Trapani – Nel capoluogo e nei comuni serviti da Bresciana è tornata l’emergenza idrica. La ditta che per conto di Siciliacque S.p.A. sta realizzando i lavori per la realizzazione dell’acquedotto Marsala/Mazara/Petrosino (finanziato con il Pnrr) ieri sera ha infatti provocato uno squarcio ad uno dei tubi della condotta che dai rilanci dai pozzi di Bresciana va ai serbatoi per poi andare alla distribuzione. Immediata è partita la riparazione del danno e al massimo venerdì sera tutto tornerà alla normalità. I lavori di ripristino della condotta squarciata sono complessi visto che si tratta di tubi in vetroresina. Intanto Siciliacque per venire incontro alle esigenze delle città servite da Bresciana si è attivata prontamente dando acqua da Montescuro.
Castelvetrano – Dino Taschetta, presidente della cooperativa vitivinicola che opera in provincia di Trapani con oltre 2400 vigneron, commenta la notizia delle ultime ore relativa alla decisione del MIT di continuare a invasare acqua, per raggiungere 2 milioni e 500 mila metri cubi di acqua.
«Desideriamo esprimere un sincero ringraziamento al presidente della Regione Siciliana Renato Schifani, al Governo regionale, al commissario ad acta Salvo Cocina, alle organizzazioni sindacali e all’on. Giorgio Mulè, per l’impegno profuso nella risoluzione della questione relativa alla Diga Trinità di Castelvetrano. Dopo anni di incertezze e immobilismo, l’intervento delle istituzioni ha finalmente permesso di evitare il fuori esercizio dell’invaso, consentendo la ripresa dell’accumulo idrico e restituendo una risorsa fondamentale agli agricoltori del territorio».
«Uno notizia che ci rincuora e che ci fa guardare al futuro con maggiore ottimismo – continua Taschetta – tuttavia non possiamo ignorare il prezzo che gli agricoltori hanno già pagato per le scelte errate del passato. Decenni di cattiva gestione e decisioni che hanno letteralmente distrutto una parte significativa del patrimonio agricolo siciliano, lasciando i produttori in balia di una crisi idrica devastante. Oggi ci troviamo di fronte a una realtà in cui migliaia di ettari di vigneti sono andati persi, a causa della mancata manutenzione degli impianti, della dispersione incontrollata delle risorse idriche e dell’assenza di una strategia lungimirante. L’agricoltura siciliana ha subito un colpo durissimo, e i danni non si misurano solo in ettari coltivati, ma anche nelle famiglie che hanno visto sfumare anni di lavoro e investimenti. Speriamo che questa sia solo la prima tappa di un percorso più ampio, in cui le istituzioni, insieme alle aziende e agli agricoltori, possano finalmente costruire una strategia efficace per la gestione dell’acqua in Sicilia».
«La Diga Trinità deve tornare ad essere una risorsa stabile e affidabile per il territorio, non un’incognita che mette a rischio ogni anno il futuro delle nostre produzioni – conclude Taschetta – Chiediamo dunque che questo impegno non si esaurisca qui, ma che si lavori fin da subito per pianificare interventi strutturali che garantiscano una gestione razionale dell’invaso e per stabilire un piano di manutenzione regolare per evitare il ripetersi di queste emergenze, ascoltando la voce degli agricoltori e delle aziende vitivinicole, che conoscono il territorio e le sue esigenze reali. L’agricoltura è il cuore pulsante della Sicilia, e l’acqua è il suo bene più prezioso. È tempo di adottare scelte concrete per proteggerlo».
Castelvetrano – «Il Mit ci ha appena informati che, preso atto degli esiti positivi di prima fase delle valutazioni, delle analisi e delle verifiche geotecniche e strutturali effettuate dalla Regione, ha sospeso il provvedimento di messa fuori esercizio della Diga Trinità di Castelvetrano». Lo annuncia il presidente della Regione Siciliana Renato Schifani, dopo aver ricevuto la comunicazione del Ministero delle Infrastrutture che lo scorso 14 gennaio aveva deciso la chiusura dell’invaso. Nell’attesa che vengano completate le attività di verifica e calcolo, nonché le ulteriori verifiche di sicurezza dei cunicoli di ispezione e di drenaggio, quindi il livello dell’acqua all’interno della diga potrà raggiungere di nuovo quota 62 metri, per un totale di 2 milioni e 500 mila metri cubi.
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Metadescrizione: Il MIT sospende la chiusura della Diga Trinità di Castelvetrano. Il livello dell’acqua tornerà a 62 metri, beneficiando oltre 6.000 ettari di territorio.
