Campobello di Mazara
Arresto Floriana Calcagno. Quella Panda Verde posteggiata a casa Calcagno e la parentela con Franco Luppino
La donna non è solo la moglie di Paolo De Santo e nipote di Francesco Luppino è anche figlia di Rocco Calcagno
Redazione16 Aprile 2025 - Cronaca



  • Mafia Campobello Floriana Calcagno Cronaca

    Campobello di Mazara – Florinda Calcagno, la professoressa di matematica arrestata dagli investigatori che seguono le indagini sui favoreggiatori di Matteo Messina Denaro, amante e – secondo l’accusa – favoreggiatrice della latitanza del capomafia, si pensa anche custode di molti dei segreti del boss oggi deceduto, non solo è moglie di Paolo De Santo, condannato per avere favorito alcuni mafiosi legati a Messina Denaro, ma è la nipote di Francesco Luppino, boss di Campobello e fedelissimo del latitante. Floriana Calcagno è anche la figlia di Rocco Calcagno. La moglie di Rocco Calcagno (oggi deceduto) è sorella della moglie di Francesco Luppino.

    Cosa scrive il Gip di Palermo Filippo Serio

    Come si legge nell’ordinanza del Gip Serio in sede di dichiarazioni la CALCAGNO riferiva che “Come mi ricorda la S.V. LUPPINO Francesco è effettivamente mio zio, ma da quando sono accaduti i fatti relativi al processo che ha coinvolto mio marito non ho più avuto rapporti né con lui né con la sua famiglia”. “Ebbene – si legge ancora nell’ordinanza – plurime risultanze acquisite anche in altri procedimenti hanno dimostrato che ella non ha mai interrotto i legami con la famiglia di sangue a cui appartiene ed anzi successivamentee ben oltre all’arresto del marito, la stessa si è recata numerose volte presso l’abitazione dello zio LUPPINO Francesco. Ed invero, come ricordato in premessa, il marito De Santo Paolo veniva sottoposto a fermo il 22 febbraio 2019”. “Ciò posto, emerge dagli esiti del servizio di videosorveglianza effettuato nei pressi dell’abitazione del capo mafia di Campobello di Mazara, LUPPINO Francesco, che dal 23 maggio 2019 al 16 gennaio 2022, la CALCAGNO si era recata ripetutamente presso l’abitazione dello zio LUPPINO Francesco. La verifica dei colloqui carcerari intrattenuti da LUPPINO Francesco con i propri familiari consentiva altresì di affermare che i rapporti tra le famiglie CALCAGNO e LUPPINO risultavano essersi sviluppati, negli anni, senza soluzione di continuità, principalmente per il tramite delle due sorelle CATALDO Lea (moglie di LUPPINO Francesco) e CATALDO Vincenza (moglie del defunto CALCAGNO Rocco).

    Le altre parentele

    Floriana Calcagno è cugina di secondo grado di Giuseppe Calcagno “pure lui condannato per 416 bis c.p. in stretto contatto con il reggente del mandamento di Mazara del Vallo, Vito Gondola e partecipe al circuito di comunicazioni finalizzate alla veicolazione della riservata corrispondenza con MESSINA DENARO”.

    Un filo lega ora fatti del passato con al cognome della donna

    Su Luppino in atto in carcere, Andrea Bonaccorso, mafioso pentito di Brancaccio, raccontò che il 5 novembre 2007 stava raggiungendo a bordo di una Panda di colore verde Salvatore Lo Piccolo a Giardinello. Quel giorno il boss di San Lorenzo fu arrestato con il figlio Sandro, Andrea Adamo e Gaspare Pulizzi. Nella Panda con Luppino c’erano altre persone, pare ci fosse anche Messina Denaro, quando il gruppo si accorsero di un elicottero che sorvolare la zona però si allontanò. A dire a Bonnaccorso che sulla macchinna c’era il boss di Castelvetrano fu Pino Scaduto, boss di Bagheria.

