Campobello di Mazara
Campobello di Mazara. Il corpo senza vita di uno straniero trovato in un immobile in ristrutturazione
Le indagini sono dei carabineiri di Mazara
Redazione17 Giugno 2025 - Cronaca



  • Cronaca

    Campobello di Mazara – Rinvenuto in un immobile di contrada Birribaida, il corpo senza vita di un cittadino straniero.

    L’immobile risulta in fase di ristrutturazione e il cantiere è recintato con lastre in lamiera.

    Scattato l’allarme sul posto sono arrivati i carabinieri e i vigili del fuoco.




  • Campobello di Mazara
    Marsala. A giudizio padre e figlio per tentata estorsione e atti persecutori
    Un cittadino tunisino aveva comprato un terreno all'asta, i vecchi proprietari lo avevano minacciato di morte
    Redazione10 Giugno 2025 - Cronaca



  • Revoca misura Antonio Giancana Cronaca

    Campobello di Mazara – «Il terreno che hai comprato all’asta giudiziaria era nostro. Vai dall’avvocato e firma la rinuncia all’acquisto». E’ quanto avrebbe sostanzialmente intimato al compratore, con un messaggio telefonico, il 58enne Giovanni Gulotta, di Campobello di Mazara, finito adesso sotto processo, davanti al giudice monocratico di tribunale di Marsala, insieme al figlio, Vincenzo Gulotta, di 29 anni, con le accuse di tentata estorsione e atti persecutori in concorso.

    A comprare il terreno, che è in territorio di Campobello di Mazara e sul quale c’è un uliveto, è stato è stato un cittadino tunisino, Mohamed Alì Saied, residente a Castelvetrano, che nel processo si è costituito parte civile con l’assistenza dell’avvocato Aniello Alfano, al quale, per altro, uno dei due Gulotta si sarebbe rivolto per dirgli di riferire al nordafricano di rivendere a loro l’appezzamento di terra. Il compratore, però, non ha accettato la proposta. E da quel momento sarebbe stato bersaglio, tra il 2023 e il 2024, di atti persecutori e minacce.

    Secondo l’accusa, i Gulotta avrebbero insultato in continuazione Saied, dicendogli di «non mettere più piede sul terreno», altrimenti gli avrebbero fatto fare una «brutta fine». E in un’occasione lo avrebbero anche minacciato mostrandogli una pistola. Poi, i Gulotta avrebbero anche raccolto le olive dagli alberi, come se fossero ancora loro proprietà, e arato con il trattore. Stanco di subire, nell’aprile 2024 il nordafricano si recò dai carabinieri e sporse denuncia. I Gulotta furono, quindi, sottoposti alla misura cautelare del divieto di avvicinamento.




  • Campobello di Mazara
    Sequestrati dalla guardia di finanza 3 chili e mezzo di droga, in manette un pusher
    L'atività è stata svolta a Campobello di Mazara
    Redazione5 Giugno 2025 - Cronaca



  • Cronaca

    Campobello di Mazara – Era in possesso di quasi tre chili e mezzo di “hashish” nascosta in una scatola di cartone. I finanzieri del comando provinciale di Trapani nell’ambito di una attività di contrasto al traffico di sostanze stupefacenti  hanno arrestato in flagranza di reato un cittadino extracomunitario

    In particolare, i finanzieri della Tenenza di Mazara del Vallo, durante un servizio finalizzato alla prevenzione e al contrasto dei traffici illeciti, hanno notato un soggetto aggirarsi per le vie di Campobello di Mazara con una scatola di cartone sottobraccio che, accortosi di essere osservato dai militari, manifestava chiari segni di inquietudine, cercando di dileguarsi tra i passanti.

    Immediatamente raggiunto dalla pattuglia, il fuggitivo è stato fermato e sottoposto a un meticoloso controllo che ha permesso il rinvenimento, all’interno della citata scatola di cartone, di un ulteriore involucro, ben sigillato e isolato con schiuma poliuretanica, contenente trentaquattro panetti di sostanza resinosa dalle esalazioni assimilabili alla cannabis, risultata essere, dai preliminari esami con test speditivi, sostanza stupefacente del tipo “hashish”.

