Trapani
Va in carcere il 18enne evaso dai domiciliari
Il giovane era fuggito ad un controllo e si era dato alla fuga in sella ad uno scooter rubato
Redazione25 Febbraio 2025 - Cronaca
  • Cronaca

    Trapani – I Carabinieri della Stazione di Trapani con l’ausilio di personale della Squadra Volanti della
    Polizia di Stato hanno arrestato per evasione il giovane che pochi giorni addietro si era dato alla fuga in sella ad uno scooter rubato.

    Il 18enne si sarebbe allontanato arbitrariamente e senza un giustificato motivo dall’abitazione dove era ristretto in regime di arresti domiciliari venendo rintracciato dopo una serie di ricerche nei pressi del quartiere Fontanelle.

    A seguito dell’udienza di convalida il giovane è stato ristretto presso il carcere di Trapani in virtù dell’aggravamento disposto dal Giudice.




  • Messina
    Relazione nata sui social e finita in tribunale, imprenditore assolto dall’accusa di maltrattamenti
    L'uomo nel 2020 era stato arrestato e posto ai domiciliari
    Redazione16 Febbraio 2025 - Cronaca
  • Toga avvocato tribunale Cronaca

    Messina  – Dopo 4 anni di tribolazioni si chiude con una sentenza di assoluzione la vicenda giudiziaria che ha visto coinvolto un imprenditore del messinese.

    L’uomo, aveva conosciuto su un social network una donna di origini sudamericane con la quale aveva avviato una relazione sentimentale dopo che la stessa si era trasferita in Italia con il figlio. Ad un certo punto però l’uomo decide di interrompere il rapporto, questa decisione però, scatenò la reazione della donna che lo denunciò per presunti ripetuti maltrattamenti e vessazioni, anche a sfondo sessuale e per lesioni personali e violenza privata.

    Per questi fatti un imprenditore dei Nebrodi fu arrestato nel 2020 e posto ai domiciliari.

    Ora l’uomo è stato assolto dalle accuse, perché il fatto non sussiste, con sentenza pronunciata dal Giudice del Tribunale di Patti Giovanna Ceccon.

    Nel dibattimento il difensore dell’imputato, avvocato Massimiliano Fabio, ha delineato i contorni della vicenda evidenziando la contraddittorietà ed inattendibilità delle dichiarazioni della persona offesa e rappresentando come fosse invece l’uomo stesso a subire una “relazione tossica”, sottoposto alle mire della donna. Rispetto all’unico episodio riferito, quello della presunta aggressione, è stata quindi evidenziata l’assenza di riscontri e con testimonianze addirittura opposte alle dichiarazioni rese dalla parte offesa.

    Fu l’uomo ad essere oggetto di aggressione dopo essere stato raggiunto dalla donna, tanto da aver egli stesso chiesto aiuto ad alcune persone presenti nelle vicinanze e sollecitato l’intervento dei Carabinieri.

    A conclusione del processo, nel quale il pubblico ministero aveva chiesto la condanna a tre anni e sette mesi di reclusione, l’uomo è stato assolto perché il fatto non sussiste dall’imputazione relativa ai maltrattamenti mentre per le ipotesi di lesioni personali e violenza privata, è stato disposto il non luogo a procedere per remissione di querela.

    «Possiamo ritenerci ampiamente soddisfatti perché il giudizio ha ristabilito la verità dei fatti e chiarito l’estraneità dell’imputato rispetto alle gravi contestazioni a lui mosse – sottolinea l’avvocato Massimiliano Fabio –. Accuse per le quali il mio assistito ha dovuto patire periodi di profondo turbamento che ne hanno condizionato la vita quotidiana e le molteplici attività imprenditoriali».