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Castelvetrano – Dunque sulla Diga Trinità non ci sta nessun pericolo di crollo. E’ quanto stabilito a seguito delle verifiche tecniche condotte dalla Regione Siciliana con il supporto di esperti del settore, coordinati dal professore Salvatore Miliziano. Tecnici che hanno confermato che, pur trattandosi di un’infrastruttura realizzata nel 1959 e quindi antecedente alla normativa antisismica, non esiste un imminente pericolo di crollo per la Diga Trinità nel territorio di Castelvetrano.
Alla luce di questi esiti positivi, è stata formalmente richiesta al ministero delle Infrastrutture l’autorizzazione a innalzare la quota di invaso a 64 metri, rispetto alla disposizione attuale di svuotamento e di messa fuori esercizio della diga.
Le nuove ispezioni e le verifiche di sicurezza di prima fase, condotte in venti giorni da uno staff di una decina di specialisti, hanno permesso di chiarire che le criticità evidenziate nella precedente relazione tecnica – la quale presentava alcune incongruenze e valutazioni contraddittorie – non trovano riscontro nei più recenti studi. Le indagini effettuate sul coronamento della diga, il prelievo e l’analisi di campioni del nucleo, oltre alle ispezioni delle strutture esistenti cunicoli e gallerie, paratie hanno escluso fenomeni di degrado significativo o elementi di rischio tali da giustificare la chiusura dell’invaso.
La decisione del presidente della Regione, Renato Schifani, di commissariare il dipartimento Acqua e rifiuti per i ritardi nella definizione della vicenda, affidando la gestione dell’emergenza al capo della Protezione civile siciliana, Salvatore Cocina, ha permesso di accelerare notevolmente l’iter tecnico e amministrativo.
«Da quando ho disposto il commissariamento – sottolinea il presidente Schifani – abbiamo rapidamente portato avanti gli approfondimenti tecnici necessari, dimostrando che la diga non presenta situazioni attuali di pericolo tali da giustificare la chiusura. Elevare il livello a 64 metri consentirà di invasare una quantità d’acqua preziosa, fondamentale per garantire almeno un minimo di irrigazione alla zona, estesa seimila ettari, evitando sprechi ingiustificati e un grave danno economico agli agricoltori».
La Regione attende ora il via libera formale dal ministero, con fiducia in un esito positivo. L’autorizzazione all’innalzamento della quota consentirebbe già nelle prossime ore di trattenere una maggiore quantità d’acqua, sfruttando le precipitazioni previste, con effetti immediati sulla riserva idrica disponibile per i mesi a venire. «Siamo fiduciosi in una risposta celere – conclude Schifani – perché ogni giorno di attesa significa acqua persa. Il nostro obiettivo è garantire una gestione efficiente delle risorse idriche, a tutela del territorio e della comunità».
L’intervento sulla diga prevede due fasi distinte, che erano state un impegno preso dal presidente Schifani in occasione della riunione svoltasi a Roma, presso il ministero lo scorso 29 gennaio. Concluso questo primo step, si passa adesso agli interventi più urgenti per migliorare la sicurezza e al progetto complessivo di riqualificazione dell’infrastruttura. Il secondo intervento di riqualificazione sismica richiederà tempi più lunghi e risorse finanziarie maggiori, per garantire la piena funzionalità dell’invaso e la sua conformità agli standard di sicurezza più recenti.
In pratica in queste settimane, migliaia di metri cubi d’acqua, sarebbero stati dispersi in modo irresponsabile. A un ritmo vertiginoso di 100.000 metri cubi di acqua al giorno, lo specchio d’acqua è stato in queste settimane svuotato e sversato in mare, in seguito alla decisione del Ministero delle Infrastrutture di mettere fuori servizio la diga. La scelta di svuotare il bacino era stata presa a seguito di preoccupazioni riguardanti la tenuta antisismica della diga, considerata ormai obsoleta e pericolosa. Lo svuotamento del lago Trinità avrà però ripercussioni significative sull’economia locale, in particolare sul settore agricolo.
Oggi il pericolo è rientrato ma l’acqua ormai sversata no!
Trapani – Buone nuove per la vicenda dei dissalatori siciliani. Dal governo nazionale arriveranno 20 milioni di euro per la fase di avvio dei dissalatori di Trapani, Gela e Porto Empedocle. È stata infatti accolta la richiesta del governo siciliano che permetterà di far partire i nuovi impianti con la massima efficienza e nei tempi previsti.