    I militari delle Fiamme Gialle hanno sequestrato la sostanza stupefacente e arrestato lo spacciatore, deferendolo alla Procura della Repubblica di Marsala.

    I risultati conseguiti nel recente intervento, culminato con l’esecuzione del sequestro dello stupefacente e l’arresto del pusher, sono la risultante della significativa intensificazione del controllo economico del territorio da parte della Guardia di finanza, sempre in prima linea nel corrispondere alle istanze di sicurezza della cittadinanza attraverso la prevenzione e repressione del crimine economico-finanziario, dello spaccio di sostanze stupefacenti e di ogni genere di traffico illecito.

    L’attività si colloca nell’ambito della fase delle indagini preliminari, allo stato delle attuali acquisizioni
    probatorie e, in attesa di giudizio definitivo, sussiste la presunzione di innocenza.




  • Marsala
    Salva una bambina, il dottor Tummarello è Cavaliere della Repubblica
    Dalla rianimazione di una bambina al titolo di Cavaliere: la storia esemplare del pediatra Angelo Tummarello, simbolo di dedizione e umanità.
    Redazione3 Giugno 2025 - Attualità



  • Il sindaco di Marsala Massimo Grillo consegna un gagliardetto al dottor Angelo Tummarello, Cavaliere della Repubblica, durante un incontro ufficiale al Municipio. Sullo sfondo, il gonfalone della città e un dipinto raffigurante scene di vita contadina. Attualità

    Marsala – In una società dove l’eroismo spesso si misura in titoli e cronache lampo, ci sono storie che brillano per compostezza, gesti silenziosi ma carichi di umanità. È il caso del dottor Angelo Tummarello, pediatra conosciuto e amato da intere generazioni di marsalesi, insignito del titolo di Cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana nella cerimonia ufficiale del 2 giugno in Prefettura.

    Un applauso si è levato quando il suo nome è stato pronunciato. Non solo per il salvataggio che ha compiuto mesi fa, ma per tutto ciò che ha rappresentato nella sua carriera: un punto fermo, una figura affidabile, un medico con la “M” maiuscola. A rendergli omaggio, anche il sindaco di Marsala Massimo Grillo, che lo ha definito “un esempio raro di dedizione assoluta alla cura dei bambini, sempre con disponibilità, anche fuori dall’orario di servizio”.

    Quel giorno a Mazara

    Tutto è cominciato in modo ordinario. Un incontro formativo in una scuola primaria di Mazara del Vallo, uno dei tanti che il dottor Tummarello tiene per sensibilizzare famiglie e insegnanti sull’importanza dell’alimentazione sana nei bambini. Il tema del giorno? Il pesce nella dieta infantile. Ma all’improvviso, il brusio della sala si è tramutato in panico: una bambina ha perso conoscenza.

    È stata la prontezza della dirigente scolastica ad allertarlo. Lui non ha esitato. È accorso, ha valutato la situazione in pochi istanti e ha cominciato le manovre di rianimazione cardiopolmonare, alternando compressioni toraciche e respirazione bocca a bocca. Momenti sospesi nel tempo, trattenuti da un silenzio carico d’ansia. “Dopo alcuni tentativi, la piccola ha riaperto gli occhi. Quando è arrivato il 118 era già fuori pericolo”, ha ricordato con voce pacata lo stesso medico.

    Un incontro al Municipio

    A distanza di qualche settimana, il sindaco Grillo ha voluto ringraziarlo pubblicamente, accogliendolo a Palazzo Municipale. Lo ha fatto con il garbo delle grandi occasioni, ma anche con parole semplici, sentite. “Angelo non è solo il medico che ha salvato una vita. È l’uomo che ha dato sicurezza a migliaia di genitori, che ha fatto della sua vocazione una missione quotidiana”. A suggellare il momento, un gagliardetto della città e una pubblicazione su Marsala: piccoli simboli di una gratitudine collettiva.

