Erice
40° anniversario Strage di Pizzolungo: invito di Margherita Asta per l’evento del 30 marzo [Video]
Già ufficializzato il calendario delle iniziative del "Non ti Scordar di Me"
Redazione20 Febbraio 2025 - Attualità



  • Anniversario strage di Pizzolungo Attualità

    Erice – Il prossimo 2 Aprile sarà il 40° anniversario della strage mafiosa di Pizzolungo. Quel giorno del 1985 la mafia pianificò un attentato per uccidere il sostituto procuratore della Repubblica di Trapani, Carlo Palermo. Sulla strada di Pizzolungo venne collocata una autobomba che al passaggio della blindata e della scorta del magistrato venne fatta esplodere. In quel momento transitava anche l’auto con a bordo Barbara Rizzo che stava accompagnano a scuola i suoi gemellini di sei anni, Salvatore e Giuseppe Asta. Loro morirono facendo da scudo alle due auto con a bordo il magistrato e i poliziotti che lo proteggevano.

    Il Comune di Erice e l’associazione Libera stanno allestendo il programma di iniziative che da diversi anni, per ricordare le tre vittime innocenti della mafia, costituiscono il “Non ti scordar di me”. Un programma parecchio articolato e che vedrà protagonisti altri partner come i Comuni di Trapani e Castellammare del Golfo e poi ancora l’associazione Articolo 21, la Federazione nazionale della stampa, l’Ordine dei Giornalisti, l’Anm e Libera Informazione.

    Tra i momenti già ufficializzati c’è quello di un appuntamento sportivo, previsto per la giornata di domenica 30 marzo presso il Circolo del Tennis di Trapani. Il titolo è “dove eravamo rimasti…giocando con Giuseppe e Salvatore”.

    Margherita Asta, figlia e sorella delle tre vittime e che da anni è in prima fila con Libera per alimentare con la memoria l’impegno, rivolge un appello a tutti i compagni di scuola e agli amici dei suoi fratellini, perché a 40 anni da quel tragico giorno ci si possa trovare assieme per tornare a giocare idealmente con Salvatore e Giuseppe. Sono previsti tornei di padel e calcetto.

    La partecipazione è gratuita e chi vuole aderire può farlo, chiamando il 3393589139. Le adesioni vanno comunicate entro il 15 Marzo 2025.

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    Redazione 20 Febbraio 2025




  • Mazara del Vallo
    Ricordato dalla Polizia di Trapani Giovanni Palatucci
    Stamane piantumato un albero di ulivo e scoperta una lapide commemorativa
    Redazione10 Febbraio 2025 - Cronaca



  • questore Cronaca

    Mazara del Vallo – Anche la polizia di Trapani ha ricordato il sacrificio di Giovanni Palatucci nell’80° anniversario della morte, avvenuta nel campo di concentramento di Dachau il 10 febbraio 1945.

    Stamani presso l’Aula Magna dell’Istituto di Istruzione Superiore Francesco Ferrara, nello spazio verde attiguo all’atrio di ingresso, il Questore di Trapani, Giuseppe Felice Peritore ha proceduto alla piantumazione di un albero di ulivo ed alla scopertura di una lapide commemorativa in memoria di Palatucci.

    Il Funzionario di Polizia, nel ruolo di ultimo Questore della Fiume italiana, salvò da morte certa migliaia di ebrei, sottraendoli alla morsa nazi – fascista.
    Presenti all’evento commemorativo le massime Autorità provinciali e cittadine, il Vescovo Mons. Angelo Giurdanella, il Prefetto Daniela Lupo, il Sindaco di Mazara del Vallo,  Salvatore Quinci e numerosi studenti dell’Istituto.
    Ad impreziosire il momento in memoria di Palatucci, durante i saluti istituzionali, l’esecuzione di tre brani, da parte dell’orchestra e coro “Satirorchestra” dell’Istituto Comprensivo Prandello/Bonsignore di Mazara del Vallo Presente all’iniziativa anche l’Associazione Nazionale Polizia di Stato, rappresentata da componenti delle due Sezioni di Trapani e Castelvetrano.