    La Panda Verde e il luogo dove fu posteggiata

    Panda verde fu intercettata da altri investigatori che seguivano Luppino e la seguirono fino a Castelvetrano dove due uomini, così c’era scritto nei rapporti di allora, la parcheggiarono in un magazzino-officina per poi allontanarsi a piedi. Furono prelevate delle impronte, ma non bastarono a stabilire con certezza chi fosse l’uomo assieme a Luppino. La presenza di Messina Denaro non è stata mai confermata. Fra gli investigatori, c’è chi ha sempre ritenuto che per prudenza Messina non sarebbe andato a incontrare un altro super ricercato. Quell’officina dove fu posteggiata l’auto era di Rocco Calcagno, il padre di Floriana.




  • Campobello di Mazara
    Mafia: la gelosia tradisce le donne di Messina Denaro
    Il restroscena dell'arresto della professoressa Floriana Calcagno che disse di non conoscere Matteo Messina Denaro
    Redazione15 Aprile 2025 - Cronaca



  • Cronaca

    Campobello di Mazara – Da ieri la professoressa di matematica, Floriana Calcagno di 50 anni è rinchiusa in carcere. E’ stata arrestata dai carabinieri del Ros e dai poliziotti dello Sco che indagano sulla rete di finacheggiatori del boss deceduto Matteo Messina Denaro.

    La professoressa sei giorni dopo la cattura di Messina Denaro a Palermo si era presentata spontaneamente dai carabinieri dicendo di avere avuto una breve relazione con Messina Denaro, ma lei lo conosceva come Francesco Salsi, medico in pensione. Una dichiarazione a cui gli investigatori e i magistrati mai hanno creduto. Così dopo mesi di indagini ieri la donna è finita in carcere.

    Le contestazioni dei magistrati alla donna

    A Floriana Calcagno i magistrati – il procuratore Maurizio de Lucia, l’aggiunto Paolo Guido e i pm Piero Padova e Gianluca De Leo- contestano, tra l’altro,  di aver assicurato a Matteo Messina Denaro «sostegno logistico, aiuto e supporto morale e materiale, nel territorio di Campobello di Mazara, Mazara del Vallo, Tre Fontane e in altre località della provincia di Trapani e di avergli assicurato, attraverso un sistema di staffetta e di scorta con la propria vettura, la possibilità di spostarsi da un comune all’altro in modo riservato».

    La gelosia delle amanti

    E’ proprio la gelosia delle amanti che sta facendo cadere a poco a poco quel muro di omertà che per 30 anni ha coperto la latitanza di Matteo Messina Denaro.

    Per ricostruire il ruolo avuto da Floriana Calcagno, nella latitanza di Matteo Messina Denaro sono stati fondamentali, oltre agli appunti trovati nel covo del capomafia, gli scritti indirizzati al boss da un’altra sua amante, la maestra Laura Bonafede, già condannata per associazione mafiosa. Nelle lettere per il ricercato la Bonafede indicava Calcagno con una serie di soprannomi, come «Handicap, Acchina o Sbrighisi». Incrociandoli con altri elementi, come le immagini registrate da diverse videocamere che hanno immortalato episodi raccontati dalla Bonafede e relativi alla donna, gli inquirenti hanno capito chi si celasse dietro gli pesudonimi.

    Il manoscritto

    Dal manoscritto trovato nel covo del ricercato emerge tutta la gelosia della Bonafede verso Calcagno. «Dici che Acchina ti aiuta come può. Ma cosa può fare per te?», scriveva. ”La frase di alto significato indiziante, faceva chiaramente intendere che il latitante in precedenza aveva confidato alla Bonafede – scrivono i pm – il ruolo svolto dalla Calcagno nel suo sistema di protezione, ruolo che consisteva nell’offrire ed adoperarsi su ’cose fatte per luì». Nello scritto la maestra mostrava anche di non credere a quello che le aveva detto il latitante e cioè che la relazione con la Calcagno risalisse ad aprile 2022. «E poi ci sono date che non mi quadrano. Tu mi parli di aprile 2022“ diceva. Bonafede sospettava che la storia tra i due fosse precedente. «E poi se ben ricordi ti disse che voleva parlarti già nell’agosto 2017, o l’hai dimenticato?», scriveva. Sempre sfogando la sua gelosia verso l’altra, Bonafede commentava: «per ora se penso a Sbrighisi che passava con quella faccia compiaciuta, dopo essere stata con te, le bastonate gliele darei eccome».