    Più di un riconoscimento

    Il titolo conferitogli dal Presidente della Repubblica rappresenta molto più di una medaglia. È il riconoscimento di una vita vissuta al servizio della comunità, lontano dai riflettori, con costanza, umiltà e prontezza. Il dottor Tummarello, originario di Campobello di Mazara, ma ormai marsalese d’adozione, è uno di quei professionisti che non si limitano a “curare”: rassicurano, ascoltano, educano.

    In un’epoca in cui la medicina corre veloce e i rapporti umani rischiano di diventare numeri di cartella, storie come la sua ci ricordano che al centro della cura c’è – e ci sarà sempre – la persona.




  • Palermo
    In appello confermata la condanna a 14 anni per il geometra Andrea Bonafede
    Si tratta dell'uomo che ha prestato l'identità al boss Matteo Messina Denaro
    Laura Spanò30 Maggio 2025 - Cronaca



  • Cronaca

    Palermo – Confermata dalla corte d’appello di Palermo la condanna a 14 anni per Andrea Bonafede, il geometra di Campobello di Mazara, che ha prestato l’identità a Matteo Messina Denaro prolungando la sua latitanza fino al giorno della cattura, avvenuta il 16 gennaio 2023 a Palermo. Si tratta dell’uomo la cui complicità, secondo l’accusa ha permesso a uno dei boss più ricercati d’Italia di sfuggire alla giustizia e di condurre una vita tranquilla e normale nonostante la latitanza, di potersi curare sfruttando il sistema sanitario nazionale. Bonafede, che ha scelto l’abbreviato, e ha potuto contare sullo sconto di un terzo della pena, era accusato di associazione mafiosa. L’accusa in primo grado era rappresentata dai pm Piero Padova e Gianluca De Leo. Il ruolo di Bonafede, nipote del boss Leonardo, è emerso nel corso delle indagini che hanno portato alla cattura di Messina Denaro.

    I carabinieri del Ros, accertarono infatti che per le terapie usate per curare un cancro, il boss allora latitante, usava l’identità del geometra di cui aveva falsificato i documenti. Bonafede venne arrestato pochi giorni dopo la cattura del padrino. Fornendo al capomafia la sua carta di identità, Bonafede gli ha permesso di ottenere un falso documento utilizzato per acquistare un’automobile. Inoltre, gli ha consegnato la tessera sanitaria necessaria per le terapie e le visite mediche a cui Messina Denaro doveva sottoporsi a causa della sua malattia. Descritto dal gip come “un uomo d’onore riservato”, Bonafede ha acquistato per conto del padrino la casa di Campobello in cui ha vissuto l’ultimo periodo della latitanza e la Giulietta con cui si spostava, acquistata nel 2022 da Messina Denaro in una concessionaria di Palermo e intestata alla madre di Bonafede.




  • Campobello di Mazara
    Chi sono i “favoreggiatori” di Matteo Messina Denaro fino ad oggi finiti in carcere
    Intanto il PG Manzella chiede 12 anni di carcere per Andrea Bonafede l'operaio del comune di Campobello di Mazara
    Laura Spanò18 Maggio 2025 - Cronaca



  • Cronaca

    Campobello di Mazara – E’ stato un legame quasi viscerale quello che per decenni ha unito Matteo Messina Denaro a quella cerchia di uomini e donne che lo hanno a lungo protetto, curato, coccolato, aiutato. Coloro che hanno vegliato sulla sua trentennale latitanza, senza mai tradirlo. Un legame che neanche la sua cattura e poi la morte ha scalfito. Matteo Messina Denaro ha potuto contare oltre che sulla sua famiglia d’origine, anche su un intero nucleo familiare, da sempre devoto ai Messina Denaro dai tempi del patriarca don Ciccio, vale a dire i Bonafede, a cominciare dal vecchio boss Nardo Bonafede. Morto lui a proteggere il latitante sono arrivati figli e nipoti ed ancora una cerchia di amici “fidatissimi”.