  • Palermo
    Mafia: gup, maestra Bonafede organica a Cosa nostra
    Le motivazioni della condanna di Laura Bonafede
    Redazione5 Febbraio 2025 - Cronaca
  • Cronaca

    Palermo – “Non è, infatti, di certo minimamente credibile che il latitante notoriamente più pericoloso e più ricercato d’Italia, abbia condiviso importantissimi segreti per Cosa nostra, ovvero non solo la sua collocazione ma anche i suoi spostamenti; le sue precarie condizioni di salute e le questioni di natura mafiosa sino a raccogliere il suo testamento ricevendo le direttive sul dopo con una persona non affiliata, solo perché ad essa legata affettivamente”.

    E’ uno dei passaggi della motivazione della sentenza con cui il gup di Palermo ha condannato a 11 anni e 4 mesi, per associazione mafiosa, Laura Bonafede, la maestra di Campobello di Mazara, figlia del boss del paese, che per anni è stata sentimentalmente legata a Matteo Messina Denaro col quale ha avuto contatti fino a pochi giorni prima del suo arresto. Per il giudice è evidente come le condotte della donna non fossero “circoscritte e rivolte al singolo, ma – semmai – abbiano dato un contributo altamente qualificato, essenziale all’associazione mafiosa Cosa nostra in sé, in quanto servente un pericolosissimo capo e latitante”.

    “Il contributo di Bonafede, infatti, non può in alcun modo rientrare (come ha richiesto la difesa) nel novero del favoreggiamento personale sia pure con l’aggravante mafiosa, – scrive – Trascendono il mero rapporto personale con Messina Denaro le condotte della maestra sono, dunque, più coerentemente riconducibili ad un apporto di carattere sistematico sorretto dalla piena consapevolezza del ruolo apicale rivestito dal boss nell’organizzazione mafiosa e della universalmente nota condizione di latitanza dello stesso, inevitabilmente funzionale all’attività illecita collettiva propria dell’associazione mafiosa”.

    Sotto processo per favoreggiamento – la sentenza è attesa per marzo – c’è ora la figlia della Bonafede, Martina Gentile che il capomafia ha cresciuto come una figlia”. (Fonte Ansa)




  • Trapani
    Trapani. E’ pura cronaca. Archiviata una querela dell’ex senatore D’Alì a Rino Giacalone
    Non c’è diffamazione, ha stabilito il giudice – Il giornalista aveva scritto articoli sui rapporti per cui poi è stato condannato
    Redazione4 Febbraio 2025 - Cronaca
  • Bulgarella contro Tranchida Cronaca

    Trapani – Il gup del Tribunale di Trapani ha archiviato definitivamente la querela per diffamazione dell’ex senatore e sottosegretario dell’Interno Antonio D‘Alì contro il giornalista Rino Giacalone.

    Non c’è diffamazione, ha stabilito il giudice – Il giornalista aveva scritto articoli sui rapporti per cui poi è stato condannato.

    La pubblicazione degli articoli

    D’Alì non aveva gradito gli articoli pubblicati nel 2021 sul mensile ‘S’ e sul quotidiano online ‘Alqamah.it’, sulla vicenda giudiziaria per cui è stato indagato e poi condannato a 6 anni, per concorso esterno in associazione mafiosa, anche per i suoi rapporti con i boss Francesco e Matteo Messina Denaro. Il giornalista è stato difeso dagli avvocati Donatella Buscaino e Giulio Vasaturo.

    L’ex senatore Antonio D’Alì si era costituito nel procedimento con l’avvocato Valerio Vartolo

    La richiesta di archiviazione

    La Procura di Trapani aveva chiesto l’archiviazione del procedimento. D’Alì si era opposto lamentando che gli articoli fornivano una ricostruzione in chiave accusatoria dei fatti, affermando che era stata travalicata la continenza espressiva, e che la condanna definitiva nei suoi confronti era stata pronunciata in epoca successiva alla loro pubblicazione.

