Palermo – Si è tenuta oggi presso l’aula B2 del bunker di Pagliarelli, l’udienza preliminare presieduta dal giudice Ivana Vassallo e che ha riguardato 16 persone coinvolte nella maxi inchiesta antimafia tra Marsala e Mazara del Vallo condotta dalla guardia di finanza di Palermo.
In sette hanno chiesto il rito alternativo da Pietro Burzotta (genero del defunto boss Vito “Coffa” Gondola) e figura centrale dell’inchiesta; e poi ancora: Paolo Apollo, Antonino Giovanni Bilello e Ignazio Di Vita tutti di Mazara del Vallo; Pietro Centonze, il figlio Domenico e Pietro Centonze, quest’ultimo cugino di Domenico, di Marsala.
Rinviato al 17 settembre l’esame dei testimoni, 30 settembre, requisitoria del pm, rappresenta la pubblica accusa la dottoressa Dessi, le date dedicate alle difese per le proprie arringhe difensive, 21/28 ottobre.
Per gli altri nove imputati, il gup dovrà decidere sulla richiesta di rinvio a giudizio. Sono Giancarlo Nicolò Angileri, Giovanni Piccione, Lorenzo Buscaino, Vito Ferrantello, Michele Marino, Alessandro Messina, Giuseppe Prenci, Gaspare Tumbarello e Massimo Antonio Sfraga.
L’unico imputato che ha condizionato il giudizio abbreviato all’esame dei propri testi è stato Iganzio Di Vita tramite il proprio legale, l’avvocato Tommaso De Lisi, le posizioni si sono separati metà dibattimento e metà abbreviato secco.
Il blitz antimafia condotto dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Palermo e coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia, permise di disarticolare un’organizzazione mafiosa che esercitava un controllo pervasivo sulle aree rurali del Trapanese. Le indagini delle fiamme gialle accertarono una fitta rete di intimidazioni, estorsioni, un episodio di turbativa d’asta a una vendita giudiziaria al Tribunale di Marsala, controllo dei pascoli e degli allevamenti, secondo gli inquirenti retti da Pietro Burzotta, genero del boss defunto Vito Gondola, storico reggente del mandamento, oggi deceduto, pedina fondamentale del sistema dei pizzini di Matteo Messina Denaro.
Secondo la ricostruzione della Direzione distrettuale antimafia di Palermo Domenico Centonze, 49 anni, di Mazara avrebbe fatto le veci del capomandamento Dario Messina che si trova in carcere. E in carcere è finito anche il fratello di Dario Messina, Alessandro.