    L’elenco di chi ha aiutato e protetto il latitante

    Chi sono fino ad ora i fiancheggiatori o meglio “indicarli “ i “protettori” di Matteo Messia Denaro. Parliamo di coloro i quali hanno tenuto fede a quel “patto scellerato” di “Adorare come un Dio Matteo Messina Denaro” stragista e mafioso. Il primo è stato Giovanni Luppino.

    Giovanni Luppino. Imprenditore agricolo di Campobello di Mazara, è arrestato a Palermo il16 gennaio 2023. Aveva appena accompagna Matteo Messina Denaro per la seduta di chemioterapia programma presso la clinica La Maddalena, dove poi verrà catturato dal Ros. Luppino era il suo autista. Viene condannato per favoreggiamento e procurata inosservanza di pena aggravati, a nove anni e due mesi.

    Andrea Bonafede. Geometra di 63 anni, viene arrestato il 23 gennaio è colui che ha ceduto al boss: carta d’identità, tessera sanitaria e codice fiscale. Il geometra è condannato a 14 anni per associazione mafiosa e complicità in truffa.

    Alfonso Tumbarello. Il medico di base in pensione di Campobello, è arrestato il 7 febbraio 2023. E’ accusato di concorso esterno in associazione mafiosa e falso in atto pubblico, ha firmato 95 ricette per farmaci e 42 per analisi ed esami diagnostici, tutti prescritti al prestanome, Andrea Bonafede. Tumbarello è sottoprocesso davanti al tribunale di Marsala.

    Andrea Bonafede. Si tratta del cugino omonimo del geometra, operaio del comune di Campobello di Mazara, è arrestato il 7 febbraio accusato di aver fatto da “postino” tra il boss latitante e il medico Tumbarello nel periodo in cui il capomafia era in cura per il cancro al colon. È stato condannato a 6 anni e 8 mesi di reclusione.

    Rosalia Messina Denaro. Nome in codice “fragolone”, è arrestata il 3 marzo. È la primogenita del patriarca Francesco Messina Denaro, è indagata per associazione a delinquere di stampo mafioso anche se non ha avuto “una formale affiliazione” attraverso riti e cerimonie, anche perché “non sarebbe consentita dalle ‘regole’ del sodalizio” che “escludono le persone di sesso femminile”. È condannata a 14 anni.

    Lorena Ninfa Lanceri. Arrestata il 16 marzo, oltre ad essere la vivandiera del boss, era il tramite(così la definiva Messina Denaro nei pizzini) tra lui e la presunta amante del boss, Laura Bonafede. Lorena Ninfa Lanceri pena ridotta in appello 5 anni e 8 mesi.

    Emanuele Bonafede. Marito della Lanceri, anche lui è riconosciuto come vivandiere. Pena ridotta in appello a 4 anni e 4 mesi.L’uomo è cugino dei Bonafede.

    Laura Bonafede. Maestra elementare, figlia del boss Leonardo Bonafede, cugina di Andrea e di Emanuele Bonafede è arrestata il 13 aprile. Nei pizzini compaiono nomi come Cugino, Amico, Venesia e Blu. Per la Procura la donna ha conosciuto il latitante nel 1997 instaurando con lui un rapporto stabile. Laura Bonafede è condannata a 11 anni e 4 mesi per associazione mafiosa.

    Massimo Gentile. L’architetto, Gentile è arrestato il 27 marzo 2024 a Limbiate nel Milanese. La procura di Palermo gli contesta di avere fornito la sua carta d’identità al boss dal 2007 al 2017. Con quel documento, il boss acquistò una moto Bmw nel 2007 e una Fiat 500 nel 2014. E’ stato condannato a dieci anni per associazione mafiosa.

    Cosimo Leone. Cognato di Gentile arrestato lo stesso giorno, il tecnico di radiologia dell’ospedale Abele Ajello, avrebbe avuto un ruolo nella trafila sanitaria di Messina Denaro, visitato all’ospedale di Mazara il 6 novembre e operato pochi giorni dopo. Leone è stato condannato ad otto anni il reato per concorso esterno.

