Trapani – Secondo le stime della FIPE (Federazione Italiana Pubblici Esercizi), oltre 6 milioni di italiani festeggeranno la giornata dell’amore cenando in uno dei ristoranti del Paese, generando un giro d’affari stimato in 330 milioni di euro. In Sicilia, dove il cibo è cultura e tradizione, il fenomeno assume una dimensione ancora più significativa, con ristoranti e trattorie che si preparano ad accogliere gli ospiti con menu speciali e ambientazioni suggestive.
Trapani, e la sua cucina d’eccellenza, è una delle mete più ambite per una cena romantica. I ristoratori locali propongono menu “all inclusive” pensati per esaltare i sapori del territorio, con un occhio di riguardo agli ingredienti afrodisiaci e ai colori simbolici dell’amore.
Tra le pietanze più richieste spiccano:
Quest’anno, con la festa che cade a ridosso del fine settimana, molte coppie scelgono di prolungare il piacere della celebrazione con un soggiorno in una località suggestiva. Le mete più gettonate in Sicilia includono:
San Vito Lo Capo incantevole spiaggia per romantiche passeggiate
Erice, borgo, perfetto per una passeggiata romantica;
Le isole Egadi, per un’esperienza intima e lontana dal caos;
Marsala, per un weekend tra cantine e degustazioni di vino pregiato.
Tra cene raffinate e fughe d’amore, San Valentino in Sicilia si conferma un’occasione speciale per celebrare i sentimenti con esperienze uniche e indimenticabili, all’insegna della bellezza e del gusto.
La Piazza dell’ex Mercato del Pesce, conosciuta affettuosamente dai trapanesi di una certa età come “a chiazza”, è il cuore pulsante della città, un luogo che rievoca ricordi di un tempo in cui la vita sociale di Trapani si svolgeva all’aperto, tra il profumo del mare e delle pescherie. Qui, il vociare dei pescatori e il chiacchiericcio degli abitanti si mescolavano con il fresco odore del pesce appena pescato, una tradizione che caratterizzava ogni giornata nel centro di Trapani.
La piazza, architettonicamente un’esedra, con la sua forma semicircolare e i suoi eleganti archi, è sempre stata destinata a diventare un luogo di ritrovo e di conversazione. La sua sistemazione definitiva risale al 1874, ma l’origine della zona affonda le radici in epoche più lontane. Prima dell’Unità d’Italia, infatti, Trapani era definita piazza d’armi, un’area destinata ad ospitare esercitazioni militari e la raccolta di truppe. La sua storicità è testimoniata dalle antiche mura cittadine che circondavano la città e che furono abbattute nel periodo post-unitario, quando Trapani intraprese un processo di modernizzazione sotto la direzione dell’ingegnere veneto Giovan Battista Talotti.
Con il piano urbanistico di Talotti, la città si apriva al mare e alla vita civile, dando vita a una nuova disposizione a scacchiera che avrebbe plasmato il volto della Trapani moderna. Nonostante alcuni tratti del progetto non siano stati completati, il porticato della piazza dell’ex mercato del pesce, con i suoi archi a tutto sesto, rimane una delle testimonianze più affascinanti del suo lavoro, evocando l’atmosfera di un tempo passato.
Nel cuore della piazza svetta la fontanella con la statua della Venere Anadiomene, affettuosamente ribattezzata dai trapanesi “la Signorina”. La statua, che raffigura la dea Afrodite che emerge dall’acqua, simboleggia da secoli la protezione e la benedizione dei naviganti, che a Trapani, come in molti porti, riponevano la loro speranza in Venere per una traversata sicura.
La statua, una riproduzione della Venus sortant du Bain dello scultore francese Christophe-Gabriel Allegrain, oggi è un omaggio alla tradizione marittima della città, sempre legata al mare e ai suoi abitanti. La “Signorina” è parte di una storia antica che collega Trapani al mare, testimoniando il legame profondo tra i trapanesi e il loro porto.
La Piazza dell’ex Mercato del Pesce è un crocevia tra la tradizione e la modernità. Un tempo, qui si poteva sentire il fruscio delle reti dei pescatori, i richiami degli ambulanti, e il suono dei passi dei cittadini che si fermavano a comprare il pesce fresco, a scambiare due chiacchiere, a scoprire le novità. Oggi, anche se il mercato del pesce non esiste più, il fascino della piazza è immutato.
