Agrigento
Fine 2024 con il fiato sospeso, nel Belice le scosse sono 13
Lo sciame ha risvegliato il devastante ricordo del terremoto del 1968
Redazione29 Dicembre 2024 - Cronaca
  • Cronaca

    Montevago (Agrigento) – Ancora scosse di terremoto nel Belice e in particolare nella zona di Montevago. È stata registrata questa mattina alle 10.04 dall’Ingv la tredicesima scossa dello sciame sismico in corso dal giorno di Natale a Montevago, sempre nello stesso epicentro delle precedenti, a un paio di chilometri dal centro abitato. La magnitudo, di 1.3, è stata lieve, sostanzialmente come le altre. La dodicesima scossa nella Valle del Belice, di magnitudo 1.4, risale a ieri pomeriggio, poco prima delle 19. Nessun danno registrato. È stata un po’ più intensa (1.9) quella che stamattina, alle 7.26, ha interessato invece il territorio comunale di Misilmeri. Nei giorni scorsi erano stati interessati anche i comuni del trapanese di Salaparuta e Partanna.

    Il sindaco di Montevago, Margherita La Rocca Ruvolo, ha sottolineato come lo sciame sismico abbia risvegliato nella popolazione il ricordo del devastante terremoto che nel 1968 colpì la Valle del Belice, lasciando cicatrici profonde nel territorio e nella memoria collettiva.

    Dunque nel Belice la terra si muove ancora. Gli esperti nel 2018 scrissero che nel tempo hanno osservano piccole fratture, sollevamenti del terreno e altre anomalie lungo una linea che da Castelvetrano conduce a Campobello di Mazara, tocca Capo Granitola e si allunga fino a mare. Le immagini satellitari e l’analisi dei dati geodetici confermano che c’è ancora una faglia attiva. E sarebbe la stessa frattura che distrusse l’antica Selinunte e nel 1968 provocò il devastante terremoto. Di questo sono certi i ricercatori dell’Ingv (Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia) di Catania e delle università di Palermo, Catania e Napoli che da alcuni anni indagano sui fenomeni tellurici nella Valle. La ricerca fa parte del progetto “Tettonica della Sicilia sudoccidentale”, coordinato da Mario Mattia.

    Le deformazioni del terreno sarebbero legate a fenomeni di scorrimento. Altre indagini geodetiche hanno rivelato l’esistenza della faglia, “espressione superficiale di una importante compressione che avviene a livelli profondi in quella zona della Sicilia”. Gli ultimi dubbi sono stati fugati dalle indagini geochimiche sia sui flussi di anidride carbonica dal suolo sia sulle acque.

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