Eugenio Finardi apre il Segesta Teatro Festival: 50 anni di musica ribelle sotto le stelle dell’antico
SEGESTA – Cinquant’anni fa cantava di radio libere e ribellione, oggi dialoga con l’intelligenza artificiale. Eugenio Finardi è ancora qui, pronto a salire sul palco del Teatro Antico di Segesta per aprire ufficialmente il Segesta Teatro Festival 2025, con un concerto che è molto più di una celebrazione: è una dichiarazione d’intenti.
Venerdì 25 luglio, ore 21:15, il cantautore milanese inaugura il festival con il tour “Tutto ’75–’25”, un viaggio sonoro lungo mezzo secolo, tra canzoni che hanno segnato intere generazioni e brani inediti che parlano al presente. E forse anche al futuro.
Finardi non ha mai seguito le mode, le ha anticipate o ignorate. Sul palco di Segesta porterà pezzi che sono ormai parte della memoria collettiva – Musica Ribelle, La Radio, Diesel, Le ragazze di Osaka – accanto a sperimentazioni recenti come Futuro, il singolo in cui l’artista interroga la tecnologia e le AI, senza perdere la sua inconfondibile vena poetica e ironica. “Un concerto testamentario”, lo definisce lui stesso. Ma è un testamento vivo, pieno di energia e visione.
Con la direzione artistica di Claudio Collovà, giunta ormai alla quarta edizione, il Segesta Teatro Festival torna a proporre un programma capace di intrecciare musica, teatro, danza e narrazione. Il tutto immerso in uno dei luoghi più suggestivi della Sicilia: il Parco Archeologico di Segesta, sotto la guida del direttore Luigi Biondo.
In programma undici serate, tutte con inizio alle 21:30, dal 25 luglio al 24 agosto. Una rassegna che fonde grandi nomi della musica italiana con nuove voci del panorama cantautorale e teatrale.
Tutti gli eventi sono a pagamento, con biglietti disponibili sulle princitali piattaforme di prenotazione:
Il Segesta Teatro Festival è riconosciuto dalla Regione Siciliana come uno degli appuntamenti culturali di maggiore richiamo estivo. Sostenuto dal Ministero della Cultura (MiC) e promosso dal Parco Archeologico di Segesta, il festival si conferma punto fermo dell’estate siciliana: qui, tra pietre antiche e cielo stellato, la cultura torna a essere esperienza viva, collettiva, necessaria.