Palermo
L’impegno e la testimonianza. I Cento Passi di Salvo Vitale
La lotta antimafia perde un protagonista
Rino Giacalone19 Agosto 2025 - Cronaca
  • Cronaca

    Cinisi (Palermo) – di Rino Giacalone  – Se ne è andato avendo appena compiuto 82 anni. Era nato il 16 agosto del 1943, e negli anni ’60 era diventato con Peppino Impastato il protagonista di quella stagione di contrasto a Cosa nostra a Cinisi, in un periodo in cui la mafia era riuscita a alimentare la propria inesistenza e nel frattempo controllava tante cose, ed era artefice di migliaia di malefatte. Era la mafia che diventava impresa e inquinava politica e istituzioni. Salvo Vitale, perché è di lui che purtroppo oggi dobbiamo scrivere, è stato sempre esempio di quell’impegno e ne è poi diventato testimone, di quelli indiscutibili. Mai un passo indietro, sempre …cento passi avanti a tutti.

    Difficile scrivere di una persona che te la sei trovata vicino

    Difficile scrivere oggi di una persona che non è mancato giorno nel quale non te la sei trovata vicino, così era Salvo, professore di storia e filosofia, ma che con Peppino Impastato era stato la voce di Radio Aut, era lui che veniva a cercarti, a chiederti cosa poteva fare. Non aveva perduto mai nulla di quel suo impegno giovanile, sinistra extraparlamentare, Lotta Continua, Giornalismo. Oggi aveva un suo blog, lo alimentava di continuo, poi la sua costante presenza a tele Jato, la tv di Pino Maniaci.

    Anno 1966 a Cinisi nasce un giornale L’Idea

    L’anno era il 1966, a Cinisi nasce un giornale “L’Idea”, il primo titolo stampato è di quelli che faranno la storia, “La mafia è una montagna di merda”. Immaginate quello che accadde, no non dovete immaginare nulla, perché tanti di voi lettori sanno come andò a finire. Uccisero Peppino Impastato la notte del 9 maggio 1978, i mafiosi allestirono la scena, Peppino terrorista ucciso dalla bomba che voleva piazzare sui binari della ferrovia Palermo- Trapani. Cosa nostra pensava di avere chiuso un capitolo, Salvo Vitale invece fu tra quelli che quella storia hanno contribuito a scriverla nel modo giusto. Ci volle tempo, passarono anni, ma alla fine Cosa nostra ha dovuto togliersi la maschera di merda che portava. Si è vero in tutti quegli anni trascorsi nella bugia, i mafiosi si sono fatti più forti, hanno esercitato quel potere che difendevano con le armi e il depistaggio, ci sono stati altri morti ammazzati, ma l’invincibilità e l’inesistenza di Cosa nostra sono state sconfitte. E Salvo Vitale questa stagione l’ha vissuta in pieno, ma non è mai salito su di un palcoscenico, è rimasto in mezzo alla gente, nello stesso posto in cui con Peppino Impastato era facile sempre trovarlo.

    Salvo e il suo lavoro di denuncia

    Non ha perduto mai un attimo nel continuare quel lavoro di denuncia organizzato nella Cinisi della mafia di Tano Badalamenti e dell’antimafia di Peppino Impastato: “demolire l’aria di rispetto che circondava il mafioso, per farlo diventare proprio autenticamente quello che era ovvero un delinquente, un assassino, un mascalzone. E’ in questo che la definizione di pezzo di merda ha un senso”.

    Sono parole sue, pronunciate in quel processo da me subito per aver dato del pezzo di merda al mafioso Mariano Agate, lui faceva parte di quella montagna, non poteva non essere quindi un pezzo rilevante. Salvo Vitale venne a testimoniare in quel processo che in primo grado si concluse con una assoluzione (pronunciata dal giudice Visco in nome dell’articolo 21 della Costituzione), riformata però in appello con una condanna. Pensate per avere offeso la reputazione di un mafioso, stragista, i pm avevano chiesto la mia condanna a 4 mesi. In quel processo Salvo Vitale venne a dire che l’affermazione “pezzo di merda” è rivolta non ad una persona, ma ad un mafioso.

    Per ricordare Salvo Vitale non basta un solo articolo

    Ma oggi è di Salvo Vitale che dobbiamo scrivere. Un solo articolo non basta, una sola pagina è poco. Ma c’è l’emozione che ti assale, l’incredulità per la perdita. Me lo immagino mentre mi dice di riordinare le idee e ripartire. Questo è quello che cercheremo di fare in una epoca in cui la mafia è tornata a inabissarsi, a alimentare la sua invincibilità e l’informazione che spesso sembra fare più passi indietro che avanti. Salvo Vitale avrebbe potuto pretendere di essere sui palcoscenici, vantando tanti meriti di essere protagonista e invece te lo trovavi sempre in mezzo ai giovani, lontano dai riflettori, pronto a prendere la penna e mettere nero su bianco i suoi pensieri, le strategie da opporre a Cosa nostra che dalle terre è passata ad alimentare i grandi canali del business, ricca come lo è diventata grazie anche al tempo perduto per combatterla. Pensavano che Peppino Impastato fosse stato un terrorista, mentre Cosa nostra riusciva a ingrandirsi. A farsi ingravidare e mettere alla luce nuovi mafiosi. Salvo Vitale ci ha indotto ogni giorno a non arrendersi mai. Ed è quello che dobbiamo continuare a fare. Militanza e impegno, ogni giorno, contro Cosa nostra. Ogni giorno ciascuno di noi deve riuscire a fare cento passi in avanti

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