Trapani
Trapani dice addio a Ninni Romano
Era stato presidente del consiglio comunale e assessore ad Erice e assessore a Trapani
Redazione11 Febbraio 2025 - Politica
  • Politica

    Erice – Questa notte è venuto a mancare Antonio Marco Romano, per tutti “Ninni”. Biologo e imprenditore, nel tempo ha ricoperto le cariche di presidente del Consiglio comunale e di assessore del Comune di Erice e di Trapani. La politica trapanese perde una delle sue figure più rappresentative: è scomparso Ninni Romano, ricordiamo il suo impegno nei servizi pubblici, dalla gestione delle risorse idriche al settore dei rifiuti. Nel 2021 aveva assunto anche il ruolo di vicepresidente della SRR Trapani Nord.

    Il messaggio del sindaco di Erice Daniela Toscano

    «Oggi perdiamo non solo un amministratore di questo Comune, ma anche un uomo che ha incarnato con coerenza e passione il valore del servizio pubblico. Ninni ha contribuito a scrivere pagine importanti della nostra storia locale, dedicandosi con sincera passione alla crescita della nostra comunità e affrontando con determinazione qualsiasi sfida, sempre con lo sguardo rivolto al futuro e col sorriso stampato sulle labbra. La sua capacità di dialogo, la visione e la fermezza nelle scelte hanno segnato un periodo importante per il nostro Comune. In questo momento di dolore, il pensiero va alla famiglia, ai cari, agli amici e a tutti coloro i quali lo hanno conosciuto, stimato e apprezzato. A tutti vanno la vicinanza e le condoglianze di tutta la comunità ericina, dell’amministrazione e dei dipendenti comunali».

    Tanti i messaggi di cordoglio che in queste ore stanno arrivando alla famiglia.

    I funerali di Ninni Romano si terranno domani pomeriggio alle ore 16 presso la chiesa Madonna di Trapani. La camera ardente è stata allestita già da questa mattina nella sala del commiato delle onoranze funebri Colletta a Valderice, dove amici, colleghi e cittadini possono rendergli omaggio per un ultimo saluto.

     




  • Palermo
    Chiesto il rinvio a giudizio per Papania e Perricone
    La Procura chiede il rinvio a giudizio anche per gli altri undici indagati nell'operazione antimafia Eirene
    Redazione5 Febbraio 2025 - Cronaca
  • Papania e Perricone Cronaca

    Palermo – Il pm della Dda di Palermo Piero Padova ha chiesto il rinvio a giudizio, con le accuse, a vario titolo, di mafia, estorsioni, traffico di droga e scambio elettorale politico-mafioso di 13 persone tra le quali l’ex senatore del Pd Antonino Papania, l’ex vicesindaco di Alcamo Pasquale Perricone e il boss Giosuè Di Gregorio.

    L’operazione Eirene, effettuata ad Alcamo e Calatafimi Segesta dalla squadra Mobile di Trapani e coordinata dalla Dda di Palermo, riguardava un presunto sistema di scambio elettorale tra politica e mafia in occasione delle elezioni regionali del 2022.

    Secondo gli inquirenti, il politico, in carcere da settembre, con l’intermediazione dell’ex vicesindaco di Alcamo, si sarebbe accordato col capomafia per procurare voti ad Angelo Rocca, coordinatore provinciale del movimento politico Via, fondato da Papania, alle elezioni regionali del 2022. L’ex parlamentare in cambio avrebbe pagato Di Gregorio.
    Dalla seconda metà di agosto e fino alle elezioni del 25 settembre del 2022 sono stati monitorati numerosi incontri tra Di Gregorio e Perricone. Nei giorni scorsi il tribunale del Riesame di Palermo aveva rigettato l’istanza di scarcerazione presentata da Papania e Perricone. L’ex senatore, secondo il gip che ne dispose l’arresto, si sarebbe rivolto agli «influenti membri dell’associazione mafiosa» a «riprova della spregiudicatezza con la quale esercitava la sua influenza politica sul territorio di Alcamo e nei comuni vicini». Tra le intercettazioni depositate agli atti anche quella della conversazione tra Di Gregorio e il fratello. «Dobbiamo votare questo e il senatore mi ha preparato duemila euro che mi darà mercoledì, Papania, hai capito?», diceva il mafioso.