A sinistra della piazza si trovano le Mura di Tramontana e la sua splendida spiaggia, un angolo di paradiso dove il mare cristallino lambisce la riva. A destra, una scalinata conduce a una piccola ma graziosa spiaggia, che, sebbene nascosta agli occhi dei turisti frettolosi, è un piccolo angolo di serenità per chi sa dove cercarlo.
Il centro della piazza si allinea perfettamente con via Torrearsa, la strada più centrale di Trapani, dove la città si anima di vita, di tradizioni e di storie da raccontare. Qui, in questa piazza così ricca di storia e memoria, lo stemma di Trapani si affaccia ai passanti, testimone di secoli di vita cittadina.
Anche se il pesce non viene più venduto come un tempo e la piazza non è più il centro del commercio ittico, “a chiazza” continua a essere il cuore pulsante della città. Ogni angolo racconta una storia, ogni arco evoca un’emozione legata a tradizioni che non sono mai svanite, ma che continuano a vivere nella memoria di chi ha visto Trapani crescere. Ed è proprio nel ricordo di quelle giornate trascorse a chiacchierare e mangiare pesce che “a chiazza” continua a vivere, trasformandosi in uno dei luoghi più amati della città.
A Trapani, così come in molte zone della Sicilia, si tramanda da generazioni un’antica pratica che affonda le radici nella superstizione popolare: la piggliata d’occhio. Ma cos’è veramente? Un semplice rimedio per il mal di testa o una vera e propria preghiera in grado di scacciare il malocchio?
Secondo la tradizione, la pigghiata d’occhio è un gesto misterioso compiuto da anziane esperte, come za Marietta”, che custodisce il segreto di un’antica formula di guarigione. Si dice che chi è stato “pigghiato d’occhio” provi sintomi inusuali, come un mal di testa improvviso, insonnia, o un senso di frustrazione e stanchezza. Ma come capire se davvero si è stati colpiti dal malocchio?
La ritualità è semplice, ma carica di significato. Il paziente si siede e, sotto l’abilità di “za Marietta”, viene sottoposto a un “esame” che inizia con l’applicazione di un pezzo di stoffa sulla testa, sopra cui viene posizionata una bacinella d’acqua. L’anziana recita preghiere, come il Padre Nostro, mentre fa cadere gocce d’olio nell’acqua. Se le gocce restano compatte, il malessere è solo temporaneo, ma se si separano e si dissolvono, è segno che il malocchio ha preso piede.
Nel caso di un esito negativo, il rimedio prosegue con un rituale di purificazione, fatto di sale e acqua, e culmina con l’azione di gettare fuori dall’uscio l’acqua utilizzata, sempre accompagnata dalle parole magiche: “Acqua e sale pi li mari, acqua e sale picue ni vole male.”
Questo rito affonda le sue radici in leggende antiche, che raccontano di come l’energia malefica si diffonda attraverso lo sguardo, ma anche nella forza di una comunità che si ritrova a condividere credenze, preghiere e tradizioni. A Trapani, così come in molte località siciliane, sono in molti a giurare che la pigghiata d’occhio funzioni, unisce religiosità, superstizione e una lunga tradizione popolare che ancora oggi continua a vivere nei vicoli e nelle case del centro storico
Trapani – Le saline di Trapani, situate nella splendida Sicilia occidentale, rappresentano un ecosistema unico dove storia, natura e cultura si intrecciano armoniosamente. Questo paesaggio suggestivo, caratterizzato da vasche di evaporazione del sale e antichi mulini a vento, è da secoli un elemento distintivo del territorio trapanese.
Verso il Riconoscimento UNESCO: Un’Opportunità per il Turismo Sostenibile
Grazie a un’iniziativa promossa dal Comitato spontaneo con il supporto di Unioncamere Sicilia e delle istituzioni locali, è stato avviato un importante progetto di valorizzazione per ottenere il riconoscimento delle “Saline di Sicilia” come Riserva della Biosfera UNESCO, nell’ambito del programma MAB (“Man And the Biosphere”).
Questo riconoscimento prestigioso rappresenta un’opportunità straordinaria per promuovere il turismo sostenibile e destagionalizzare le presenze turistiche, rendendo Trapani una meta turistica per tutto l’anno. Il progetto mira a rafforzare la visibilità di questo sistema naturalistico unico, che comprende le Riserve regionali delle Saline di Trapani e Paceco e delle Isole dello Stagnone di Marsala.
