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Trapani. Arresti processo “Anno Zero”
Si tratta di Carlo Cattaneo, Letizia Maria Asaro, Nicola Scaminaci  e Carlo Lanzetta
Redazione25 Aprile 2025 - Cronaca



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    Trapani – La Polizia ha arrestato e condotto in carcere quattro dei condannati, con sentenza passata in
    giudicato, del processo scaturito dall’omonima operazione antimafia “Anno zero”. Si tratta di Carlo Cattaneo, Letizia Maria Asaro, Nicola Scaminaci  e Carlo Lanzetta. La recente pronuncia della Suprema Corte di Cassazione ha confermato il nuovo provvedimento restrittivo, disponendo il ritorno in carcere dei quattro condannati.

    Cassazione rigetta ricorso

    Nei loro confronti, il 18 aprile scorso, la Corte di Cassazione si è pronunciata rigettando il ricorso e confermando le condanne emesse, a fine marzo, dalla Corte d’Appello di Palermo. Uno di essi, il quarantenne castelvetranese Carlo Cattaneo, operante nel settore dei giochi e delle scommesse, dovrà scontare la condanna a 16 anni di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa, mentre Letizia Maria Asaro, Nicola Scaminaci  e Carlo Lanzetta, sono stati condannati a 4 anni di carcere, per trasferimento fraudolento di beni, aggravato dall’agevolazione mafiosa.

    L’operazione Anno Zero

    La vicenda processuale trae origine dall’inchiesta – condotta dagli Uffici investigativi della Polizia di Stato, dell’Arma dei Carabinieri e della DIA, coordinati dalla Direzione Distrettuale di Palermo
    palermitana – che, il 19 aprile 2018, portò al fermo di 21 affiliati alle famiglie mafiose di Castelvetrano, Partanna, Campobello di Mazara e Mazara del Vallo, gravemente indiziati, a vario titolo, di avere fatto parte dell’associazione mafiosa cosa nostra, con l’aggravante dell’impiego di armi e del reimpiego di capitali in attività economiche, finanziate in parte con il prezzo, il prodotto e il profitto dei delitti

    Le indagini sugli odierni condannati

    Con riguardo agli odierni condannati, le indagini consentirono di accertare che, attraverso il loro
    contributo, esponenti di vertice dell’organizzazione mafiosa erano intervenuti in aste giudiziarie, al
    fine di riappropriarsi di beni sequestrati in precedenti operazioni antimafia. Al contempo, fu documentato l’interesse della criminalità organizzata per il settore delle scommesse, attraverso la gestione di numerosi “punti gioco”, oltre alle attività tipicamente mafiose quali estorsioni e danneggiamenti.




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