    L’ultimo scritto a pochi giorni dalla cattura

    Infine in uno scritto del 30 dicembre 2022, Bonafede raccontava al capomafia di aver visto uscire dalla «zona chiave», il covo di Campobello di Mazara, proprio Calcagno. “Stavolta mi è cambiato l’umore, quella scena mi ha cambiato la giornata. Alle 11.40 circa ho visto Handicap che usciva dalla zona chiave, dritta come un palo e con una Louis Vuitton sicuramente regalata da te. Regali borse come un distintivo? Fuck», sbottava.




  • Campobello di Mazara
    Sequestrati beni per 3 milioni all’autista di Messina Denaro [Video]
    Maxi sequestro a Campobello di Mazara: bloccati beni per 3 milioni a Giovanni Luppino
    Redazione11 Marzo 2025 - Cronaca



  • Estorsione imprenditore Partinico Palermo Cronaca

    Campobello di Mazara –  I finanzieri del comando provinciale di Palermo hanno eseguito un sequestro di beni per oltre 3 milioni di euro nei confronti di Giovanni Luppino, indicato dagli investigatori come l’autista del boss, Matteo Messina Denaro (deceduto). Il provvedimento, emesso dal tribunale di Trapani – sezione misure di prevenzione, ha colpito il patrimonio di Luppino, arrestato il 16 gennaio 2023 insieme al capomafia presso la clinica La Maddalena di Palermo, dove il boss doveva sottoporsi a cure oncologiche.

    La rete di finanziamenti per la latitanza del boss

    Le indagini, coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo, hanno permesso di tracciare flussi di denaro destinati al mantenimento della latitanza di Messina Denaro. Attraverso l’analisi di bonifici e assegni emessi da soggetti vicini al boss, gli inquirenti hanno individuato una rete di finanziamenti a sostegno del mafioso, dimostrando il ruolo attivo di Luppino nell’assicurare il sostegno economico al ricercato.

    I beni sequestrati: aziende, immobili e conti bancari

    Il sequestro ha riguardato un vasto patrimonio, tra cui:

    Condanna in primo grado per l’autista del boss

    Giovanni Luppino è stato condannato in primo grado a 9 anni e 2 mesi di reclusione per il suo coinvolgimento nelle attività del clan. La sua vicinanza a Messina Denaro e il ruolo svolto nella rete di supporto al boss hanno portato le autorità a disporre il sequestro preventivo dei suoi beni.

    Un duro colpo alle finanze mafiose

    L’operazione della Guardia di Finanza rappresenta un ulteriore passo avanti nella lotta contro la criminalità organizzata, colpendo le risorse economiche che hanno garantito per anni l’impunità ai vertici di Cosa Nostra in provincia di Trapani. Il sequestro rientra in una strategia più ampia volta a smantellare le basi finanziarie della mafia siciliana e in particolare di quella che ha fino ad oggi finanziato e protetto la trentennale latitanza dell’ormai deceduto boss di Castelvetrano Matteo Messina Denaro.





  • Campobello di Mazara
    Denunciato un imprenditore per produzione, traffico e detenzione di stupefacenti
    L'attività è stata svolta dai carabinieri a Campobello di Mazara
    Redazione7 Marzo 2025 - Cronaca



  • Cronaca

    Campobello di Mazara – I Carabinieri della Stazione di Campobello di Mazara hanno denunciato un imprenditore per produzione, traffico e detenzione illeciti di sostanze stupefacenti.

    I militari dell’Arma nel corso di una perquisizione domiciliare eseguita nei confronti dell’uomo hanno rinvenuto e sottoposto a sequestro 2 piante di marijuana e circa 300 grammi di infiorescenze sempre della medesima sostanza, oltre a lampade, ventilatori, materiale per il confezionamento, vasi, e bilancini di precisione.




