Di Rino Giacalone – Alla fine di un lunghissimo pomeriggio di seduta consiliare, tirando le somme il risultato è sempre lo stesso. E non è buono per la città. Come era facile immaginare l’adempimento tecnico della presentazione della relazione semestrale del sindaco, si è trasformato in un dibattito politico con i toni propri di quella infinita campagna elettorale che continua sin dai giorni dell’insediamento, dall’indomani del risultato amministrativo consegnato dalle urne nel 2023. La relazione del sindaco Giacomo Tranchida è costituita dalle attività di ogni singolo assessore e per ogni comparto loro affidato, , a parte il preambolo politico, per asseverare la promozione della sua maggioranza, che con la Giunta ha rimesso ordine ai bilanci, permettendo le assunzioni e partecipare ai bandi di finanziamento, “lo abbiamo fatto – ha detto – senza andare a bussare alle porte di nessuno ma mettendo in regola la nostra carta d’identità rappresentata dai conti contabili a posto e corretti, mentre c’era chi nell’opposizione preferiva fuggire dall’aula o votare contro”. Per la verità un dibattito unilaterale, infatti ad animarlo sono stati solo i consiglieri di opposizione, Tore Fileccia, Salvatore Daidone, Gaspare Gianformaggio e infine Maurizio Miceli.
E la relazione è finita con il trasformarsi in un botta e risposta, tranne per l’ultima parte. Miceli ha chiuso il suo intervento di sessanta minuti esatti, chiedendo la verifica del numero legale, impedendo al sindaco di replicare anche a lui. L’aula infatti era pressoché deserta. Le cose dette dall’opposizione sono state una ripetizione dei leitmotiv di sempre, la conferma, annunciata da Fileccia, che arriverà in aula la mozione di sfiducia, “la scriverò io stesso” ha detto, poi giudizio pesante sulla relazione, “è carta straccia”. Fileccia ancora una volta ha messo in pratica tutta la sua capacità di analisi, scendendo nel merito di moltissimi aspetti della relazione: è vero non ha condiviso i risultati segnati, contestandoli, ma alla politica ha preferito l’analisi tecnica, interpretando in maniera esatta lo spirito della previsione normativa. Si è anche lanciato, e non poteva non essere considerato il suo recente annuncio di adesione al movimento “Futuro” del patron dello sport trapanese Valerio Antonini, affermando che dietro l’angolo potrebbe esserci “l’ennesimo riproporsi una crisi finanziaria per il ritardo accumulato nella definizione del rendiconto 2024”.
Infine per arrivare a Miceli che al solito non le ha mandate a dire all’on. Mimmo Turano che più di Tranchida resta il “colpevole” della sconfitta elettorale da lui subita, per avere tradito la coalizione di centrodestra pur facendo parte di un governo regionale espressione della stessa coalizione: “è ora di mettere fine – ha detto Miceli – a questa contraddizione, telefonerò al presidente Schifani perché sia lui a chiedere a Turano di scegliere, o restare assessore regionale o restare in maggioranza con Tranchida”.
Non ce ne voglia Miceli ma continua a mostrare quanto sia rimasto scottato dalla personale sconfitta subita durante la corsa verso la sindacatura. A Miceli non manca l’oratoria, tanto da osare nel mettere assieme nel proporre al solito il repertorio delle citazioni, stavolta Dante (Divina Commedia citata all’avvio dell’intervento) e Jannacci (con il quale ha concluso proponendo il ritornello di una sua famosa canzone). Ci sono due dati politici. Si equivalgono in un certo senso. Il primo riguarda la maggioranza consiliare. Il momento era topico, così pensiamo, ma più passava il tempo più andava ad assottigliarsi il numero dei consiglieri di maggioranza presenti in aula, alla fine sono rimasti solo il presidente Mazzeo, Angela Grignano e Baldo Cammareri. E’ vero che non era un dibattito politico, non era previsto un voto finale, ma non è stato un bel vedere: la maggioranza ha preferito il silenzio dinanzi all’attacco dell’opposizione, lasciando al sindaco il compito di rispondere. Forse su questo ha ragione l’opposizione, che questi silenzi siano da collegare alle voci di rimpasto che il sindaco si appresterebbe a fare dentro la Giunta e così non sapendo chi dovrà uscire e chi dovrà entrare, tanti preferiscono tener ferme le bocce. Le cose non vanno nemmeno bene all’interno dell’opposizione dove altre assenze hanno “brillato”: sono rimasti poco tempo in aula i consiglieri del gruppo “Amo Trapani” guidato da un altro dei leader dell’aula, l’ex presidente del Consiglio comunale Peppe Guaiana, cosa questa che potrebbe far leggere l’esistenza di un problema di leadership tra i gruppi di minoranza. Conclusione? Un brutto Consiglio comunale che ancora una volta ha preferito offrire aspetti propri di una campagna elettorale infinita.