Ad annunciarlo è stato il presidente della Regione Siciliana, Renato Schifani, dopo la presentazione di un emendamento da parte dei relatori al ddl di conversione del decreto-legge 31 dicembre 2024 n.208, attualmente in fase di esame congiunto da parte delle commissioni Bilancio e Ambiente della Camera dei deputati. Il provvedimento adottato alla fine dell’anno scorso prevede all’articolo 2 misure urgenti per l’adeguamento delle infrastrutture idriche in Sicilia.
«Queste somme aggiuntive – spiega Schifani – permetteranno di coprire i costi di avviamento e di gestione temporanea dei tre dissalatori nel primo anno di riattivazione. Si tratta di un risultato raggiunto ancora una volta attraverso una forte sinergia istituzionale. Ringrazio il governo nazionale e il Commissario per l’emergenza idrica, Nicola Dell’Acqua, per la vicinanza e la collaborazione che, ancora una volta, stanno dimostrando verso la Sicilia».
Per quanto riguarda le altre risorse necessarie per i tre impianti di dissalazione, il governo Schifani ha già individuato 90 milioni all’interno dell’Accordo di coesione e 10 milioni a valere sul bilancio regionale. L’iter di realizzazione degli interventi in via d’urgenza è stato affidato, come chiesto dal presidente Schifani, al commissario Dell’Acqua per via dei poteri di deroga dei tempi conferiti dalla legge. La Cabina di regia regionale per l’emergenza idrica continuerà a monitorare l’andamento delle procedure per la realizzazione dei tre impianti.
Roma – “In merito alla situazione della diga Trinità di Castelvetrano, si rileva che il Concessionario e Gestore è la Regione Siciliana. Il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti ha avviato, ad aprile 2024, il procedimento per la limitazione – ulteriore rispetto a quella in atto dal 2022 – o la messa fuori esercizio dell’invaso ed ha richiesto l’aggiornamento delle verifiche, che hanno confermato gravi carenze di sicurezza in condizioni statiche, sismiche e di piena; all’esito, il Mit, in data 14 gennaio 2025, ha disposto la messa fuori esercizio dell’invaso, da attuarsi mediante la progressiva riduzione dei livelli idrici secondo modalità e precauzioni gestionali che restano nella responsabilità del Gestore dell’opera”.
Lo ha reso noto il ministro per la Protezione civile Nello Musumeci in aula alla Camera durante il question time rispondendo a una interrogazione di Davide Faraone (Iv) sulla funzionalità della diga Trinità, nel Trapanese, e sulla prevenzione di nuove crisi idriche in Sicilia.
“In relazione alla gestione emergenziale per il grave deficit idrico nel territorio della Regione Siciliana, il Consiglio dei ministri nella seduta del 6 maggio 2024 ha deliberato – ha aggiunto il ministro – lo stato di emergenza ed ha concesso un primo stanziamento di 20 milioni di euro; successivamente, nella seduta del 9 dicembre 2024, ha integrato il precedente finanziamento con ulteriori 28,1 milioni”.
Inoltre “il 7 giugno scorso è stato approvato il Piano degli interventi urgenti predisposto dal Commissario delegato nei limiti dei primi 20 milioni; si è invece in attesa, da parte del Commissario delegato, della proposta di utilizzo di ulteriori 28,1 milioni. Risulta attualmente al concerto del Ministero dell’Economia e delle Finanze uno schema di ordinanza volta ad autorizzare la Regione Siciliana a versare la somma di circa 71 milioni di euro (con oneri posti a carico del bilancio della stessa Regione) nella contabilità speciale intestata al Commissario delegato, per la realizzazione di misure e interventi ulteriori rispetto a quelli contenuti nel predetto Piano degli interventi”.
“Il ministro Musmeci ci ha di fatto confermato che la diga Trinità di Castelvetrano verrà dismessa”. Lo ha detto Davide Faraone, capogruppo di Italia Viva alla Camera, nel corso del question time con il ministro della Protezione civile. “Si è purtroppo facili profeti – ha aggiunto – nel prevedere che il prossimo anno la Sicilia si troverà a vivere un vero e proprio dramma idrico. Ci troviamo in una situazione disastrosa ma governo e Regione non pongono alcun rimedio. La rete idrica continua a disperdere il 50% dell’acqua, le dighe sversano in mare le potenziali riserve idriche per l’estate, i pozzi non vengono scavati e i dissalatori a disposizione sono poco più che giocattoli. In più, la chiusura della diga Trinità rischia di annientare le imprese d’olio e di vino che dipendono da essa: già l’anno scorso la loro produzione è diminuita del 40% per la riduzione dell’acqua. Che cosa succederà quando di acqua non ne avranno più? Mentre il governo continua a latitare per il presidente Schifani, invece, gli invasi sono allo stesso livello dell’anno scorso e tutto va bene: è un bugiardo seriale”.