  • Trapani
    Il Prefetto Lupo “La memoria non è solo commemorazione, ma monito per il presente e il futuro”
    Il Giorno della Memoria nella cerimonia in Prefettura
    Redazione27 Gennaio 2025 - Attualità



  • Attualità

    Trapani – Anche la prefettura di Trapani così come ogni anno ha ricordato il “Giorno della Memoria”, organizzato d’intesa con l’Ufficio Scolastico Provinciale.
    L’evento, ha visto la partecipazione del Vescovo della Diocesi di Trapani, delle Autorità Giudiziarie della provincia, dei vertici provinciali delle Forze dell’Ordine e delle Forze Armate, studenti e associazioni combattentistiche e d’arma.

    L’Intervento di Daniela Troja:

    Toccante l’intervento del Presidente della Sezione Penale del Tribunale di Trapani, Daniela Troja sull’orrore della Shoah, invitando tutti a non dimenticare le vittime di quella terribile pagina di storia.  Don Toni Adragna, cappellano della Polizia di Stato, accompagnato dalle note del Maestro Leonardo Nicotra, Sovrintendente della Polizia di Stato, ha invece offerto una riflessione anche spirituale con testimonianze sul ruolo dei cappellani. Un importante contributo è stato fornito dagli studenti dell’Istituto di Istruzione Secondaria Superiore Rosina Salvo di Trapani, presente con una rappresentanza del Liceo Artistico e del Liceo delle scienze umane, che hanno partecipato presentando un emozionante video intitolato “I Giusti fra le Nazioni”, mentre la giovane Rosy Grammatico ha letto la sua poesia “Il cielo della memoria”.

    In occasione del Giorno della Memoria, la sede della Prefettura è stata arricchita con l’esposizione di alcuni quadri realizzati dagli studenti.

    Altro momento toccante la cerimonia di consegna, da parte del Prefetto Daniela Lupo e dei Sindaci delle città di Alcamo, Erice e Marsala, delle medaglie d’onore alla memoria concesse dal Presidente della Repubblica ai cittadini italiani, militari e civili, deportati o internati nei lager nazisti.
    Le medaglie, alla memoria consegnate ai familiari di:

    Adamo Giuseppe nato ad Alcamo il 05.08.1920, militare deportato dal 10.09.1943 al 08.05.1945;
    Genovese Cosimo Ettore, nato a Marsala il 09.06.1915, militare deportato dal 09/09/1943 al 08/05/1945 dapprima nel lager di Obendorf e successivamente tradotto nel campo di lavoro forzato di Lindau;
    Gullo Liborio nato a Caccamo il 18/02/1919 e deportato dal 09.09.1943 al 30.11.1944 presso lo Stalag XII D Trier e presso XII F – e successivamente presso l’Acciaieria Rockling;
    Favara Vincenzo, nato a Paceco il 31.07.1914 e deportato dal 10/09/1943 al 26/04/1945 presso il campo di concentramento di Graz.

    La cerimonia si è conclusa con le note musicali degli allievi del Conservatorio di Musica “A. Scontrino” di Trapani.