Un Evento Importante per il Futuro delle Saline
L’iter della candidatura ha preso ufficialmente il via con la trasmissione del progetto al Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica. Mercoledì 12 febbraio, presso la Camera di Commercio di Trapani, si terrà la presentazione ufficiale del progetto, un evento a cui parteciperanno rappresentanti di enti promotori, esperti di rilievo e autorità locali.
Un Modello Turistico Innovativo per la Sicilia
Questo progetto rappresenta una grande opportunità per rilanciare il turismo eco-friendly e sostenibile in Sicilia. Il sale di Trapani, già noto per la sua eccellenza e tradizione, potrebbe diventare il simbolo di un modello turistico innovativo replicabile in tutta la regione.
Unisciti a per Sostenere la Candidatura UNESCO
Istituzioni, imprese, associazioni e cittadini sono invitati a sostenere la candidatura delle Saline di Trapani come patrimonio UNESCO, per preservare e promuovere un’identità culturale e naturale senza eguali.
Il 14 febbraio, il giorno degli innamorati, è una data attesa e celebrata in tutto il mondo. Ma quali sono le origini di questa festa romantica? San Valentino non è solo una giornata dedicata all’amore, ma una storia che affonda le radici nella leggenda e nella tradizione.
San Valentino era un sacerdote cristiano vissuto nel III secolo a Roma, durante il regno dell’imperatore Claudio II. Secondo la leggenda, l’imperatore aveva vietato i matrimoni tra giovani, convinto che i soldati non sposati fossero più forti e determinati in battaglia. Valentino, tuttavia, sfidò questo decreto e continuò a celebrare matrimoni in segreto, unendo giovani coppie nel sacro vincolo dell’amore.
Quando Claudio II scoprì l’attività del sacerdote, lo fece arrestare. Durante la sua prigionia, Valentino si innamorò della figlia cieca del suo carceriere, alla quale – secondo la leggenda – restituì la vista con un miracolo. Poco prima di essere giustiziato, le scrisse un biglietto d’addio firmandolo “Tuo Valentino”, dando così origine alla tradizione degli innamorati di scambiarsi messaggi d’amore.
“La suprema felicità della vita è essere amati per quello che si è o, meglio, essere amati a dispetto di quello che si è.”
Nel Medioevo, la fama di San Valentino si diffuse in tutta Europa, e il 14 febbraio divenne il giorno in cui gli innamorati si scambiavano lettere e pegni d’amore. In Inghilterra e Francia, si credeva che proprio in questa data gli uccelli iniziassero ad accoppiarsi, rafforzando il legame tra San Valentino e il romanticismo.
Con il tempo, la festa si è trasformata in una celebrazione dell’amore in tutte le sue forme. Dai fiori alle cene a lume di candela, dai cioccolatini ai viaggi romantici, San Valentino è oggi un’occasione per esprimere i sentimenti più profondi e rinnovare le promesse d’amore.
Uno dei luoghi più affascinanti per gli innamorati è il Balio di Erice, un giardino romantico situato accanto al Castello di Venere. Con i suoi panorami mozzafiato sulla costa trapanese e l’atmosfera senza tempo, è considerato “il posto degli amanti”. Passeggiare mano nella mano tra le antiche mura, osservare il tramonto sul mare e sussurrarsi parole d’amore sotto i secolari alberi del Balio rende San Valentino un’esperienza unica e indimenticabile.
San Valentino è un’opportunità per celebrare l’amore autentico, quello che resiste al tempo e alle difficoltà. Che sia con un semplice gesto, una parola dolce o un’esperienza speciale, il 14 febbraio è l’occasione perfetta per dire “Ti amo” e ricordare che l’amore è il vero motore del mondo.
L’amore vero non ha bisogno di grandi parole, perché si riconosce nei piccoli gesti, negli sguardi silenziosi e nei battiti del cuore che si cercano anche a distanza. (anonimo)
La provincia di Trapani vanta una tradizione olivicola secolare, con un patrimonio di cultivar e territori vocati alla produzione di oli extravergini di oliva di altissima qualità. L'”oro verde” di questa terra rappresenta non solo un’eccellenza gastronomica, ma anche un simbolo della cultura e della storia siciliana.
La produzione di olio extravergine di oliva nel trapanese si concentra in diverse aree, ciascuna caratterizzata da specifiche condizioni pedoclimatiche che conferiscono agli oli caratteristiche organolettiche uniche.
L’olio extravergine di oliva della provincia di Trapani si distingue per la varietà delle sue cultivar, che determinano profili aromatici e gustativi differenti.
