Siracusa
Mafia: pizzo ad Ape calesse per turisti, 4 arresti
Operazione Gdf e Carabinieri a Siracusa, altri 26 indagati
Redazione4 Luglio 2025 - Cronaca



  • Cronaca

    Siracusa – Quattro ordinanze di custodia cautelare in carcere, emesse dal gip del Tribunale di Catania, su richiesta della Direzione distrettuale antimafia etnea, sono state eseguite nei confronti di altrettanti siracusani appartenenti, a vario titolo, a un’associazione di stampo mafioso radicata nel centro storico di Ortigia a Siracusa.

    Il gruppo avrebbe utilizzato violenza, minaccia ed estorsioni ai danni dei titolari di alcune attività commerciali in aree ad altissima affluenza turistica, e l’imposizione del “pizzo” ai proprietari dei servizi Ape calessini, utilizzati dai turisti per visitare Ortigia.

    Al vertice del gruppo ci sarebbe Orazio Scarso, al vertice del clan Bottaro-Attanasio, che avrebbe esercitato il controllo del territorio attraverso lesioni personali aggravate, estorsioni e rapine per acquisire la gestione di alcune attività. In carcere anche Claudio Guzzardi, Christian Fontana e Andrea Sapienza.

    Sequestro preventivo di beni e denaro

    Eseguito un sequestro preventivo di beni mobili, immobili ed attività commerciali del valore di oltre un milione di euro, con l’immediata immissione in possesso di un amministratore giudiziario. Altre 26 persone sono state iscritte nel registro degli indagati. Sequestrati quasi 40mila euro in denaro contante, hashish e cocaina.

    Le indagini

    Secondo le indagini, scattate nel 2021, del Nucleo investigativo dei carabinieri di Siracusa e dal Nucleo di polizia economico finanziaria della Guardia di Finanza, il gruppo criminale avrebbe esercitato una “pressione intimidatoria attraverso la violenza fisica, elementi che avrebbero alimentato un diffuso clima di paura e omertà tra le vittime”. Il gruppo criminale inoltre “avrebbe offerto anche un vero e proprio servizio di “recupero crediti” per conto di soggetti estranei alla criminalità locale. Numerosi gli episodi caratterizzati “da una violenza estrema, che sarebbe stata perpetrata anche in presenza di donne e minori”. Il clan avrebbe avuto nella disponibilità armi, come pistole e fucili, ma anche esplosivi ad alto potenziale.

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