    La giornata della Memoria nelle parole del Prefetto Lupo

    “Oggi, nel ricordo di Auschwitz, rinnoviamo il nostro impegno contro l’oblio e l’indifferenza. Come ha ricordato Liliana Segre – troppo spesso oggetto di inaccettabili attacchi che dimostrano quanto la memoria sia ancora ferita – la memoria non è solo commemorazione, ma monito per il presente e il futuro. La neve di cui cantava Guccini, quella di Auschwitz, non era solo neve, ma un silenzio gelido che ha coperto le tragedie dell’Olocausto. Oggi, quella neve si scioglie nei nostri ricordi, mentre nuovo odio è stato riversato sul popolo ebraico, al centro, con i palestinesi, di interessi molto più grandi di loro che insanguinano il nostro tempo: dall’Ucraina a Gaza, dai conflitti in Sudan e nel Sahel, dove ancora troppe vite vengono spezzate dall’odio e dalla violenza. Come ha sottolineato il Presidente Mattarella in occasioni recenti, “Di fronte alle guerre, all’antisemitismo, al razzismo, non possiamo voltarci dall’altra parte. La pace non è un optional, ma una necessità”. Le sue parole risuonano con drammatica attualità, richiamando ciascuno di noi alla responsabilità di costruire ponti, non muri. L’80° Anniversario della Liberazione ci spinge a riflettere sui valori di uguaglianza, dignità e rispetto che devono essere fondamento della nostra convivenza. Come diceva la celebre canzone “Blowing in the wind”, le risposte sono nel vento, nella nostra capacità di ascoltare, comprendere e agire contro ogni forma di discriminazione. Il ricordo di David Sassoli, europeista convinto, ci guida verso un futuro di dialogo e comprensione reciproca. Ma oggi più che mai, di fronte a una memoria che rischia di sbiadirsi, dobbiamo alzare la voce contro l’indifferenza, contro i nuovi razzismi, contro le minacce che si affacciano nei nostri contesti sociali. La memoria non è un peso, ma una responsabilità collettiva. È un monito che grida: “mai più”.

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    Redazione 27 Gennaio 2025



  • Alcamo
    Commemorazione del 49esimo anniversario della Strage di Alcamo Marina
    Un duplice omicidio di cui ancora rimangono ignote mandanti, movente e killer
    Redazione27 Gennaio 2025 - Cronaca



  • Cronaca

    Alcamo – Cerimonia oggi ad Alcamo Marina per ricordare il 49esimo anniversario dell’eccidio del duplice omicidio dell’Appuntato Salvatore Falcetta e del Carabiniere Carmine Apuzzo, barbaramente uccisi
    il 27 gennaio del 1976 in quella che viene ricordata come la “Strage di Alcamo Marina”.

    Stamane prima la celebrazione della Santa Messa presso la Chiesa Maria SS della Stella, officiata dal
    Cappellano Militare Don Salvatore Falzone. poi la deposizione della corona d’allora davanti all’obelisco che ricorda quel triste evento.

    L’Arma dei Carabinieri, nell’anno in cui ricorre il 49esimo anniversario, ha voluto onorare la memoria dei giovani caduti rimasti vittime dell’efferato agguato ad opera di persone tuttora ignote.

    Nella notte tra il 26 e il 27 gennaio di 49 anni fa, il diciannovenne Apuzzo, di origini campane e il trentacinquenne Falcetta di Castelvetrano, furono sorpresi nel sonno da ignoti che si introdussero nello stabile della casermetta “Alkamar” dopo aver forzato la porta mediante l’utilizzo di una fiamma ossidrica.

    La tragica scoperta avvenne l’indomani mattina, all’alba, quando gli uomini della scorta dell’allora segretario del MSI Giorgio Almirante, nel transitare lungo la strada statale che costeggia la località turistica, notarono la porta della caserma completamente divelta e una volta introdottisi all’interno dei locali rinvennero i corpi dei due Carabinieri senza vita.

    Al termine della celebrazione eucaristica, alla presenza delle Autorità militari, civili, dei familiari dei caduti e dei rappresenti dell’ Associazione Nazionale Carabinieri di Alcamo, è stata deposta una corona di alloro presso la stele commemorativa dell’eccidio. Dal 2016, il lungomare di Alcamo Marina è intitolato ai due giovani Carabinieri vittime della Strage.




  • Trapani
    Ciaccio Montalto, 42 anni dopo mai una parola di scuse
    Trapani e il delitto del magistrato ucciso e mascariato
    Rino Giacalone25 Gennaio 2025 - Cronaca



  • Memoria e giustizia: il cammino verso il 21 marzo a Trapani con Libera Cronaca

    Trapani – Vado diretto. Senza giri di parole. Anche su di giri, lo riconosco. Non sono speranzoso di aprire chissà quale breccia, però sono abituato a non mandare a dire le cose.