L’olio extravergine di oliva prodotto nella provincia di Trapani è rinomato per il suo elevato contenuto di polifenoli e acidi grassi monoinsaturi, fondamentali per la salute cardiovascolare. Il suo utilizzo in cucina esalta la gastronomia locale, accompagnando piatti tipici come il couscous di pesce, le busiate al pesto trapanese e le insalate fresche con agrumi e finocchi.
La valorizzazione dell’olio extravergine di oliva trapanese passa attraverso la tutela delle cultivar autoctone, la promozione delle produzioni DOP (Denominazione di Origine Protetta) e la diffusione della cultura dell’olio di qualità.
L’attenzione verso la sostenibilità e le tecniche di produzione rispettose dell’ambiente è fondamentale per preservare questa eccellenza e garantirne il futuro. In questo contesto, le aziende agricole e i frantoi del territorio giocano un ruolo chiave, investendo in innovazione e mantenendo vive le antiche tradizioni.
Fra tutti i grandi produttori, Vi segnaliamo quello del sito nocellaradelbelice.it Titolare dell’etichetta “EXXTRA“, che è di propietà all’Azienda Agricola Nuccio, situata a Campobello di mazara, nella provincia di Trapani, che si trova nel triangolo Campobello Castelvetrano e Partanna. L’azienda è specializzata nella produzione di olio extra vergine d’oliva ottenuto dalla cultivar Nocellara del Belice, una varietà autoctona rinomata per la sua qualità. Il loro olio presenta un colore verde con sfumature dorate e un fruttato medio con sentori di erba, carciofo, pomodoro e foglia. Al palato risulta equilibrato, con una piccantezza di media intensità e un amaro appena percettibile.
L’olio extravergine di oliva della provincia di Trapani è un tesoro gastronomico che merita di essere conosciuto e apprezzato in tutto il mondo. Grazie alla passione dei produttori locali e alla ricchezza del territorio, questo “oro verde” continua a raccontare una storia fatta di sapori autentici, cultura e tradizione.
Che si tratti di una degustazione, di un piatto tipico o di una visita in un frantoio, l’olio trapanese rappresenta un’esperienza sensoriale imperdibile per chi ama il gusto della vera Sicilia.
Marsala, città di storia, cultura e tradizioni, ha dato i natali a numerosi talenti che hanno lasciato il segno nel panorama artistico e musicale. Tra questi spicca Ignazio Boschetto, voce straordinaria de Il Volo, il celebre trio che ha portato la musica italiana oltre i confini nazionali.
Nato il 4 ottobre 1994, Ignazio ha trascorso parte della sua infanzia a Marsala, dove ha sviluppato la sua passione per la musica. Fin da piccolo, il suo talento vocale è stato evidente, portandolo a partecipare a vari concorsi canori locali e a esibirsi in eventi che hanno segnato i suoi primi passi nel mondo della musica.
La Sicilia, con il suo immenso patrimonio culturale e musicale, ha rappresentato un’importante fonte di ispirazione per Boschetto. Crescendo tra il calore della sua gente e le sonorità della tradizione, ha sviluppato un timbro unico che lo ha reso riconoscibile a livello internazionale.
Il trio il Volo composto da: Gianluca Ginoble, Ignazio Boschetto (al centro) e Piero Barone
Il trampolino di lancio per la sua carriera arriva nel 2009 con la partecipazione a “Ti Lascio una Canzone”, talent show che gli ha permesso di incontrare i suoi futuri compagni di avventura, Gianluca Ginoble e Piero Barone. Da quel momento nasce Il Volo, un trio destinato a scalare le classifiche mondiali e a diventare ambasciatore della musica italiana nel mondo.
Con Il Volo, Ignazio ha calcato i palcoscenici più prestigiosi, dal Radio City Music Hall di New York all’Arena di Verona, conquistando milioni di fan con la sua voce potente e la sua innata capacità di emozionare.
Nonostante il successo planetario, Ignazio non ha mai dimenticato le sue radici. Ogni volta che può, torna nella sua amata Marsala, dimostrando un forte legame con la terra natia. La sua carriera è la testimonianza vivente di come il talento siciliano possa raggiungere vette straordinarie senza perdere l’autenticità e l’affetto per la propria terra.
Oggi, Ignazio Boschetto continua a regalare emozioni al pubblico con la sua voce inconfondibile e la sua presenza scenica magnetica. Marsala può dirsi fiera di aver visto nascere un artista di tale calibro, che con la sua musica porta nel mondo un pezzo della sua Sicilia.
