Analisi mensile pubblicata da Eurostat, riportata da Euronews
Disoccupazione in crescita in Europa: +54mila senza lavoro nell’eurozona
Bruxelles – Nuovo campanello d’allarme per il mercato del lavoro europeo. A maggio 2025 il tasso di disoccupazione nell’eurozona è salito al 6,3%, in aumento di 0,1 punti rispetto ad aprile. Secondo i dati diffusi da Eurostat e rilanciati da Euronews, il numero complessivo di disoccupati nei Paesi che adottano l’euro ammonta a 10,8 milioni di persone, con un incremento di 54mila unità in un solo mese.
Il trend negativo coinvolge anche l’intera Unione Europea, dove i disoccupati sono aumentati di 48mila persone. Si conferma così una tendenza generalizzata che attraversa le principali economie del continente.
A pesare in modo particolare sull’aumento complessivo è il dato italiano. Il numero di disoccupati nel nostro Paese è salito a maggio di ben 112mila unità rispetto ad aprile. Una variazione che non gioca a favore del governo Meloni, già sotto osservazione per le difficoltà strutturali del mercato del lavoro.
Rispetto a un anno fa, l’Italia registra un incremento di 15mila disoccupati. Un segnale che conferma l’instabilità cronica e la difficoltà di assorbire in modo stabile la domanda di lavoro.
Particolarmente preoccupante è la situazione dei giovani under 25. Sempre secondo Eurostat, i disoccupati in questa fascia d’età nell’Ue sono circa 2,9 milioni, di cui 2,3 milioni nell’eurozona. Rispetto ad aprile si registra un aumento di 13mila unità.
Il tasso di disoccupazione giovanile nell’eurozona sale così al 14,4% (dal 14,3%), mentre nell’Ue complessiva arriva al 14,8% (dal 14,7%).
In Italia, però, la situazione è ancora più critica: la disoccupazione giovanile è balzata dal 19,9% al 21,6%. Significa che 303mila giovani italiani sotto i 25 anni sono attualmente senza lavoro e, nella maggior parte dei casi, ancora a carico delle famiglie.
Tra i grandi Paesi dell’eurozona, solo la Francia mostra un segnale positivo con una riduzione di 23mila disoccupati. La Spagna registra un lieve miglioramento (-5mila), mentre la Germania segna un incremento contenuto (+2mila).
Il quadro complessivo, però, resta fragile. Le oscillazioni mensili confermano l’assenza di una vera strategia occupazionale comune e mettono in evidenza le difficoltà dei singoli Stati a invertire la rotta.