    Sono trascorsi con oggi 42 anni dall’omicidio mafioso del magistrato Gian Giacomo Ciaccio Montalto. Quando fu ammazzato, in quel di Valderice, il 25 gennaio 1983, aveva 42 anni, era pm a Trapani in procinto di assumere lo stesso ufficio a Firenze. Stava andando via da Trapani, la mafia trapanese decise di liberarsi di lui in maniera definitiva. Ci vorranno decenni a capire il perché di quella decisione. In Toscana Cosa nostra aveva già la sua base, c’erano all’opera i mafiosi della provincia di Trapani, che lì riciclavano i capitali nel mondo delle imprese, e negli affari. Era evidente che il delitto era di mafia, ma Cosa nostra si diede subito da fare a sporcare, a mascariare, il nome di quel magistrato. Non dovette sforzarsi molto, riuscì subito nell’intento, complice una società che all’epoca negava l’esistenza della mafia. Ma le complicità non erano solo in giro per le strade della città, albergavano nei salotti, in mezzo alla borghesia cittadina, dentro a quel Tribunale, dove girava il verme della corruzione, dove c’era un procuratore della Repubblica che spesso faceva passare per incerto quello che a lui stesso risultava certo. Le parole non sono mie, ma proprio del magistrato Ciaccio Montalto, scritte in una delle lettere che si scambiò con un altro giudice per bene, Mario Almerighi.

    Veniamo al dunque!

    Ecco, vengo al dunque: in 42 anni da quel delitto non ho mai sentito una sola persona chiedere scusa a Gian Giacomo Ciaccio Montalto. Tante iniziative a ricordarlo, mostre, teatro, convegni, barche a vela (cosa questa che fa impazzire la città, dimenticando che con le vele la mafia ha fatto grandi business), ma mai nessuno a chiedere perdono, per aver maltrattato quel magistrato, in vita e poi anche dopo essere stato vittima della mafia. Ciaccio Montalto fu il primo pm ad essere ucciso, fino ad allora la mafia aveva usato i sicari per uccidere i capi degli uffici, delitti orribili, ma fino al 1983 aveva risparmiato i sostituti procuratori. In Ciaccio Montalto aveva riconosciuto l’inquirente che non si sarebbe fermato mai davanti a niente, che nessuno sarebbe mai riuscito a convincere “ad abbassare i toni”, il nemico da sconfiggere. Perché era anche quello che dentro al mondo della giustizia aveva saputo riconoscere i mali, quei problemi da sconfiggere per riuscire a saper rendere Giustizia.

    Ci sono carte da rileggere molto bene.

    La politica, allora quella di governo rappresentata dalla Dc, che metteva mano nelle nomine dei vertici giudiziari. La politica che grazie a certi procuratori modellava le leggi in certa maniera, “senza tenere conto dell’interesse pubblico”. Ciaccio Montalto che riconosceva di “vivere in fondo al sacco”, ma che Trapani era un osservatorio privilegiato per capire come andavano certe cose, perché, riconosceva, c’erano decisioni sottoscritte a Roma o a Palermo, ma che era qui, dove viveva lui, che venivano prese. Trapani, dove in quegli anni la mafia con la politica, e la massoneria, avevano costituito un invincibile convitato di pietra. Capace di spiare il lavoro di magistrati e mandare a dire a certi poliziotti, per esempio, che il regno degli esattori Salvo di Salemi non doveva essere mai toccato. Ucciso Ciaccio Montalto, pochi mesi dopo, a Palermo, la stessa mafia fece a pezzi con l’esplosivo il capo dell’ufficio Istruzione, il giudice Rocco Chinnici. Ciaccio Montalto che scriveva del mondo delle carceri. Pare leggere qualcosa di attuale, i mafiosi trattati con rispetto, i poveracci maltrattati. O ancora, il passaggio nei suoi scritti dedicato al terrorismo, “usato come specchietto per le allodole”, per non far guardare verso altri versanti. Ma non vi sembra che la situazione di quegli anni è sovrapponibile a quella di oggi?

