Trapani – di Rino Giacalone – Assume nuovi contorni lo scandalo che ha travolto l’Asp di Trapani sui gravissimi ritardi, che sarebbero stati commessi dai laboratori ospedalieri, nella consegna degli esami istologici ai tanti pazienti interessati a sapere della evoluzione della loro salute.
Sale il numero degli indagati. Tutti sono medici, infermieri e personale tecnico ospedaliero. La conferma dell’esistenza di una indagine della Procura di Trapani oggi trova quindi ulteriore riscontro nella determinazione di un nuovo atto giudiziario che sancisce l’aumento del numero degli indagati e delle ipotesi di reato, e quindi anche la circoscritta richiesta di attività da svolgere dinanzi al gip, attraverso perizia e acquisizioni di testimonianze, già nella fase preliminare alla chiusura dell’indagine.
Si tratta di atti cosiddetti irripetibili che il giudice, nella previsione di un possibile dibattimento, su richiesta dei pm, deve acquisire garantendo la forma di prova. E questo sia nell’interesse degli indagati, quanto delle parti offese. A otto giorni dalla prima richiesta di incidente probatorio inviata lo scorso 19 giugno, al gip, i magistrati titolari dell’indagine, i pm Sara Morri e Antonella Trainito, hanno sottoscritto, ad una settimana esatta, una nuova analoga richiesta di incidente probatorio. Questo perché dopo la consegna di ulteriore informativa da parte dei Carabinieri dei Nas di Palermo (Nucleo Antisofisticazioni e Sanità) nel registro degli indagati sono state fatte nuove iscrizioni, dopo le iniziali otto.
Gli indagati adesso sono diciannove: medici, infermieri e tecnici ospedalieri. Tutti avvisati delle ipotesi di reato: in generale omissione di atti d’ufficio e omicidio e lesione colposa. Così come lo stesso provvedimento è stato notificato alle parte offese, ossia le “vittime” dei ritardi, i malati o i loro familiari (nel caso dei pazienti purtroppo nel frattempo deceduti). E’ anche aumentato il numero delle ipotesi di reato, non più tredici, ma diciassette.
Gli indagati sono i medici: Domenico Messina, Laura Miceli, Giancarlo Pompei, Giovanni Spanò, Maria Paola Ternullo, Noemi La Francesca, Luisa Arvigo, Roberto David, i tecnici di laboratorio: Paolo Di Nino, Ignazio Mauceri, Antonella Mistretta, Catia Di Bernardo, Aurelia Ievolella, Giorgia Alongi, Maria Cristina Schifano, l’assistente tecnico: Giampiero Accardo, gli infermieri: Calogero Bellacomo, Marilena Errante Parrino, Rosaria Incandela.
Il gip oltre che sentire le persone offese, dovrà anche affidare incarichi a propri periti. La richiesta dei pm è dettagliata ed in particolare la procura chiede che venga pure accertato se i profili organizzativi delle unità operative complesse di anatomia patologica degli ospedali di Trapani e Castelvetrano, possano essere state concause degli aggravamenti dei pazienti, quelli individuati nella lista di attesa dei 3300 e quelli nell’elenco dei 352 che in ritardo hanno ricevuto i referti.
Uno scandalo senza precedenti a livello nazionale, come è venuto a dire a Trapani l’ex premier Matteo Renzi. Una sanità ridotta a schiava di incapacità di dirigenti, nel frattempo premiati per le produttività e performance eccezionali. Direttori generali che di giorno facevano comporre una scacchiera di bandiere tricolori sulla facciata della sede dell’Asp e l’indomani venivano arrestato per tangenti, come successo a Fabio Damiani, soprannominato “sorella sanità”. L’Asp di Trapani, ma non solo quella di Trapani, da decenni considerata facente parte di uno scacchiere utile a distribuire poltrone e incarichi. Sottobosco della politica. Incarichi spesso assegnati non per capacità ma per appartenenza. Soldi spesi anche per finanziare attività extra sanitarie. Un quadro fatto da contorte figure, volti addolorarti da una parte, dall’altra parte, opposti, volti gioiosi di chi intanto faceva banchetto.
Resta inquadrata in uno scenario preciso l’attività di indagine condotta dai Nas e coordinata dalla Procura della Repubblica di Trapani. Si è in presenza di fatti gravi quanto clamorosi, dentro un compendio di responsabilità che anche ai profani appare parecchio articolato. Non pare potere essere solo un questione di reparti e laboratori ospedalieri, una vicenda che insomma potrebbe appartenere, per responsabilità penali e amministrative, ai soli “camici bianchi”, ma a crollare è stato un intero sistema sanitario. E’ ovvio che questo aspetto, quello di una organizzazione dalla sanità pubblica inefficiente, non attiene alla magistratura, ma lo scandalo e l’indagine, quella di oggi e quelle di ieri, è questo che pubblicamente testimoniano, l’organizzazione sanitaria nel nostro territorio è pericolosamente deficitaria di tante cose.
L’Asp di Trapani è una cristalleria dove ogni azzardato movimento potrebbe causare danni irreparabili, tali anche da non far affiorare e far cogliere a chi questo deve fare, le precise colpe. Sia in sede giudiziaria quanto in quella sociale e politica. E se certi politici dentro l’Asp di Trapani si sono mossi come elefanti dentro a una cristalleria, l’attività investigativa non vuole essere tale. E non appare essere di tal guisa. Da qui l’incidente probatorio, per definire, con il vaglio della prova acquisita già nella fase dell’indagine, i confini delle responsabilità, o anche archiviare chi in questo drammatico scandalo nulla c’entra.
