Trapani – “Nel carcere di Trapani lo Stato è assente: condizioni disumane e gravi violazioni dei diritti” Sinistra Italiana denuncia: “Serve un intervento urgente, il carcere non può essere un luogo di abbandono e illegalità”
“Stiamo uscendo da un luogo tremendo. Quello che abbiamo visto oggi nel carcere di Trapani è inaccettabile e contrario a ogni principio costituzionale.” Così Marco Grimaldi, vice capogruppo di Alleanza Verdi Sinistra alla Camera, al termine del sopralluogo effettuato insieme a una delegazione di Sinistra Italiana Sicilia, nell’ambito della campagna “Codice a sbarre”.
A colpire immediatamente è stato il contesto ambientale: 40 gradi all’interno delle celle, blackout elettrici, sporcizia e degrado ovunque.
“Un tappeto di escrementi di topo, colonie di scarafaggi, cimici e cumuli di spazzatura accumulati ai margini dell’istituto, compresi i cortili dell’ora d’aria che alimentano vere e proprie colonie di insetti e roditori, rendendo l’ambiente invivibile”, ha dichiarato Grimaldi. “Ma ciò che più allarma è la totale assenza di un’assistenza sanitaria e psichiatrica adeguata. Abbiamo riscontrato la presenza di persone con gravi disturbi psichiatrici e condizioni di salute fortemente compromesse, costrette a rimanere in carcere senza ricevere le cure necessarie, in evidente violazione dei più basilari diritti umani.
Pierpaolo Montalto, segretario regionale di Sinistra Italiana e avvocato penalista, ha parlato di una situazione “di gravità inaudita, che viola la Costituzione e svuota completamente il carcere della sua funzione rieducativa”.
Celle minuscole con cinque persone stipate come in un forno, detenuti imbottiti di psicofarmaci come il Rivotril, totale assenza di supporto educativo, psicologico e medico. “Abbiamo incontrato detenuti che da mesi attendono la visita del Sert, che non hanno mai parlato con un educatore. E c’è chi dovrebbe stare in ospedale, non dietro le sbarre”. Tra le anomalie più gravi, anche l’orario dell’“ora d’aria” imposta tra le 13:00 e le 15:00, sotto il sole cocente, e la cena servita alle 15:00 del pomeriggio per carenza di personale.
La delegazione di Sinistra Italiana lancia quindi un appello urgente al Ministro Nordio, al Provveditorato Regionale dell’Amministrazione Penitenziaria, alla Regione Siciliana e alle Prefetture competenti: “Riportare la legalità dentro le carceri è un dovere dello Stato. Non si può tollerare oltre che il carcere di Trapani sia trasformato in un luogo di abbandono, dove il diritto si ferma fuori dai cancelli”.
“Occorrono misure alternative alla detenzione, un rafforzamento dei servizi sanitari e psichiatrici, assunzioni di personale, e una revisione profonda dell’intero sistema penitenziario siciliano. Ma prima di tutto – concludono Grimaldi e Montalto – serve riconoscere che ciò che abbiamo visto è fuori da ogni norma di civiltà e legalità”.
Un quadro questo che riflette quanto riferito alla nostra redazione lo scorso 30 giugno dall’avvocato Natale Pietrafitta, che attraverso le nostre pagine aveva denunciato che un suo cliente recluso nel carcere Pietro Cerulli, era stato morso da un topo mentre era a letto nella sua cella. Lo stesso legale ci aveva raccontato della situazione precaria all’interno di quella struttura.
“Servizi igienici fatiscenti, igiene al collasso. È questo l’inferno quotidiano che si vive all’interno del carcere, dove la detenzione si trasforma spesso in sopravvivenza” evidenziava il legale.
Pietrafitta aveva evidenziato il caldo, le carenze strutturali e organizzative del penitenziario che rendono invivibile la permanenza al suo interno, non solo agli agenti della penitenziaria, costretti a lavorare in un contesto di continua emergenza, ma anche ai detenuti. Criticità vissute anche da avvocati e magistrati costretti ad effettuare colloqui o interrogatori in stanze al limite del vivibile. “Nell’area nella quale si affacciano le sale colloqui per esempio – sottolineava il legale – ci sono cumuli di spazzatura”.
“Un contesto – evidenziava ancora Pietrafitta – che rischia di compromettere ogni tentativo di rieducazione e reinserimento”. Gli sfoghi dei reclusi, spesso costretti al silenzio, trovano voce nei racconti dei loro legali, come in questo caso. Una situazione divenuta insostenibile, che porta ad eccessi e disordini come quelli tra maggio e giugno che hanno provocato una ventina di feriti tra agenti in servizio.
Con una nota i sindacati di polizia penitenziaria avevano però smentito quanto ci era stato riferito dall’avvocato Pietrafitta.