Trapani
“Non era una loggia, ma una galassia di buoni amici”
Processo Artemisia: il dibattimento arrivato al momento finale con l’intervento della difesa degli imputati Calcara e dell’on. Lo Sciuto. Contestate le conclusioni del pm, attacco alla stampa definita faziosa. L’ex deputato sarebbe artefice di una massoneria segreta
Rino Giacalone26 Giugno 2025 -



  • Bulgarella contro Tranchida

    Trapani – di Rino Giacalone – Alle battute finali il processo scaturito dall’operazione “Artemisia” condotta nel 2019 dai Carabinieri di Trapani. A parlare ancora le difese degli imputati. All’ultima udienza non le ha mandate a dire l’avvocato Celestino Cardinale che non ha lesinato anche giudizi pesanti contro l’accusa pur di difendere a spada tratta, i propri assistiti, negando i fatti evidenti sostenuti dai pm, la sussistenza cioè di un’associazione segreta, utile a compiere corruzioni e concussioni, come logica conseguenza delle prove investigative. Cardinale difende il principale degli imputati del processo “Artemisia”, l’ex deputato regionale Giovanni Lo Sciuto, ritenuto a capo di una loggia segreta della massoneria, e il factotum di questi, Isidoro Calcara. Con loro altri quindici imputati.

    L’arringa dell’avvocato Cardinale

    La sua è stata l’ultima arringa del processo che si celebra dinanzi al Tribunale presieduto dal giudice Franco Messina, con a latere i giudici Bandiera e Cantone. Il pm Sara Morri ha chiesto condanne per tutti gli imputati per complessivi 155 anni di carcere. In generale i reati contestati sono quelli della violazione della legge Anselmi (quella contro la massoneria segreta), corruzione, induzione indebita, concussione, traffico di influenza illecita, truffa, falso, rivelazione segreti di ufficio.

    L’avvocato Cardinale, che ha svilito con toni pure aspri il lavoro d’indagine della Procura di Trapani, e non ha mancato giudizi negativi contro la stampa, per come si è scritto, “con dubbia capacità”, in questi quattro anni di dibattimento: non facendo nomi, cosa già di per se poco coraggiosa, il riferimento è stato chiaramente rivolto a chi scrive, proponendo addirittura al Tribunale l’elenco dei titoli degli articoli non graditi. Il legale ha definito suggestiva la requisitoria e frutto di fantasia le investigazioni condotte dal Reparto Operativo dei Carabinieri di Trapani. Un’arringa che ha puntato tutto sull’accusa più pesante, quella della violazione della legge Anselmi, sostenendo l’infondatezza.

    “La norma – ha detto – tende a impedire progetti eversivi e le interferenze con organi Costituzionali, ma nel processo di eversione non c’è niente e nemmeno risultano intaccate istituzioni di rango costituzionale”.

    Il processo è vero non ha riguardato interferenze con alte istituzioni, ma non ritenere amministrazioni locali, Parlamento regionale, ufficio dell’Inps, istituzioni scolastiche e formative, fuori dall’alveo “costituzionale” è sembrata essere una forzatura. Ma decideranno i giudici se sono tali o meno, sempreché sussista il reato.

    “Improponibile una sovrapposizione di quanto emerso dal processo con i fatti più famosi risalenti agli anni ’80, quelli della loggia P2 (quella scoperta dai pm milanesi in Toscana, i cui elenchi di aderenti erano negli archivi di Villa Wanda di Licio Gelli) o ancora della loggia trapanese Iside 2 (scoperta dietro il paravento del circolo Scontrino e guidata dal gran maestro Gianni Grimaudo)”.

    Per il difensore di Lo Sciuto, il deus ex machina, o il direttore d’orchestra come definito dal pm, c’è la certezza che nessun reato regge alla prova del dibattimento e così ha chiesto l’assoluzione per l’ex deputato e per Isidoro Calcara, per i quali l’accusa ha chiesto condanne rispettivamente a quattordici anni e a sei anni e sei mesi. Non esiste nessuna loggia segreta e semmai attorno a Lo Sciuto “era solita raccogliersi una galassia di buoni amici”. Condizionamenti? “No, semplici raccomandazioni insufficienti a dimostrare l’esistenza di una massoneria segreta…raccomandazioni che facevano parte del ciclo della raccolta di un puro consenso elettorale”. “Lo Sciuto non è mai stato massone, è stato ritenuto tale solo per pregiudizi”. Insomma lo scenario investigativo per il difensore è colmo solo di fati leciti, se segnalazioni o collocazioni ci sono state “sono state fatte con il sigillo della legalità…il processo ha riferito fatti che fanno parte della quotidianità della politica”.

    Le richieste di condanna per l’avvocato Cardinale “non hanno tenuto conto del nulla emerso dalle 72 udienze, è mancato il confronto critico con le risultanze dibattimentali”. E poi ancora l’attacco alla stampa: “ le richieste di colpevolezza, frutto di un teorema ambiguo, indotte dalla faziosità della stampa”. Una intera giornata di intervento: l’arringa si è conclusa con la scontata richiesta assolutoria per i suoi due assistiti.

    Adesso la parola tocca al pm Morri per la replica, a seguire potranno nuovamente intervenire le difese.

    Per Lo Sciuto sono stati chiesti 14 anni. Nove anni per l’ex re della formazione professionale Paolo Genco, otto anni per Gaspare Magro, sei anni per l’ex sindaco di Castelvetrano Felice Errante, sette anni per Gaspare Angileri, due anni per Maria Luisa Mortillaro, sei anni e sei mesi per Isidoro Calcara, nove anni e sei mesi per l’ex coordinatore Inps Rosario Orlando, sei anni per Tommaso Geraci, due anni e sei mesi ciascuni per Vincenzo Chiofalo, Gaspare Berlino e Luciano Perricone, sette anni per Vincenzo Giammarinato. Tra gli imputati anche tre poliziotti: otto anni sono stati chiesti per Vincenzo Passanante, sette anni e sei mesi per Salvatore Virgilio, undici anni per Salvatore Giacobbe.

    Ancora pochi giorni, poi la parola passerà al collegio per la sentenza.

    "® Riproduzione Riservata" - E’ vietata la copia anche parziale senza autorizzazione




  • Altre Notizie
  • Altre Notizie