Bruxelles rivede le accise sul tabacco: nel mirino anche elettroniche e riscaldati. L’Italia alza la voce: “Così si danneggia l’industria”
Bruxelles – Fumatori e aziende sul piede di guerra. La Commissione Europea sta valutando una riforma della direttiva sulle accise sul tabacco (Direttiva 2011/64/UE), ferma da oltre un decennio. Un aggiornamento atteso, ma che – nelle bozze circolate a Bruxelles – fa tremare l’intero settore: si ipotizza un aumento fino a 1 euro a pacchetto, con rincari significativi anche per i prodotti di nuova generazione come sigarette elettroniche e tabacco riscaldato.
Secondo le anticipazioni riportate da testate come Euractiv e Il Sole 24 Ore, la revisione prevede:
Queste proposte, se confermate, verrebbero incluse in una modifica alla Direttiva accise sui prodotti del tabacco, il cui aggiornamento è stato sollecitato anche da uno studio della Commissione pubblicato nel 2022.
L’Italia ha già fatto sapere di essere contraria a questa impostazione. Lo ha ribadito il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, in una comunicazione rivolta al commissario UE per il Clima, Wopke Hoekstra.
Secondo fonti del MEF riportate dall’agenzia ANSA (18 giugno 2025), “l’attuale livello di tassazione garantisce già un equilibrio tra entrate fiscali, tutela della salute pubblica e contenimento del mercato illecito”.
Un dato che Roma considera decisivo è il tasso di traffico illecito: appena 1,8% in Italia, contro una media UE del 10%, secondo il KPMG Project SUN 2023, studio indipendente commissionato dall’industria ma riconosciuto anche dalla Commissione UE come indicativo.
Per chi fuma, il rischio concreto è quello di pagare fino a 6,50/7 euro per un pacchetto che oggi costa 5,50 €. Le ripercussioni si allargherebbero anche alle e-cig e ai dispositivi di nuova generazione come IQOS o Glo, ormai diffusi soprattutto tra i più giovani.
Secondo quanto riportato da Politico Europe e Reuters, uno dei motori dell’iniziativa sarebbe la necessità per la Commissione di individuare nuove “risorse proprie” per il bilancio UE, anche in vista della restituzione dei fondi del NextGenerationEU. Le accise sul tabacco rientrano tra queste risorse dirette, che non passano dagli Stati membri ma finiscono direttamente a Bruxelles.
A tremare è anche l’industria del tabacco “alternativo”. In Italia operano multinazionali come Philip Morris International, che ha investito quasi 1 miliardo di euro nel polo produttivo di Bologna, dove si realizza buona parte del tabacco riscaldato destinato all’export.
Secondo dati Unioncamere e Istat, il settore del tabacco in Italia vale oltre 3 miliardi di euro l’anno, con più di 10.000 posti di lavoro diretti e indiretti.