intanto anche questa denuncia è finita tra le altre carte giudiziarie. L’indagine sul Pietro Cerulli, così com’è stato sottolineato in conferenza stampa, comunque non è del tutto chiusa.