La Valletta (Malta) – Un mantello, un corteo in abiti storici, una cattedrale che profuma di storia. Ma soprattutto, una musica silenziosa fatta di riconoscimenti, passione e gratitudine. Sabato 23 maggio 2025 il pianista trapanese Franco Foderà è stato insignito del titolo di Cavaliere di Malta, uno dei più antichi e prestigiosi riconoscimenti conferiti dall’Ordine Sovrano di San Giovanni di Gerusalemme.
La giornata è cominciata con i ritmi solenni della Republic Street (Triq ir-Repubblika, in lingua maltese), cuore pulsante di La Valletta. Un lungo corteo ha attraversato la via tra due ali di turisti incuriositi e cittadini in festa. Alabardieri in divisa medievale aprivano la marcia, seguiti da squilli di tromba e tamburi che risuonavano sotto i balconi fioriti della capitale. Al centro, i protagonisti: i nuovi Cavalieri, tra cui Franco Foderà, con l’inconfondibile mantello bianco e croce ottagona rossa.
Tutto si è poi spostato nella Pro-Cattedrale di San Paolo, un edificio sobrio ed elegante che ha ospitato la cerimonia ufficiale. Presente il Gran Maestro dell’Ordine, S.A.R. il Principe Sandor Asburgo-Lorena, insieme all’Arcivescovo Miguel Luis Perea Castrillon e al Gran Priore Maestro Mark Agius, che hanno guidato la funzione tra preghiere, simboli e parole dense di significato.
È stato proprio in quel momento che la musica di una vita intera si è fatta memoria e gratitudine. Con voce ferma e sguardo emozionato, il Maestro Foderà ha ricevuto l’onorificenza per il suo contributo alla cultura e all’arte, ma anche per aver saputo costruire – attraverso la musica – ponti tra la Sicilia e Malta, due isole sorelle nel Mediterraneo.
Franco Foderà, classe 1956, porta con sé oltre cinquant’anni di carriera, fatta di concerti, insegnamenti, masterclass, e collaborazioni con prestigiose istituzioni italiane e maltesi. Dall’Università di Malta ai teatri storici dell’isola, il pianista trapanese è stato protagonista di numerosi eventi di alto profilo, ma sempre con uno stile sobrio, lontano dai riflettori. Chi lo conosce, sa che non ama i proclami: preferisce parlare con le mani, sulla tastiera.
Al termine della cerimonia, un lungo applauso ha accompagnato l’uscita dei Cavalieri. Poi, come in una scena scritta da un regista nostalgico, una leggera pioggerellina ha cominciato a cadere, quasi fosse una benedizione silenziosa. Qualcuno ha sorriso guardando il cielo: “Un segno buono”, ha sussurrato una signora anziana. E in effetti, l’atmosfera sapeva di antico e di speranza.
Franco Foderà è tornato a Trapani con il cuore più pieno. Non di medaglie, ma di un riconoscimento che parla la lingua della dignità, della cultura e dell’impegno civile. In fondo, essere Cavaliere oggi – soprattutto per chi fa arte – significa continuare a credere che la bellezza possa ancora cambiare il mondo. Una nota alla volta.