    L’impegno:

    Oggi che si dice che l’emergenza sono i migranti o ancora tante altre cose, compresi i chiodi infilzati nelle centraline ferroviarie, o che è dispendioso dare risorse ai Palazzi di Giustizia, ogni giorno svuotati di qualcosa. La mafia comandava e intanto Ciaccio Montalto passava per uno ammazzato per questioni amorose. Lui che aveva scelto di animare una corrente della magistratura dal nome altosonante, Impegno Costituzionale. Lui nella Costituzione ci credeva per davvero, tanto da perderci la propria vita. Ed allora chiudete con le scuse quella stagione infame. Così davvero si potrà ricordare per come merita il magistrato Gian Giacomo Ciaccio Montalto.




  • Valderice
    Ricordato a Valderice il giudice GianGiacomo Ciaccio Montalto
    Un magistrato che prima di tutti aveva capito dove colpire la mafia e i suoi solidali
    Laura Spanò24 Gennaio 2025 - Cronaca



  • Cronaca

    Valderice – Il 25 gennaio del 1983 a Valderice fu ammazzato per mano mafiosa un Servitore dello Stato il giudice GianGiacomo Ciaccio Montalto. Quella di Ciaccio Montalto è la storia di un magistrato onesto, di un magistrato che prima di tutti aveva capito dove colpire la mafia e i suoi solidali per vederla sconfitta, i soldi.

    Oggi Valderice ha ricordato il sacrificio del giudice Gian Giacomo Ciaccio Montalto, ucciso in una stradina della cittadina, mentre rincasava presso la sua abitazione.

    Francesco stabile Sindaco di Valderice:

    “È doveroso – scrive il sindaco Franceco Stabile –  in questo giorno, ricordare e mettere in risalto la grande integrità morale del Giudice, e con i giovani presenti ci siamo confrontati sui temi della legalità e dell’agire, che deve essere sempre in contrasto con ogni atteggiamento malavitoso e di sopraffazione.
    Il grande lavoro che il Giudice ha svolto per il nostro territorio, va tramandato agli studenti che, ogni anno, partecipano alla commemorazione, perché è solo preservando la memoria storica, e confrontandosi sulle azioni che ognuno di noi mette in campo, a prescindere dal ruolo che assume in società, che si può avere un cambiamento sociale e civile, che di certo non deve essere omertoso né tantomeno sottomesso ai soprusi del malaffare”.

    La mafia è sempre la stessa….

    La mafia di quegli anni di Ciaccio Montalto è la stessa di oggi. Una mafia che non spara più ma che si è infiltrata nelle istituzioni, nell’impresa, nelle banche come ai tempi di Ciaccio Montalto, che era andato a bussare alla porta di alcune di queste prendendosi e portandosi in ufficio gli assegni dei boss, i guadagni dei traffici di droga, delle raffinerie di eroina impiantate nel trapanese, degli appalti. La mafia che uccise Ciaccio Montalto è la stessa che oggi potente ha saputo proteggere il suo nuovo capo Matteo Messina Denaro. Nonostante le numerose minacce Ciaccio Montalto, non si arrese mai, continuando a lavorare con disciplina e rigore. Attualissime rimangono ancora ora le indagini di quel giudice che prima di essere ammazzato stava per essere trasferito a Firenze.  Il giudice Ciaccio Montalto è una delle prime vittime eccellenti nel segno dell’aggressione voluta dal boss Totò Riina.

    I ringraziamenti

    Il sindaco di Valderice Stabile ha voluto ringraziare le Autorità civili e militari intervenute alla cerimonia, le Scuole i Cittadini e l’Associazione forense A.L.A. di Palermo, “per aver onorato, insieme a noi, il ricordo del Giudice Montalto e aver promosso valori come quelli della legalità e della giustizia”.



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