La Festa di Sant’Agata 2025 trasforma Catania in un palcoscenico di fede, cultura e tradizione. Questo evento religioso e popolare, tra i più importanti d’Italia, richiama ogni anno migliaia di devoti e turisti, rendendo la città un centro vibrante di spiritualità e folclore.
Il 3 febbraio 2025 ha segnato l’inizio della festa con il corteo delle Candelore, le tradizionali macchine votive che illuminano il percorso tra i mercati storici e i palazzi istituzionali di Catania. Quest’anno, le Carrozze del Senato hanno avuto un tragitto diverso a causa dei lavori di restauro di Palazzo degli Elefanti, partendo da via Merletta. Il sindaco Trantino ha scelto di lasciare spazio agli studenti, che hanno documentato la celebrazione con video e contenuti digitali. La giornata si è conclusa in Piazza Duomo con il coro “Fanciulli di Agata” e uno spettacolare show pirotecnico.
Il momento più atteso è stato il 4 febbraio, con l’uscita del busto reliquiario di Sant’Agata dalla cappella della Cattedrale. L’apertura del sacello, che custodisce le reliquie, richiede tre chiavi conservate dal tesoriere, dal cerimoniere e dal priore del capitolo. Alle ore 6, dopo la solenne Messa dell’Aurora, il fercolo d’argento, ornato di velluto rosso, ha iniziato il tradizionale “giro esterno”.
Durante la processione, il corteo ha attraversato luoghi storici legati alla vita della Santa, tra cui la marina, dove un tempo le sue reliquie furono trasportate a Costantinopoli, e la Colonna della Peste, simbolo del miracolo del 1743. Ogni anno questo evento rinnova la fede dei catanesi e attira turisti da tutto il mondo.
La Festa di Sant’Agata non è solo un evento religioso, ma anche un simbolo identitario per Catania e la Sicilia. Le sue tradizioni secolari, la partecipazione appassionata dei cittadini e il forte richiamo turistico la rendono una delle celebrazioni più significative d’Europa.
Se vuoi vivere un’esperienza autentica e scoprire la magia di Catania, la Festa di Sant’Agata 2025 è un appuntamento imperdibile.
Trapani – Negli anni Sessanta, Settanta e Ottanta, il centro storico di Trapani era un mosaico di profumi e sapori, ma nessuno così inebriante come quello delle caramelle di Francesco Adamo, meglio conosciuto come U Zu Ciccino Caramellaro. Passeggiando per le vie lastricate di pietra, i trapanesi, giovani e vecchi, erano irresistibilmente attratti dalla bancarella di U Zu Ciccino, un faro di dolcezza nel cuore della città.
Francesco Adamo era un alchimista di sorrisi. Le sue creazioni—bon bon alla cannella, alla fragola e le leggendarie caramelle alla carruba—non erano semplici dolci, ma vere e proprie opere d’arte che richiamavano i trapanesi come una sirena. Ogni mattina, il profumo zuccherino si sprigionava nell’aria, avvolgendo i passanti in un abbraccio caloroso e invitante.
L’abilità di U Zu Ciccino nel lavorare la pasta di zucchero era uno spettacolo che incantava grandi e piccini. Il suo gesto fluido e preciso, che trasformava lo zucchero in caramelle incartate con cura, sembrava quasi magico agli occhi dei bambini che, con il naso schiacciato contro il vetro, osservavano estasiati. Non era solo il sapore delle sue caramelle a conquistare, ma anche la dedizione e l’amore che metteva nel suo lavoro.
Per i vecchi trapanesi, U Zu Ciccino è un ricordo avvolto in un alone di affetto e nostalgia. Le sue caramelle non erano solo un piacere per il palato, ma un simbolo di un’epoca in cui le cose semplici erano le più preziose. Le caramelle alla carruba, in particolare, erano un tesoro di famiglia, portatrici di un’antica tradizione che si tramandava di generazione in generazione.
Ricordare U Zu Ciccino Caramellaro significa rivivere quei momenti di gioia pura, quando un semplice dolce poteva illuminare una giornata. Significa risentire quei profumi così normali eppure così magici, che hanno lasciato un’impronta indelebile nella memoria collettiva di Trapani.
Con la scomparsa di Francesco Adamo, Trapani ha perso un grande artigiano e anche una parte del suo cuore. Le sue caramelle hanno addolcito la vita di tante generazioni, e il suo spirito vive ancora nei ricordi di chi ha avuto la fortuna di gustare le sue dolci creazioni. In un mondo che corre veloce, il ricordo di U Zu Ciccino ci invita a rallentare e ad apprezzare la bellezza delle piccole cose.
