Trapani – Dopo l’archiviazione da parte della Procura di Palermo, parla l’oncologo trapanese Filippo Zerilli, ex primario del reparto di oncologia dell’ospedale Sant’Antonio Abate di Trapani. Il professionista pochi giorni dopo la cattura di Matteo Messina Denaro a Palermo, a gennaio 2023 era finito indagato dalla Procura di Palermo (la stessa che ora ha chiesto per lui l’archiviazione), nell’ambito delle indagini sui favoreggiatori dell’ormai defunto boss.
Ecco cosa ci ha dichiarato:
“Il 14 giugno 2024 è stato firmato il decreto di archiviazione delle indagini che mi hanno coinvolto nell’evento cattura di Messina Denaro. Quest’archiviazione conclude un incubo kafkiano che ha sconvolto la mia vita personale, familiare e professionale in seguito ad una visita istituzionale richiesta dall’U.O. di chirurgia dell’ospedale di Mazara del Vallo per un paziente operato di emicolectomia per carcinoma del colon. Questo paziente inoltre indossava la mascherina anti COVID (impossibile capire le sue fattezze).
Nell’immediatezza del fatto, dopo che la mia casa era stata invasa e messa a soqquadro da una quantità impressionante di carabinieri alla ricerca di prove della mia colpevolezza, ho dovuto anche fronteggiare psicologicamente l’accanimento mediatico di tanti haters che neanche mi conoscevano. In questa condizione, mai nemmeno immaginata, mi ha sostenuto la consapevolezza della mia estraneità alle accuse della Procura antimafia, l’affetto della mia famiglia, che con me ha sofferto per questo sconvolgimento della nostra vita, quello dei parenti e degli amici che ci hanno fatto sentire la loro vicinanza in un frangente così difficile e le tantissime attestazioni di stima delle persone che mi conoscono”.
Trapani – Arriva l’archiviazione per l’oncologo trapanese Filippo Zerilli primario del reparto di oncologia dell’ospedale Sant’Antonio Abate del capoluogo. Zerilli era stato indagato nel febbraio del 2023 nell’ambito dell’inchiesta sui favoreggiatori del boss castelvetranese.
Per il medico ora, è arrivata l’archiviazione. Fin da subito l’oncologo con una nota personale aveva cercato di chiarire la sua posizione. “Non ho mai conosciuto Andrea Bonafede prima del suo ingresso in ospedale né ho avuto con lui contatti personali per fissare la visita oncologica”. Per l’accusa però Zerilli avrebbe sottoposto il boss ad alcuni esami legati alla sua malattia. Anche in questo caso come poi si scoprirà per altre visite e prescrizioni, Matteo Messina Denaro si sarebbe presentato con il falso nome di Andrea Bonafede.
“Ho sempre esercitato la professione con scienza e coscienza – si era difeso l’oncologo – e non fa eccezione quanto accaduto in relazione al paziente Andrea Bonafede per il quale, il 3 dicembre 2020, in risposta a una richiesta di visita oncologica della Chirurgia di Mazara del Vallo, supportata da un referto istologico del laboratorio di Anatomia patologica dell’ospedale di Castelvetrano del 24 novembre 2020, è stata fissata all’Unità operativa che dirigo, segnata nell’agenda di reparto il 9 dicembre 2020. Non vi è altra documentazione, a mia conoscenza, dalla quale risulti la presenza del paziente Andrea Bonafede all’ospedale di Trapani”. Ora può tirare un sospiro di sollievo l’incubo è finito.