Un’azienda sanitaria, quella di Trapani, da tempo nell’occhio del ciclone, e non solo per questo nuovo scandalo, ma che fa seguito, solo per citare quelli più recenti, a quelli che hanno riguardato forniture e assunzioni, tutto pilotato, tangentizzato e monetizzato. Vicende giudiziarie che hanno fatto venire fuori aspetti di omissione gravissimi, del tipo niente so e niente vedo. Già durante l’emergenza Covid erano venute fuori situazioni imbarazzanti, reparti super dotati a fronte di quelli impoveriti del tutto, carenza di personale medico e paramedico, ma avendo contenuto i numeri dell’emergenza, alla fine si era fatto festa. Sono anche arrivate le assunzioni, ma poi si è scoperto forse non tutte limpide.
Lo scandalo odierno, in questo scenario, potrebbe quindi non essere attribuibile al solo personale medico ospedaliero. L’esistenza di carenze di personale e di materiale, reagenti ed altro, nei reparti e laboratori oncologici degli ospedali, l’esistenza dei ritardi, era stato tutto messo nero su bianco, dagli stessi medici, anche da qualcuno degli odierni indagati. E questo ancora tempo prima che fosse nota all’inizio dell’anno, la denuncia della docente mazarese prof. Maria Cristina Gallo. Sui tavoli dirigenziali erano arrivate le relazioni dei medici sulle difficoltà di ogni giorno. Oggi non c’è in corso una indagine solo penale, c’è anche quella amministrativa e tecnica condotta dai funzionari inviati dall’assessorato regionale e dal ministero per la Salute , e che riguarda i reparti oncologici degli ospedale di Trapani e Castelvetrano, ma anche gli uffici dell’Asp e dello stesso assessorato. Le relazioni finali ancora non sono state depositate. Ma in queste settimane sono venuti fuori alcuni spunti. Le responsabilità, anche quelle penali, potrebbero estendersi ai burocrati regionali, ci sarebbe stato chi sapeva e ha tralasciato rispetto all’esercizio dei compiti assegnati. La situazione poteva essere gestita in altro modo e lo dimostra quanto accaduto dopo l’esplodere dello scandalo: i reperti da esaminare distribuiti in diversi laboratori, dell’intera Regione, e il numero degli esami da consegnare, oltre 3 mila referti, ridotto, se non azzerato, nel giro di qualche settimana. L’emergenza dunque poteva essere affrontata, e se questo è stato fatto bisogna ringraziare il coraggio della prof. Maria Cristina Gallo che ha denunciato.
Responsabilità fuori dall’ambito medico? Questo è anche emerso, non da ultimo, dall’intervento in commissione Sanità all’Ars del direttore generale dell’Asp di Trapani avv. Ferdinando Croce (sospeso a fine marzo dalla carica per due mesi, dal presidente della Regione, e comparso davanti al Parlamento il giorno delle sue dimissioni da manager dell’Asp di Trapani, anticipando una rimozione che era già percepibile nei circuiti parlamentari). Croce ha fatto il riassunto della problematica non nascondendo di conoscerla ma di averla appresa con ritardo, di non averla raccolta come eredità dai predecessori, ma di averla avuta notificata direttamente dal personale sanitario. Croce era convinto che le azioni messe in campo , l’appello rivolto ad altri uffici sanitari, poteva azzerare l’arretrato, ma in commissione parlamentare ha riferito anche di silenzi assordanti
Trapani – Un altro tassello nello scandalo sulla sanità nel trapanese. Il deputato trapanese del M5S, Cristina Ciminnisi, che chiede le dimissioni del manager Ferdinando Croce.
«La situazione all’ASP di Trapani ha raggiunto livelli di gravità inaccettabili. Non possiamo più permettere che la gestione fallimentare del Direttore Generale Ferdinando Croce continui a mettere a rischio la salute dei cittadini. I dati emersi durante l’ultimo vertice d’urgenza convocato dall’assessore Faraoni sono scioccanti: 1.405 campioni del 2024 e 1.908 del 2025 ancora in attesa di refertazione. Numeri che non rappresentano semplici statistiche, ma vite umane lasciate in balia dell’incompetenza e della negligenza».
Lo ha detto il deputato trapanese del M5S, Cristina Ciminnisi, dopo il vertice all’Assessorato Regionale alla Salute convocato in seguito ai clamorosi casi del paziente di Salemi, morto il 13 gennaio scorso prima di ricevere il referto istologico atteso da mesi, e della paziente oncologica di Mazara, rimasta per quasi un anno in attesa dell’esito dell’esame istologico e nel frattempo aggravatasi.
«Vicende – ha commentato Ciminnisi – emblema di un sistema sanitario al collasso. La gestione dell’ASP di Trapani è stata caratterizzata da ritardi cronici, inefficienze e mancanza di trasparenza. Lo stesso Croce ha ammesso che i problemi non sono nuovi, con quasi 3.000 esami accumulati già la scorsa estate, ma non è stato fatto nulla per prevenire questa emergenza. Ora, mentre altre strutture sanitarie siciliane devono farsi carico dei ritardi di Trapani, è chiaro che il Direttore Croce ha perso il controllo della situazione e si limita a promettere soluzioni future, come lo smaltimento degli arretrati entro marzo 2025. Chiedere scusa e promettere miglioramenti non basta più».
«La gestione Croce ha fallito, e le conseguenze sono state drammatiche per i cittadini. Per questo – conclude Ciminnisi – è legittimo chiedere con fermezza le sue dimissioni. La salute pubblica non può più essere sacrificata sull’altare dell’inefficienza. I cittadini della provincia di Trapani meritano di più. Basta promesse, servono fatti. E il primo fatto deve essere l’addio di Ferdinando Croce».