Trapani – Dopo una settimana di silenzio e apprensione finalmente la famiglia di Constantina Alina Andronache, 34 anni, può tirare un sospiro di sollievo. La donna infatti ha telefonato alla madre per rassicurarla sulle sue condizioni, ma per il momento non ha intenzione di tornare a casa. Alina era scomparsa lunedì scorso, dopo un litigio in famiglia, lasciando i suoi due figli, di 3 e 10 anni, alla madre.
La chiamata, è arrivata oggi ed ha permesso alla famiglia e a quanti la conoscono di tirare un sospiro di sollievo: la donna ha detto di stare bene, ma non ha fornito indicazioni su dove si trovi o su un possibile rientro.
I carabinieri, che in questi giorni hanno seguito il caso, continueranno a monitorare la situazione, mentre i familiari sperano che Alina possa presto fare ritorno a casa.
Domenica a Trapani: Cibo, Passione e Pallacanestro!
Era una normale domenica a Trapani, e come ogni domenica che si rispetti, il pranzo era una cosa seria. Attorno al grande tavolo della casa di famiglia erano seduti tutti: il papà, il nonno, la mamma che aveva appena finito di impiattare, la vicina di casa, amica da sempre, e naturalmente Peppino, il più piccolo della famiglia, che dal fondo della tavolata alzò la voce con la sua solita curiosità:
“Stasera cosa si mangia? E soprattutto, dove vediamo la partita?”
Era una domanda retorica, quasi un rito. A Trapani, il cibo non è solo nutrimento: è cultura, è identità, è passione. Non si cucina per necessità, ma per amore, e ogni piatto racconta una storia lunga secoli. E se c’è qualcosa che può competere con la cucina trapanese, è solo la pallacanestro. Perché questa sera c’è Trento-Trapani, e non si può perdere.
Il nonno sorrise e posò la forchetta. “Picciutteddu mio, a Trapani si mangia sempre bene, ma oggi tua madre ha fatto la pasta cu l’agghia e u maccu. Non è solo un primo piatto, è un manifesto d’intenti! E se la squadra gioca con la stessa determinazione con cui tua madre cucina, allora c’è l’ha giochiamo, sicuro!“
La vicina ridacchiò. “E guai a dire che il pesto trapanese non è il migliore al mondo! Se lo fai, rischi di essere bandito dalla città per direttissima! E guai pure a dire che il Trapani Basket non ha cuore, perché noi si lotta sempre!”
Peppino, con gli occhi spalancati, affondò la forchetta nella pasta e il profumo del basilico, delle mandorle e dell’aglio gli riempì le narici. “Mamma mia, sembra un’opera d’arte!”
La mamma sorrise soddisfatta. “E questo è solo l’inizio! Dopo ci sono le sarde a beccafico e le busiate con il ragù di tonno. E per chi ha ancora spazio, un po’ di cassatelle di ricotta.”
Il papà si schiarì la voce. “E per chi ha ancora fame di vittorie, alle 18 e 15 tutti incollati alla TV!”
Peppino si portò la mano al cuore. “Qui a Trapani non si mangia per sopravvivere, si mangia per vivere davvero! E si tifa sempre col cuore!”
Il nonno annuì solenne. “E ricordati, picciutteddu: il cibo a Trapani non è solo roba da mangiare. Qui, a tavola, si parla, si ride, si discute, si raccontano le storie di famiglia. Il cibo è la nostra memoria e il nostro futuro. E il basket? È la nostra passione.”
Fu allora che la vicina, con un gesto teatrale, alzò il bicchiere. “E ora, buon appetito a tutti, professionisti della forchetta e del tifo!”
E così, tra una risata, un boccone e l’attesa della partita, la domenica trapanese scorreva come sempre: lenta, gustosa e piena di emozioni, proprio come una partita punto a punto. Forza Trapani!
Lanzarote (Canarie -Spagna) – Una discussione banale, in un bar, poi l’aggressione brutale, così senza un motivo. Ora Salvatore Sinagra 30 anni di Favignana è in fin di vita nel reparto di rianimazione dell’ospedale di Las Palmas (capitale delle Canarie – Spagna) “Mio figlio – dice il padre Andrea raggiunto telefonicamente in ospedale – è in coma con il cranio spaccato perché ha incrociato la persona sbagliata. Nessuno sa chi sia. La polizia spagnola mi dice che sta indagando ma finora non ci sono sviluppi”. “Tutto è accaduto la sera di sabato scorso” – dice ancora Sinagra che da quando ha avuto la notizia vive di fronte a una porta dell’ospedale di Las Palmas, pregando per suo figlio Salvatore, trent’anni. Sinagra è disperato e affranto. Si è affidato al consolato italiano e alla polizia locale, confidando nell’impegno delle investigatori, ma da questi ultimi ancora nessuna novità.
Gli chiediamo cosa sia accaduto davanti quel bar sabato scorso…
“Salvatore è stato picchiato all’esterno di un locale di Lanzarote, mentre si trovava assieme ad alcuni amici. Stava giocando al calciobalilla, quando si sono avvicinati alcuni clienti. C’è stata una discussione, ma niente di grave, con un giovane. Così mi hanno raccontato gli amici di mio foglio. Tutta la scena sarebbe stata ripresa dalle telecamere di sicurezza” racconta il papà con la voce procata dal dolore. Qualche minuto dopo Salvatore esce per fumare sigaretta. Lì avviene l’aggressione. “Il giovane con cui aveva parlato in precedenza – racconta al telefono – lo ha assalito all’esterno e lo ha picchiato selvaggiamente. Gli ha spaccato la testa, forse con un tirapugni”. Anche qui, parte della scena sarebbe stata ripresa dalle telecamere esterne. Salvatore sarebbe stato sollevato e scaraventato a terra. Andrea Sinagra non riesce quasi a parlare. “La guardia civil mi dice che le indagini sono in corso ma non riesco a capire se ci sono sviluppi. Mio figlio è in un letto d’ospedale e chi lo ha ridotto in questo stato è ancora libero. Ho parlato con il Consolato mi hanno aiutato a trovare una casa, ma io voglio, esigo giustizia per mio figlio, un ragazzo solare, allegro, pieno di vita. I medici che si stanno prendendo cura di lui mi hanno spiegato che c’è il rischio di conseguenze permanenti. Vi prego aiutatemi, chiedo anche al presidente della Regione, mi aiuti, intervenga per capire cosa sta facendo la guardia civil. E’ già passata una settimana”.
Salvatore, intanto che in un primo momento era stato ricoverato a Lanzarote è stato nel frattempo traferito a Las Palmas, dov’è stato sottoposto a un delicatissimo intervento alla testa, per ridurre l’ematoma al cervello.
Il trentenne dopo aver vissuto a lungo sull’isola spagnola e aver gestito un caffè, stava per trasferirsi di nuovo a Favignana.