Trapani
Il manager dell’Asp Croce sospeso per 60 giorni
Croce: "Compirò ogni valutazione in diritto per la tutela della mia immagine, del mio lavoro, della portata delle mie responsabilità"
Redazione28 Marzo 2025 - Salute



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    Trapani – Per il manager dell’asp di Trapani Ferdinando Croce è scattato oggi il provvedimento sanzionatorio che prevede una sospensione di 60 giorni, preludio alla sua rimozione. La vicenda riguarda lo scandalo sui referti istologici inviati in ritardo ai pazienti. Ieri sono emersi alcuni passi della relazione, dove si evince un aggravamento della posizione del manager, con accuse gravissime davanti alle quali Fratelli d’Italia difficilmente potrà ancora tentare la difesa di Croce. Lo scandalo dei referti arrivati in ritardo all’asp di Trapani si fa così sempre più grave e il quadro che emerge dalla documentazione integrativa inviata al ministero della Salute ha accelerato la decisione della Regione per sollevare il manager dell’Asp Croce dal suo incarico. La vicenda non è solo politica: ai 206 pazienti con tumori diagnosticati in ritardo va dato un segnale chiaro. Nessun accordo potrà giustificare il ritardo nei 3300 esami istologici accumulati e non refertati. La relazione sul caso di Trapani dei tecnici regionali riela l’inefficienza della struttura che fa i test” e sotto accusa è finito anche il monitoraggio “non efficace” dell’azienda sanitaria trapanese. Intanto prosegue il lavoro dei magistrati della procura di Marsala che sulla vicenda ha aperto una inchiesta

    La dichiarazione di Croce

    Arriva la prima dichiarazione pubblica di Ferdinando Croce, manager dell’Asp di Trapani, dopo la sospensione di 60 giorni decisa dalla Regione Siciliana.

    “Non commento, per ora, la decisione del Presidente della Regione di avviare il procedimento di decadenza dalla carica di Direttore generale dell’Asp di Trapani, che mi è stata da poco notificata con proposta di sospensione. Compirò ogni valutazione in diritto per la tutela della mia immagine, del mio lavoro, della portata delle mie responsabilità. In queste lunghe settimane ho scelto che – al mio posto – parlassero gli atti per dimostrare, come spero ancora accadrà, che io ho agito per risolvere problemi ereditati. Basta guardare gli atti richiesti dal ministero della Salute nell’ambito di una ispezione ancora in corso per verificare che quando a luglio, per la prima volta, mi sono state rapportate le criticità di refertazione ho adottato tutte le misure a mia disposizione, garantendo nel tempo previsto una refertazione entro 20 giorni al mese di febbraio. Ho anche tempestivamente avvisato l’assessorato regionale della salute, ricevendo silenzi e nessun aiuto fintantoché la vicenda non ha assunto rilevanza mediatica. Di questa vicenda resta intatta l’amarezza per la tutela delle persone, per i pazienti. Alla loro sofferenza, in una provincia difficile sotto il profilo della organizzazione sanitaria e travolta da scandali giudiziari, ho cercato di dare in questi primi mesi di lavoro una iniziale risposta con il costante supporto di tutto il personale aziendale. So di aver agito con coscienza, onestà e impegno. Il resto toccherà accertarlo in tutte le competenti sedi giudiziarie, alle quali valuterò di rivolgermi senza spirito di rivalsa, con l’obiettivo unico di fare emergere la verità”.




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