Palermo – Confermata dalla corte d’appello di Palermo la condanna a 14 anni per Andrea Bonafede, il geometra di Campobello di Mazara, che ha prestato l’identità a Matteo Messina Denaro prolungando la sua latitanza fino al giorno della cattura, avvenuta il 16 gennaio 2023 a Palermo. Si tratta dell’uomo la cui complicità, secondo l’accusa ha permesso a uno dei boss più ricercati d’Italia di sfuggire alla giustizia e di condurre una vita tranquilla e normale nonostante la latitanza, di potersi curare sfruttando il sistema sanitario nazionale. Bonafede, che ha scelto l’abbreviato, e ha potuto contare sullo sconto di un terzo della pena, era accusato di associazione mafiosa. L’accusa in primo grado era rappresentata dai pm Piero Padova e Gianluca De Leo. Il ruolo di Bonafede, nipote del boss Leonardo, è emerso nel corso delle indagini che hanno portato alla cattura di Messina Denaro.
I carabinieri del Ros, accertarono infatti che per le terapie usate per curare un cancro, il boss allora latitante, usava l’identità del geometra di cui aveva falsificato i documenti. Bonafede venne arrestato pochi giorni dopo la cattura del padrino. Fornendo al capomafia la sua carta di identità, Bonafede gli ha permesso di ottenere un falso documento utilizzato per acquistare un’automobile. Inoltre, gli ha consegnato la tessera sanitaria necessaria per le terapie e le visite mediche a cui Messina Denaro doveva sottoporsi a causa della sua malattia. Descritto dal gip come “un uomo d’onore riservato”, Bonafede ha acquistato per conto del padrino la casa di Campobello in cui ha vissuto l’ultimo periodo della latitanza e la Giulietta con cui si spostava, acquistata nel 2022 da Messina Denaro in una concessionaria di Palermo e intestata alla madre di Bonafede.