Chi di voi lo ricorda?
Quindi, ai giovani di oggi, un monito: non abbiate paura di pensare fuori dagli schemi, di seguire le vostre passioni e di creare qualcosa di nuovo. In un mondo in cui tutto sembra già stato inventato, c’è sempre spazio per l’innovazione e la creatività. Prendete esempio da U Zu Ciccino, che con le sue semplici caramelle ha lasciato un’impronta indelebile nella storia di Trapani. Inventate il vostro futuro, e chissà, forse un giorno, anche voi sarete ricordati con affetto e nostalgia per aver addolcito la vita di chi vi circonda.
A Trapani, camminare non è mai stato solo un gesto quotidiano, ma un rito che affonda le radici nella storia. I protagonisti di questa tradizione erano gli “allustrabalate”, i passeggiatori instancabili che, con il loro incedere elegante e cadenzato, lucidavano naturalmente le lastre di pietra che pavimentavano il centro storico. Ogni passo lasciava un’impronta nel tempo, trasformando le strade in specchi di storia e vita cittadina.
Il luogo simbolo di questa consuetudine era Corso Vittorio Emanuele, la via del passeggio per eccellenza, conosciuta affettuosamente dai trapanesi come “la Loggia”. Sotto le sue volte maestose, tra le luci soffuse e le ombre fresche dei portici, si svolgeva la vita sociale ed economica della città. Qui, mercanti e armatori si incontravano per stringere accordi, mentre nobili e cittadini si concedevano il rito della passeggiata, scambiando sguardi, parole e affari.
Anche la storia di Felice Serisso è una delle vicende più curiose e discusse della Trapani antica, una storia di onore ferito, vendetta e memoria incisa nelle pietre della città.
Felice Serisso era un capitano di mare, un uomo d’onore, rispettato dai suoi concittadini e conosciuto per il suo carattere fiero e deciso. La sua vita scorreva tra viaggi per mare e rientri a Trapani, dove lo attendeva la moglie. Ma proprio il suo continuo partire e tornare segnò il destino della sua esistenza.
Si racconta che, durante una delle sue lunghe assenze, la moglie lo tradì. La notizia si diffuse rapidamente tra le strade della città, diventando chiacchiera e scandalo. Quando Felice tornò a casa e scoprì l’infedeltà, il colpo fu tanto forte da ferire il suo orgoglio in modo irreparabile. Per lui, un uomo d’onore e di mare, non si trattava solo di una questione privata, ma di un’onta che lo disonorava agli occhi di tutti.
Ma Felice non si limitò a serbare rancore nel silenzio. Decise di reagire con un gesto clamoroso e plateale, che sarebbe rimasto nella storia di Trapani. Si dice che scrisse e affisse pubblicamente un documento, in cui raccontava dettagliatamente il tradimento subito e il nome di chi aveva osato disonorarlo. Un atto di denuncia pubblica che, per l’epoca, era qualcosa di inaudito, un colpo di scena che trasformò la sua vicenda personale in una leggenda cittadina.
Da quel momento, il suo nome rimase impresso per sempre nella memoria della città. In seguito, una delle strade centrali di Trapani venne intitolata proprio a lui: via Serisso, testimone silenziosa di un’epoca in cui l’onore e la reputazione valevano più della stessa vita.
Ancora oggi, passeggiando per via Serisso, ci si può chiedere quanti passi abbiano calpestato quelle pietre, quante storie siano state sussurrate tra quelle mura. Ma una cosa è certa: il nome di Felice Serisso continua a vivere, ricordandoci che la storia di una città non è fatta solo di monumenti, ma anche di passioni, tradimenti e destini intrecciati nel tempo.
Passeggiare alla Loggia IERI e ancora OGGI è uno lo “sport preferito dai trapanesi
Ancora oggi, passeggiare lungo il Corso Vittorio Emanuele significa immergersi in un’atmosfera senza tempo, dove ogni pietra racconta storie di un passato glorioso. Un viaggio tra tradizione, curiosità e fascino, che rende la Loggia non solo una via, ma il vero cuore pulsante della città.
E voi, ricordate le lunghe passeggiate alla Loggia? Avete aneddoti, ricordi o storie legate a questa meravigliosa tradizione trapanese? Condivideteli con noi nei commenti!