    Antonio Luppino. È accusato di favoreggiamento arrestato il 2 febbraio 2024, aveva uno dei numeri di cellullare “segreti” in uso al boss e si sarebbe occupato delle riparazioni della Giulietta, con la quale il boss si spostava.

    Vincenzo Luppino. È il fratello di Antonio, arrestato lo stesso giorno stesso reato. Vincenzo sarebbe andato alla clinica La Maddalena, quando questi venne operato, per provvedere ai suoi bisogni. I due fratelli compariranno davanti al tribunale di Marsala il prossimo 9 aprile.

    Antonio Messina. L’anziano avvocato massone radiato dall’albo viene definito dai pm di Palermo una “presenza costante in una delle più pericolose e sanguinarie stagioni criminali mafiose, quella riconducibile al gruppo dei corleonesi”. Era lui che si celava dietro la sigla “Solimano” trovata nelle lettere che si scambiavano Matteo Messina Denaro e l’amante e postina Laura Bonafede.

    Floriana Calcagno. Professoressa di matematica, 50 anni, è stata arrestata dai carabinieri del Ros e dai poliziotti dello Sco, con l’accusa di favoreggiamento aggravato e procurata inosservanza di pena. Avrebbe aiutato il latitante a sottrarsi alla cattura e di conseguenza ad esercitare il suo potere. E’ una delle amanti del padrino.

    Nel registro degli indagati alcuni medici

    Francesco Bavetta. Gastroenterologo di Marsala, è lo specialista che il 5 novembre di 5 anni fa diagnosticò al capomafia il cancro al colon attraverso una colonscopia. Il paziente, si sarebbe presentato col nome di Andrea Bonafede. Bavetta ha ammesso di aver eseguito l’esame, ma ha sostenuto di aver saputo solo dopo la cattura che il paziente era Messina Denaro.

    Giacomo Urso. È il chirurgo che a soli 4 giorni dalla diagnosi di Bavetta, operò di cancro il capomafia all’ospedale di Mazara. Anche lui, interrogato, ha negato di essere stato a conoscenza della vera identità del malato.

    Antonino Pioppo. Primario del Civico di Palermo, l’oculista è finito sott’inchiesta per favoreggiamento aggravato e procurata inosservanza della pena. Per la Procura, avrebbe ricevuto nel suo studio privato il boss sapendo che si trattava di Messina Denaro. Lui ha smentito e respinto ogni accusa.

    A questi poi bisogna aggiungere tutta una serie di persone su cui al momento è puntata l’attenzione delle forze dell’ordine che continuano ad indagare sulla trentennale latitanza del boss.

    Appello chiesti 12 anni di carcere per l’operaio Andrea Bonafede

    Lui è Andrea Bonafede (classe 1969), ex dipendente comunale di Campobello di Mazara, impuntato al momento nel processo d’appello per presunta appartenenza a Cosa nostra. Al termine della requisitoria il sostituto procuratore generale Carlo Marzella davanti la Corte d’Appello di Palermo ha chiesto 12 anni di carcere. La richiesta del Pg, vuole fare  riconoscere l’appartenenza piena di Bonafede a Cosa nostra, alla luce del suo ruolo funzionale alla sopravvivenza del boss in clandestinità.

    L’uomo, già condannato in primo grado a 6 anni e 8 mesi per favoreggiamento, è accusato di aver agevolato la latitanza di Matteo Messina Denaro occupandosi di ritirare dal medico Alfonso Tumbarello (in atto sotto processo al tribunale di Marsala)  e trasmettere ricette mediche necessarie alle cure del boss, malato di tumore.