  • Palermo
    Mafia: camera consiglio per sentenza figlia maestra Bonafede
    Chiesti 8 anni per favoreggiamento del boss Messina Denaro
    Redazione4 Marzo 2025 - Cronaca



  • Cronaca

    Palermo – È in camera di consiglio il Gup di Palermo che deve decidere sulla richiesta di pena avanzata dalla procura nei confronti di Martina Gentile, la figlia della maestra di Campobello di Mazara Laura Bonafede, compagna storica del boss Matteo Messina Denaro. Per la Gentile, anche lei insegnante, il pm Gianluca De Leo ha chiesto la condanna a 8 anni di carcere per favoreggiamento aggravato dall’avere agevolato la mafia e procurata inosservanza della pena. Secondo l’accusa la ragazza, che per anni ha vissuto con la madre e il boss durante la sua latitanza, avrebbe fatto parte della rete che garantiva le comunicazioni del ricercato con la famiglia e con gli uomini d’onore liberi.

    Gentile, figlia di un boss e madre di una bambina, come risulta da decine di pizzini sequestrati a Messina Denaro, era legatissima al boss ora deceduto, che per anni l’ha cresciuta come una figlia.

    Interrogata dal gip dopo l’arresto, aveva scelto di non rispondere, ma ha voluto fare dichiarazioni spontanee per dire di essere stata affezionata al capomafia quand’era bambina, ma di aver capito che quell’affetto lui non lo meritava.

    Gentile, il cui padre naturale sconta due ergastoli per omicidi commissionati dal padrino di Castelvetrano, ha raccontato di aver visto il vero volto del boss, compresa la sua relazione con la madre, condannata poi a 11 anni e 4 mesi, solo recentemente.

    Anche per questo avrebbe cercato di prendere le distanze dall’ambiente in cui era cresciuta andando a insegnare a Pantelleria, lasciando il suo paese, Campobello di Mazara e iniziando un percorso di legalità attraverso colloqui con assistenti sociali e associazioni antimafia.




  • Campobello di Mazara
    Il tribunale di Marsala accoglie richiesta di giudizio abbreviato per Antonino e Vincenzo Luppino
    Processo fissato per il 9 aprile 2025
    Redazione19 Febbraio 2025 - Cronaca



  • Revoca misura Antonio Giancana Cronaca

    Campobello di Mazara – Il tribunale di Marsala accoglie la richiesta di giudizio abbreviato per Antonino e Vincenzo Luppino di Campobello di Mazara (figli di Giovanni arrestato il 16 gennaio 2023 con il boss Matteo Messina Denaro e già condannato a 9 anni). I due fratelli sono accusati di concorso esterno in associazione mafiosa, favoreggiamento e procurata inosservanza della pena.

    Il processo è stato fissato per il 9 aprile 2025.

    I Luppino, secondo i pm della Dda di Palermo Piero Padova e Gianluca De Leo, avrebbero fornito a all’allora boss latitante Matteo Messina Denaro «un aiuto prezioso» per muoversi e spostarsi nel territorio in cui il boss negli ultimi periodi ha vissuto. I due indagati avevano presentato una prima istanza al gip di Palermo subordinando la scelta dell’abbreviato all’esame di alcuni testimoni, richiesta respinta dal giudice. Diversa la valutazione del tribunale di Marsala a cui i Luppino hanno reiterato la domanda.

    I due fratelli, dal 2018 al 2022, hanno abitato a pochi metri dall’ultimo covo del padrino a Campobello di Mazara, condividendo col padre Giovann, informazioni cruciali per la gestione della latitanza del capomafia.




  • Palermo
    Mafia: gup, maestra Bonafede organica a Cosa nostra
    Le motivazioni della condanna di Laura Bonafede
    Redazione5 Febbraio 2025 - Cronaca



  • Cronaca

    Palermo – “Non è, infatti, di certo minimamente credibile che il latitante notoriamente più pericoloso e più ricercato d’Italia, abbia condiviso importantissimi segreti per Cosa nostra, ovvero non solo la sua collocazione ma anche i suoi spostamenti; le sue precarie condizioni di salute e le questioni di natura mafiosa sino a raccogliere il suo testamento ricevendo le direttive sul dopo con una persona non affiliata, solo perché ad essa legata affettivamente”.

