Agrigento
L’ex assessore regionale Roberto Di Mauro, indagato sulle presunte tangenti
E' accusato in concorso con gli altri tre di turbativa d’asta e frode nelle pubbliche forniture.
Redazione21 Maggio 2025 - Cronaca



  • Cronaca

    Agrigento – ( Fonte lasicilia.it) – C’è una clamorosa svolta nell’inchiesta sulle presunte tangenti per truccare appalti per 60 milioni di euro ad Agrigento, tra cui la nuova rete idrica. Il quattordicesimo indagato è infatti l’ormai ex assessore regionale all’Energia Roberto Di Mauro, 69 anni, dominus da oltre trent’anni della politica agrigentina. L’indiscrezione rilanciata dal sito grandangoloagrigento ha trovato conferme in ambienti giudiziari e lasicilia.it ha potuto consultare l’«avviso accertamenti tecnici non ripetibili» che è stato notificato anche all’esponente autonomista, insieme ad altre tredici persone. Il provvedimento porta la firma del procuratore della Repubblica di Agrigento Giovanni Di Leo e del sostituto procuratore Rita Barbieri. Roberto Di Mauro, insieme all’architetto Sebastiano Alesci, 66 anni, all’imprenditore e sindaco di Maletto Giuseppe Capizzi di 38 anni e Giovanni Campagna, 46 anni, segretario particolare di Di Mauro, è accusato in concorso con gli altri tre di turbativa d’asta e frode nelle pubbliche forniture.

    Secondo la Procura Di Mauro e gli altri tre avrebbero fatto sì che fosse costituito il consorzio di imprese Della organizzando la partecipazione alla gara e la relativa aggiudicazione dei lavori, con la complicità di Alesci e di altri pubblici funzionari agrigentini presentando un’offerta con un ribasso di oltre il 30% inidonea ad assicurare la concreta esecuzione dei lavori e senza in realtà avere i requisiti economici e di organizzazione aziendale per affrontare un lavoro come la ristrutturazione ed automazione della rete idrica di Agrigento. Secondo gli inquirenti Alesci, come componente della commissione di gara ha attribuito i punteggi alle offerte economiche presentate, Capizzi invece si era rifiutato di fornire al direttore dei lavori la documentazione prevista perché in quel momento era sottoposto ad una misura interdittiva (per un’altra vicenda di corruzione nel Messinese, ndr) e omettendo la predisposizione di qualsiasi organizzazione di cantiere fino al mese di aprile del 2025 in attesa dell’erogazione della tranche iniziale del finanziamento e predisponendosi con Campagna e con la mediazione di Di Mauro per l’avvio dei lavori in grave ritardo e a mezzo di subappalti di fatto non autorizzati. In sostanza le accuse ai quattro è di avere alterato la procedura di aggiudicazione dei lavori predisponendosi anche per una frode in pubbliche forniture operata attraverso la effettuazione di lavori parziali e a mezzo di subappalti non autorizzati in violazione delle norme di lavoro e sicurezza.

    Di Mauro è accusato anche di associazione per delinquere insieme a Sebastiano Alesci, all’imprenditore Diego Cammarata, alla sorella di quest’ultimo Federica Cammarata, alla madre dei due Carmela Moscato, all’altro imprenditore Luigi Sutera Sardo e a Vittorio Giarratana. Per la Procura di Agrigento Alesci e Di Mauro, insieme agli altri hanno costituito e comunque fatto parte di una associazione per delinquere finalizzata al reperimento e alla distrazione a fini privati di risorse pubbliche provenienti dalla Regione mediante la turbativa d’asta, il peculato, la corruzione e la concussione attraverso meccanismo di spartizione dei pubblici appalti, degli incarichi di progettazione e di quelli amministrativi connessi ai finanziamenti gestiti della Regione ed in particolare dall’assessorato all’Energia (del quale Di Mauro fino al mese scorso era l’assessore regionale), alla progettazione e di affidamento di servizi fondati sulla proprietà di imprese compiacenti e su una capillare opera di corruzione e di condizionamento di progettisti, pubblici funzionari, dirigenti di enti locali, assessorati, organismi d’ambito territoriale e determinando anche l’individuazione delle stazioni appaltanti e comunque operando per mantenere Alesci o tecnici compiacenti nel ruolo di Rup nonché di assicurare a Di Mauro direttamente o a suoi patrocinati appoggio politico interno delle amministrazioni comunali e degli enti territoriali della provincia di Agrigento.

    Uno dei 14 indagati è Vittorio Giarratana. Nella sua casa di Ravanusa lo scorso 14 maggio i poliziotti della Squadra Mobile durante una perquisizione hanno trovato 50.700 euro in contatti suddivisi in mazzette di banconote da 500 euro, 200 euro, 100 euro, 50 euro e 20 euro. La Procura di Agrigento sta procedendo ora ad accertamenti tecnici non ripetibili come l’estrapolazione della copia forense dei cellulari e di tutto il materiale informatico sequestrato agli indagati. La stessa procura che per giovedì 22 maggio ha convocato un vertice parla di “rilevanti ragioni di urgenza legate alla entità degli accertamenti da effettuare e alla gravità del quadro emergente dalle indagini e considerata l’esigenza di accertare la ritualità di appalti conferiti per svariati milioni di euro”.

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