    Bonafede ha sempre sostenuto di aver aiutato il cugino omonimo (il geometra che a Matteo Messina Denaro fornì la sua identità) ignaro che dietro a quella richiesta di “discrezione” ci fosse invece il boss, ed avrebbe agito per riservatezza. A Bonafede, difeso dall’avvocato Tommaso De Lisi, i pm fin dal suo arresto contestano il 416 bis, ma il gup Rosario Di Gioia, il 30 novembre del 2023, ritenne sussistente il reato meno grave di favoreggiamento. Così la Procura è ricorsa in appello e ha reiterato la richiesta. Per gli inquirenti Bonafede avrebbe avuto un ruolo ben più attivo e consapevole.

    Prima della requisitoria accusa e difesa avevano presentato una corposa documentazione integrativa probatoria. Il prossimo 8 luglio ci sarà l’arringa dell’avvocato De Lisi e entro la fine del mese la sentenza.




  • Campobello di Mazara
    Gli incontri tra Matteo Messina Denaro e la prof Calcagno nell’ultima estate da latitante
    E' quanto riporta una informativa dello Sco della polizia
    Redazione12 Maggio 2025 - Cronaca



  • Cronaca

    Campobello di Mazara – Sarebbero stati 35 gli incontri in poco più di due mesi: tra Matteo Messina Denaro e una delle sue amanti, Floriana Calcagno, finita in manette per favoreggiamento aggravato e da poco ai domiciliari su disposizione del tribunale del Riesame.

    E’ quanto riporta una informativa dello Sco della polizia, depositata dai pm agli atti del procedimento contro la donna, che ha messo insieme i tabulati dei cellulari del boss e della Calcagno e le immagini delle videocamere di sorveglianza nel 2022 piazzate nel Trapanese proprio per catturare il capomafia.

    Dall’indagine viene fuori che, a differenza da quel che ha raccontato la Calcagno, la frequentazione con Messina Denaro, ospite anche della sua casa al mare, erano tutto tranne che saltuarie. La donna, all’epoca insegnante, dopo la cattura del boss raccontò ai pm della relazione, sostenendo di aver appreso solo dopo il suo arresto la vera identità dell’amante che a lei si era presentato col nome di Francesco Salsi, medico in pensione.

    Le indagini hanno svelato che il padrino aveva soprannominato la donna «luce» – così scrive nel calendario in corrispondenza degli incontri con la professoressa- e che la stessa era un’abituale frequentatrice di Messina Denaro a cui più di una volta avrebbe anche recapitato dei pacchi.




  • Palermo
    Il Riesame dispone i domiciliari per Floriana Calcagno
    La donna era stata arrestata da Ros e Sco nelle scorse settimane
    Redazione9 Maggio 2025 - Cronaca



  • Cronaca

    Palermo – Va ai domiciliari Floriana Calcagno l’insegnante di matematica legata sentimentalmente al boss Mattero Messina Denaro. Lo ha disposto il tribunale del Riesame di Palermo.

    Il 21 gennaio 2023, cinque giorni dopo la cattura di Messina Denaro, la donna si presentò in Procura spontaneamente e raccontò al procuratore aggiunto Paolo Guido di aver scoperto solo allora chi fosse l’uomo che per mesi aveva frequentato e con cui aveva avuto una relazione, sostenendo che a lei si era presentato col nome di Francesco Salsi, medico in pensione.

    La donna ha anche sottolineato che si sarebbero conosciuti  nel 2022 in un supermercato a Campobello di Mazara. Calcagno, allora ancora non indagata, raccontò che, dopo averlo rivisto in un paio di occasioni, sempre al supermercato e vicino alla scuola in cui lavorava, aveva iniziato una relazione con Messina Denaro che le aveva rivelato di essere malato di tumore e di stare affrontando la chemioterapia.

    Un racconto che non ha mai convinto gli investigatori i quali hanno  accertato che il ruolo della professoressa negli ultimi due anni di latitanza del boss sarebbe stato ben altro: lei e il ricercato si sarebbero frequentati a lungo e la Calcagno avrebbe ospitato Matteo Messina Denaro nella sua casa al mare.  Ci sono diverse immagini della vdeosorveglianza visionate dopo la cattura del boss in cui i due sono insieme in auto, lei lo “scorta” precedendolo con la sua macchina per accertarsi che non ci siano posti di blocco o gli porta pacchi nella casa di Vicolo San Nicola a Campobello di Mazara.