    E’ uno dei passaggi della motivazione della sentenza con cui il gup di Palermo ha condannato a 11 anni e 4 mesi, per associazione mafiosa, Laura Bonafede, la maestra di Campobello di Mazara, figlia del boss del paese, che per anni è stata sentimentalmente legata a Matteo Messina Denaro col quale ha avuto contatti fino a pochi giorni prima del suo arresto. Per il giudice è evidente come le condotte della donna non fossero “circoscritte e rivolte al singolo, ma – semmai – abbiano dato un contributo altamente qualificato, essenziale all’associazione mafiosa Cosa nostra in sé, in quanto servente un pericolosissimo capo e latitante”.

    “Il contributo di Bonafede, infatti, non può in alcun modo rientrare (come ha richiesto la difesa) nel novero del favoreggiamento personale sia pure con l’aggravante mafiosa, – scrive – Trascendono il mero rapporto personale con Messina Denaro le condotte della maestra sono, dunque, più coerentemente riconducibili ad un apporto di carattere sistematico sorretto dalla piena consapevolezza del ruolo apicale rivestito dal boss nell’organizzazione mafiosa e della universalmente nota condizione di latitanza dello stesso, inevitabilmente funzionale all’attività illecita collettiva propria dell’associazione mafiosa”.

    Sotto processo per favoreggiamento – la sentenza è attesa per marzo – c’è ora la figlia della Bonafede, Martina Gentile che il capomafia ha cresciuto come una figlia”. (Fonte Ansa)




  • Campobello di Mazara
    Matteo Messina Denaro. Leonardo Gulotta “Dopo l’assoluzione ho pianto”
    L'uomo è stato assolto dal Gup di Palermo
    Redazione20 Gennaio 2025 - Cronaca



  • Leonardo Gulotta, 32 anni, di Campobello di Mazara Cronaca

    Campobello di Mazara – Dopo l’assoluzione per non aver commesso il fatto, quel che è successo a Leonardo Gulotta, 32 anni, di Campobello di Mazara, il suo legale Mariella Gulotta lo definisce una “brutta coincidenza”. Il giovane è stato assolto dal gup di Palermo Marco Gaeta (l’accusa aveva chiesto 6 anni e 8 mesi) dopo una vicenda che l’ha visto coinvolto nel troncone d’inchiesta riguardante la latitanza di Matteo Messina Denaro. Il boss di Castelvetrano, nel 2014, al momento di stipulare il contratto d’assicurazione per una Fiat 500 che acquistò sotto il falso nome di Massimo Gentile, indicò il numero di telefono che solo successivamente, nel 2011, al compimento della maggiore età, fu acquisito da Leonardo Gulotta. Il numero fornito dal boss già nel 2007 risultava agli atti dell’assicurazione, legato al nome di Gentile, ma rispetto a quello dell’intestatario differiva di una cifra.

    Una cifra ha coinvolto l’allora giovane Gulotta

    E quella cifra sbagliata portava al nome di Leonardo Gulotta. Per la procura il giovane avrebbe così avuto un ruolo nella latitanza del boss. “Nel 2007 il mio assistito aveva 15 anni e non poteva avere una sim a suo nome – spiega il legale -. Il certificato d’attivazione con quel numero risale al 2011, quando compì 18 anni e questo l’ha prodotto la procura dopo l’interrogatorio di garanzia”.

    L’arresto assieme a Gentile e Leone

    Gulotta è stato arrestato dal Ros il 27 marzo 2024 per concorso esterno in associazione mafiosa. “In sede d’interrogatorio ho sempre dichiarato che non ho mai conosciuto Matteo Messina Denaro – spiega Leonardo Gulotta – ho lavorato per la famiglia Luppino (sono in carcere Giovanni e i figli Antonino e Vincenzo, ndr) con tre contratti stagionali nel 2019, 2022 e 2023, ma i rapporti sono stati sempre di natura lavorativa”.

