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Verso una Legge sul Fine Vita: Tra Diritti, Etica e Opinioni Contrapposte
Fine Vita: SI o NO? Il Dibattito si Accende sulla Proposta di Legge Nazionale
Redazione18 Febbraio 2025 - Attualità
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    Roma – Il dibattito sul fine vita torna al centro della scena politica e sociale in Italia, con un acceso confronto tra favorevoli e contrari alla regolamentazione nazionale dell’eutanasia e del suicidio assistito. Mentre alcuni Paesi europei hanno già legiferato in materia, in Italia il tema rimane divisivo, con posizioni contrastanti tra politica, religione e società civile.

    Il Quadro Attuale: Cosa Dice la Legge in Italia?

    Ad oggi, l’Italia non ha una normativa chiara e definitiva sul fine vita. La sentenza della Corte Costituzionale del 2019 ha aperto alla possibilità del suicidio assistito in casi specifici, ma senza una legge organica a regolamentare la pratica. Le famiglie e i pazienti che desiderano accedere a questa opzione si trovano spesso in un limbo giuridico che li costringe a rivolgersi all’estero, con conseguenze economiche e psicologiche significative.

    Chi è Favorevole alla Legge sul Fine Vita?

    Tra i sostenitori della regolamentazione nazionale troviamo:

    • Associazioni per i diritti civili, come l’Associazione Luca Coscioni, che si battono per il diritto all’autodeterminazione del paziente.
    • Forze politiche progressiste, tra cui il Partito Democratico e il Movimento 5 Stelle, favorevoli a una legge che garantisca il diritto a scegliere in casi di sofferenza irreversibile.
    • Medici e bioeticisti, che vedono nella regolamentazione un modo per evitare il turismo del fine vita e garantire un iter chiaro e controllato.

    Chi è Contrario e Perché?

    Dall’altro lato, i contrari alla legge sul fine vita esprimono forti preoccupazioni etiche e morali:

    • La Chiesa Cattolica e le associazioni pro-vita, che ritengono l’eutanasia e il suicidio assistito inaccettabili dal punto di vista morale e religioso.
    • Forze politiche di centro-destra, come Fratelli d’Italia e Lega, che temono derive pericolose e ribadiscono la necessità di rafforzare le cure palliative piuttosto che introdurre nuove possibilità di interruzione della vita.
    • Parte del mondo medico, che solleva dubbi sulla compatibilità di tali pratiche con il giuramento di Ippocrate.

    Gli Scenari Possibili: Cosa Succederà?

    1. Una legge nazionale: Se il Parlamento dovesse approvare una normativa chiara, l’Italia potrebbe allinearsi ad altri Paesi europei, garantendo ai cittadini il diritto di scelta.
    2. Una regolamentazione parziale: Potrebbe essere introdotto un iter più rigido e limitato, simile al modello belga, che permetta il fine vita solo in casi estremi.
    3. Nessuna legge e status quo: Il rischio è che la politica rimanga bloccata tra posizioni inconciliabili, lasciando la questione nelle mani della magistratura.

    Il dibattito sul fine vita in Italia è destinato a proseguire, con implicazioni profonde per i diritti individuali, l’etica medica e il ruolo dello Stato nelle scelte personali. Riuscirà il Paese a trovare un equilibrio tra autodeterminazione e tutela della vita? La risposta, al momento, resta incerta.

    Il Caso, in Toscana è legge

    Approvata dalla Regione Toscana, nonostante la forte contrarietà della Conferenza episcopale, la prima legge sul fine vita che regola i requisiti, la procedura, i tempi e le modalità per accedere al suicidio assistito. Occorreranno circa 50 giorni per completare l’iter dalla presentazione della domanda all’iniezione letale.

    Salutata dal Presidente della Regione Eugenio Giani come “un forte messaggio di civiltà” , e dal Presidente della Conferenza episcopale Toscana, Cardinale Lojudice come “una grande sconfitta per tutti”,  l’approvazione della legge sul fine vita da parte del Consiglio della Regione Toscana precede l’iniziativa del Parlamento in una materia altamente critica.

    L’iter legislativo è partito dall’iniziativa popolare “Liberi Subito” sostenuta dall’Associazione Coscioni, che ha raccolto 10 mila firme, cavalcando la prima apertura della Corte Costituzionale che con la sentenza n. 242/2019 aveva dichiarato illegittimo il divieto in vigore invitando il Parlamento a regolare la materia e dettando i requisiti per l’accesso al suicidio assistito. Con una successiva pronuncia, la sentenza n. 135/2024, la Consulta aveva poi precisato che tanto la nozione di trattamenti di sostegno vitale, (tra i requisiti per accedere al fine vita,) quanto le condizioni e le modalità di esecuzione dovessero essere verificate da strutture pubbliche del servizio sanitario nazionale, previo parere del comitato etico territorialmente competente. La stessa sentenza, aveva lanciato un appello stringente perché venisse garantita a tutti i pazienti una effettiva possibilità di accesso alle cure palliative appropriate per controllare la loro sofferenza, come previsto dalla Legge n. 38/2010.




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