    E poi ci sono quelle parentele, a cominciare dal marito della Calcagno.




  • Castelvetrano
    Nascosta nel sottofondo di un armadio, dentro c’erano 130 mila euro. Pare per le spese spicce del latitante
    Il ritrovamento all'interno di un armadio in casa della sorella Rosalia
    Rino Giacalone2 Maggio 2025 - Cronaca



  • Cronaca

    Castelvetrano – La cifra corrisponde, in eccesso, al Tfr (trattamento di fine rapporto) di un “normale” dipendente pubblico apicale con oltre 40 anni di servizio. Ma quei 130 mila euro nascosti nel sottofondo di un armadio in casa dei potenti Messina Denaro, trovati dai Carabinieri dei Ros nei giorni successivi alla cattura del latitante, pare fossero lì a disposizione per le spese spicce del latitante. Quisquiglie per il capo mafia che in media ogni mese spendeva tra i 10 mila e i 15 mila euro e che nel tempo, negli anni della sua latitanza, ha subito sequestri e confische, direttamente o in maniera indiretta, per svariati milioni di euro.

    I soldi celati dentro un mobile

    La scoperta della cassaforte celata dentro quel mobile nella disponibilità di Rosalia Messina Denaro, ha così arricchito di ulteriore particolare lo scenario del dopo cattura del pericoloso latitante. Soldi cash per l’ultimo dei corleonesi e il primo in tante cose nelle faccende di Cosa nostra trapanese.
    Occuparsi quindi delle necessità del latitante aveva un ricco ritorno per chi ne era incaricato, la certezza di mettere mano su ricompense nell’ordine del centonaio, massimop migliaio di euro, avere qualche regalo prezioso, ne beneficiavano vivandieri, autisti, maestrine e amanti, figliocci. Ma essere super ricercato, custodire segreti e fare il burattinaio di innumerevoli faccende, coltivare trame anche stragiste, aveva a sua volta il dorato ritorno, per il prootagonista di tutto questo, Matteo Messina Denaro.

    Le indagini

    Le indagini che hanno riguardato il boss nel corso della sua trentennale latitanza, hanno fatto via via emergere il suo ruolo di capo di Cosa nostra capace non solo di ordinare stragi e delitti, ma anche di tenere in mano le fila di molteplici attività imprenditoriali. Lui assoluto monarca di una holding imprenditoriale con svariati interessi. Uno scenario conclamato da numerosi provvedimenti di confisca, che hanno fatto risalire al boss un patrimonio per svariati milioni di euro. I soldi trovati nella cassaforte nascosta, trovata dai Carabinieri nella casa di famiglia, in via Alberto Mario a Castelvetrano, alla luce delle possidenze economiche del capo mafia, rappresentavano il portafoglio personale per far fronte alle esigenze immediata di quella latitanza dorata.

    Da quando il capo mafia è stato arrestato, ammonta a 800 mila euro il patrimonio trovato nella sua disponibilità, tra denaro e gioielli. A tenere il “tesoretto” era Rosalia Messina Denaro, frattanto è stata anche lei arrestata e condannata a 14 anni: ha seguito in carcere il marito, il mafioso di rango palermitano Filippo Guttaduaro, e suo figlio Francesco, il nipote prediletto di Matteo Messina Denaro. Rosalia Messina Denaro li custodiva perché il suo ruolo era non solo quello proprio di sorella del mafioso, ma lei stessa è stata riconosciuta essere “donna di mafia”. Gli appunti trovati nella sua casa sono stati letti come vere e proprie agende sulle quali tenere in ordine i conti, tra entrate e uscite, appunti sottolineati da sigle, queste quelle che nascondono i nomi dei complici di quella latitanza. Fino ad oggi sono finiti arrestati, con i congiunti più intimi, anche personaggi risultati primari solo per avere protetto la latitanza in quel di Campobello di Mazara: amanti, vivandieri e vivandiere, complici, prestanome, ma anche medici, come quelli che in appena dieci giorni hanno permesso al boss di ricevere quelle cure oncologiche che normalmente la sanità pubblica disbriga in mesi e mesi di liste di attesa. C’è ancora da stanare chi per trent’anni ha tagliato la strada agli investigatori che si occupavano della ricerca del pericoloso latitante.




