San Vito Lo Capo – “Assolto per non avere commesso il fatto”. Con questa formula si chiude così dopo 6 anni il calvario che ha visto come imputato l’ex comandante della stazione dei carabinieri di San Vito Lo Capo il maresciallo Salvatore Doria, accusato di non avere trasmesso ben 85 denunce in procura. Venerdì il tribunale monocratico del capoluogo, giudice Roberta Nodari, ha emesso la sentenza di assoluzione nei confronti del sottufficiale dell’Arma, che a seguito della vicenda, era stato trasferito a Palermo in altra sede. Entro 90 giorni le motivazioni.
Tutto inizia nell’estate del 2019, Doria viene rinviato a giudizio dal gip di Trapani, su richiesta della Procura, Pm Andrea Tarondo, perchè in qualità di maresciallo dei carabinieri, comandante della stazione di San Vito Lo Capo “ometteva di denunciare alla procura 85 reati dei quali aveva avuto notizia nell’esercizio delle sue funzioni. Ed ancora occultava atti pubblici veri ed in particolare le denunce-querele con realativi verbali di ricezione, presentate da privati presso la stessa stazione”. I verbali oggetto del rinvio a giudizio si riferiscono a “13 denunce o querele inserendo gli stessi documenti nei fascicoli relativi a soggetti che non avevano presentato la denuncia; 24 denunce o querele, inserite impropriamente all’interno della pratica “denunce di smarrimento” per celare e non consentirne l’individuazione; sopprimere o occultare 15 denunce che risultavano presentate nei verbali agli atti da un appuntato; nel sopprimere 9 denunce che risultavano presentate o rinvenute presso vari locali della stazione. Favorendo così gli autori di tali reati ad eludere le investigazioni che in tale modo non venivano avviate delegate dall’autorità giudiziaria o svolte”.
“Abbiamo dimostrato – dice l’avvocato Nino Sugamele, legale del maresciallo Salvatore Doria -che tutte le denunce delle quali la procura sosteneva l’omessa trasmissione erano state ricevute da suoi subalterni. E nessuna era stata mai portata a conoscenza del mio assistito. La tesi del complotto per la difesa è evidente” – conclude Sugamele. Tutto partì da indagini interne. Dopo la sentenza di assoluzione non è escluso che la vicenda avrà ulteriori strascichi proprio sull’omesso sequestro, sulla disobbedienza militare e falsa testimonianza.