  • Altre Notizie
    Leonardo Sciascia: La Voce della Sicilia tra Letteratura e Impegno Civile
    Uno degli scrittori più illustri della Sicilia, nato a Racalmuto nel 1921. Le sue opere, tra cui "Il giorno della civetta", hanno raccontato con acume e lucidità la mafia e le contraddizioni della società siciliana.
    Trapanioggi30 Gennaio 2025 - Altre Notizie
  • Sciascia e Paolo Borsellino (25 gennaio 1988) Altre Notizie

    Biografia e Formazione

    Leonardo Sciascia nacque l’8 gennaio 1921 a Racalmuto, un piccolo paese in provincia di Agrigento. Fin da giovane mostrò una spiccata passione per la lettura e la scrittura, formandosi attraverso la letteratura italiana e internazionale. Dopo gli studi magistrali, iniziò a lavorare come insegnante elementare, un’attività che mantenne per diversi anni prima di dedicarsi interamente alla scrittura.

    L’infanzia e l’adolescenza trascorse in Sicilia influenzarono profondamente il suo pensiero e la sua produzione letteraria. Racalmuto e i suoi abitanti divennero spesso fonte d’ispirazione per i suoi romanzi e racconti, che si concentrano sulla realtà siciliana, sulle ingiustizie sociali e sulla pervasività del potere mafioso.

    Il Giorno della Civetta e il Racconto della Mafia

    Il giorno della civetta: Damiano DamianiNel 1961, con la pubblicazione de Il giorno della civetta, Sciascia portò per la prima volta la mafia nella letteratura italiana con un realismo e una lucidità straordinari. Il romanzo, ispirato a un reale caso di omicidio avvenuto in Sicilia, denunciava l’omertà, la connivenza tra politica e criminalità organizzata e l’indifferenza delle istituzioni. Questo libro segnò una svolta nel modo in cui la società italiana percepiva la mafia e diede inizio a un importante dibattito culturale e politico.

    L’Impegno Civile e la Carriera Politica

    Oltre a essere uno scrittore di fama internazionale, Sciascia si impegnò anche in politica. Fu eletto consigliere comunale a Palermo e, successivamente, deputato al Parlamento italiano ed europeo. Durante la sua attività politica, continuò la sua battaglia contro la mafia e il malaffare, denunciando con coraggio la corruzione e le ingiustizie del sistema giudiziario.

    Il Legame con la Sicilia e con Trapani

    La Sicilia non fu solo lo scenario delle sue opere, ma anche il cuore pulsante del suo pensiero critico. I suoi libri riflettono la complessità dell’isola, le sue bellezze, le sue contraddizioni e le sue tragedie. Anche Trapani, con la sua storia e le sue vicende legate alla criminalità organizzata e alla politica, rappresentò un punto d’interesse per lo scrittore, che attraverso i suoi saggi e romanzi offrì un’analisi penetrante della realtà siciliana.

    Eredità e Influenza Culturale

    Leonardo Sciascia morì il 20 novembre 1989, lasciando un’eredità culturale straordinaria. I suoi scritti continuano a essere studiati e letti in tutto il mondo, e il suo impegno civile rimane un esempio di integrità e coraggio.

    Oggi, la sua figura è ricordata non solo per la sua produzione letteraria, ma anche per il suo ruolo di intellettuale impegnato, che non esitò mai a dire la verità, anche quando scomoda. La Sicilia, e in particolare la sua Racalmuto, continuano a celebrare il suo lascito con iniziative culturali, premi letterari e studi dedicati alla sua opera.

    Contro il silenzio e l’omertà

    Leonardo Sciascia è stato molto più di un semplice scrittore: è stato un testimone del suo tempo, un uomo che con la forza della parola ha combattuto il silenzio e l’omertà. Le sue opere restano un faro di verità e di denuncia, una guida per comprendere la Sicilia e le sue complessità, nonché un punto di riferimento per chiunque creda nella giustizia e nella libertà di pensiero.




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