  • Campobello di Mazara
    Ai domiciliari l’avvocato Antonio Messina, avrebbe gestito i soldi della mafia di Campobello
    L'anziano legale arrestato dal Ros è stato posto ai domiciliari
    Redazione29 Aprile 2025 - Cronaca



  • operazione dei carabinieri ROS Cronaca

    Campobello di Mazara  – Ancora arresti nell’ambito delle indagini sulla fitta rete di fiancheggiatori della latitanza di Matteo Messina Denaro. L’ultimo riguarda un mafioso di rango l’avvocato di Campobello di Mazara Antonio Messina, così come lo ha definito nel corso delle sue dichiarazioni il collaboratore di giustizia Attilio Fogazza. Per gli inquirenti avrebbe gestito i soldi della famiglia mafiosa di Campobello di Mazara, garantendo a Matteo Messina Denaro il sostentamento economico durante la sua latitanza: sono le accuse che la Dda di Palermo contesta all’avvocato massone Antonio Messina, 79 anni, da oggi agli arresti domiciliari con l’accusa di associazione mafiosa. Nel linguaggio cifrato che il padrino e la sua amante, Laura Bonafede, usavano nei pizzini il professionista veniva indicato come “Solimano”. 

    La cronaca

    Alle prime ore dell’alba il R.O.S. – con il supporto in fase esecutiva dei Comandi Provinciali Carabinieri territorialmente competenti – ha dato esecuzione a un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Tribunale di Palermo – su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia – a carico di  Antonio Messina inteso “L’Avvocato”, indagato quale partecipe a cosa nostra: in particolare, per aver gestito i proventi delle attività economiche della famiglia mafiosa di Campobello di Mazara, garantendo a Matteo Messina Denaro il sostentamento economico, e per aver mantenuto rapporti con associati mafiosi di diverse articolazioni territoriali della provincia di Trapani, finalizzati all’acquisizione di attività economiche.

    L’avvocato massone

    L’avvocato Messina  – 79enne, massone “in sonno”, già latitante e condannato per concorso esterno a cosa nostra e narcotraffico – veniva indicato nella corrispondenza tra Matteo Messina Denaro e Laura Bonafede  con lo pseudonimo “Solimano”, i quali in passaggi «ad altissima densità mafiosa» gli riservavano aspre critiche. Grazie alle attività condotte nell’ambito della indagine denominata “DRISS” emergevano, ad avviso del G.I.P., gravi indizi di colpevolezza in relazione: – alla rituale affiliazione dello stesso avvocato che, per sua stessa ammissione, sarebbe stata promossa da Leoluca Bagarella presso Matteo Messina Denaro (Bagarella ne avrebbe anche caldeggiato una collocazione in seno a cosa nostra adeguata alle sue capacità); – ai contatti intessuti con personaggi criminali di diverse aree, finalizzati a concludere lucrosissime operazioni imprenditoriali come la gestione dei proventi dell’oleificio “Fontane d’Oro s.a.s.” 1 , smaltimento di rifiuti urbani in Brasile, attività edili collegate al “superbonus 110%”, acquisto di strutture immobiliari all’asta o sottoposte a confisca, commercializzazione di carburanti); – alle dichiarazioni del collaboratore di giustizia Attilio Fogazza che lo definiva mafioso di rango.

    Il legale sottoposto ai domiciliari

    L’indagato è stato sottoposto agli arresti domiciliari con “braccialetto elettronico”. Sono attualmente in corso perquisizioni nelle province di Trapani e Bologna.  Si evidenzia, che in attesa di giudizio definitivo, trova applicazione, per l’indagato, il principio della presunzione di innocenza.




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