Ravenna – Domani, 26 marzo 2025, ricorre il secondo anniversario della morte di Ivano Marescotti, uno dei volti più intensi e versatili del teatro e del cinema italiani. Attore, regista, docente, uomo di cultura, Marescotti è stato capace di attraversare generi, palcoscenici e generazioni con uno stile unico e riconoscibile. A due anni dalla scomparsa, il suo ricordo resta forte nei cuori di chi lo ha amato sul grande schermo e sul palco.
Dopo un lungo percorso teatrale, Marescotti arriva al cinema nel 1989 con La cintura, seguito dallo stesso anno da L’aria serena dell’ovest di Silvio Soldini. Da quel momento, la sua carriera decolla: recita con Mario Martone, Carlo Mazzacurati, Pupi Avati, Marco Tullio Giordana e molti altri registi che lo vogliono per la sua capacità di dare profondità ai personaggi, anche nei ruoli secondari.
Il pubblico lo ricorda soprattutto per il dottor Randazzo in Johnny Stecchino di Roberto Benigni (nel secondo video qui sotto), un ruolo che ha segnato un’epoca con ironia e intelligenza. Marescotti ha poi lavorato anche in Il mostro, confermando il suo talento comico, mai banale.
Negli anni 2000, Marescotti ha raggiunto anche le giovani generazioni, grazie ai suoi ruoli nei film di Checco Zalone:
Queste partecipazioni lo hanno reso una figura trasversale, capace di dialogare con ogni fascia di pubblico senza mai rinunciare alla propria integrità artistica.
Con oltre 50 film all’attivo, ha lavorato anche all’estero, diretto da registi come Anthony Minghella (Il talento di Mr. Ripley) e Ridley Scott (Hannibal). Ha ricevuto sei candidature al Nastro d’Argento, che ha vinto nel 2004 per il corto Assicurazione sulla vita.
Nel 2022, un anno prima della sua morte, aveva annunciato il ritiro dalle scene per dedicarsi alla sua creatura più personale: il Teatro Accademia Marescotti, fondato a Ravenna per formare le nuove generazioni di attori e attrici.
Ivano Marescotti ha saputo unire il rigore del teatro alla potenza comunicativa del cinema. Ha raccontato l’Italia con i suoi pregi e le sue contraddizioni, con un sorriso amaro e una voce che oggi manca a tutti. A due anni dalla sua scomparsa, la sua eredità vive nei film, nei palchi e nelle parole dei suoi allievi.
Ravenna – Un pensionato di 66 anni, si è trovato al centro di una vicenda che ha dell’incredibile: l’INPS gli ha chiesto la restituzione di oltre 55.000 euro di pensione per aver svolto un’attività di cronometrista per un’associazione sportiva dilettantistica. L’uomo, che era andato in pensione con Quota 100, si è visto sospendere le mensilità del 2023 e parte di quelle del 2024 a causa del suo impiego occasionale.
La norma della Quota 100 prevede che chi accede a questa forma di pensionamento anticipato non possa svolgere alcun tipo di attività lavorativa, neanche occasionale e con compensi minimi. Il 66enne ravennate, che aveva accumulato 34 anni di contributi, ha scoperto a proprie spese quanto possa essere severa questa regola.
Il caso è stato riportato dal Corriere Romagna e non è isolato: diversi pensionati si sono trovati in situazioni analoghe. La rigida applicazione della normativa ha già colpito altri ex lavoratori che, per aver svolto lavoretti di poche ore, si sono visti recapitare richieste di restituzione di decine di migliaia di euro da parte dell’INPS.
Un caso simile ha scosso l’opinione pubblica e potrebbe fare giurisprudenza. Un 67enne di Ravenna si è visto chiedere indietro 24.000 euro per aver vendemmiato per sole 8 ore. L’uomo ha fatto ricorso e il Tribunale di Ravenna ha accolto la sua istanza, sollevando una questione di legittimità costituzionale. Ora la Corte Costituzionale dovrà esprimersi sulla legittimità della norma e sulle sanzioni applicate ai pensionati di Quota 100 che hanno svolto lavori occasionali.
Attualmente, l’INPS applica una sanzione rigida: chiunque trasgredisca la regola del divieto di lavoro si vede chiedere indietro l’intera pensione percepita per l’anno in cui ha lavorato, indipendentemente dalla durata e dall’entità del compenso. Tuttavia, gli avvocati dei pensionati coinvolti sostengono che la sanzione dovrebbe limitarsi alla restituzione della sola mensilità relativa al periodo in cui si è svolta l’attività lavorativa.
Anche il 66enne cronometrista attende con ansia la decisione della Corte Costituzionale, sperando che possa portare a una revisione delle sanzioni imposte dall’INPS. Nel frattempo, la sua situazione rimane critica, con un futuro pensionistico incerto e un debito pesante sulle spalle.
Il caso solleva un interrogativo fondamentale: è giusto che un pensionato debba restituire un intero anno di pensione per aver svolto un’attività lavorativa occasionale? La sentenza della Corte Costituzionale potrebbe cambiare le sorti di molti pensionati e rimettere in discussione l’attuale rigidità della normativa di Quota 100.
Nel frattempo, chiunque percepisca una pensione con questo sistema farebbe bene a informarsi con attenzione prima di accettare qualsiasi impiego, anche se di poche ore e con un compenso minimo.