    Il legale di Gulotta

    “Dalla visione degli atti abbiamo potuto accertare che un numero di telefono quasi uguale (differente per una sola cifra rispetto a quello del mio assistito), è stato in uso al boss latitante – spiega l’avvocato – e non è escluso che nel compilare la scheda per l’assicurazione, Messina Denaro abbia fornito erroneamente quel numero quasi coincidente”.

    Quel pianto liberatorio dopo l’assoluzione

    Gulotta è rimasto due mesi in carcere al Pagliarelli di Palermo: “Ho sempre ribadito la mia innocenza – dice -. Conoscevo, sì, Andrea Bonafede (classe ’63), l’ho sempre salutato e non ho mai avuto rapporti con la mafia. Durante la detenzione ho pianto e non mi sono mai dato pace per quello che stava succedendo. Quando il giudice ha pronunciato la formula d’assoluzione ho pianto pensando a tutte le persone che mi sono state vicine in questi momenti difficili che non auguro a nessuno”.




  • Campobello di Mazara
    Matteo Messina Denaro. Indagata per favoreggiamento aggravato una insegnante
    La donna è stata una delle amanti del boss ora deceduto
    Redazione17 Gennaio 2025 - Cronaca



  • professoressa indagata per aver aiutato il boss. Cronaca

    Campobello di Mazara – I magistrati della Procura di Palermo che si occupano da due anni delle indagini sui favoreggiatori di Matteo Messina Denaro ieri(come scrive oggi il quotidiano La Repubblica) hanno interrogato un’altra delle amanti del boss oggi deceduto. Si tratta di una insegnante di matematica di Campobello di Mazara, che insegna a Mazara, il cui nome ancora rimane segreto.

    La professoressa è stata sentita dai pm antimafia di Palermo come indagata

    È la stessa donna che un paio di giorni dopo l’arresto del capo mafia, si era presentata dai carabinieri per dire che con il boss aveva intrattenuto una relazione, ma l’uomo a lei aveva detto chiamarsi Francesco Salsi, medico in pensione. La professoressa è stata sentita dai pm antimafia di Palermo come indagata. E questo dopo le ulteriori indagini condotte dal Ros dei Carabinieri e dallo Sco della Polizia. «Diceva di chiamarsi Francesco Salsi — mise a verbale — e che era un medico anestesista in pensione». «Mai sospettato che si trattasse di Matteo Messina Denaro, sono sotto choc aveva detto allora».

    In silenzio davanti ai PM

    La donna, davanti ai pm stavolta è rimasta in silenzio, avvalendosi della facoltà di non rispondere. E’ indagata di favoreggiamento aggravato, secondo quanto accertato dagli investigatori attraverso la lettura di alcuni dei “pizzini” trovati nella casa di Campobello di Mazara, ultimo nascondiglio del latitante. Come è stato per Laura Bonafede, anche la professoressa non avrebbe avuto solo il ruolo di amante del boss. Ma avrebbe avuto ruolo di favoreggiamento, sapeva di chi era quell’uomo. Quando venne sentita da teste, cinque giorni dopo la cattura del latitante, la donna raccontò di averlo incontrato «in un momento di crisi personale e coniugale» e di averlo conosciuto in un supermercato di Campobello, vicino casa sua era stato lui a presentarsi e poi successivamente si erano scambiati il cellulare. Il mese successivo, la donna era già nell’appartamento di via Cb 31, il covo del superlatitante.

    I Pizzini.

    Per i pm, l’insegnante ora indagata nei “pizzini” viene indicata come “Sbrighisi” e “Handicap”, a tradirla anche alcuni particolari emersi nelle lettere al boss firmate da Laura Bonafede, che quindi sarebbe stata a conoscenza della frequentazione tra la professoressa e Messina Denaro. Anche la vivandiera Lorena Lanceri, pure lei condannata, sapeva della relazione e parlava dell’insegnante indicandola come « gatta morta».





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