    Il gup a ottobre 2023 ha accolto la tesi della procura perché “gli articoli costituiscono elaborazione fedele, coerente e accurata, degli atti giudiziari (…) il giornalista ha correttamente interpretato il tenore delle motivazioni giudiziarie, tant’è che molteplici passaggi degli atti sono stati correttamente richiamati al fine di non travisarne il significato e consentire al lettore di apprezzarne direttamente il contenuto” e nessun effetto distorsivo o allusivo può essere attribuito ai suoi scritti, rispettosi anche della continenza.

     

     

     




  • Valderice
    Ricordato a Valderice il giudice GianGiacomo Ciaccio Montalto
    Un magistrato che prima di tutti aveva capito dove colpire la mafia e i suoi solidali
    Laura Spanò24 Gennaio 2025 - Cronaca
  • Cronaca

    Valderice – Il 25 gennaio del 1983 a Valderice fu ammazzato per mano mafiosa un Servitore dello Stato il giudice GianGiacomo Ciaccio Montalto. Quella di Ciaccio Montalto è la storia di un magistrato onesto, di un magistrato che prima di tutti aveva capito dove colpire la mafia e i suoi solidali per vederla sconfitta, i soldi.

    Oggi Valderice ha ricordato il sacrificio del giudice Gian Giacomo Ciaccio Montalto, ucciso in una stradina della cittadina, mentre rincasava presso la sua abitazione.

    Francesco stabile Sindaco di Valderice:

    “È doveroso – scrive il sindaco Franceco Stabile –  in questo giorno, ricordare e mettere in risalto la grande integrità morale del Giudice, e con i giovani presenti ci siamo confrontati sui temi della legalità e dell’agire, che deve essere sempre in contrasto con ogni atteggiamento malavitoso e di sopraffazione.
    Il grande lavoro che il Giudice ha svolto per il nostro territorio, va tramandato agli studenti che, ogni anno, partecipano alla commemorazione, perché è solo preservando la memoria storica, e confrontandosi sulle azioni che ognuno di noi mette in campo, a prescindere dal ruolo che assume in società, che si può avere un cambiamento sociale e civile, che di certo non deve essere omertoso né tantomeno sottomesso ai soprusi del malaffare”.

    La mafia è sempre la stessa….

    La mafia di quegli anni di Ciaccio Montalto è la stessa di oggi. Una mafia che non spara più ma che si è infiltrata nelle istituzioni, nell’impresa, nelle banche come ai tempi di Ciaccio Montalto, che era andato a bussare alla porta di alcune di queste prendendosi e portandosi in ufficio gli assegni dei boss, i guadagni dei traffici di droga, delle raffinerie di eroina impiantate nel trapanese, degli appalti. La mafia che uccise Ciaccio Montalto è la stessa che oggi potente ha saputo proteggere il suo nuovo capo Matteo Messina Denaro. Nonostante le numerose minacce Ciaccio Montalto, non si arrese mai, continuando a lavorare con disciplina e rigore. Attualissime rimangono ancora ora le indagini di quel giudice che prima di essere ammazzato stava per essere trasferito a Firenze.  Il giudice Ciaccio Montalto è una delle prime vittime eccellenti nel segno dell’aggressione voluta dal boss Totò Riina.

    I ringraziamenti

    Il sindaco di Valderice Stabile ha voluto ringraziare le Autorità civili e militari intervenute alla cerimonia, le Scuole i Cittadini e l’Associazione forense A.L.A. di Palermo, “per aver onorato, insieme a noi, il ricordo del Giudice Montalto e aver promosso valori come quelli della legalità e della giustizia”.



  • Altre Notizie
  • Altre Notizie di Cronaca
    Redazione
    cpr milo
    Redazione
    Sequestro Università Jean Monnet
    Redazione
    operazione droga
    Redazione
    Redazione
    Redazione
    legge sul femminicidio Italia
    Redazione
    Redazione
    Redazione
    Toga avvocato tribunale
    Redazione
    Redazione
    Furti Mazara del Vallo
    Redazione